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Disaffections: Complete Poems 1930-1950
Cesare Pavese was one of Italy’s greatest post-war writers. His poetry was revolutionary—both artistically and politically—rejecting the verbal and philosophical constraints of tradition and utilizing direct, colloquial language. His subjects were peasants, hobos, and prostitutes, and this bilingual volume includes all the poetry Pavese ever published, including work originally deleted by Fascist censors. A landmark volume.
Cesare Pavese (1908-50) was a novelist, poet, and translator, and a major literary figure in post-war Italy. He brought American influence to Italian literature through his translations. Pavese’s flight from the Fascists and subsequent confinement were reflected in his writings, which dealt with social struggle and revealed his sympathy for the oppressed. He committed suicide at the height of his literary powers.
A Kage-an Series Book
Cesare Pavese (1908-50) was a novelist, poet, and translator, and a major literary figure in post-war Italy. He brought American influence to Italian literature through his translations. Pavese’s flight from the Fascists and subsequent confinement were reflected in his writings, which dealt with social struggle and revealed his sympathy for the oppressed. He committed suicide at the height of his literary powers.
A Kage-an Series Book
300 pages, Paperback
First published January 1, 1952
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About the author
Cesare Pavese
319 books1,279 followersCesare Pavese was born in a small town in which his father, an official, owned property. He attended school and later, university, in Turin. Denied an outlet for his creative powers by Fascist control of literature, Pavese translated many 20th-century American writers in the 1930s and '40s: Sherwood Anderson, Gertrude Stein, John Steinbeck, John Dos Passos, Ernest Hemingway, and William Faulkner; a 19th-century writer who influenced him profoundly, Herman Melville (one of his first translations was of Moby Dick); and the Irish novelist James Joyce. He also published criticism, posthumously collected in La letteratura americana e altri saggi (1951; American Literature, Essays and Opinions, 1970).
A founder and, until his death, an editor of the publishing house of Einaudi, Pavese also edited the anti-Fascist review La Cultura. His work led to his arrest and imprisonment by the government in 1935, an experience later recalled in “Il carcere” (published in Prima che il gallo canti, 1949; in The Political Prisoner, 1955) and the novella Il compagno (1947; The Comrade, 1959). His first volume of lyric poetry, Lavorare stanca (1936; Hard Labour, 1976), followed his release from prison. An initial novella, Paesi tuoi (1941; The Harvesters, 1961), recalled, as many of his works do, the sacred places of childhood. Between 1943 and 1945 he lived with partisans of the anti-Fascist Resistance in the hills of Piedmont.
The bulk of Pavese's work, mostly short stories and novellas, appeared between the end of the war and his death. Partly through the influence of Melville, Pavese became preoccupied with myth, symbol, and archetype. One of his most striking books is Dialoghi con Leucò (1947; Dialogues with Leucò, 1965), poetically written conversations about the human condition. The novel considered his best, La luna e i falò (1950; The Moon and the Bonfires, 1950), is a bleak, yet compassionate story of a hero who tries to find himself by visiting the place in which he grew up. Several other works are notable, especially La bella estate (1949; in The Political Prisoner, 1955).
Shortly after receiving the Strega Prize for it, Pavese took his own life in his hotel room by taking an overdose of pills.
A founder and, until his death, an editor of the publishing house of Einaudi, Pavese also edited the anti-Fascist review La Cultura. His work led to his arrest and imprisonment by the government in 1935, an experience later recalled in “Il carcere” (published in Prima che il gallo canti, 1949; in The Political Prisoner, 1955) and the novella Il compagno (1947; The Comrade, 1959). His first volume of lyric poetry, Lavorare stanca (1936; Hard Labour, 1976), followed his release from prison. An initial novella, Paesi tuoi (1941; The Harvesters, 1961), recalled, as many of his works do, the sacred places of childhood. Between 1943 and 1945 he lived with partisans of the anti-Fascist Resistance in the hills of Piedmont.
The bulk of Pavese's work, mostly short stories and novellas, appeared between the end of the war and his death. Partly through the influence of Melville, Pavese became preoccupied with myth, symbol, and archetype. One of his most striking books is Dialoghi con Leucò (1947; Dialogues with Leucò, 1965), poetically written conversations about the human condition. The novel considered his best, La luna e i falò (1950; The Moon and the Bonfires, 1950), is a bleak, yet compassionate story of a hero who tries to find himself by visiting the place in which he grew up. Several other works are notable, especially La bella estate (1949; in The Political Prisoner, 1955).
Shortly after receiving the Strega Prize for it, Pavese took his own life in his hotel room by taking an overdose of pills.
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Displaying 1 - 30 of 106 reviews
July 24, 2014
“Un tempo nel mondo si sono cantate forse altre cose, ma ora, che cosa cantare altro che ebbrezze? Ebbrezze di vino, di poesia, ebbrezze di amore, di sigarette e di rinuncia?”
Il Pavese poeta lo conoscevo, finora, soltanto con ‘Verrà la morte e avrà i tuoi occhi’. E pensare che per se stesso Pavese era più poeta che prosatore. Non riconoscere questa parte di lui, questa parte considerevole e magnifica, è in certi sensi come fargli un torto. E non sia mai che vogliamo far torto al nostro Cesare bello.
L’antologia che ho per le mani offre al lettore la possibilità di spaziare su un campo lunghissimo. Oltre alle celebri raccolte ‘Lavorare stanca’ e ‘Verrà la morte e avrà i tuoi occhi’ contiene infatti la produzione giovanile, ancora acerba, dello scrittore, quella in cui l’uomo-il bambino terribile-Pavese strilla più acute le sue sofferenze e ci si mostra senza il velo della finzione poetica.
La caratteristica principale della poesia di Pavese è il suo andamento quasi prosaico, il suo impasto terroso che la rende consistente e piacevole alla lettura. Il ritmo è sempre lo stesso, il ritmo antico dei solchi e delle valli che tanto ben conosce chi l’ha sperimentato in ‘La luna e i falò’. Soprattutto la somiglianza la si avverte in ‘Lavorare stanca’, descritta dal poeta come ‘l’avventura dell’adolescente che, orgoglioso della sua campagna, immagina consimile la città, ma vi trova la solitudine e vi rimedia col sesso e la passione che servono soltanto a sradicarlo e gettarlo lontano da campagna e città, in una più tragica solitudine che è la fine dell’adolescenza’. Tra i componimenti che ho preferito figurano: ‘I mari del Sud’, ‘Antenati’, ‘Pensieri di Deola’, ‘Lavorare stanca’, ‘Pensieri di Dina’, ‘Estate’, ‘Agonia’.
Bellissime – quasi superfluo dirlo – le due raccolte ‘La terra e la morte’ e ‘Verrà la morte e avrà i tuoi occhi’, in cui il respiro mitico e sanguigno somiglia più a quello dei ‘Dialoghi con Leucò’. Il mito e la campagna, il mito-della-campagna, due elementi inscindibili nella produzione pavesiana. Ma soprattutto si affacciano i due mostri sacri in continua lotta per il possesso del suo spirito: l’Amore e la Morte. Può sembrare un binomio banale, un binomio così abusato da essere cliché, ma talmente sentito e vissuto dal poeta da improntarci tutta la propria esistenza.
