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Terroni: Tutto quello che è stato fatto perché gli italiani del Sud diventassero «meridionali»

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Fratelli d'Italia... ma sarà poi vero? Perché, nel momento in cui ci si prepara a festeggiare i centocinquant'anni dall'Unità d'Italia, il conflitto tra Nord e Sud, fomentato da forze politiche che lo utilizzano spesso come una leva per catturare voti, pare aver superato il livello di guardia. Pino Aprile, pugliese doc, interviene con grande verve polemica in un dibattito dai toni sempre più accesi, per fare il punto su una situazione che si trascina da anni, ma che di recente sembra essersi radicata in uno scontro di difficile composizione. Percorrendo la storia di quella che per alcuni è conquista, per altri liberazione, l'autore porta alla luce una serie di fatti che, nella retorica dell'unificazione, sono stati volutamente rimossi e che aprono una nuova, interessante, a volte sconvolgente finestra nella facciata del trionfalismo nazionalistico. Terroni è un libro sul Sud e per il Sud, la cui conclusione è che, se centocinquant'anni non sono stati sufficienti a risolvere il problema, vuol dire che non si è voluto risolverlo. Come dice l'autore, le due Germanie, pur divise da una diversa visione del futuro, dalla Guerra Fredda e da un muro, in vent'anni sono tornate una. Perché da noi non è successo?

305 pages, Hardcover

First published January 1, 2010

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About the author

Pino Aprile

39 books14 followers
Pino Aprile è uno scrittore italiano. Giornalista e scrittore, pugliese residente ai Castelli Romani, è stato vicedirettore di «Oggi» e direttore di «Gente». Per la Tv ha lavorato con Sergio Zavoli all’inchiesta a puntate Viaggio nel Sud e al settimanale del Tg1, Tv7. È autore di diversi saggi, tra cui Il trionfo dell’apparenza (2007), Elogio dell’imbecille (2010), Elogio dell’errore (2011), tutti pubblicati da Piemme. Terroni, uscito nel 2010 e diventato un vero e proprio caso editoriale, e il successivo Giù al Sud (2012), hanno fatto di Aprile il giornalista «meridionalista» più seguito in Italia. Gli sono valsi molti premi, tra cui il Premio Carlo Levi nel 2010, il Rhegium Julii nello stesso anno, e il Premio Caccuri nel 2012.
Sempre per Piemme ha pubblicato il pamphlet Mai più terroni nel 2012 e Il Sud puzza. Storia di vergogna e d'orgoglio nel 2013; nel 2016 esce Carnefici e nel 2017 collabora alla scrittura del saggio Attenti al Sud. Del 2018 è invece L'Italia è finita. E forse è meglio così, e del 2019 è Il potere dei vinti editi sempre da Piemme.

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Profile Image for Procyon Lotor.
650 reviews111 followers
January 29, 2018
Lo storico Paglietta, del foro partenopeo.

Il libro vorrebbe essere un libro di storia, economica militare politica e sociale, con lo scopo dichiarato di confortare e svegliare le coscienze del Sud attraverso la dimostrazione che l'unità d'Italia fu una conquista e una guerra civile; proseguendo poi come una spoliazione e una truffa. Fin da subito il tenore però non è aulico, ma scende a un più popolare: "ci hanno fregato". Il "ci" essendo il Regno delle Due Sicilie e il Piemonte savoiardo il truffatore.
Parte bene, con l'elencazione delle più gravi omissioni ed abbellimenti della storia nazionale, omesse non solo da sussidiari per piccini e libri liceali, ma praticamente pure da ogni rievocazione televisiva e, spesso, poco più che latenti anche nei corsi universitari. Sono vere serie omissioni interessate, salvo che quando imputa al Piemonte una disumana ferocia, lo fa intuitu personae.

Cioè si attribuisce al Piemonte una specifica volontà di massacro, arriva addirittura a paragonarli ai nazisti, quando era - ahimè - la prassi. La mortalità nei coevi campi di concentramento Nordisti (quelli di Lincoln non di Cavour) fu intorno al dieci per cento mensile, fino al quaranta percento annuo. Leggansi le battaglie della guerra di Crimea o quelle di Napoleone che non esitò a perdere il 75% e oltre delle sue forze in Russia.

http://upload.wikimedia.org/wikipedia...

