Barcelona. 22 cm. 155 p. Encuadernación en tapa dura de editorial con sobrecubierta. Ilustraciones de Anthony Garner ; traducción de Juan Vivanco. Traducción Scrivere è un tic. Arte de escribir. Escritores. Anécdotas .. Este libro es de segunda mano y tiene o puede tener marcas y señales de su anterior propietario. 9788467235074
Francesco Piccolo was born at Caserta, in 1964. His novels and short story collections include “Allegro occidentale”, “E se c'ero dormivo”, “Il tempo imperfetto”, “Storie di primogeniti e figli unici” (all published by Feltrinelli), “L’Italia spensierata” (Laterza) and “La separazione del maschio” (Einaudi). With “Storie di primogeniti e figli unici" he won two literary prizes: the Premio Giuseppe Berto and the Premio letterario Piero Chiara. His latest works are “Momenti di trascurabile felicità” and “Il desiderio di essere come tutti”, published by Einaudi.
In cinema, he has developed the screenplays “My Name Is Tanino, Paz!“ (based on cartoons by Andrea Pazienza), “Ovunque sei”, “Giorni e nuvole” and “Nemmeno in un sogno”, as well as “Il caimano” (for which he, Nanni Moretti and Federica Pontremoli were awarded the 2006 David di Donatello for Best Script), “Caos calmo” and “Habemus Papam” directed by Nanni Moretti.
He writes for varied newspapers and periodicals, including la Repubblica and Diario. Piccolo lives in Rome, where he runs the screenwriters’ laboratory for the DAMS course at Roma Tre.
Francesco Piccolo è nato a Caserta nel 1964. Si è laureato in Lettere con una tesi su "Le teorie comiche nel teatro del Settecento". Vive e lavora a Roma e collabora alle pagine culturali del “diario della settimana”. Nel 1993 è stato finalista del Premio Calvino con il romanzo inedito "Diario di uno scrittore senza talento". Con la casa editrice Minimum fax ha pubblicato nel 1994 "Scrivere è un tic. I metodi degli scrittori", tratto da alcune lezioni di creative writing sui metodi di scrittura.
Ha scritto romanzi e raccolte di racconti: “Allegro occidentale”, “E se c'ero dormivo”, “Il tempo imperfetto”, “Storie di primogeniti e figli unici” (tutti pubblicati da Feltrinelli), “L’Italia spensierata” (Laterza) e “La separazione del maschio” (Einaudi). Con “Storie di primogeniti e figli unici” ha vinto il Premio Giuseppe Berto e il Premio letterario Piero Chiara. Il suo penultimo libro, edito da Einaudi, si intitola “Momenti di trascurabile felicità”, una raccolta di aneddoti sulla felicità delle piccole cose quotidiane. Nel 2013, ha pubblicato “Il desiderio di essere come tutti”.
Ha lavorato anche per il cinema scrivendo sceneggiature, tra cui “My Name Is Tanino, Paz!” (tratto dai fumetti di Andrea Pazienza), “Ovunque sei”, “Giorni e nuvole” e “Nemmeno in un sogno”, oltre a “Il caimano”, “Caos calmo” e “Habemus Papam” con reggia di Nanni Moretti.
Collabora con riviste e quotidiani. Attualmente vive a Roma e cura il laboratorio di sceneggiatura al D.A.M.S. della terza Università di Roma.