Quando penso a Pavese, mi avviene di immaginarlo come un innamorato della vita, un innamorato folle, deluso e vendicativo. Un bambino irrequieto che scrolla il suo giocattolo perché non funziona più. Un adolescente così arrabbiato da minacciarla col coltello, quella vita che l’ha tanto respinto. Pavese la minaccia e si inventa un ideale di Morte, l’ideale di una morte eroica con cui vendicarsi da tutti i torti e nella quale, infine, redimersi. Due cose potrebbero portargli l’amore della vita, la gloria poetica (un desiderio fortissimo già nei primi anni) e l’amore per una donna. In Pavese l’amore è forza salvifica che storna il dolore della vita ma che, allo stesso tempo, è esso stesso distruzione, attraverso la gelosia, il possesso, l’abbandono. Il modo più puro e anche più doloroso di amare è l’amare nel ricordo, nel sogno, quella donna, quella sartina bionda che un giorno è stata nostra e che adesso non possediamo più. Quella donna che con le sue carezze ci ha sottratto al capriccio di una morte ventenne e che adesso ci scaraventa di nuovo nell’abisso di una solitudine immensa o di una fine necessaria.
Nelle poesie giovanili di ‘Rinascita’ Pavese ha appena vent’anni, ma dentro ne sente il doppio. Ama come un uomo adulto e come un uomo adulto e disperato, senza speranze, vuol morire. Non vorrebbe morire, se potesse vivere. Ma non può, non riesce, continuamente è deluso.
Cesare, Cesare, più ti conosco e più penso che una carezza non ti sarebbe bastata. Più ti conosco e più penso che la tua fame di carezze era insaziabile. Non bastavano donne, non bastava un mondo, non bastava una vita per saziarla.
Il Pavese poeta lo conoscevo, finora, soltanto con ‘Verrà la morte e avrà i tuoi occhi’. E pensare che per se stesso Pavese era più poeta che prosatore. Non riconoscere questa parte di lui, questa parte considerevole e magnifica, è in certi sensi come fargli un torto. E non sia mai che vogliamo far torto al nostro Cesare bello.
L’antologia che ho per le mani offre al lettore la possibilità di spaziare su un campo lunghissimo. Oltre alle celebri raccolte ‘Lavorare stanca’ e ‘Verrà la morte e avrà i tuoi occhi’ contiene infatti la produzione giovanile, ancora acerba, dello scrittore, quella in cui l’uomo-il bambino terribile-Pavese strilla più acute le sue sofferenze e ci si mostra senza il velo della finzione poetica.
La caratteristica principale della poesia di Pavese è il suo andamento quasi prosaico, il suo impasto terroso che la rende consistente e piacevole alla lettura. Il ritmo è sempre lo stesso, il ritmo antico dei solchi e delle valli che tanto ben conosce chi l’ha sperimentato in ‘La luna e i falò’. Soprattutto la somiglianza la si avverte in ‘Lavorare stanca’, descritta dal poeta come ‘l’avventura dell’adolescente che, orgoglioso della sua campagna, immagina consimile la città, ma vi trova la solitudine e vi rimedia col sesso e la passione che servono soltanto a sradicarlo e gettarlo lontano da campagna e città, in una più tragica solitudine che è la fine dell’adolescenza’. Tra i componimenti che ho preferito figurano: ‘I mari del Sud’, ‘Antenati’, ‘Pensieri di Deola’, ‘Lavorare stanca’, ‘Pensieri di Dina’, ‘Estate’, ‘Agonia’.
Bellissime – quasi superfluo dirlo – le due raccolte ‘La terra e la morte’ e ‘Verrà la morte e avrà i tuoi occhi’, in cui il respiro mitico e sanguigno somiglia più a quello dei ‘Dialoghi con Leucò’. Il mito e la campagna, il mito-della-campagna, due elementi inscindibili nella produzione pavesiana. Ma soprattutto si affacciano i due mostri sacri in continua lotta per il possesso del suo spirito: l’Amore e la Morte. Può sembrare un binomio banale, un binomio così abusato da essere cliché, ma talmente sentito e vissuto dal poeta da improntarci tutta la propria esistenza.
Quando penso a Pavese, mi avviene di immaginarlo come un innamorato della vita, un innamorato folle, deluso e vendicativo. Un bambino irrequieto che scrolla il suo giocattolo perché non funziona più. Un adolescente così arrabbiato da minacciarla col coltello, quella vita che l’ha tanto respinto. Pavese la minaccia e si inventa un ideale di Morte, l’ideale di una morte eroica con cui vendicarsi da tutti i torti e nella quale, infine, redimersi. Due cose potrebbero portargli l’amore della vita, la gloria poetica (un desiderio fortissimo già nei primi anni) e l’amore per una donna. In Pavese l’amore è forza salvifica che storna il dolore della vita ma che, allo stesso tempo, è esso stesso distruzione, attraverso la gelosia, il possesso, l’abbandono. Il modo più puro e anche più doloroso di amare è l’amare nel ricordo, nel sogno, quella donna, quella sartina bionda che un giorno è stata nostra e che adesso non possediamo più. Quella donna che con le sue carezze ci ha sottratto al capriccio di una morte ventenne e che adesso ci scaraventa di nuovo nell’abisso di una solitudine immensa o di una fine necessaria.
Nelle poesie giovanili di ‘Rinascita’ Pavese ha appena vent’anni, ma dentro ne sente il doppio. Ama come un uomo adulto e come un uomo adulto e disperato, senza speranze, vuol morire. Non vorrebbe morire, se potesse vivere. Ma non può, non riesce, continuamente è deluso.
Cesare, Cesare, più ti conosco e più penso che una carezza non ti sarebbe bastata. Più ti conosco e più penso che la tua fame di carezze era insaziabile. Non bastavano donne, non bastava un mondo, non bastava una vita per saziarla.
January 7, 2019
Sublime collection of Pavese's poems. It's up there with the best poetry I have ever read.
One of my faves below.
Passion for Solitude -
I’m eating a little supper by the bright window.
The room’s already dark, the sky’s starting to turn.
Outside my door, the quiet roads lead,
after a short walk, to open fields.
I’m eating, watching the sky—who knows
how many women are eating now. My body is calm:
labour dulls all the senses, and dulls women too.
Outside, after supper, the stars will come out to touch
the wide plain of the earth. The stars are alive,
but not worth these cherries, which I’m eating alone.
I look at the sky, know that lights already are shining
among rust-red roofs, noises of people beneath them.
A gulp of my drink, and my body can taste the life
of plants and of rivers. It feels detached from things.
A small dose of silence suffices, and everything’s still,
in its true place, just like my body is still.
All things become islands before my senses,
which accept them as a matter of course: a murmur of silence.
All things in this darkness—I can know all of them,
just as I know that blood flows in my veins.
The plain is a great flowing of water through plants,
a supper of all things. Each plant, and each stone,
lives motionlessly. I hear my food feeding my veins
with each living thing that this plain provides.
The night doesn’t matter. The square patch of sky
whispers all the loud noises to me, and a small star
struggles in emptiness, far from all foods,
from all houses, alien. It isn’t enough for itself,
it needs too many companions. Here in the dark, alone,
my body is calm, it feels it’s in charge.