Le feroci repressioni al brigantaggio sono comuni pure al governo di Ferdinando e del figlio Francesco, per non dire che sconquassi fece il Masséna inviato di Napoleone. Perché? Perché c'erano (e spesso usati con finalità mafioso terroristiche dai possidenti) anche prima.

http://www.treccani.it/Portale/elemen...

Quanto alle virtù modernizzatorie di Ferdinando, vero che è dipinto assai peggio di quanto non fu - anche per interessate mire anglofrancesi, ma non sono certo fosse come Aprile sostiene, tanto che dovette reprimere una secessione siciliana, luogo dov'era odiatissimo ben prima degli interventi piemontesi. Insomma, per voler strafare, toppa.

E il resto è su quella linea. Molte informazioni sono utili e vere (e poco comuni), e la divulgazione avrebbe fatto bene alla causa dell'Italia, non solo del Sud, ma sono combinate in modo talmente tendenzioso, omissivo e unilaterale (e insultante sia per chi scrisse i Malavoglia che per una buona parte di Sciascia) da essere certo fomento per un bel po' di voti leghisti alle prossime elezioni. Non per caso, il padaniame è un bell'obbiettivo per Aprile, e li trae in mezzo ogni volta che può, facile opera - visto la quantità di spunti di beceraggine certificata, ma arriva a dire che il padaniota è spesso un "ex-terrone", e che questi sono coloro che ce l'hanno di più col Sud. Tutti plagiati dalla propaganda evidentemente. Quindi, secondo Aprile, c'è un'indubbia componente geografica del QI, passi la linea Gustav e ne perdi il 20%, ma oltre la Gotica un ben più cospicuo 40%! Se rimani a Napoli sei Carmelo Bene, a Bulåña già sembri Fabio Volo e se passi il Brennero tenderai a salutare - con strida e urletti - ogni Tarzan che passasse presso.

Tutta sta tirata sul furto piemontese dell'Oro di Napoli, scordando di ricordare che l'oro era d'o'rrè, che sennò, visto com'erano messi, ne avrebbero potuto spendere un po' per alleviare le disastrose situazioni della città. E invece no.
Com'erano messi? Dalle visite dell'odiatissima leva piemontese, malissimo: pieni di tare da denutrizione e vita malsanissima per miseria. O ricordare che contro Garibaldi o'rrè ebbe seri problemi mancando non solo di strade decenti in Calabria (mai fatte nonostante l'oro d'o'rrè) ma nemmeno di una cartografia decente, mai fatta pure quella.

Peccato. Incominciare con "tutti coglioni quelli che non la pensano come me" è frequente, ma non porta benissimo. Denuncia i bachi de "l'inferno" (ottimo libro) di Bocca poi fa di peggio. Tra l'altro i bachi in quel libro eccome se esistono, ma li ha corretti Saviano, senza dar del cretino a Bocca ma integrandolo.
Ma in fondo un sussulto leghista è ciò che Aprile purtroppo si augura: per generare una secessione del Sud guidata dal Sud per l'interesse del Sud. Sappiamo come andò a finire.

- Rhett! Rhett! Rhett! Rhett! Se te ne vai che sarà di me? Che farò?
- Francamente, me ne infischio!
Profile Image for Laura V. لاورا.
543 reviews80 followers
December 8, 2017
Fratellastri d’Italia
(recensione del febbraio 2015)