Come scrittore, ho trovato "Scrivere è un tic" di Francesco Piccolo un micro-libro (di 85 pagine ma che arriva aalle quasi 130 con le note biografiche) che ho trovato molto interessante e ricco di spunti di riflessione. L'autore, attraverso una serie di aneddoti ci offre una panoramica affascinante sul mondo della scrittura e sui suoi protagonisti. Qualora ce ne fosse ancora bisogno, Piccolo ci mostra che la scrittura non è solo talento e ispirazione, ma anche (e soprattutto) disciplina, metodo e lavoro duro. L'autore coglie con acume le manie, i rituali e le superstizioni degli scrittori, rendendo i suoi ritratti vividi e realistici e tra le righe dispensa consigli utili per chi vuole intraprendere la carriera di scrittore… come l'importanza della riscrittura (e non della correzione). Tuttavia, ci sono alcuni aspetti del testo che ho trovato meno convincenti: Il libro è strutturato in una serie di brevi capitoli, che a volte risultano frammentari e superficiali (avrei gradito un'analisi più approfondita dei metodi di scrittura degli autori citati); In più l’autore si limita a riportare le parole e le aneddoti degli altri, senza aggiungere un proprio punto di vista. Nonostante questi piccoli difetti, "Scrivere è un tic" è un libro che consiglio a tutti gli scrittori, aspiranti tali e amanti della letteratura. È un testo che può aiutare a comprendere meglio il mestiere di scrivere e le sue sfide. "Scrivere è un tic" mi ha motivato a continuare a scrivere con costanza e a non mollare mai di fronte alle difficoltà e in definitiva… credo che queste pagine siano un regalo prezioso per chiunque ami la scrittura. Il libro mi è stato regalato da un’amica speciale che fa il tifo per me.
Inessenziale libretto sulle ricette dello scrivere di chi ha fatto della scrittura un mestiere. Da Proust a Flaubert fino ad arrivare a Marquez e agli artigiani del bestseller come Follet. Dieci capitoletti: dal mestiere dello scrivere alla vitale arte di perdere tempo. Insomma, mi è piaciuto molto. Brevemente, in alcuni tic, mi sono riconosciuta. Poi sono tornata alla realtà soddisfatta di aver vissuto l'illusione. Ottima la prefazione.
Mi piace molto la minimum fax, ma questo primo volume della sua prima collana – Filigrana – risente chiaramente del fatto di essere stato creato riunendo una serie di "pezzi" già scritti. Non c'è troppa coesione. Diciamo che più che un sì, il mio è un nì.
Ne avevamo bisogno? Forse, no. Francesco Piccolo fa una raccolta (tra l’altro suo esordio riproposto ora per Einaudi) dei vari metodi di lavoro di scrittori famosi sia italiani che stranieri. Una raccolta di nevrosi più che di consigli, devo dire che mi è venuta pure l’ansia leggendolo e anche un filo di depressione haha. Ma cosa scopriamo con questo libro? Niente, che non esiste un metodo e che ognuno trova la soluzione più congeniale e anche adatta ai suoi bisogni e ai suoi ritmi di vita. Per esempio, per quando mi riguarda, dentro questo libro c’è scritto tutto tranne un modo che mi farebbe scrivere, anzi, mi è morta l’iniziativa appena iniziato. Per questo ho esordito con: Ne avevamo bisogno? Sostanzialmente se siamo curiosi di sapere cosa fa X al mattino e Y alla sera allora va bene, altrimenti boh, superfluo non aggiunge niente. Una cosa l’ho scoperta, però: Kem Follett guadagna sei milioni di dollari a libro. Un avvertimento agli aspiranti scrittori (magari giovanissimi) che leggeranno questo libro, non fatevi fagocitare dalle tremila abitudini e non sentitevi “sbagliati” se le vostre sono diverse, ognuno ha le sue.
"Better to write for yourself and have no public, than to write for the public and have no self." - "Meglio scrivere per se stessi e non avere un pubblico piuttosto che scrivere per un pubblico e non essere se stessi". Così ha scritto Cyril Connolly (1903 - 1974) critico e scrittore inglese. Voi che ne pensate? Nel frattempo che ci pensate vi dico io perchè cerco di scrivere ogni giorno. Ciò che dice il critico inglese è, come tutte le affermazioni categoriche, vero solo a metà.
Noi tutti scriviamo per registrare i nostri pensieri. E’ vero che non sempre sappiamo quali sono i pensieri che circolano nella nostra mente. E’ comunque importante cominciare a scrivere per farli venire fuori. Beato chi si mette alla scrivania, con penna o computer, e scrive ciò che ha già in testa. Nel momento che cominciamo a registrare i nostri pensieri ci accorgiamo che altri pensieri, imprevisti e non attesi, si presentano e chiedono di essere registrati. Questo fatto accade sempre, ogni momento e ogni giorno dell’anno. E la cosa straordinaria è che tutto non accade sempre allo stesso modo.
