Difficile trovare parole per raccontare le emozioni che questo romanzo è stato capace di suscitare. Difficile raccontare i momenti di serenità e leggerezza che mi ha regalato, accanto alle lacrime che hanno iniziato a scorrere senza che potessi fermarle. La trama narra la storia di Ida , un'insegnante ebrea da parte di madre, rimasta vedova a crescere un figlio adolescente. Ida e Ninuzzo vivono le loro esistenze in una situazione di apparente normalità tra un figlio adolescente e sua madre: soliti battibecchi e le litigate, che mi hanno fatto pensare ai miei figli e mi hanno restituito l'immagine di una Morante con grande capacità di scavo psicologico. Ad un certo punto nelle loro vite , un evento imprevisto e terribile giunge a cambiare le cose: una violenza . Ida viene violentata da un soldato tedesco e per questo resta incinta. Essendo per metà ebrea, nasconde la sua gravidanza a tutti, come se questo contribuisse ad aggravare ulteriormente la sua posizione. Inoltre Ninuzzo, sedicenne è un convinto fascista, quindi non saprebbe neanche cosa raccontargli di tutto questo. Tra la consapevolezza e il bisogno di dimenticare la violenza, la gravidanza procede e fortunatamente viene alla luce questo piccolo esserino pieno di vita: Giuseppe, che tutti poi chiameranno USEPPE. Useppe sarà capace di farsi amare e benvolere da tutti. Ninuzzo lo adora e non chiederà neanche troppe spiegazioni a sua madre sulla sua nascita. La guerra arriva poi a modificare completamente la sorte di questa famiglia, costringendo Ida e Useppe a vivere come sfollati per un lungo periodo e Ninuzzo a lottare con la Resistenza. Non più luce e sole, ma solo intere giornate passate a nascondersi in luoghi putridi e malsani, fame e sporcizia metteranno a dura prova i nostri protagonisti. Ninuzzo è un personaggio ilare, di grande bellezza fisica e carisma, mi è parso un ragazzo reale, con le stesse caratteristiche di un giovane di 16 anni : a volte troppo sicuro di sé, ma tanto simpatico. Nella mente di questa madre Useppe è un piccolo essere da proteggere, Ninuzzu è forte e nulla può fargli male. Col procedere della narrazione, gli eventi hanno intrecciato i destini dei nostri tre personaggi con quelli di altri esseri umani, tutti raccontati con tale precisione e dovizia, che mi sono sembrati reali. La Seconda guerra mondiale così narrata, ha toccato profondamente la mia anima e il mio cuore. Il momento di maggiore angoscia è stato quello della deportazione degli ebrei del Ghetto di Roma, la storia più straziante è stata quella di Santina, una prostituta. Ho fatto il tifo per Ida, Ninuzzo e Useppe, perché uscissero incolumi dalla guerra. Quello mi sembrava il pericolo più grande, invece ho capito che la vita è imprevedibile e che probabilmente le battaglie più difficili sono quelle della vita quotidiana. Mi sono sentita Ida in questa storia, col desiderio di proteggere i miei figli e ho sofferto con lei, tra le lacrime. Un romanzo di una bellezza lacerante, da leggere se non avete paura di guardare in fondo al dolore per ritrovare la vostra storia. Ecco, credo che questa "Storia" della Morante sia un po' la storia di tutti noi, quella che ci appartiene perché è relativa al dolore e a come poter sopravvivere ad esso. Un capolavoro, a mio avviso. Buona lettura
Ida e Useppe mi resteranno sempre nel cuore. Ho imparato molto sulle vicende storiche della seconda guerra mondiale e su come fu vissuta dalla gente del popolo, bambini, ragazzi, adulti e anziani, ogni generazione con occhi diversi. Le riflessioni del personaggio di Davide sull'essere umano sono molto profonde e toccanti anche se estremamente pessimistiche. Ho provato molta pena per questo ragazzo ebreo, forse troppo intelligente, torturato interiormente dai suoi pensieri e dalle sue contraddizioni. Ripudio le guerre e dopo avere letto La Storia le detesto ancora di piú.
Libro non semplice, con uno stile narrativo molto verboso. La cura descrittiva della Morante rende la storia ancora più struggente e dolorosa. Si fa fatica, alla fine della lettura, elaborare un giudizio critico. È necessario del tempo per abbandonare al loro destino i tre protagonisti: Ida, Nino e Useppe. Consigliatissima la lettura agli studenti (e non solo) dell'ultimo anno di superiori di secondo grado per comprendere ancor meglio i fatti e le brutture che la seconda guerra ha portato con sé sia prima che dopo il suo scoppio.