È un libro che fa male, dalla prima all’ultima pagina. Fa arrabbiare, inorridire, riflettere…
Questo eccellente lavoro di Pino Aprile permette di scoprire e approfondire una oscura e dolorosa pagina di storia nostrana che la storiografia ufficiale non ci racconta perché, si sa, a dettarne il contenuto sono stati i vincitori.
Vincitori e vinti, dunque; a consacrarli tali una guerra che i primi hanno chiamato di liberazione, i secondi di invasione. La guerra è quella che iniziò nel 1861 con l’unità d’Italia e che, in un certo qual senso, continua ancora oggi; e le sue conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.
Ma che razza di Paese è quello in cui la sua metà viene lasciata intenzionalmente in una condizione di svantaggio economico e sociale? Che Paese può mai essere quello nel quale una parte di popolazione, sulla base di pregiudizi, ignoranza e quanto di peggio possa concepire il pensiero umano, si arroga il diritto di insultare e umiliare l’altra? Quale futuro può avere un Paese del genere? C’è poco da argomentare: l’Italia è nata male e, alla luce dell’attuale situazione, altrettanto male finirà. Personalmente - e mi dispiace dirlo - non nutro alcuna speranza in tempi migliori (se non sono stati sufficienti oltre 150 anni di storia unitaria, quando arriveranno?) né mi sento orgogliosa di appartenere a un Paese come questo creato sul sangue di tanta gente inerme. La sola unità nazionale raggiunta (e pienamente!) è quella delle ruberie dei politicastri di ogni colore, da nord a sud, isole e province autonome di non italica tradizione comprese. Per il resto, altro che unità! Più che fratelli, in generale, siamo rimasti sempre e soltanto dei fratellastri.
Da isolana e italiana sulla carta non posso che sentirmi vicina alle genti del Mezzogiorno della penisola, poiché anche noi siamo stati occupati e trattati alla stregua di una colonia dalla non certo rinomata casa reale savoiarda. E questo già a partire dai primi decenni del XVIII secolo, oltre cent’anni prima della proclamazione del Regno d’Italia nel 1861.
Come Paese unitario abbiamo avuto un’altra occasione per cambiare rotta e ricominciare, al termine del secondo conflitto mondiale, ma anche dalle macerie della guerra è purtroppo venuto fuori altro schifo. Parafrasando quanto è stato detto di recente al processo per il disastro della Concordia da un sostituto procuratore contro un noto capitano (ecco, forse l’immagine della nave da crociera naufragata all’Isola del Giglio tre anni fa rappresenta alla grande l’immagine del nostro Paese), che Dio abbia pietà dell’Italia perché noi, i cosiddetti italiani, non possiamo averne alcuna.
Profile Image for Dvd (#).
512 reviews93 followers
November 3, 2017
Se fossi in malafede potrei esordire dicendo "Sebbene io venga dal profondo Nord, non ho nessun pregiudizio verso il Sud e verso i meridionali per questo, questo e quest'altro motivo". Oppure potrei premettere che ritengo la Lega Nord un partito di minorati mentali, che il Nord è stato ed è, in parte, un problema per il Sud (ma nello stesso tempo un enorme possibilità di riscatto), che i fatti della mia vita m'hanno portato molte volte giù per l'Italia e che mi sono sempre trovato benissimo e a casa, pur con certe perplessità (frutto di osservazioni, di vari pregiudizi, di un modo differente di concepire alcuni aspetti del mondo e della vita).

Tuttavia non sono in malafede e, pur pensando tutte quelle cose, non vorrei usarle qui come premessa. Vorrei solo conoscere e leggere un resoconto oggettivo e storicamente attendibile degli anni dell'Unità italiana: perché sono semplicemente curioso di approfondire i motivi del ritardo del Sud e dei suoi mille problemi che si trascinano sempre negli anni e perché credo fermamente che la verità farebbe bene a tutta questa nazione di eterni imbroglioni e simulatori. Tutto qui. Con umiltà e cercando di togliermi di dosso quella certa aria di superiorità che inevitabilmente ti finisce addosso (cosa, questa, che farebbe bene a tutto il Nord).

Poi mi imbatto in questa "cosa". Che non è un saggio di storia, e quindi gli si può perdonare l'assenza delle note a piè di pagina o a fine libro come si fa di solito coi bravi giornalisti, che di solito sanno raccontare (e questa bravura gli vale la mia totale assoluzione). I bravi giornalisti, però, ti schiaffano sempre, da qualche parte, una bibliografia di qualche pagina di saggi, monografie, articoli, come si fa in un qualunque testo che voglia darsi una rispettabilità scientifica.
Qui non c'è niente di simile. Il problema, purtroppo, non sta però solo lì.
I problemi sono tanti, e sono talmente enormi da far precipitare la "cosa" negli abissi più oscuri della spazzatura editoriale. Questo "saggio" è il fondo della fossa delle Marianne della saggistica storica.

