La foresta in fiore è la prima traduzione mondiale dell'opera d'esordio di Mishima, pubblicata in Giappone nel 1944. I racconti, scritti durante la guerra tra i sedici e i diciotto anni dell'autore, scaturiscono dall'abbandono della mente a uno stato fluttuante, ed evidenziano il rapporto libero e ludico di un adolescente con la poesia e la letteratura. Gli antenati, la tradizione, le antiche capitali, il mondo degli dei, una sottile analisi introspettiva dei personaggi, la creazione di un mondo, onirico e psicologico, alternativo a quello reale, animano questi racconti giovanili nei quali è già possibile intravedere le caratteristiche più profonde di l'ispirazione classica, risolta in uno stile enfatico e solenne, e l'analisi distaccata.
Yukio Mishima (三島 由紀夫) was born in Tokyo in 1925. He graduated from Tokyo Imperial University’s School of Jurisprudence in 1947. His first published book, The Forest in Full Bloom, appeared in 1944 and he established himself as a major author with Confessions of a Mask (1949). From then until his death he continued to publish novels, short stories, and plays each year. His crowning achievement, the Sea of Fertility tetralogy—which contains the novels Spring Snow (1969), Runaway Horses (1969), The Temple of Dawn (1970), and The Decay of the Angel (1971)—is considered one of the definitive works of twentieth-century Japanese fiction. In 1970, at the age of forty-five and the day after completing the last novel in the Fertility series, Mishima committed seppuku (ritual suicide)—a spectacular death that attracted worldwide attention.
Non so che pensare di questa raccolta. Sono tutti brani scritti molto bene, ma i racconti più corti sono facilmente dimenticabili, quello più corposo forse potrebbe rimanere impresso più a lungo, ma è comunque lentissimo e molto ripetitivo. È anche vero che questi sono i primi lavori di un ragazzo che forse aveva già una chiara visione della vita, o forse un sogno, chissà! Per carità, le descrizioni sono vive, bellissime, ricche di particolari (fin troppo), di colori suoni e profumi; alcuni passi esprimono pura poesia, rasentano la lirica, intrisi come sono di romanticismo (anche qui, pure troppo) e nostalgia... sono le storie che, ahimè, mi trasmettono poco. Trovo i personaggi diafani, superficiali, inconsistenti, mi sembrano tutti così mesti, passivi, remissivi, deboli, privi di emozioni... e quelle poche che provano sono irrimediabilmente subito represse, interiorizzate, nascoste. Basta forse un solo guizzo nello sguardo, un battito di ciglia, un capo chino per esternare una sensazione, un sentimento, una emozione qualsiasi?!? Non capisco. Ben rappresentata è invece la cultura: il rispetto per gli antenati, le tradizioni, la religione, il mondo degli dei, la famiglia, la natura. Ma anche questa troppo, troppo lontana per comprenderla appieno. Sono io che difetto di feeling? Mah...
Nel racconto A futura memoria ad un certo punto si legge:
... tutti vivevano oppressi da un’angoscia misteriosa, dalla paura di affrontare l’incertezza del domani. Tuttavia da quell’angoscia nasceva la speranza che, pur venata da un sottile dolore, riusciva tuttavia a dare un po’ di sollievo, un po’ di tregua. Ma, ahimè, è di questa tregua che la catastrofe spesso approfitta per esplodere improvvisa. La speranza seminata nel cuore degli uomini cominciava a fiorire incantevole e triste come i fiori d’autunno. Essa sarebbe diventata il segreto rifugio dell’anima in quel futuro incerto che tutti temevano.
È un brano scritto nel 1943 e ambientato nel Medioevo; in entrambe le epoche soffiavano venti di guerra... ma l’ho trovato adeguato anche per il nostro tempo, per oggi, marzo 2020.