Я теперь понимаю, почему этот роман кто-то называет величайшим из написаных, кто-то одним из лучших в итальянской литературе, кто-то писал, что честь быть автором такого романа. История о скромной обычной учительнице Иде Манкузо, которая всеми силами старается выжить и спасти своих сыновей в условиях исторической катастрофы (фашизм в Италии, война, голод, Холокост) — маленький человек на фоне большой войны и террора — понятна и, увы, близка читателям в любые времена. Моранте создает образы, которые невозможно забыть. Трагичные, яркие, психологически убедительные портреты Иды Манкузо, ее сыновей Узеппе и Нино, их друга Давиде,проститутки Сантино, многих других персонажей и даже животных (которые играют в романе важную роль) врезаются в память намертво.
Многие сцены из романа — отдельные мини-шедевры: Моранте фиксирует реальность без кровожадности, без попытки раскачать эмоции читателя, но так, что перехватывает дыхание. Так сцена с теленком, которого везут на убой, рифмуется со сценой, когда вот так же в вагонах увозят евреев из римского гетто; сцена убийства немецкого солдата — разрушение жизни, которая оборачивается для Давиде разрушением моральным; солнечный счастливый мальчик Узеппе и его мрачные ночные кошмары и болезнь, которыми выходит разлитая в воздухе катастрофа.
Моранте пишет роман в основе которого лежит ее личный опыт, но при этом она максимально вынимает себя и свою рефлексию из текста. Это не автобиография и не автофикшн, это жесткое, максимально реалистичное и я бы сказала безутешное художественное свидетельство того, как История перемалывает людей. История — вечный скандал и вечная цепь насилия, пожирающая людей как Сатурн своих детей на известной картине Гойи. Насилие узаконенное, насилие как политический инструмент, насилие = власть проникает во все поры жизни маленьких людей, отравляет, убивает, сводит с ума. И не видно этому ни конца, ни края. Прошлое не должно повторится, но оно повторяется и повторяется вновь. Актуальность романа Моранте во все времена вряд ли стоит обьяснять.
E’ uno dei libri più belli che io abbia mai letto nella mia vita, un’emozione assoluta e un capolavoro indescrivibile. Difficile infatti decidere da quale parte iniziare a raccontare questa meraviglia le cui 700 pagine scorrono tra la voracità del voler continuare a leggere ed il dispiacere perché ne rimane sempre meno. Confesso che non appena chiusa l’ultima pagina ho provato a ricominciarlo da capo. Lo farò sicuramente, però non subito. Si tratta infatti di un libro in grado di parlarci in qualsiasi momento della storia umana ed è bello lasciarlo sedimentare e poi riprenderlo. Il titolo potrebbe essere fuorviante, può far pensare che la storia qui raccontata sia la storia dei grandi che l’hanno determinata. Fra l’altro il racconto è ambientato in un periodo denso, quello tra la nascita del fascismo fino ai primi anni del dopoguerra. La scelta della Morante è invece diametralmente opposta: la storia, quella vera, è la storia dei piccoli, degli umili, quella di chi subisce vicende molto più grandi senza poterle cambiare. O meglio: la Morante distingue tra la Storia con la maiuscola, riportata di tanto in tanto durante il libro in un corpo più piccolo e che aggiorna brevemente su quanto succede negli anni raccontati: è sostanzialmente una triste cronaca di guerre qua e là nel mondo con tutti i morti che si portano dietro. E poi c’è la storia, la vicenda narrata dal libro, quella delle gente comune che viene appena lambita dalle vicende politiche che sono troppo al di sopra di loro se non per i danni che la Storia con la maiuscola provoca. Ecco quindi che la vicenda è quello di una madre, oscura insegnante elementare di origine ebrea, Ida, rimasta vedova con un figlio, Nino, bulletto di periferia, e che a causa della violenza subita da parte di un soldato tedesco rimane incinta di un secondo figlio, Giuseppe, di fatto sempre chiamato Useppe con la sua stessa pronuncia infantile e fatto nascere con l’aiuto di una levatrice ebrea nel ghetto. Non sono molti altri i personaggi che ruotano attorno a questa famiglia. Il principale è sicuramente Davide Segre, di famiglia borghese scappato