One of my faves below.
Passion for Solitude -
I’m eating a little supper by the bright window.
The room’s already dark, the sky’s starting to turn.
Outside my door, the quiet roads lead,
after a short walk, to open fields.
I’m eating, watching the sky—who knows
how many women are eating now. My body is calm:
labour dulls all the senses, and dulls women too.
Outside, after supper, the stars will come out to touch
the wide plain of the earth. The stars are alive,
but not worth these cherries, which I’m eating alone.
I look at the sky, know that lights already are shining
among rust-red roofs, noises of people beneath them.
A gulp of my drink, and my body can taste the life
of plants and of rivers. It feels detached from things.
A small dose of silence suffices, and everything’s still,
in its true place, just like my body is still.
All things become islands before my senses,
which accept them as a matter of course: a murmur of silence.
All things in this darkness—I can know all of them,
just as I know that blood flows in my veins.
The plain is a great flowing of water through plants,
a supper of all things. Each plant, and each stone,
lives motionlessly. I hear my food feeding my veins
with each living thing that this plain provides.
The night doesn’t matter. The square patch of sky
whispers all the loud noises to me, and a small star
struggles in emptiness, far from all foods,
from all houses, alien. It isn’t enough for itself,
it needs too many companions. Here in the dark, alone,
my body is calm, it feels it’s in charge.
June 13, 2023
Bramavo questo libro da anni e averlo tra le mani è gioia pura. Mi sono immersa in questo viaggio davvero magnifico, fatto di discese e salite, che mi ha aperto un mondo in merito a Pavese, che conoscevo solo tramite “LA LUNA E I FALO’” e mi aveva deluso. Le poesie sono tutt’altra stoffa, nulla da dire, le ho amate, le ho sottolineate, mi sono rivista e mi sono resa conto del grande capolavoro che avevo tra le mani.
Poesie che dureranno per tutta la vita, poesie piene di vita e piene di morte, poesie così attuali, così pazienti e così drastiche da far paura. In sostanza, Cesare Pavese, era uno di noi. Perché nelle sue poesie parla, molto spesso, del suo conflitto interiore, in terza persona, una terza persona definita intima.
Poesie quotidiane, alcune veramente molto lunghe, altre brevissime; alcune d’impatto e comprensione facile, altre complicate e complesse allo stesso tempo; alcune che affrontano il tema d’amore, altre il tema della morte, della sofferenza, della vita che pian piano di prosciuga. Mentre leggevo, anzi divoravo, queste poesie, mi sono creata mentalmente dei quadri, perché le sue poesie sembrano davvero pittoriche e ciò mi ha fatto riflettere.
Inutile dirvi che vi consiglio questa immensa raccolta poetica, perché la sua penna mi è arrivata dritto al cuore e si aggiunge ai miei poeti preferiti della letteratura italiana.
Poesie che dureranno per tutta la vita, poesie piene di vita e piene di morte, poesie così attuali, così pazienti e così drastiche da far paura. In sostanza, Cesare Pavese, era uno di noi. Perché nelle sue poesie parla, molto spesso, del suo conflitto interiore, in terza persona, una terza persona definita intima.
Poesie quotidiane, alcune veramente molto lunghe, altre brevissime; alcune d’impatto e comprensione facile, altre complicate e complesse allo stesso tempo; alcune che affrontano il tema d’amore, altre il tema della morte, della sofferenza, della vita che pian piano di prosciuga. Mentre leggevo, anzi divoravo, queste poesie, mi sono creata mentalmente dei quadri, perché le sue poesie sembrano davvero pittoriche e ciò mi ha fatto riflettere.
Inutile dirvi che vi consiglio questa immensa raccolta poetica, perché la sua penna mi è arrivata dritto al cuore e si aggiunge ai miei poeti preferiti della letteratura italiana.
July 12, 2019
Una vita inquieta, mai paga, mai sazia, sempre alla ricerca delle eterne risposte alle domande che tormentano l'uomo dedito a cercarsi, sempre divisa tra dovere e desiderio, tra scelte degne della paralisi kierkegaardiana. Un uomo che non è riuscito a concludere la propria ricerca,che forse ha scelto di allontanarsi tragicamente da una vita che poco aveva saputo dargli per riproporsi i suoi enigmi in un universo altro, forse più consono, forse più benevolo. Questo è Pavese secondo il mio modesto intendimento. Questa è quell'inquietudine sua peculiare che me l'ha fatto amare...
October 15, 2024
Birazdan okuyacaklarınız şov değildir.
• February 11, 2020: "bir salon okuması"
-Kitaba başlamışım ama ortasından. Ortası dediğim Pavese'nin beni 'o zamanlar' hayal kırıklığına uğrattığı yasaklanmış şiirleri.
• February 16, 2020: -Başa dönmüş ve normal seyrinde okumaya karar vermişim,
• April 26, 2020: "nereden bilebilirim pavese'nin kötü şiir yazdığını asdfasf
kalbim kırık. askıya alıyorum.
Ortadan okuduğum bölümle 160 sayfa falan okumuşum teknik olarak ama 121. sayfadayım. god know ne zaman dönerim."
-Şiirlerinin çoğunu hazmetmeyerek ve sevmek için kendimi zorlayarak nisan sonuna kadar dayandıktan sonra kitabı 'askıya' aldım. Ama güya.
• May 12, 2022: "bir 12 mayıs günü geri döndüm. bitirince görüşürüz."
̷H̷E̷L̷L̷Ö̷Ö̷Ö̷
Bir 14 Ağustos günü saat 1 raddelerinde tamamladım ayak maskem, filtre kahvem ve yorgun bedenimle. [Yorumu Ekim ayının geç orta sularında yazıyorum woa-woa]
Başlama sebebim sırf bitti diyebilmek için. Çünkü ben süperim.
Okudukça yüzüme bir tokat yedim ama…
Sonra bir takım antropolojik düşüncelere gark oldum. [inş antropolojiktir, değilse hangi -jik olduğunu belirtiniz.]
Ya iki sene önce bu kitabı okuyan ben değildim ya da iki sene önce okuduğum kitap bu değildi.
Öyle bir şaşkınlık ki ikinci ihtimal birinciden daha mümkün geliyordu bana.
Sonra insanın tecrübe ettikçe, deneyimledikçe, gördükçe, yaşadıkça algılarının, tatlarının, düşünme biçimlerinin nasıl değişebildiğine şahit olmuş oldum. 'Yaşlandıkça'yı bırakın 'yaş aldıkça' gibi daha sükseli bir öbekle de zevkler bla bla bla- bu durumu küçültmek istemiyorum çünkü bunun yaş ile bir ilgisi olduğunu sanmıyorum. [Her ne kadar kitaba böyle not düşmüş olsam da.]
Ben İçindekiler kısmında sevdiğim şiirleri işaretliyorum. Çok sevdiğimin, içselleştirdiğim veya edebi açıdan çok kıymetli bulduğumun başına {→}, sevdiğim veya içselleştirmesem de edebi açıdan zengin bulduğumun başına {―}, ay bu ben diyorsam da { ! } koyuyorum.
Şimdi bakın 2020 okumasındaki işaretler solda, 2022 ise solda.