#iorestoacasaeleggo
📖 GRI - Tema del mese (mar/20): cultura giapponese 📚 RC 2020 - TBR 40 🌏 Asia: Giappone 🇯🇵
Una raccolta di racconti di un Mishima ancora immaturo (l'autore li scrisse tra i 16 i 18 anni!), in cui però già si vedono i temi e lo stile che caratterizzeranno la sua produzione successiva. In queste storie si parla soprattutto dei sentimenti, delle passioni, del desiderio: che non sono mai giuste o sbagliate, ma sono il fulcro dell'esistenza umana, ciò che ci caratterizza, il nucleo delle nostre personalità; e che spesso diventano morbosi, quasi perversi: di desiderio ci si può ammalare, si può persino morire. E in tutte queste storie fanno capolino, in modo più o meno importante, anche la morte e il mare. Nei racconti di questa raccolta accade molto poco, proprio perché tutta l'attenzione si concentra sui sentimenti e sul desiderio, più che sull'azione. Per questo stesso motivo, l'introspezione psicologia dei personaggi la fa da padrona e la quantità di riflessioni e meditazioni che possono svilupparsi dalla lettura di queste storie è notevole. Come notevole è il lirismo di queste pagine, la poesia che intride ogni riga e che nella quasi totalità dei casi attinge a mani bassi dalla natura, protagonista di quasi ogni metafora e descritta, nei suoi più piccoli dettagli, con meravigliosa sensibilità. Tutto, in questi racconti (lo stile, la natura, il carattere e i ragionamenti dei personaggi, la lentezza, la scarsa presenza di fatti) è estremamente giapponese, e questo come al solito può piacere, o può straniare completamente il lettore. Personalmente mi piace, e dunque ho apprezzato molto la raccolta di racconti, per quanto non tutti i racconti mi siano piaciuti allo stesso modo e abbia percepito, come già detto, il loro essere ancora un prodotto "acerbo". Motivo per il quale non consiglierei di partire da qui a chi desideri approcciarsi a Mishima o alla letteratura giapponese in generale; lo consiglierei solo a chi ha già avuto modo di affrontare l'uno e l'altra e a cui siano piaciuti entrambi.
Lascio una citazione e un brevissimo commento per ciascuno dei racconti.
La foresta in fiore I ricordi diventarono per me la prova più essenziale del "presente". Sentimenti come l'amore, la devozione, erano troppo duri perché riuscissi a individuarli nella realtà quotidiana, così avevo bisogno dei ricordi per riconoscerli, per capirne il giusto significato. Il protagonista del racconto riflette su se stesso, sulla propria famiglia, sul desiderio e altri temi, e lo fa raccontando singoli episodi della vita di alcuni dei suoi antenati: ciascun episodio è legato a un desiderio o una passione, che dominano e determinano l'esistenza di chi li ha affrontati. [...] la passione, una sorta di "forma di vita" che non poteva controllare. Un racconto in cui già vediamo molti dei temi della produzione matura di Mishima, ma è quello che mi è piaciuto meno a causa della sua struttura così frammentata.
Otto e Maya Era terribile constatarlo, ma forse quella realtà che cercava nell' "esistenza" non l'avrebbe mai trovata, perché essa non era altro che un aspetto della non esistenza, una configurazione dell' "assenza". L' "assenza" è un angelo. L' "esistenza" è un angelo disceso dal cielo, cui hanno tarpato le ali. Un racconto che sembrerebbe una storia d'amore, per quanto tragica, ma a ben vedere è completamente incentrato sulla morte, che è pensiero costante per Otto e lo influenza anche in vita. L'ho trovato molto lirico, tenero e commovente.
La luna sull'acqua Tu sei come un torrente chiaro che scorre sulle rocce, io sono come il suo letto levigato, eroso dalla corrente. Solo se il torrente si asciuga il letto viene risparmiato ma, nonostante tutto, quest'ultimo non vuole inaridirsi e desidera ardentemente che le acque non cessino di scorrere e di consumarlo... Un racconto che ci parla di un amore tossico, mostrandocene le varie fasi sia dal punto di vista di lui che da quello di lei, attraverso le lettere che i due si scambiano. Anche in questo caso, il sentimento, che si distorce e si deforma, influenza profondamente le vite dei due protagonisti.