fortunosamente alla fucilazione in quanto evreo: un altro emblema di figura umile e debole che esprime compiutamente il pensiero della Morante, ne è il primo portavoce all’interno del libro. Ida è premurosa e protettiva verso i figli, attenta ai bisogni primari, così difficili da soddisfare in tempo di guerra, fa di tutto per riuscire a sfamare i figli anche quando la fame è stata sofferta da tutti o quasi in Italia, soffre in silenzio per la paura per se stessa e la sua famiglia e per quel che vede succedere intorno. Così come soffrirà per le scelte del figlio maggiore. Nino lascia presto la scuola, è un ragazzo sempre allegro e decisamente scapestrato che passa dalle fila dei giovani fascisti a quelle della resistenza (con lo pseudonimo di Assodicuori) per dedicarsi poi ad attività illecite come il contrabbando. Useppe è un bambino che rimane nel cuore: piccolo e delicato, due enormi occhi azzurri in un corpicino che fatica a crescere. L’epilessia di cui è affetto, che si manifesta dopo i primissimi anni, all’epoca fa paura, il suo sorriso aperto e cordiale è sempre pronto a cedere il passo ad una rabbia inspiegabile. Useppe è uno dei più bei bambini mai raccontati nella letteratura. Poi ci sono gli animali: i cani, prima Blitz, rimasto sotto le macerie della casa di famiglia e poi Bella che diviene amica indivisibile di Useppe e che è umanizzata all’estremo. Ma il racconto è popolato di animali descritti tutti con attenzione: gatti, canarini, cicale, un coniglio e persino un criceto, tutti funzionali alla storia. Ida, Nino e Useppe (aggiungerei anche il cane Bella, che seguirà il destino della famiglia), Davide, sono personaggi splendidi che rappresentano l’umanità intera e portano il peso del male che pure non hanno commesso. Ida ha vissuto la fame, la paura, l’essere sfollata, la povertà estrema, il dolore. Useppe apparentemente ha vissuto tutto come un gioco, ma porta su di sé le cicatrici degli abbandoni e di ciò che ha solo intravisto sulle copertine dei giornali in edicola. Arrivati alla fine della guerra e alla liberazione la storia apparentemente si ferma, quasi a voler riannodare tutti i fili del racconto attraverso, soprattutto, il lunghissimo soliloquio di Davide Segre, che mai come in questa parte rende il libro una dichiarazione di pensiero sul potere ed i suoi mali, sul dolore, sugli errori del mondo. Qualcuno potrebbe ritenere questa parte troppo lunga: io l’ho trovata splendida per il dolore e la rabbia che riesce ad esprimere e che lascia nel lettore. Una piccola storia, in fondo, ma che è stata la storia di tutti. E’ un libro sul dolore dell’uomo che vuole parlare a tutti, anche agli analfabeti, come recita l’incipit della Morante. E la scelta stilistica è molto precisa. La Morante ha un passo narrativo da grande romanziera: non c’è fretta nel racconto, c’è respiro, c’è l’andamento di chi sa come raccontare. La Storia è un libro che non si dimentica, che arriva all’anima illuminandola e che andrebbe letto almeno una volta nella vita. E’ un romanzo immortale, ed Elsa Morante una scrittrice grandissima che non ringrazieremo mai abbastanza per averci regalato questo meraviglioso interrogativo con la risposta al suo interno alla storia dei grandi che è il suo romanzo. E’ un saggio in forma di romanzo, perché i personaggi si muovono nell’unico modo possibile, quello che risponde al pensiero dell’autrice, come molti grandi romanzi di scrittori con forte personalità e convinzioni. Chi non lo ha ancora fatto legga La Storia: regalatevi almeno una volta nella vita tanta bellezza.
Un romanzo pieno. Pieno di emozioni, poesia, speranza, ricerca di libert, storia, fatti storici e accadimenti piccoli e meravigliosi. Scandito dalla vita di un figlio della seconda guerra mondiale e dalla sua capacità di meraviglia. Un libro bello, un libro tanto, una lettura avvolgente.
Estremamente prolisso, troppo. La parte più interessante è la prima, quella in cui si parla della guerra in sé. La seconda parte mi è sembrata per buona parte del tempo senza direzione. Lo stile di scrittura è impeccabile, sebbene Morante si soffermi davvero troppo su dettagli in cui è facile perdere il filo.