["Ölüm Gelecek Ve Gözleri Gözlerin Olacak" her zaman diliminde çok sevdiğim bir şiir olmuş ama.]
Önceden sıkıcı gelen tüm o manzaralar, portreler, anılar, anlar, durumlar şimdi ne hoş geliyor. Kendinden başka hikayeye de tebessüm etmek, belki de iyileştiğinden, ya da değil, ama güzel bir şey; bu kısır zevkten kurtulmak ve yenilerini tadabilmek;;;
Şiirler 6 bölüme ayrılmış:
(1) Çalışmak Yorar
• Çalışmak Yorar (1936)
• Sansüre Uğrayan Şiirler
• Çalışmak Yorar (1943) Eklenen Şiirler
(2) Toprak Ve Ölüm
(3) Ölüm Ve Gelecek Ve Gözleri Gözlerin Olacak
(4) Çalışmak Yorar'dan Önce
• İç Dökmeler
• Yeniden Doğuş
• (Çöküş Ateşleri)
• Büyük Şehir Blues
• Öteki Gençlik Dönemi Şiirleri
(5) Çalışmak Yorar Çevresinde
(6) T.'ye İki Şiir
Başlamadan önce; notlarımın çoğunu bölüm sayfası üzerine aldığım için bölüm bölüm yazacağım. Tekrar eden cümlelerden genel tavrı anlayabilirsiniz. Biraz saçma gelebilir bazı şeyler ama düzeltecek mecalim yok, arada alıntı aktarmak ve detay görmek için kitabı karıştırdığım için sonradan eklediğim şeyler de var elbet.
Ama ondan önce Pavese'nin kendisine mi yoksa şiirlerine mi demiş olacağımdan emin olmadığım birkaç husus var dile getirmek istediğim.
Pavese'nin zaten kadınlarla olan ilişkilerinin ne kadar berbat olduğunu biliyoruz (yani kendisi öyle diyor ben Pavese'nin yalancısıyım). Buna bir de bence Pavese'nin ömrü hayatı boyunca sahip olduğu aşağılık kompleksi de ekleniyor; arayıp durduğu üstün sanat da dahil buna, bilmiyorum ama arıyor mu gerçekten yoksa kendini çok mu yeriyor. Ayrıca aşk demeyelim de sahici sevgi, çekici bir karakter, folklorik yücelik gibi şeyler de var. O yüzden bolca fahişelere giden şairimizin şiirlerinde bunları çokça okuyoruz, yani "çirkin ve başarısız bir adam ile güzel ve zavallı fahişeler" imdb 6,8/10 ⭐
Bir diğeri Pavese'nin romanlarında da gördüğümüz taşra/köy manzaraları -ki "manzaralar" diye çokça şiiri var- veya atalar, memleket toprağı, çocukluk dönemleri gibi nostaljik konular; asla sıyrılamadığı.
Geçiyorum hop bölümlere.
(1) Çalışmak Yorar
• Çalışmak Yorar (1936)
2020:
Pavese'nin öyküye bakış açısını değiştirmesine şaşmamak gerek çünkü şiir değiller.
Yine de sanırım burada nasıl anlattığına bakmalı, Pavese'nin iddia ettiği gibi –im dünyası vb.– bir şey yapabildiğini söyleyemem, hatta betimlemeden öteye geçememiş neredeyse.
Taşra kokan şiirler, tepe demek istemezsiniz ama tepeden başka diyecek kelimesi yok zaten Pavese'nin.
Ama "Manzara (V)" gibi olanlar, manzaradan ziyade dev bir doğa tablosunun kıyısında her şeyi anlatan figürün saklı olduğu, hani oraya gözünüz değmezse göremeyeceğiniz, yani şiirlerini okumadıkça bana düz doğa betimlemesi gelecek gibi.
İtalyanca bilmediğim için ritmi, kafiyeyi ve söz sanatlarını bilememekteyim, bu yüzden de bana bu öykü şiirler, öykünün alt alta yazılmış hali gibi geliyor. Bu sebeple de şiirler 'sindirme' istiyor öykü nasıl isterse; "tepeli" şiirler durumdan çok olay öyküleri gibiler, bu yüzden özümsenmesi – sevmesi zaman alıyor ya da alt alta havası veriyor. Ve bu da tekrar olarak, çeviri şiirin, ne kadar iyi olursa olsun hakkını yemek ve okuyucunun çaresizliğini arttırmak oluyor.
Sonlara doğru taşra / kent adına genel olarak yoğunluk farklı. Portreler verdi, vasat diyelim. Burada fark yoğunluk, bayıldım mı hayır. [Mesleki deformasyon taşra köy versus kent şehir görünce bi hoş oluyorum.]
Enteresan olan enteresan dizeleri var. Bağlayıcılığı da aynı şekilde. Koca şiirde yalnız bir dizenin (cümlenin) altını çizip ünlem ��akıp çıkıyorum.
2022:
Düzyazı şiiri gibi, diğer bölümlerde de var ama burada daha çok üslup olarak. Daha çok da şiir kaygısı değil, hikaye anlatmak gibi (türün özelliği biliyorum). Manzaralar ve portreler aynı şekilde resmedilmeye devam ediyor, yine manzaralardan kastım peyzaj değil; kentli / köylü; insan, yaşam, ve ilişkiler.
Gözden kaçan büyük resimdeki küçük figürler önemli.
"Ek Şiirler"de de dahil çok fazla işlediği portre de fahişeler, kadınlarla arasının iyi olmadığı bilmek de ayrı bir ekşi tat katıyor. Sorun hep fahişeleri (ek olarak kadınları) yazması değil, onların perspektifinden, gözlemvari olduğu kadar içsel öznellikte yazması; enteresan bir empati arayışı sanki. Queerlik var mıydı yoksa salt merak mıydı acaba diye düşünmedim değil.
Ayrıca anlatmak istediği bir derdi var; derlemenin adı üstünde olarak ve siyasi geçmişini de düşünürsek, hem memleketinin hem çağının büyük dertlerini, görülmeyen emektar yüzleri- anneleri, işçileri, memurları, çocukları, aileleri, 'ekmek' peşinde olanları anlatmaya çalışıyor.
“… / Hiçbir şey bilmiyor rüzgâra dair kadın, uyuyup / soluk alan; ılıklığı gövdesinin / kanla aynı, içimizde mırıldanan. / …” (s.78, Gece Zevkleri)
• Sansüre Uğrayan Şiirler
En iyi yazması gereken şiirlerdi, hatta ben siyasi şiirler de olacağını düşünmüştüm. Niye sansüre uğradığını anlıyorsunuz hatta bazı dizeler oldukça cringe… Burada ilk şiirlerinde de gördüğüm, kadının toplum içindeki konumu çok iyi anlatan şiirler var, -zaten 'Kadınlar Arasında' diye bir kitabı da var- bunun üzerine okuma yapmak lazım.
“… / Ne güzel kabul eden bir kayaya yaslanmak. / …” (s.110, Bale)
• Çalışmak Yorar (1943) Eklenen Şiirler
2020:
Bence Çalışmak Yorar'ın ilk baskısındaki şiirlerden daha güzeller, onlar belki daha ciddi meseleler anlattığı içindir.