A futura memoria "Non c'è pericolo che diventi un incendio?" disse la donna con un'espressione scherzosa negli occhi vivaci. "Certo che diventerà un incendio, ogni vero amore lo diventa", rispose con audacia l'impulsivo Haruie.” In questo racconto Mishima si cimenta con il più classico dei generi tradizionali giapponesi, riportandoci al 1100 e mostrandoci le vite - strettamente intrecciate tra loro - di tre ragazzi aristocratici, sullo sfondo della guerra tra i clan Taira e Minamoto. E' un racconto d'amore e di guerra, l'unico della raccolta (grazie anche alla sua ampiezza) che sviluppi una vera e propria trama. E' forse il meno "mishimiano" di tutti, ma è quello che mi è piaciuto e mi ha coinvolta di più, fosse anche solo per le continue e meravigliose descrizioni e metafore che vi si incontrano.
Diario di preghiere Non pensavo di voler incontrare Yumio, né pensavo di non volerlo incontrare. Eppure, nonostante questa apparente indifferenza, avevo sempre la superstiziosa sensazione di fare tutte le mie cose in relazione a quello che faceva lui. Quest'ultimo è il racconto che mi è piaciuto di meno: in questo caso abbiamo a che fare con l'adolescenza e tutte le sue contraddizioni e confusioni. Aspetti questi che vengono descritti magistralmente, ma dato che la "trama" si gioca interamente su quell'incapacità tutta giapponese di gestire le relazioni personali, per la maggior parte del tempo mi ha più che altro innervosita per gli atteggiamenti (anzi, più che altro per i mancati atteggiamenti) dei protagonisti. Il che, se vogliamo, è un merito dell'autore... ma non sono proprio riuscita a godermi la lettura.
La foresta in fiore La mia opinione in una parola? "Bah" Apprezzo lo stile lirico, le descrizioni della natura, anche alcuni racconti nel racconto, ma mi sfugge il significato complessivo del racconto. In generale lo trovo troppo etereo per i miei gusti e vorrei "che succedesse qualcosa". Lo so, molto occidentale come valutazione 😝
Otto e Maya Altro racconto etereo, una "corrispondenza di amorosi sensi" tra amore e morte. Forse non è un caso che l'amata perduta si chiami Maya, in sanscrito "illusione". Maya è vera o è solo un proiezione dei sentimenti e dei desideri del protagonista e voce narrante della storia?
Quando gli uomini guarderanno le stelle, nel loro cuore si leverà, carico di essenze, il vento della notte... Allora le stelle inizieranno a cadere copiose, e come rugiada riapriranno ogni cosa... D'allora in poi le stelle dimoreranno nella nostra anima, e forse torneranno ancora quei giorni in cui gli uomini erano dolci e meravigliosi come gli Dei
La luna sull'acqua Un triangolo o forse un quadrilatero amoroso. Attraverso una serie di lettere Mishima mette in scena due amanti e i rispettivi tradimenti. Forse il racconto più immediato della raccolta, almeno finora
A futura memoria Anche questo è un racconto facilmente fruibile, per quanto con dei salti temporali che a volte mi hanno un po' spaesata. Rimane etereo e impalpabile come molti racconti giapponesi, ma la trama è chiara. Ho apprezzato il modo in cui viene descritto questo triangolo amoroso che poi si "allarga" e le scelte dei personaggi che ho trovato "molto giapponesi": quale occidentale si ritirerebbe in monastero se la bella di turno gli preferisse un altro? E la reazione Yamabuki
Diario di preghiere Durante la lettura di questo racconto mi sono chiesta più volte che impressione mi avrebbe fatto se la stessa storia fosse stata raccontata sotto forma di manga. Due giovani che si ricorrono tra attrazione e timori adolescenziali. Perfetta per un manga. Il racconto è delicato, suggestivo, ma non penso di essermelo goduto davvero. Pur apprezzandone le qualità, non vedevo l'ora di finirlo.