Si tratta di tracciare un percorso da intraprendere con la scrittura che ci porti ad un eventuale lettore. E se non c’è, comunichiamo con noi stessi. L’importante è aprire la connessione. La scrittura fa appunto questo: accende i pensieri. Il pensiero poi che quello che si scrive possa essere pubblicato rende questo contatto più naturale ed accessibile. Scrivere ogni giorno significa che ogni giorno impariamo a pensare meglio. Accade spesso che a sera, prima di addormentarmi, mi metta a pensare a cosa scrivere l’indomani. Magari ho una idea, un concetto, una frase da sviluppare, elaborare, chiarire e ci costruisco sopra un tessuto di immagini e di parole virtuali. So bene che l’indomani saranno sparite, non riuscirò mai a farle riemergere così come mi si sono presentate in quel momento mentre ero nel buio della mie mente.
Eppure, ricomincio a pensare e scopro che come per incanto tutto riemerge, anche se in forma diversa. Ci si accorge, allora, che ciò che conta è la pratica, l’esercizio, la volontà ad attraversare quella barriera dell’inconscio oltre il quale ognuno di noi sa che c’è quanto serve a fare senso. La pratica affina la parola, accelera il pensiero, costruisce il senso, lo rende consistente e confidente, cerca di presentarlo nel modo migliore, prima a se stessi e poi all’eventuale lettore. E’ importante che ci sia qualcuno a cui presentare quanto si pensa. Non puoi scrivere senza confrontarti con questa entità che ti segue implacabile come un’ombra.
Scrivere ogni giorno migliora la nostra abilità a condividere dopo di avere pensato quanto prima non esisteva, almeno così crediamo. Ci dà credibilità, prima nei confronti di noi stessi e poi degli altri. Molto spesso scopriamo che gli altri siamo noi stessi. Ci ritroviamo, infatti, a riflettere su come la penserebbe chi, nelle varie situazioni di lavoro, di studio e di relazione, abbiamo avuto modo di confrontarci. Scopriamo allora che in noi non esiste una sola ed unica realtà di ascolto, di confronto e di critica, bensì tante realtà dalle quali nascono pensieri, idee, suggerimenti per quanto cerchiamo di dare forma per iscritto.
Quello che cerchiamo, sopratutto, è trovare credibilità a ciò che diciamo. Il riscontro della società alla quale, lo vogliamo o no, apparteniamo. Ecco perchè, quanto dice Cyril Connolly non è affatto vero. Quanto meno non lo è per intero. Si può scrivere per se stessi perchè si crede in quanto si pensa. Ma allo stesso modo si può benissimo scrivere qualcosa senza crederci soltanto perchè si sa che c’è qualcuno che vuole leggere quelle cose in quel determinato modo. Nonostante tutti gli sforzi che possiamo fare noi non possiamo mai essere sempre noi stessi. Per il semplice fatto che noi non siamo un blocco uniforme di pensiero, un monolite sacro a cui dedicare quello che vogliamo scrivere.
Se scriviamo ogni giorno scopriamo di essere costruttori, architetti del nostro pensiero sempre nuovo, sempre diverso. E’ la nostra storia personale che si crea e si ricrea, torna e ritorna, ma anche appare e scompare, attesa ma imprevedibile. Insomma è il futuro che si dipana davanti alla nostra mente e che materializziamo con le parole.
Tutto ciò che scriviamo può essere strettamente personale ma anche dinamicamente sociale, appartenente a tutti. Dipende da come sappiamo comunicare, quali linguaggi usiamo, a quali culture ci rivolgiamo, i loro ambienti, le loro tradizioni, la loro sensibilità. Una cosa è certa e cioè che ogni qualvolta che scriviamo la nostra voce diventa più forte, più coraggiosa, più consistente. Scopriamo che ci appartiene sempre di più. Ma nello stesso momento in cui l’abbiamo scritta non è più nostra. Appartiene al mondo. Per questa ragione dobbiamo scrivere ogni giorno. Se questo è un tic, bene. Curatevi, scrivendo ...
«Non è l'ispirazione che manca al poeta che guarda il cielo azzurro, è la voglia».
Questa è la frase che mi ha sedotta e che mi ha trattenuta al libro, che ho preso proprio per uscire da un pesantissimo blocco dello scrittore che mi sta dannando periodicamente da quando ho pubblicato il mio, di romanzo. Forse sarà anche la frase che mi farà scrivere di nuovo tanto.