"Tepe" kelimesini çok kullanıyor…
2022:
Bence Çalışmak Yorar'ın ilk baskısındaki şiirleri kadar güzeller.
"Tepe" kelime olmasa şiir yazamayacak kadar çok kullanıyor.
“En sevdiğim şeylerin en derinlerinden / yarattım onu ve onu anlamıyorum.” (s.119, Buluşma)
["Köylü Fahişe" şiirinde (s.127) genç kız derken neyi kastettiğini merak ediyorum, bazı satırları tereddüte düşürüyor insanı okudukça. Bunun sansüre uğramamış olması bana hayret verdi. Gerçekten bir istismar mı yoksa istismarı güzelleme mi belli değil; kültüre yabancılıktan da olsa gerek diye düşünmüyorum da değil.]
(2) Toprak Ve Ölüm
Didik didik edesi geliyor insanın.
'Sen' diye işaret ettiğinin ne olduğun mutlak olmadığı, hatta 'toprak' ve 'ölüm' ile bile neyi kastettiği demek istemem ama neyi kastetmediği net değil.
Bence çok kıymetli bir konuya değinmiş, güzel iki imgenin bir arada tekrarlı kullanımı benim çok sevdiğim bir şey; daha çok yazsaydı, daha da geçirgen bir tad bırakacağına eminim.
“Tuzlu su ve topraktan / bakışın. Bir gün / denizden süzüldün. / Bitkiler vardı / yanında, sıcak, / henüz sen kokan. / Nergis ve zakkum. / Her şey gözlerinde saklı. / Tuzlu su ve topraktan / damarların, soluğun. / …” (s.176, -)
(3) Ölüm Ve Gelecek Ve Gözleri Gözlerin Olacak
Yine 'sen' diye çağırdığının kim olduğunu bence bilmediğimiz bir durum var. Aşk şiirleri denebilecek kadar 'aşk acısı' dolu ama dediğim gibi 'sen'e alıp kimi, hatta neyi koyarsanız olur gibi de. [Hollywood aktrisi Dowling'e girmiyorum gerek yok]
Ve Pavese son sürat bir tumblr boy.
“Sabahlar açık geçiyor / ve ıssız. Böyle gözlerin / açılırdı bir zamanlar. Sabah / ağır geçerdi, bir burgaçtı / devinimsiz ışıktan. Susardı. / Sen canlı susardın; şeyler / yaşardı gözlerinin önünde / (ne acı, ne ateş, ne gölge) / bir sabah denizi gibi, aydınlık.” (s.193, -)
(4) Çalışmak Yorar'dan Önce
• İç Dökmeler
s. 287'de kendi de fahişelere olan düşkünlüğünü, bezginliğini tarafsız sayılabilecek kadar sorgulamış ama ruhta mı iş cidden bir de onu sorsa keşke: “… / Ey zavallı ruhum / bu çılgın genelevinden / bitkin ve bayağılığının, / hiç çıkmayacak mısın arttık karşısına yaşamın?”
s. 250'de: “… / Ben hüzünlüyüm, hüzünlü ve çok bayağı. /…” kendi de farkında...
Yukarıdaki gibi arada bir bazı şiirlerle aslında kendini nasıl gördüğünün güzel bir izahatını okuyoruz, kendi bakış açısından. Öteki türlü sadece 'fahişe düşkünü sünepe bir başarısız erkek yazar' portresi çiziyor. [Pavese'nin kadın özlemi 25'inden beri varmış; günlüğü dahil çoğu kitabını okudum hâlâ tensel mi yoksa daha existential bir şey mi çözemedim.]
Tekrarlı, manzaralı, nazik ama imgesel betimleme, basit düşünceler yığını, 'tepelerdeki şiirler'. Böyle iç dökmesin dedirtti bana. Yavanlar çünkü.
• Yeniden Doğuş
İktidar ve intihar izleri; üstelik daha 23 sene var. Hep sahip olamadıklarına özlem kokuyor dizeler.
Bu şiirler kitaba hakim olandan başka olarak kendini hiçbir zaman yeterli ve estetik / çekici bulmadığı için (yakışıklı demiyorum yani hani) mi yazıyor; hatta ileri gidip 'Manzaralar' da bu sebeplerle yazılmışlar denilebilir mi?
(Demişim ki kahrolası bir bale gösterisine gitmiş herhâlde- öyleymiş notlara bakılırsa; Torino'da kalbini kıran bir dansçı var)
Bir de şey hissi var, bazen edebiyat olsun diye mi yapıyor, 'bu kadar tribe gerek var mı be adam' hissi: s.261, s.263. Yani acaba abartıyor mu, yahut her şeyi yanlış anlamış olabilir mi?
"Ağır, yorgun bir titretişle…" (s.238) ile başlayan aradığım Pavese hüznüdür; bazı dizeleri okuduğumda bana, melankolik ruhumda coşkuya sebep olan "Düşsel Karanlık Ürpertiler" (Geceleri, Sokaklarda 1925-1930, Can Yay.) öyküsünü anımsatmıştır ki şiir 17 Ağustos 1927'de yazıldığına göre neden olmasındır. Öykünün tarihi var mıdır diye İtalyanca baskılardan bişiler bulmaya çalışırken bakın ne buldum (açılın ᴢɪʀʟɪᴊᴀᴍ):
kaynak
“… / Dalgın, izlerim gecen kadınları / ve her defasında bıraktığımı sanırım / yolları üzerinde, / öylesine ılık ve güzel kokan, / parçalanmış etim ve kanımdan canlı bir özlemi. / …” (s.239)
• (Çöküş Ateşleri)
Günlükleri 1935'te başladığı için çok üzüldüm çünkü çok isterdim bu şiirleri yazdığı dönemlerdeki iç sesini okumayı. 20'li yaşının şiirleri, fazlaca sevdim (ama demişim ki en hüzünlü şiirleri en sıradan ve yavan)
s.275: Gerçekten en erken yaşta dahi kadınları tavlayamayan Pavese'nin kadınlara yazdığı ve aşk sandığı, biraz da bu sünepeliğin verdiği eziklikten çıkan şiirler (tanrı beni affetsin ama). Yoksa değil mi, Pavese ne anlatırsa biz de onu bilmiyor muyuz, belki hiç tanıyamadı kendini.
Yani azgın, sünepe, sanatçı bir ergen teknik olarak (gerçi o dönemde ergen sayılıyor muydu 20 yaşları bir insanın).
Sosyal hayatıyla böyle sanat yapan kaç kişi var takıntılı olarak? Şiddetle savunduğu nesnel şiir anlayışından mı acaba bilmiyorum ama arada insan asla görmediği, deneyimlemediği şeyleri de yazmalı, ne bileyim…
“… / Yanıma geldin / canlı vaadiyle bir şafağın, / altüst ederek kanımı / …” (s.306, -)
• Büyük Şehir Blues
Genelev – ev arası falan gidip gelirken düşündüğü şeylerin derlemesi sanki. Tabii bir de üniversitede oluşu da var. İşte dolanırken ya da aylak aylak yürürken. Beni açmayan bölüm.
[Demek ki ben de yayınlamasam geç-ergenlik şiirlerimi böyle olacaklar. Ovvv.]