1. Hanazakari no mori, 1941 / La foresta in fiore 2. Otto to Maya, 1942 / Otto e Maya 3. Minomo no tsuki, 1942 / La luna sull'acqua 4. Yoyo ni nikosan, 1943 / A futura memoria 5. Inori no nikki, 1943 / Diario di preghiere
Desiderio, mare, presagio e oggetti che hanno il potere di mutare e influire sul destino di chi li circonda. Il mare, il mare soprattutto che torna in quasi tutti questi racconti a impadronirsi dell'animo umano. Leggendo Mishima si materializza quasi sempre l'immagine di parole intrappolate sotto il livello dell'acqua, dove il mondo esterno rimane escluso, estraneo. Alcune di esse ti sfuggono e si allontanano leggermente, ma continuano a fluttuarti intorno e seduta lì sotto ti puoi godere appieno il suo messaggio, indisturbata e circondata dalla sua essenza.
I read this in english, which was translated in full in a anthology, there is no english version of this story on Goodreads so I’m logging it under a chinese translation. The other story in this log, “patriotism”, I’ve read ages ago but not reread alongside this story.
There is not yet the shadow of death in this book Like most bright children, Kimitake reserves his intentions and foundational intuitions of truth— (children before truly getting accustomed to the length of life tend to hold firm to a ultimate truth, as solid as a large rock)— and keeps it hidden from the text. Only smaller, diplomatic version of it is handed out— it makes sense that the passive voice maintains itself throughout this story, even with the romantic sensibilities. The imagery is beautiful, and it is intensely injected with life. There is no shadow of death in this book. Death is talked about, the author mentioned their future paths of decay, promotion of death, the instant, eternity— all is directly mentioned; but these are predictions, predictions that Kimitake says out loud confidently, partially to reaffirm to himself that his hunch of what reality is like is correct, partially to sooth himself of the suspected grimness of his future. The story is written in a space where a lucid child has yet to be forced out of his detachment, and forced to be things he doesn’t wish to be, from something as large as putting on masks and playing different characters for different people, to something as little as a thought or gesture that came from a contradiction within himself that he hated.
It is unclear whether he was going to use his hidden intentions as a bomb to detonated against the hated reality of the adult world, or that he expected to have kept it as a secret that he will smuggle into reality, hopefully preserving who he was. Whatever the option he chose, like all of us, when we enter reality, like being thrown in cold water, all plans disperse and evaporate and we have to make do. After that happened to Kimitake, he became Mishima and wrote the books he did.
Mishima è uno dei più grandi scrittori giapponesi ed era giunto per me il momento di avvicinarmi ai suoi scritti. L'ho fatto partendo da questa breve raccolta di racconti, composta da scritti che l’autore ha collezionato nel corso della sua vita. La caratteristica principale di ognuno è quella di essere composti con una maturità stilistica fuori dal comune: ogni parola è studiata e mai lasciata al caso, tanto che l’effetto finale è quello di essere di fronte a racconti tridimensionali sia dal punto di vista tematico che strutturale.
La mia storia preferita è Ottō to Maya, forse la più delicata di tutte. Apparentemente Mishima dipinge una tragica storia d’amore tra due ragazzi, ma sottile si avverte sempre il velo della morte tanto che il racconto diventa una vera e propria allegoria della morte.
Se lo stile di Mishima vi chiamerà, non potrete più farne a meno. Io stessa finito questo libro mi sono appena fiondata su un altro.