Frutto dell'innocente necessità di catalogare per capire, in origine questo volume non era altro che un mucchio di foglietti sparsi. Poi è diventato qualcosa di più grande, una testimonianza degli infiniti metodi, riti e nevrosi e fissazioni degli autori più conosciuti e affermati.
In 85 pagine suddivise per temi (es. L'Altro Lavoro, la Disciplina) Piccolo raccoglie e schematizza delle interviste degli autori più conosciuti su un tema che forse affrontiamo poco: la scrittura. Scrittura che diventa più simile a un lavoro che a un arte, per molti autori:
«Lavora pazientemente ogni giorno un ugual numero di ore. Prendi l'abitudine di una vita calma e studiosa.» Questo era Flaubert. Inaspettato.
Breve ma intenso, anche se avrei preferito una versione aggiornata con le abitudini di scrittura degli autori contemporanei (o comunque un bacino un po' più grande di autori, evitando di riprendere gli stessi).
In ogni caso, mi serviva proprio un libro così. È stato un viaggio bellissimo.
-scrivere è un mestiere -prima di scrivere bisogna avere UN metodo -riscrittura e correzione (distacco necessario prima di riscrivere) -rendere la scrittura un'abitudine REGOLARE, non affidarla a un momento di ispirazione (leggere, lavorare sullo stile, scrivere poco) -disciplina e programmazione -trovare anche il tempo di smettere di scrivere -riti aiutano a scrivere (esemplare simenon) -scrivere trovando la propria solitudine (pure in compagnia) -trobare il proprio luogo abituale dove scrivere (la casa) -trovare i materiali (giusta mescolanza di computer e penna) -per scrivere serve rigore, disciplina e DISTACCO (saper perdere tempo per pensare)
questi sono tutti gli insegnamenti che questo piccolo libro mi ha regalato. non solo ho trovato che fosse un'utile guida, ma anche un libro piacevole scritto da una penna che scorre veloce. ho amato poi la concretezza degli insegnamenti, concretezza supportata dagli esempi. infine questo libro è quasi un diario di bordo, un insight della vita di tutti i nostri scrittori preferiti
Libro carino, che si legge davvero piacevolmente. Piccolo, con il suo stile simpatico e frizzante, raccoglie curiosità, particolarità e bizzarrie di scrittori di tutto il mondo e tutte le epoche. Peccato per la sua brevità, ogni capitolo dura solo poche pagine e raccoglie citazioni di celebri autori, man mano commentate.
Si evince che, per scrivere, è necessario il metodo, l'obbligarsi a impugnare la penna (o mouse e tastiera) almeno una volta al giorno. Solo così si può imparare il mestiere. A parte i consigli per aspiranti romanzieri, è divertente e istruttivo conoscere le idiosincrasie di tutti quegli uomini e donne a cui dedichiamo un posto nella nostra libreria, ma di cui sappiamo spesso troppo poco.
Può essere utile per orientarsi in questa e altre letture la parte finale del testo, una trentina di pagine in cui gli autori citati sono brevemente illustrati. In ogni caso, titolo da possedere anche solo per essere il primo mai pubblicato da Minimum Fax
Muy interesante. Reúne los hábitos y métodos de diferentes escritores. Cómo esta frase de Anna Maria Ortese: "escribir es buscar la calma y a veces encontrarla. Es volver a casa. Lo mismo que leer. El que escribe y lee realmente, es decir, solo para sí, vuelve a casa y está bien. El que no escribe o no lee nunca, o solo lo hace por encargo -por razones prácticas- siempre está fuera de casa, aunque tenga muchas casas es un pobre y hace la vida más pobre".
"Scrivere è un tic" di Francesco Piccolo è una mini-guida coinvolgente che enfatizza l'importanza di adottare un metodo nella scrittura. Una vera chicca per gli appassionati del mondo letterario.
"Janet Frame fa una precisa distinzione tra <> world and <> world, a quanto pare tutta a favore di quest'ultimo: <> mondo è il mondo dove vivi quando ti siedi a scrivere. È <> mondo, e lo è per me. In realtà io non voglio giudicare <> mondo, se preferisci <> mondo ciò non vuol dire che <> mondo non è bello. Preferisco <> mondo perché è un mondo di immagini e scoperte ed è un piacere scoprire cose."