“Buysa arzu, / kendimi yıprattım yalnızca, / yalnızca eğilmek için savaştım / yıkılan bedenimin üstüne. / …” (s.332, -)
• Öteki Gençlik Dönemi Şiirleri
bu herifin melankolisi apayrı lol
s. 348: Pavese arkadaşının ağzından bir şiir yazıyor kendine:
“… / sanki Pavese'nin bedenine bürünüp / şöyle diyen "Benim o, senin değil, / benim o, benim o, benim o, / sen ona sahip olamayacaksın aska. / Keyfim pek yerinde / ve öleceğiz bir gün." / Duyuyorsunuz ne iğrenç bir şiir / çıkıyor boklu ağzından Pavese'nin. / Ama zihnimde bir düşünce belirip diyor ki kibirli: / Hepinize armağan olsun Pavese'nin kara götü.”
(5) Çalışmak Yorar Çevresinde
Yine kadınlar, mommy issues mu var acaba?
Çokça hikaye anlatıyor, kimi insanların hikayelerini. Elbette genelev ve meyhane, ev, çayır-kır, işyerleri gibi mekanda geçen, sıradan öyküler; kavga, sevişmek, oynaşmak, sohbet etmek, içmek…
Biraz da yaşlılık var.
Diğer bölümlerde de var bu dediğim ama burada daha farklı bir bütünsellik var. Birbiriyle bağlantılı olduğunu düşünüyorum bazı şiirlerin, tamamlayan ya da ötekinin devamı değil de daha çok içtepiden ortaya çıkan, ve böyle olduğu için bir bütünü ifade edebilen.
Çok enteresan, çok güzel, çok tuhaf, çok beklenmedik dediğim dizeleri var.
“Bu yağmur, meydana ve yollara düşen / ve kışlaya ve tepeye, tümüyle boşuna. / …” (s.383 İnanmayan İnsanlar)
(6) T.'ye İki Şiir
İkinci şiiri "Sen de sevgisin…" güzel tabii ki çünkü 'toprak' ve 'kan' var default olarak düşüyorum. Yine de benim için küçük ama edebiyat için büyük bir şey sanırım bu şiirler; Gale Cengage Learning çıkma şu var.
Kitapta Pavese’nin kendisinin yazdığı iki metin de var, açıklama, entelektüel öz tartışma, kendini olumlama vb. Çok faydalı çünkü kaygılarını, gayesini, çabasını kendinden okuduğumuz için bunun ne kadar ve nasıl gerçekleştiğini de yakalama şansımız doğuyor.
Önsöz müthiş; bunun yanında çevirmen Atalaycığımın da kendi çevirisi hakkındaki latifesini okumak da güzeldi, bu özveriyi görünce biraz daha güvenle okudum.
derlemenin adını “Tepeler ve Memeler” yapalım,,, ki memeler de tepe benzetmesine iyi gider ne dersiniz büyüklerim
xoxoxo
iko
November 28, 2022
Ho amato il Pavese narratore, quindi mi sono avvicinato alle poesie con circospezione, col dubbio che non potessero essere sullo stesso livello delle opere maggiori. Mi sono in gran parte ricreduto. Le poesie constano di due raccolte, Lavorare stanca e Verrà la morte e avrà i tuoi occhi (raccolta non ultimata, essendo composta da carte ritrovate dopo il suicidio di Pavese ed ordinate in base alla data di composizione), intervallate da due scritti di Pavese interessantissimi circa la gestazione e la composizione delle due raccolte. Lavorare stanca è una raccolta molto prossima alle opere narrative, sia per contenuto (protagoniste assolute le solite colline delle Langhe ma con una maggiore presenza anche della città) che per stile, essendo in larga parte fortemente prosastiche. Le poesie in cui maggiormente affiora l'afflato poetico dell'autore son davvero belle, soprattutto quelle in cui le Langhe assumono una dimensione mitica, straordinaria, e in cui i temi canonici della letteratura pavesiana sono espressi, ossia la solitudine e la morte. Le poesie più naturaliste alla lunga invece annoiano. Verrà la morte e avrà i tuoi occhi segna un distacco quasi totale dalla raccolta precedente, essendo una poesia molto più lirica, complessa, in molti tratti ermetica, soprattutto nei componimenti del 1945, (che mi hanno per questa eccessiva gravezza insoddisfatto), perdendo in toto il tratto naturalistico ed indirizzandosi in ogni componimento ad un tu, la chimerica donna di Pavese. Le poesie del 1950, quelle scritte a pochi mesi dal suicidio di Pavese, si compongono di un tratto più limpido, più chiaro, sia a livello stilistico che contenutistico, e le ultime 8 poesie, quelle più prossime all'atto estremo, sono dei piccoli capolavori: struggenti, tenerissime, serenamente rassegnate.
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March 27, 2018Momenti raccontati a se stesso con tutti i colori delle emozioni
...e ogni poesia attraversata da questa figura de 'l'uomo solo', che viaggia tra le immagini che costruisce e che mi rende, con tenerezza triste.
...e ogni poesia attraversata da questa figura de 'l'uomo solo', che viaggia tra le immagini che costruisce e che mi rende, con tenerezza triste.
June 5, 2024
Le ho lette per la prima volta ma le ho riconosciute.
October 22, 2024
“Sono vivo e ho sorpreso nell’alba le stelle”
“Torneremo per strada a fissare i passanti e saremo passanti anche noi”
“Faticare non vale la pena. E uscir fuori alla luna, se nessuno l’aspetti, non vale la pena”
“Torneremo per strada a fissare i passanti e saremo passanti anche noi”
“Faticare non vale la pena. E uscir fuori alla luna, se nessuno l’aspetti, non vale la pena”
July 19, 2020
I don't believe in reviewing poetry, but I can sure as hell recommend this ridiculously good collection! Pavese is an excellent novelist, but his poetry might even excel his prose works. Spoon Rivery, but with a dark, inchoate undertone that blesses the lyrics throughout!
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November 16, 2010Camminiamo una sera sul fianco di un colle,
in silenzio. Nell'ombra del tardo crepuscolo
mio cugino è un gigante vestito di bianco,
che si muove pacato, abbronzato nel volto,
taciturno. Tacere è la nostra virtù.
Qualche nostro antenato dev'essere stato ben solo
- un grand'uomo tra idioti o un povero folle -
per insegnare ai suoi tanto silenzio.
(da Mari del Sud)
in silenzio. Nell'ombra del tardo crepuscolo
mio cugino è un gigante vestito di bianco,
che si muove pacato, abbronzato nel volto,
taciturno. Tacere è la nostra virtù.
Qualche nostro antenato dev'essere stato ben solo
- un grand'uomo tra idioti o un povero folle -
per insegnare ai suoi tanto silenzio.
(da Mari del Sud)
November 3, 2011
La prima volta che leggo una raccolta di poesie che le comprende TUTTE. Cioè, me ne sono piaciute solo alcune, le altre erano... non posso dire banali, perché Pavese è comunque Pavese, però normali. Ma alcune... oh, alcune proprio da rimanerci secchi. Troppo amore <3
March 23, 2021
Hai viso di pietra scolpita,
sangue di terra dura,
sei venuta dal mare.