Prima di tutto, è scritto e pensato malissimo. Il testo è imbarazzante a livello sintattico; è ancor più imbarazzante dal punto di vista strutturale, saltando di palo in frasca a ogni momento (a livello storico, temporale, culturale); è reso illeggibile da centinaia di ridicole e infantili domande retoriche che vengono continuamente poste. La divisione in capitoli è puramente indicativa, poiché non si segue un filo logico, ma un groviglio che mischia di tutto. E quando dico di tutto, intendo veramente di tutto.

Poi c'è la parte puramente storica. Che è semplicemente un vergognoso, interminabile, terrificante piagnisteo degno del peggior macchiettismo antimeridionale. Un lamento tutt'altro che nobile e dolente (come alcuni fatti drammatici avvenuti in quegli anni avrebbero potuto - dovuto! - far nascere), carico di un livore e di un odio tanto violento e feroce verso il Nord Italia da far impallidire anche i migliori (si fa per dire) leghisti. Un odio che trasfigura il resoconto storico in un insieme disordinato e informe di fatti (trattati sempre in maniera clamorosamente partigiana), sensazioni e dati. Senza che ci sia una, e dico una, assunzione di responsabilità o autocritica.

Sui dati si potrebbe tranquillamente scrivere un libro di replica pari all'originale. Ci sono talmente tante balle e talmente colossali da non poter essere qui raccontate tutte; alcune sono già state trattate nelle recensioni (mie o di altri) di altri libri di quel periodo.

Due cose mi hanno però colpito molto e vale la pena raccontarle.
La prima è l'intero capitolo "Educazione alla minorità", in cui si cerca di ricondurre la passività dei meridionali rispetto ai problemi della loro terra all'effetto di una sorta di secolare esperimento psicologico sociale imposto dai settentrionali (sul modello, per intendersi, dei meccanismi che portarono - sto citando - cittadini assolutamente normali a diventare spietate guardie carcerarie nei lager nazisti). Il Nord che arrivò, colonizzò, sradicò usi e punti di riferimento secolari per imporre la propria dominazione. Punti di riferimento che erano la monarchia più reazionaria e arretrata d'Europa, un clero onnipresente e pochi latifondisti onnipotenti. Punti di riferimento "antichi", dice l'autore, come quelli che hanno Giappone e Cina. Già. Peccato che Giappone e Cina siano cresciuti e diventati moderni - pur con tutti i limiti e i disastri scatenati da tale trasformazione - solo dopo che quei "valori antichi" (che, di solito e in una parola, si chiamano medioevo) erano stati sostituiti parzialmente o del tutto. Bene o male che fosse dal punto di vista antropologico e culturale.
Che l'Unità non abbia poi risolto tutti i problemi, che ne abbia creato di nuovi è sacrosanta verità: ma affermare quello che ho, brevemente, riportato sopra, con quei paragoni, è un'offesa sia al Meridione che alla verità.

La seconda cosa è il fatto compiuto, secondo l'autore, del complotto che Francia e UK ordirono per far crollare l'idilliaco Regno delle Due Sicilie. Piano malefico organizzato col favore della Massoneria e con beneficiario il Regno di Sardegna perché (udite udite) le due superpotenze europee del tempo temevano la concorrenza economica del Regno borbonico. Sì, avete capito bene. Francia e Gran Bretagna.
Non mi dilungherò a ripetere le castronerie sulle classifiche economico-militare-tecnologiche copiate e incollate dai formidabili siti neoborbonici per confutarne le incredibili (nel senso più letterale del termine) tesi, ma mi limiterò a una semplice osservazione.
Se Francia e UK temevano economicamente un Regno da 8-9 milioni di abitanti, con il livello industriale e tecnologico che aveva (al loro confronto), per quale motivo contribuire a disfarlo e favorire coscientemente la formazione di un nuovo stato di 25-30 milioni di abitanti potenziali, con capacità industriali, militari, politiche enormemente superiori?
So già che non riceverò risposta.

