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288 pages, Paperback
First published January 1, 2010
A Praga, nel XVI secolo, la comunità ebraica subiva continue violenze e soprusi da parte dei cristiani, nonostante la protezione del sovrano Rodolfo II. Secondo la leggenda, l'illustre MaHaRaL Rabbi Loew nel 1580 si servì della sua conoscenza della Cabala e del suo sapere esoterico per dare vita a un Golem con l'obiettivo di proteggerli e ristabilire la pace. Il rabbino avrebbe formato la sua creatura con il fango della Moldava, e per risvegliarla avrebbe scritto sulla sua fronte la parola "EMET", che in ebraico significa Verità.
È proprio da questa famosa leggenda, narrata ancora oggi, che è nata l'idea per l'intreccio di questo romanzo che definirei storico-gotico. Su richiesta del suo maestro, lo studioso David Gans viene inviato dal Gran Rabbino di Poznań e di Praga: Judah Loew ben Bezalel, noto a tutti come MaHaRaL. Studiando alla yeshiva, stringe amicizia con Isaac Cohen e Jacob Horowitz, due uomini agli antipodi: divertente ed eloquente il primo, fermo e rigoroso il secondo. Forse furono proprio le differenze tra loro a unirli in un legame indissolubile, e a portarli a compiere un errore madornale, frutto dell'ingenuità della giovinezza.
Era una sera di settembre dell'anno 5334 dalla creazione del mondo per opera dell'Onnipotente secondo il calendario ebraico, ossia il 1574 dell'era cristiana. Il giorno prima era stato celebrato il Kippur, il "Giorno del Grande Perdono", rituale che ha luogo dieci giorni dopo il capodanno ebraico e che è ritenuta la più sacra e solenne del calendario religioso giudaico. In quella notte autunnale, fuori dalla sinagoga, i due amici vollero rendere David partecipe di una promessa che stipularono tra loro e al cospetto di Dio: avrebbero avuto uno un figlio e l'altro una figlia, e dopo vent'anni i due si sarebbero sposati, saldando il legame tra le loro famiglie. E i loro nipoti sarebbero stati il frutto di quella promessa, se il Santo glielo avrebbe concesso. Quello che poteva sembrare un semplice patto di amicizia, in realtà fu molto di più, e le conseguenze delle loro parole non furono mai dimenticate.
Isaac ebbe effettivamente una bambina, Eva, e Jacob un bambino, Isaia. Ma entrambi i padri, accecati dalla felicità, ignoravano che a Eva l'Onnipotente avesse assegnato un altro compito, perché si realizzasse il destino da lui progettato. Nessuno nella città di Praga avrebbe mai potuto sospettare ciò che il futuro aveva in serbo per loro.
A raccontarci questa storia di dolore e sofferenza è lo stesso protagonista, David Gans, secoli dopo la sua morte. La trama è avvincente e coinvolgente, e i personaggi principali sono profondi ed intensi. La fantasia incontra la realtà accompagnata da un discreto numero di dettagli storici accurati, e ogni episodio è intriso dell'impareggiabile misticità che caratterizza la religione ebraica, in un viaggio nel tempo ascetico che vale la pena di percorrere con la mente.
Vorrei dire una parola anche sulla copertina: fuorviante. Un'immagine del genere a me fa pensare a un racconto dell'orrore, o a un thriller dai ritmi serrati. Mentre invece si tratta di una storia sì intrigante, ma decisamente più angosciante che paurosa. E ciò che mette realmente i brividi non è la parte ispirata alla leggenda del gigantesco Golem, ma quella ispirata ai fatti della storia, e che racconta delle terribili e infinite persecuzioni che gli ebrei hanno dovuto subire secolo dopo secolo. Quello fa veramente paura. Il resto della storia regala invece un'atmosfera cupa e grottesca ma incredibilmente piacevole da leggere.