Tutto accogli e scruti
e ripudi da te
come il mare.
Nel cuore hai silenzio, hai parole
inghiottite. Sei buia.
Per te l’alba è silenzio.
sangue di terra dura,
sei venuta dal mare.
Tutto accogli e scruti
e ripudi da te
come il mare.
Nel cuore hai silenzio, hai parole
inghiottite. Sei buia.
Per te l’alba è silenzio.
May 11, 2007
I am always reading this. Beautiful.
July 22, 2023
Io credo che non esista altra persona che sappia farmi male e bene allo stesso tempo come Cesare Pavese.
March 3, 2011
1. Y un amor secreto,
como todas las cosas más bellas,
me destruye por ti.
[...]
Pero, a ratos, me produce
un intenso estremecimiento en el corazón
y me enardece, me sofoca de dicha,
la idea de que, más allá del fango,
más allá de la muerte,
aquellas pocas palabras desesperadas,
que surgen límpidas desde mi dolor,
son las mismas que tú expresas
y nunca te conoceré... (p. 153)
Leemos y vemos arte para imaginar conexiones entre la representación y nosotros.
2. Me conmueve durísimo que un poeta se enamore de mujeres (de todas) que considera malgastadas, desperdiciadas, casi perdidas.
3. Cesare Pavese o la imposibilidad de vivir sin el samsara.
4. "Pobre alma pálida" (p. 177) y otros poemas similares tienen el tono de Cuco Sánchez en algunas canciones. Aclaro que se trata de un elogio: "fallaste, corazón, no vuelvas a apostar".
5. Me pasa con Pavese que, a medio poema, entiendo el verdadero sentido del vocativo inicial. Entonces releo el poema, y se ha convertido en otro.
6. Para notar el dolor, a veces, hay que mirarlo desde lejos, identificarlo como un componente del panorama.
Voy por el segundo volumen. Y seguiré tomándome mi tiempo, que no se puede de otra manera.
(Hoy nació la hija de mi amiga.)
como todas las cosas más bellas,
me destruye por ti.
[...]
Pero, a ratos, me produce
un intenso estremecimiento en el corazón
y me enardece, me sofoca de dicha,
la idea de que, más allá del fango,
más allá de la muerte,
aquellas pocas palabras desesperadas,
que surgen límpidas desde mi dolor,
son las mismas que tú expresas
y nunca te conoceré... (p. 153)
Leemos y vemos arte para imaginar conexiones entre la representación y nosotros.
2. Me conmueve durísimo que un poeta se enamore de mujeres (de todas) que considera malgastadas, desperdiciadas, casi perdidas.
3. Cesare Pavese o la imposibilidad de vivir sin el samsara.
4. "Pobre alma pálida" (p. 177) y otros poemas similares tienen el tono de Cuco Sánchez en algunas canciones. Aclaro que se trata de un elogio: "fallaste, corazón, no vuelvas a apostar".
5. Me pasa con Pavese que, a medio poema, entiendo el verdadero sentido del vocativo inicial. Entonces releo el poema, y se ha convertido en otro.
6. Para notar el dolor, a veces, hay que mirarlo desde lejos, identificarlo como un componente del panorama.
Voy por el segundo volumen. Y seguiré tomándome mi tiempo, que no se puede de otra manera.
(Hoy nació la hija de mi amiga.)
September 18, 2012
Di salmastro e di terra
è il tuo sguardo. Un giorno
hai stillato di mare.
Ci sono state piante
al tuo fianco, calde,
sanno ancora di te.
L'agave e l'oleandro.
Tutto chiudi negli occhi.
Di salmastro e di terra
hai le vene, il fiato.
Bava di vento caldo,
ombre di solleone ‒
tutto chiudi in te.
Sei la voce roca
della campagna, il grido
della quaglia nascosta,
il tepore del sasso.
La campagna è fatica,
la campagna è dolore.
Con la notte il gesto
del contadino tace.
Sei la grande fatica
e la notte che sazia.
Come la roccia e l'erba,
come terra, sei chiusa;
ti sbatti come il mare.
La parola non c'è
che ti può possedere
o fermare. Cogli
come la terra gli urti,
e ne fai vita, fiato
che carezza, silenzio.
Sei riarsa come il mare,
come un frutto di scoglio,
e non dici parole
e nessuno ti parla.
15 novembre 1945
è il tuo sguardo. Un giorno
hai stillato di mare.
Ci sono state piante
al tuo fianco, calde,
sanno ancora di te.
L'agave e l'oleandro.
Tutto chiudi negli occhi.
Di salmastro e di terra
hai le vene, il fiato.
Bava di vento caldo,
ombre di solleone ‒
tutto chiudi in te.
Sei la voce roca
della campagna, il grido
della quaglia nascosta,
il tepore del sasso.
La campagna è fatica,
la campagna è dolore.
Con la notte il gesto
del contadino tace.
Sei la grande fatica
e la notte che sazia.
Come la roccia e l'erba,
come terra, sei chiusa;
ti sbatti come il mare.
La parola non c'è
che ti può possedere
o fermare. Cogli
come la terra gli urti,
e ne fai vita, fiato
che carezza, silenzio.
Sei riarsa come il mare,
come un frutto di scoglio,
e non dici parole
e nessuno ti parla.
15 novembre 1945
November 21, 2016
Ho voluto questa raccolta di poesie perché volevo avere una copia della poesia "Verrà la morte e avrà i tuoi occhi". Era l'unica poesia di Pavese che conoscevo, ma è una poesia che adoro, quindi ero curiosa di leggerne altre di sue e ho fatto il filo a questa raccolta per un bel po' prima di decidermi.
Ma sono davvero contenta di averla presa e, soprattutto, di averla letta, perché ho scoperto nell'autore un poeta splendido. Ho adorato le sue poesie, mi sono immersa fiduciosa fra i suoi versi e il risultato è stato splendido.
Ammetto di non conoscere Pavese come scrittore, prima di questa raccolta non avevo mai letto niente di suo (a parte quell'unica, singola poesia), e non so se proverò a leggere la sua prosa, perché mi ispira ma allo stesso tempo non mi ispira. Sì, lo so... sono complicata. Ma sul Pavese poeta non ho assolutamente nulla da ridire.
Ma sono davvero contenta di averla presa e, soprattutto, di averla letta, perché ho scoperto nell'autore un poeta splendido. Ho adorato le sue poesie, mi sono immersa fiduciosa fra i suoi versi e il risultato è stato splendido.
Ammetto di non conoscere Pavese come scrittore, prima di questa raccolta non avevo mai letto niente di suo (a parte quell'unica, singola poesia), e non so se proverò a leggere la sua prosa, perché mi ispira ma allo stesso tempo non mi ispira. Sì, lo so... sono complicata. Ma sul Pavese poeta non ho assolutamente nulla da ridire.
December 8, 2022
"Verrà la morte ed avrà i tuoi occhi-
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola,
un grido taciuto, un silenzio.
Così li vedi ogni mattina
quando su di te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla.
Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte ed avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti."
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola,
un grido taciuto, un silenzio.
Così li vedi ogni mattina
quando su di te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla.
Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte ed avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti."
October 30, 2009
A unique talent , words and poems such as "death will come and have your eyes " and " the cats will know " etc dreams in words ..