Mishima è tutto fuorché facile da leggere. Devo ammettere che non è l'autore ideale da leggere per i gdl probabilmente... Non è uno di quegli autori che leggi e e basta, ci vuole il periodo adatto, Marte e Saturno nella giusta casa, essersi alzati col piede giusto e che niente, cane, gatto o tartaruga che sia, ti attraversi la strada. Io per esempio la sua tetralogia dovrò prima o poi rileggermela perché avevo mollato a metà o addirittura quasi alla fine i libri perché mi scocciavo mentre li leggevo, mentre solo l'anno prima mi ero innamorata del suo stile di scrittura. Un po' un controsenso, ma è così che ho capito che, almeno per me, Mishima è una lettura... capricciosa. Dipende dal mio umore e dalla mia disposizione. Lo so che in linea teorica questo vale con TUTTI i libri, ma questo è un autore che non faccio semplicemente fatica a leggere nei periodi no, lo detesto proprio, mi sale il nervoso.
Detto questo, non vedevo l'ora di leggere questa sua prima opera, da molto tempo a scaffale e ne ho avuto occasione durante due viaggi in treno (per me, il posto ideale in cui leggere Mishima). La foresta in fiore è un racconto stupendo e anche gli altri, che fanno riferimento alle epoche Heian e Kamakura e all'Ise Monogatari, non sono da meno. Vorrei continuare con le letture di Mishima in ordine cronologico, se possibile, quindi ovviamente facendo anche molte riletture (•ө•)♡
La descrizioni ricche, l'attenzione per i dettagli sia psicologici sia paesaggistici e il mondo permeato dalla poesia sono già presenti e vivi, anche se ancora acerbi, in questi racconti scritti (sembra incredibile!) da Mishima quando aveva tra i 16 e i 18 anni. Nessuno dei brani, devo dirlo, mi ha entusiasmato (sono ancora lontani dalla maturità e dall'originalità contenutistiche e formali dei romanzi più celebri), ma è stata una lettura piacevole e intelligente, che mi sento di consigliare a chi ami particolarmente l'autore. Le cinque storie d'amore, molto diverse tra loro, ci mostrano un ragazzo già conscio della ricchezza dei sentimenti umani e capace di trasformarli in quella prosa ricca di metafore che lo caratterizzerà nella successiva carriera.
Avete presente quando fin dalla prima pagina riuscite a sentire il forte legame che già vi lega all'autore? Per me non è stato così. Mi sono accorta di quanto questo libro fosse diventato fondamentale per me solo alla fine, nel momento in cui ho terminato la lettura. I racconti sono calmi, descrittivi, non sono il genere di storia che risucchia il lettore senza fine. I racconti di Mishima lasciano al contrario uno spazio, fra sé e il lettore. È lo spazio per la mente, per la riflessione interiore. Questo libro mi ha portata a ragionare moltissimo su di me e sul mio concetto di vita. Su ciò che davvero è importante per me.
Pregevolissima raccolta di racconti scritti da Mishima fra i sedici e i diciotto anni, "La foresta in fiore" è il risultato conreto del piacere di scrivere di un adolescente. Malgrado la sua giovane età e uno stile quindi più acerbo, a tratti manierato e un po' verboso, dalla narrazione emergono già quelli che saranno i tratti salienti della produzione e dell'estetica del Mishima successivo: il ritorno al classicismo, il "desiderio" rivolto all'assoluto, o a un oggetto di eterna bellezza che diviene feticcio amoroso, e in generale l'anelito alla morte come unica vera affermazione dell'esistenza. La ricerca di Mishima è stata la ricerca di un assoluto, di un sublime che non era nel mondo reale ma che era l'unico luogo in cui gli "angeli con le ali tarpate", gli esseri viventi e lui stesso, potessero ritornare a "essere" veramente. I suoi personaggi sono sempre personalità manchevoli, diverse, che si struggono in nome di un desiderio, di ciò che a loro manca. Sono racconti, questi, scritti da un ragazzo di grande cultura (ricchissimi i rimandi al buddhismo e alla letteratura tradizionale orientale, ma anche alla letteratura e alla filosofia occidentali) e di estrema sensibilità, come dimostrano le descrizioni naturalistiche dolcissime che sono ciò che io amo della sua prosa in particolare: un occhio che osserva le variazioni di luce su una foglia, lo stendersi degli strati dei petali di un fiore, il barbaglio dorato delle api in volo, be'... è l'occhio di un animo puro, gentile. Lo stesso mondo sensibile diviene protagonista dei suoi lavori, prima ancora che le vicende umane, come accadrà ad esempio in "La voce delle onde". Pregevole anche il commento del traduttore, che ho trovato molto interessante e che contestualizza bene la genesi dell'opera in ambito "scolastico", nonché i suoi legami con tutta l'estetica successiva di Mishima, fino all'ultimo "La decomposizione dell'angelo", terminato il giorno stesso del suo suicidio.