Un piccolo manuale utilissimo a tutti perché, come dice lo stesso Piccolo, descrive un metodo che può essere replicabile a qualsiasi altra cosa. Esprimere un'arte non richiede soltanto passione ma anche tanto metodo perché un percoso creativo non è sempre lineare e produttivo ma incontra anche ostacoli. Utilissimo per chi ha bisogno di consigli applicativi.
Bellino e suggestivo. Mi ispira ed è il motivo per cui ho deciso di leggerlo. Non cercavo un metodo, ma ero curiosa di queste piccole chicche di grandi scrittori. Che lavoro faticoso scrivere! 🫢
Un manualetto ben scritto, d’altronde è di Piccolo, e tanti retroscena belli e folgoranti dal mondo degli scrittori. Passano gli anni ma lo trovo sempre attuale!
Tentativo di riesumare un vecchio florilegio di citazioni sulla scrittura di vari autori. Dimenticabilissimo. Massima monetizzazione e minimo sforzo per Einaudi, con questo ripescaggio al modico prezzo di 14 euro per 128 piccole pagine scritte in grande.
Francesco Piccolo escribe este compendio de historias sobre escritores unido por las diferentes temáticas del proceso creativo. La planilla es variada: desde superventas como Ken Follet hasta clásicos como Kafka, y, tanto como los autores, son sus tipos de opiniones sobre la creación literaria, la inspiración, de dónde surgen las ideas. "Escribir es un tic" es interesante, se lee rápido y añade algunas perspectivas dignas de consideración antes y después de ponernos a crear historias. Al trabajo literario de Piccolo, debemos sumar las caricaturas de Anthony Garner sobre algunos de los autores más importantes de la historia, caricaturas que acompañan a este trabajo literario.
Lo considero un libro interesante, aunque el prólogo de esta edición (donde Piccolo justifica el éxito del libro y cómo lo hubiera escrito si hubiera contado con más experiencia), me ha sacado un poco de la materia en cuestión. Me explico: me suele ocurrir que, cuando un autor presenta un punto de vista muy marcado y que no justifica, hace que me haga preguntas y cuestione todo lo que lea a continuación casi como si fuera algo personal. Sí, sé que es un problema propio, pero la opinión de Piccolo sobre Isabel Allende y el hecho de que ya no la incluiría en su libro, porque ya no le basta que las citas que aparezcan sean solo de escritores, sino que busca una excelencia que la escritora de "La casa de los espíritus" parece no poseer, según su opinión (o lo que deja entrever), me ha hecho quedarme con serias dudas sobre lo que considera Piccolo como un escritor (o no).
En definitiva, un manual interesante, siempre que se acepte la visión de Piccolo sobre este arte. No está de más leer entre líneas el prólogo, eso sí.
Piccolo raccoglie citazioni da/su scrittori su come scrivono/scrivevano e le ordina in capitoli tematici, trovando punti in comune e differenze, ma soprattutto smentendo l'idea degli scrittori come in balia dell'ispirazione: scrivere è disciplina. Potrebbe essere un punto di inizio per chi vuole avvicinarsi alla scrittura con molta cautela, ma più che altro lo vedo adatto a chi non ne sa nulla e vuole scoprire qualcosa di più su cosa c'è dietro un libro. Per me è stato una conferma di cose che già sapevo (e che purtroppo non riesco a mettere in pratica quanto vorrei) e una fonte di curiosità da tirare fuori appena se ne presenta l'occasione.
Un condensato di citazioni, di appunti e affermazioni di scrittori più o meno famosi. Unico tema: il fatto che la scrittura sia (credo giustamente) legata ad un metodo, ad una serie di indicazioni ben precise. Niente di clamoroso. Un libretto adatto per passare 2 ore di lettura. È il primo libro edito di Francesco Piccolo: si nota già una vena creativa non male.
Breve, conciso ma efficace. Lettura piacevole, più che consigliato per i feticisti del genere, non arriva alla lunghezza e alla complessità di "Ogni maledetta mattina" di Piperno, ma sicuramente vale la pena leggerlo.