November 25, 2016
Immenso.
November 25, 2017
Verrà il poeta e avrà i tuoi occhi.
June 10, 2025
Reading Disaffections feels like opening a window onto a forgotten Italy—one of dusty roads, smoky bars, and quiet anguish. Cesare Pavese, whose name is synonymous with post-war Italian literature, doesn't just write poetry; he inhabits it. And through this extraordinary bilingual volume, he invites us to do the same.
What struck me most is the sheer immediacy of his voice. There's no artifice here—no lofty detachment or ornamental flourish. Instead, Pavese speaks plainly, directly, as if the poems were private conversations overheard in alleyways or whispered by someone lying beside you at dawn. His language is simple, but the emotions he evokes are anything but.
He writes of peasants, drifters, and women on the margins—not as subjects of curiosity, but as people shaped by suffering and solitude. His poetry honours them with quiet dignity. Reading it, I often felt as though I were watching a Visconti film: Rocco and His Brothers comes to mind—the same blend of lyricism and brutal realism, the same emotional intensity that sneaks up on you.
This is narrative poetry at its most poignant and precise. Every line is a distillation of experience: love, exile, political resistance, the aching clarity of loneliness. And as the collection moves towards its later sections, the poems grow even more distilled, more elemental—as though Pavese, already walking the edge of despair, were peeling language back to its rawest form. Some of these later pieces are breathtaking in their stillness, like a final breath held just a moment too long.
The English translations by Geoffrey Brock are nothing short of magnificent. They preserve not only the sense but also the rhythm and emotional undercurrents of Pavese's original Italian, achieving that rare alchemy where the translated text feels as intimate and resonant as the source. Reading both versions side by side feels less like a comparison and more like a duet—faithful, subtle, and deeply moving.
Of course, the shadow of Pavese's own life hovers over the book—his resistance to Fascism, his years of confinement, and his suicide at the height of his creative powers. These are not just historical facts; they echo through the poetry like a second voice, unspoken but deeply felt. His empathy for the dispossessed, his despair, and his search for meaning in a fractured world give these poems their enduring weight.
Disaffections is not a light read. It is, however, a necessary one. For anyone who wants to understand not just Italian literature, but the human heart under pressure—this book is a landmark. Gorgeous and devastating in equal measure.
June 9, 2014
Una curiosa selección -más de la mitad de la selección proviene del libro Trabajar cansa de 1936 y las dos terceras partes fueron escritos antes de 1939.
Es una poesía dura de migrantes piamonteses de la Italia rural de los pequeños pueblos a la ciudad ajena:
Es una poesía dura de migrantes piamonteses de la Italia rural de los pequeños pueblos a la ciudad ajena:
[...]Comomigrantes que poco cambian en su trayecto de ida y, ocasionalmente, vuelta:
hierba viva en el aire
te estremeces y ríes,
pero tú, tú eres tierra.
Eres feroces raíces.
Eres la tierra que espera.
Todo esto me dijo y no habla italiano,Una poesía que mira y fuma desde las esquinas, una poesía de amores comprados, soledades, nocturnidad, poesía melancólica, concreta, insomne ("Es oscura la mañana que pasa/sin la luz de tus ojos") y de huidas, sangre y muertos en la lucha clandestina contra el fascismo:
Pero maneja con lentitud el dialecto, que, como las [piedras
de este mismo monte, es tan áspero
que veinte años de idiomas y océanos diversos
no le hicieron mella [...]
Eres la tierra y la muerte.La traducción conserva el tono coloquial y áspero característico del autor. Para quien le interesa un mínimo de contexto sobre la poesía de este importante autor italiano, recomiendo la sección sobre La poética de Pavese en http://es.wikipedia.org/wiki/Cesare_P...
Tu estación es la oscuridad
y el silencio. No hay cosa
viva más lejana
del alba que tú.
October 4, 2016
The rhythm of the poems was very nice, and the beauty of the Italian countryside becomes nearly a character in itself, which is interesting. Pavese's treatment of women in his poetry precluded giving any more than two stars, however. Pavese seems to be the sort of man who has never understood the purpose of women, outside of having sex with men and bearing sons. The pervasive misogyny is off-putting at best, and outright disgusting at times. Women appear primarily as objects of sexual interest, walking down the street or in the vineyards. The few who don't appear as current sexual objects are, strangely, prostitutes; one drinks coffee in a cafe while enjoying the fact that she's off duty, as it were, until that evening, when she will again become a sexual object. He invites a woman on a date and rows her to his favorite shore, and spends the entire poem, as he describes the trip, complaining that her weight in the bow is upsetting the boat's balance, and that his spot no longer smells of wet wood but of woman (he was not forced to bring her there, presumably - it's his own fault she's there at all). He compares women to dogs and slaves. When discussing the hardships of men, he says, "But there's one shame we won't ever suffer:/ we'll never be women, never anyone's slaves." Just... wow.
May 25, 2008
Extract:
In "The Wild Beast" Pavese creates his own myth, Endymion dreams that he awakens under moonlight to witness the birth of Artemis and falls under the terrible spell of her eyes, henceforth he can find no peace in sleep. She awaits him there:
She stands there before me, a lean, unsmiling girl,
watching me. And those great transparent eyes have
seen other things. They still see them. They are
those things. Wild berry and wild beast are in her
eyes, and the howling, the death, the cruel turning
of the flesh to stone. I know the spilled blood, the
torn flesh, the voracious earth, and solitude. For
her, the wild one, it is all solitude. For her the wild
animal is solitude. Her caresses are like the caresses
one gives a dog or a tree. But, stranger, she looks at
me, looks at me - a lean girl in a short tunic, like a
girl from your own village.
In "The Wild Beast" Pavese creates his own myth, Endymion dreams that he awakens under moonlight to witness the birth of Artemis and falls under the terrible spell of her eyes, henceforth he can find no peace in sleep. She awaits him there:
She stands there before me, a lean, unsmiling girl,
watching me. And those great transparent eyes have
seen other things. They still see them. They are
those things. Wild berry and wild beast are in her
eyes, and the howling, the death, the cruel turning
of the flesh to stone. I know the spilled blood, the
torn flesh, the voracious earth, and solitude. For
her, the wild one, it is all solitude. For her the wild
animal is solitude. Her caresses are like the caresses
one gives a dog or a tree. But, stranger, she looks at
me, looks at me - a lean girl in a short tunic, like a
girl from your own village.
June 26, 2013
Sin duda magistral, cada poema se me antoja un óleo lleno de melancolía y de intensos colores tristes que si bien no gritaban el desenlace final de la vida de Pavese al menos sí que lo intuían. Los mejores poemas, esto es verdad, son los de sus últimos días, es decir, los que conforman “Vendrá la muerte y tendrá tus ojos”. Muy recomendable.
September 17, 2012
Translations are decent, but translating this poetry is probably not a great idea. It IS a dual language edition though so, if you read Italian to some degree the translations are useful as a guide.
May 13, 2008
More like a 3.5, 3.75682. Some singular, moving poems; some flotsam not even corded with seaweed or adorned with nails or considerate enough to splinter.
May 9, 2008
I still like Hard Labor better, but this has all of Pavese's poems translated.
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