Libro che sicuramente non ha bisogno di recensioni; la bellezza della narrazione e il fascino della storia si percepiscono già dalle prime pagine. Il mio vuole essere semplicemente un invito a riscoprire un classico della narrativa contemporanea. Roma 1941-1947. Ida, insegnante dalle origini ebree accuratamente tenute nascoste, vedova, subisce la violenza di un giovane soldato tedesco. La donna cerca di tenere nascosto l'accaduto, nessuno, nemmeno il figlio Nino, saprà cosa è successo a Ida e lei non svelerà il suo “segreto” nemmeno dopo la nascita di Useppe (il figlio nato dallo stupro). Comincia così il racconto della Morante, la narrazione si sviluppa poi seguendo le vicende di Nino, giovane esuberante, ribelle, istintivo, irriverente nei confronti della vita, prima fascista, poi partigiano e dei personaggi che gravitano attorno a questo personaggio così carismatico da avvolgere nel suo fasciano anche noi lettori. La narrazione della Morante vuole essere uno spaccato di vita quotidiana e la maestria dell'autrice è tale che vi ritroverete a gioire delle gioie dei personaggi e a soffrire per le sfortunate vicende in cui saranno coinvolti i protagonisti. Un libro assolutamente da leggere, ma devo avvisarvi: vi affezionerete ai protagonisti di questo libro a tal punto che quando leggerete l'ultima pagina del romanzo loro rimarranno ancora lì, al vostro fianco.
I grandi libri sono incomprimibili in una sintesi che li contenga in tutta la loro complessità: dentro di sé hanno una molteplicità di temi e rappresentazioni che vengono mortificate da un racconto univoco. Così accade per 𝗟𝗮 𝘀𝘁𝗼𝗿𝗶𝗮: nel grande contenitore narrativo della "storia degli ultimi" che la "STORIA del mondo travolge e macina", ci sono ragionamenti filosofici, teologici, sociologici e politici. Ci sono suggestioni importantissime che non riesco a sintetizzare.
Ma, se un filo bisogna tirarlo, allora non riesco a non prendere il capo dell'eterno ritorno della sopraffazione dei potenti sugli ultimi, che diventano carne da macello con le loro piccole vite. Oggi ho negli occhi gli stessi sfollati, umiliati, che trascinano via quello che resta della loro vita come nuove Ida, come nuovi innocenti Useppe. Se non è universale un racconto come questo! Ebbe successo al suo tempo perché parlava alle persone della vita che loro conoscevano.
Una grande scrittrice sa tradurre la vita in scrittura e sa renderla un modello che nel tempo non si deforma, perché parla di umanità e purtroppo l'animo umano si modifica più lentamente del tempo che scorre.
La narrazione non è delle mie preferite ma quando appare il saggio che esplora da vicino quegli anni ti prende e ti trascina soprattutto se si parla di fatti avvenuti nella tua città. La storia di Iduzza dalla sua famiglia alla sua stessa fine con l'incontro di diversi personaggi e diverse visioni politiche e sociali. Ciò che è molto interessante e posso dire attuale è il percorso del figlio Ninnarieddu partendo da fascista convinto cambiando opinione più volte. La parte più difficile da seguire e che ho trovato superflua parte dal 1946 fino alla fine, abbondanza di descrizioni e fatti a tratti superflui che fanno perdere il filo e lo si ritrova in alcune pagine a sprazzi. Senza l'audio non avrei continuato e mi sarebbe dispiaciuto, non mi piace lasciare un libro a metà o vicino alla chiusura quando voglio sapere come va a finire. In questo però da apprezzare c'è il racconto per Useppe, Davide e Ida nel buio luogo dello stress post traumatico che riflette le difficoltà vissute in ogni età.
Questo romanzo resterà sempre tra i miei preferiti! Un vero capolavoro della letteratura italiana del ‘900. E’la storia di Ida, maestra elementare e dei suoi due figli: Antonio detto Ninuzzo e Giuseppe conosciuto da tutti come Useppe. E’ la storia dell’Italia che cambia e che entra in guerra nel 1940. E’ la storia di tutte le persone che hanno vissuto quegli anni terribili. E’ la storia del coraggio di una madre, dei suoi sacrifici per crescere da sola, in quanto vedova, i suoi due figli. E’ la storia di Ninuzzo ragazzo di sedici anni come tanti, che insegue i suoi ideali e i suoi sogni E’la storia di Useppe bambino nato nel periodo della guerra e sopravvissuto alla fame, alle bombe, alla povertà E’ la storia del dopo guerra, dei sopravvissuti che hanno portato con sé ferite dell’anima impossibili da rimarginare… Una scrittura che ti tiene incollata alle sue pagine, che ti fa riflettere. I personaggi sono talmente ben caratterizzati che ti affezioni a tutti loro e arrivati all’ultima pagina ti mancano già… Davvero meraviglioso, da leggere assolutamente e tenere in libreria
Dopo aver girato l'ultima pagina ho abbracciato forte, forte questo libro, questa storia. In queste pagine si può leggere uno spaccato di vita degli anni della guerra vissuta da gente semplice che racconta una Roma che è ancora là, basta solo cercare bene. I personaggi entrano nel tuo cuore piano piano, quasi in punta di piedi. Così piano che quasi non li vedi entrare. Useppe, Ida, Nino e tutti i personaggi che ruotano intorno a loro ti raccontano con estrema sincerità la loro vita che per tutto il tempo della lettura diventa anche un po' la tua. Come tutti non puoi fare a meno di amare Useppe, di amarlo così tanto da farlo diventare tuo amico, tuo fratello, tuo figlio. E pagina dopo pagina anche tu come Davide credi che sia troppo bello per questo mondo. Bisogna assolutamente leggere questo libro perché dopo ci si sente così pieni di ogni emozione tanto che vorrai rileggerlo ancora e ancora.