Concludo dicendo semplicemente che questo libro è prima di tutto un'offesa al Meridione, a tutte le persone che cercano ogni giorno di migliorarlo facendo del loro meglio; è un'offesa alla memoria degli anni violenti e drammatici dell'Unità, poiché non contribuisce affatto ad avvicinarsi alla verità e a comprendere quelle tragedie; è un'offesa al Nord Italia, che ha le sue innegabili colpe, ma che non può tollerare di essere preso come un caprio espiatorio; è un'offesa alla ricerca storica e alla letteratura.
Questo libro è soltanto una spalla su cui i peggiori istinti del Sud (nostalgici, criminali, ladri, profittatori) possono appoggiarsi e, sorridendo maligni, raccontarsi come le colpe siano tutte degli altri. Affinché tutto rimanga sempre uguale.

Complimenti, Aprile.
Profile Image for paper0r0ss0.
651 reviews57 followers
September 1, 2021
L'altra faccia della medaglia? Puo' darsi, ne esiste sempre una. Questo titolo prometteva bene, in particolare di gettare un po' di luce su quella che fu l'annessione (oggetivamente non la liberazione) dall'Italia del sud. E la prima parte mantiene ampiamente le aspettative. La guerra di sterminio, piu' che di conquista, messa in atto dall'esercito piemontese e' tanto sorprendente quanto sconosciuta ai piu'. Nessuno o quasi ne ha mai parlato chiaramente al grande pubblico, men che meno nelle aule scolastiche. Fucilazioni, esecuzioni di massa, deportazioni di percentuali raccapriccianti di popolazione, e tutto ai danni dei "liberati". Anche lo sconquasso economico conseguente e la sistematica rapina operata dai liberatori sull'orlo della bancarotta, sono dati solitamente oscurati, sebbene le conseguenze si ripercuotano sino ai nostri giorni. Esaurita questa parte arrivano le dolenti note: l'esposizione, declinata con una lamentazione simil-sarcastica e verbosamente retorica, ha il sopravvento, col bel risultato di rendere la lettura una vera e propria fatica. Una maggiore pulizia di stile e tono avrebbe reso di gran lunga piu' tagliente ed efficace il tutto.
Profile Image for Solor.
162 reviews12 followers
February 1, 2012
Non ho apprezzato lo stile aggressivo dell'autore e molte volte mi sono trovato confuso nella marea di citazioni da altre opere letterarie. Ma del resto persone come Bossi, Calderoli, Borghenzio fanno ribollire il sangue anche ai piu' moderati. Per capire come un movimento razzista e xenofobo sia arrivato al governo dell'Italia (Tutta), Aprile offre un buona analisi.

Inoltre bisogna ammettere che i fatti riportati (ignorati dai curriculum scolastici e dalla stragrande maggioranza degli Italiani) pone il Risorgimento sotto una luce completamente differente:

Colonialialismo non Liberazione, sembra essere stata la ragione dei Piemontesi per occupare il Regno delle due Sicilie.

Nasce così' il Meridionalismo e i Meridionali. Il capitolo chiave del libro e' "l'Educazione alla minorità'" che spiega con strumenti di antropologia e psicologia sociale come gli Italiani sono arrivati ad accettare il divario socio-economico trai i due poli della nazione attraverso 150 anni di unita'.