Uno scrittore in erba quello de La Foresta in Fiore, ma non per questo meno profondo e introspettivo del Mishima adulto. Un mondo onirico in cui si intrecciano rapporti, amori, la vita, la morte come la presenza e la privazione data dall’assenza. Lo scrittore dipinge i personaggi con tratti leggeri, eleganti delineati da pennellate vigorose e decise quando si trada di aprirne i segreti del cuore. Un libro da leggere, da tenere a mente perché racconta la Rua vita facendola vivere ai suoi personaggi.
Raccolta di racconti di un giovane Mishima, tra i suoi sedici e diciotto anni, ognuno ambientati in un Giappone d'altri tempi, tra antiche capitali, signori della guerra e antenati. Narrati in uno stile lirico, questi racconti anticipano il Mishima delle opere mature. Interessante la postfazione del traduttore Ciccarella che contestualizza la produzione di Mishima. Da non leggere come primo approccio a Mishima.
Sapevo che mi sarebbe piaciuto. Delicatissimo e tagliente, malinconico in una maniera così nipponica (oh, è vero). Questi cinque racconti giovanili (anche se terribilmente, in senso buono maturi), sono straordinari. Malgrado in alcuni punti abbia colto un po' di pesantezza li ho letti con la testa piena di qualcosa di davvero inebriante. Non esagero. Ripeto, mi aspettavo qualcosa di bellissimo, quella bellezza sfacciata e terribile che io adoro e l'ho trovata.
Un mishima prima maniera, e si vede. Lo stile e i temi sono ancora legati alla sensibilità tradizionale giapponese e le atmosfere sono delicate e molto diverse dai lavori successivi. Considerato il fatto che io adoro lo stile delicato ed estetizzante della letteratura tradizionale giapponese, ho goduto fino all'ultima pagina questo libro. Consigliato.
"il dolore lasciava in ogni anima una passione oppressiva. la pena, il lontano rimpianto, risuonavano come un'elegia di straordinaria bellezza. nel cuore di quale mortale si sarà mai levata quella melodia angosciosa, quella misteriosa, sacra, armonio del dolore."
Incipit Da quando sono venuto in questa terra, ho sentito il mio cuore invecchiare misteriosamente e nutrire la sensazione di un profondo isolamento. La foresta in fiore Incipitmania
Un vortice soffocante di scrittura barocca e ampollosa. Il traduttore italiano dev'essere stato un genio o deve aver sofferto terribilmente per riuscire a renderlo nella nostra lingua...