Uno di quei libri, pochissimi, che bisogna leggere prima di morire, per rimanere vivi, per ricordarsi di essere umani. Uscito nel 1974, vende 600.000 copie e rimane ad oggi uno dei libri più venduti della narrativa italiana. Ambientato a Roma tra il 1941 e il 1947 racconta la guerra vista da chi non ha potere, dalle vittime che non possono, anche volendo, ribellarsi all'inesorabilità della storia. Romanzo mondo che ha come protagonisti una madre e due figli, li segue minuziosamente nella vita di ogni giorno facendoci sentire l'odore della polvere, l'umido dei muri, il marcio del cibo. È un disastro assoluto e totalizzante che però lascia innamorati della scrittura magica della Morante che ha avuto il coraggio di scrivere un romanzo fiume ottocentesco all'epoca inaccettabile dalla critica. Perdono i protagonisti ma vince la letteratura a uno dei punti in assoluto più alti che io abbia letto.
"Ogni individuo, pure il meno intelligente e l’infimo dei paria, fino da bambino si dà una qualche spiegazione del mondo. E in quella si adatta a vivere. E senza di quella, cadrebbe nella pazzia." Ogni personaggio della Storia della Morante, consapevole o no, sembra legato a questa riflessione. Ognuno vive la propria storia legata alla propria idea di mondo e vive e soccombe in base ad essa. Allargando la prospettiva anche la Storia umana è legata all' idea del mondo hanno dei potenti, con conseguenze sulla povera gente come il fascismo, il nazismo, le leggi razziali, la campagna in Russia, le deportazioni e tutta l' assurdità del1900, viste e vissute attraverso gli occhi azzurri e strani di Useppe. Romanzo da leggere, rileggere e rileggere...
Epopea di reietti nel contesto della II Guerra Mondiale e primo dopoguerra. Mi ha ricordato, per certi versi, I Miserabili di Hugo (per il sentimentalismo e la vicinanza agli ultimi) e Guerra e Pace di Tolstoj, per le inesorabili e drammatiche incursioni del contesto bellico nelle vite dei cittadini. Libro che si presta a essere sceneggiato, coi suoi tratti commoventi e fiabeschi. So ne hanno già ricavato un film: mi propongo di guardarlo.
Dire che si tratti di un romanzo sulla seconda guerra mondiale è fortemente limitativo! Si parla della guerra...assolutamente... ma è un romanzo di forza, di resistenza fisica e morale, di famiglia, di gatti, di cani, di disperazione e di nuovo di cani, di uccelli, di solitudini, di politica, di filosofia e di foreste...non ho mai letto niente di così dettagliato su così tante cose! l'ho appena terminato e mi sento devastata!
La Storia è un capolavoro che intreccia la tragedia della guerra con la fragilità umana. Elsa Morante racconta, con stile poetico e intenso, la vita di Ida Ramundo e di suo figlio Useppe, vittime di un'epoca brutale. La narrazione colpisce per la sua profondità emotiva e la capacità di rendere universale il dolore privato, trasformandolo in un inno alla resistenza umana. Un romanzo potente e indimenticabile.
Uno dei libri migliori che abbia mai letto. La lunghezza non deve spaventare. Dentro c'è tutto. Assume ancora più significato in questo periodo storico nel quale riemergono incubi del passato. Chi ha "nostalgie" dovrebbe leggerlo, ma proprio il fatto di avere nostalgie significa che ha scelto la via più semplice dell'ignoranza.
Un libro da leggere almeno una volta nella vita. Ho letto tantissimi libri ambientati durante la guerra ma questo la racconta da una prospettiva veramente originale. Ho messo 4 stelle solo perché in una parte, poco prima della fine, il tempo di narrazione è stato troppo lento, ma non toglie valore al libro.
Libro ancora godibilissimo nonostante siano passati cinquanta anni dalla pubblicazione. Bellissima la descrizione della morte di Giovanni e degli ultimi giorni di Useppe.
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longest book ive read since im on this app, but it was totally worth it. i don't think i will recover easily from Ida and Useppe story, still crying. Elsa Morante perché non ti studiamo a scuola?