Onirico. Mentre leggevo, ho pensato varie volte a questo aggettivo ancora prima di arrivare alla postfazione, nella quale, effettivamente, vengono citate parole dell'autore che afferma di aver scritto il libro tra sogno e veglia, senza alcuna traccia di realtà. Un libro impegnativo, per essere stato il mio primo giapponese in assoluto, specialmente dopo la lettura dei miei più amati autori americani. La scrittura di Mishima è un insieme di danzanti pennellate snelle e leggere che disegnano paesaggi nel sogno, storie che si svolgono nella natura lussureggiante del Giappone in tutte le sue stagioni. Il linguaggio però è complesso, ogni frase è il quadro di un'immagine che quasi sempre racchiude metafore la cui comprensione richiede grande concentrazione e questo rende la lettura più pesante di quello che inizialmente possa sembrare, pesante al punto che le pagine diventano, ad un certo punto, quasi un groviglio di parole di fronte alla mente stanca. Le parole scelte ma soprattutto le immagini che accavallano l'inverosimile alla realtà fanno vivere slittando tra le pagine tra reale, surreale e ciò che infine ti lascia il dubbio di appartenere all'uno o all'altro. Indiscussa bravura, indiscussa e profonda bellezza delle immagini tratteggiate. Questo libro è un omaggio alla delicatezza, alla nobiltà d'animo, alla timidezza di un orgoglio diverso da quello che conosciamo noi Occidentali. Da leggere a mente fresca e godendosi ogni immagine, con pazienza e fantasia.
Dunque, è una raccolta di cinque racconti. I suoi primissimi cinque racconti, questo va specificato: perché la lettura è difficoltosa, si inceppa e non va avanti. Racconti in ordine cronologico, il primo ("La foresta in fiore") è stato scritto quando Mishima aveva 17 anni. E lo stile acerbo si fa sentire tutto, con un lirismo spinto e una trama inesistente. I racconti successivi vanno affilandosi, ma siamo ancora nello sperimentale: l'autore affronta diverse tipologie di testi, dal racconto epistolare al racconto storico. Ognuno aveva degli spunti interessanti, ma nessuno mi ha entusiasmato. Quello che ho preferito maggiormente (guarda caso) è l'ultimo, "Diario di Preghiere". Qui ogni elemento è funzionale alla trama, non ci sono passaggi fini a sé stessi e l'elemento lirico di Mishima comincia a essere realmente efficace. Leggetelo se: vi piace Mishima, ma vi piace davvero tanto (e in negozio han finito pure i suoi poster).
Opera giovanile di Mishima (17-19 anni) che pone grandi premesse ma non convince fino in fondo.
Eccezionalmente carica di passaggi liricamente sublimi e di raffinati paesaggi interiori, questa raccolta tuttavia risulta raramente una lettura piacevole ed interessante al tempo stesso(Diario di Preghiere) e fin troppo spesso si rivela noiosa e, a tratti, delirante al punto di divenire incomprensibile (Otto e Maya).
Ho faticato eccessivamente a proseguire nella lettura, che si è protratta _insolitamente_, tra interruzioni varie, per sei mesi.
Questi sono i voti che mi sento di dare ai singoli racconti:
"La foresta in fiore" di Mishima è una raccolta di cinque racconti febbrili tra il sogno e la veglia, dove la mente può abbandonarsi allo stato fluttuante del sè, passivo e autentico, senza la consuetudine dei filtri del quotidiano.
"Da quando sono venuto in questa terra, ho sentito il mio cuore invecchiare misteriosamente e nutrire la sensazione di un profondo isolamento. Questo luogo non ha mai avuto alcun rapporto né con me né con i miei antenati, ma chissà che un giorno non nasca tra noi uno stretto legame, un legame che si manterrà vivo per tutta la mia discendenza".
Se si tiene conto del fatto che Mishima scrisse questi racconti tra i 16 e i 17 anni probabilmente meriterebbero 5 stelle. Forse però la cosa che colpisce di più è che contengono già “in nuce” i temi principali delle sue opere successive, come se questi fossero radicati dentro di lui già all’epoca. Per il resto chi conosce la letteratura giapponese classica (a cominciare dal Genji Monogatari) ci si ritrova in pieno.
情色與大義的揉合 簡短而有力的暴烈愛情、愛國的代表作 the delicate and descriptive writings of 三島由紀夫, especially Reiko’s actions, e.g. unlocking the door, putting up makeups, kissing his lips, after his hara kiri 切腹
Watched his self-direct and act video - Patriotism 懷疑係三島特登拍黎預示自己的切腹自殺