Profile Image for Patty.
140 reviews48 followers
January 3, 2011
Ho letto questo testo spinta dalla curiosità: padroneggiava sulla scrivania di mio suocero entusiasta.
E ho capito la ragione: è un libro che parla allo stomaco. E questa è la ragione primaria per cui non mi è piaciuto. La verve, la rabbia che trasuda da ogni pagina ha l'unico obiettivo di infiammare chi è completamente a digiuno della Questione meridionale o almeno della storia del nostro Paese.
Ma la Questione meridionale merita molto di più del rigurgito di un nostalgico borbonico.
E lo stile? Irritante.
Allora perchè due stellette? Fra le pagine si possono trovare riferimenti a testi sulla questione meridionale ben più scientifici, corposi, documentati, di questo libro che in fondo non rende un buon servizio alla causa.
Profile Image for Tex-49.
739 reviews60 followers
May 23, 2019
Molto interessante, forse esagerato in qualche punto, ma mette allo scoperto delle situazioni poco note e fa venire il desiderio di approfondire gli argomenti trattati.
Profile Image for Antonio Rosato.
884 reviews54 followers
October 25, 2023
Stiamo sempre a lamentarci dell'arretratezza del Sud Italia e siamo sempre pronti a studiare ed a proporre (specie in qualunque campagna elettorale) nuove misure per colmare il divario tra Nord e Sud… ma ci siamo mai chiesti da dove nasce ed il perché di tutta questa arretratezza? Bene, se non lo sapete… è d'obbligo leggere questa bellissima opera di Pino Aprile che, tra l'altro, anche se composto da poco più di 300 pagine, la sua lettura scorre fluida e veloce. Dipendesse da me ne farei, seduta stante, un testo scolastico.
Si parte dal periodo sabaudo, 1861 circa, e si ripercorre tutta la storia del Meridione, intrecciandola spesso con quella nazionale: quindi, spazio al saccheggio economico e materiale del Regno delle Due Sicilie nel primo periodo dopo l'Unità d'Italia ed a tutte le falsità dei libri di storia. Ed ampio spazio viene dato anche alla controversa figura (con l'autore che sembra quasi schierarsi dalla sua parte) di Liborio Romano che, nonostante fosse ministro dell'Interno del Regno delle Due Sicilie e personaggio di spicco della politica del suo tempo, fu pronto a prendere contatti con Cavour e Garibaldi per favorire l'annessione (e non l'Unità come ci racconta la storia ufficiale) del Sud dei Borboni al Nord dei Savoia.
[https://lastanzadiantonio.blogspot.co...]
Profile Image for Maria.
5 reviews10 followers
December 11, 2017
Vedo molte recensioni criticare il tono 'di pancia,' 'arrabbiato,' 'aggressivo' dell'autore del libro. E sono d'accordo Tuttavia, non mi sembra che il libro abbia la pretesa di porsi come un'opera accademica, anzi; penso il suo scopo principale sia divulgare informazioni e idee che la maggior parte delle persone (significativamente, anche la maggior parte dei meridionali) non ha mai avuto l'opportunità di accedere. Lo stile quindi non può essere quello piatto, arido di un normale saggio, poiché questo allontanerebbe molti lettori dal libro, visto che lo renderebbe non alla portata della "gente comune".
E poi, mi concedete di dire che, considerando la percezione nazionale dell'inferiorità Meridionale, uno s'incavola pure all'apprendere tutto quello che ci è stato fatto nel corso della storia d'Italia? Io penso che la rabbia, in questo contesto, ci sta. E pure lo stupore nel vedere che tanti meridionali pensano che il libro sia troppo "arrabbiato". Perchè a me sembra che lo scopo del libro sia proprio quello di farci arrabbiare.
22 reviews
January 20, 2018
L'ex-direttore di "Gente" mette insieme una serie di fatti - alcuni veri, altri probabilmente inventati - per dare una sua personalissima spiegazione del sottosviluppo del Sud Italia. Il risultato e' una nuova e originalissima "teoria del complotto": se il Sud di oggi e' sottosviluppato, tutta la colpa e' dei Piemontesi. La ricostruzione-scoop di Pino Aprile e’ stata aspramente criticata dai piu' esperti studiosi della Questione Meridionale. Molto ci sarebbe da dire sulle ragioni del suo successo editoriale. Non e’ meridionalismo, ma leghismo del Sud. Sconsiglio vivamente.
Profile Image for Antonio Nanetti.
1 review
February 20, 2018
Il libro non è scorrevole e non è di lettura piacevole. Trasuda un risentimento forse giustificato, ma che termina per togliere obiettività ai pur solidi argomenti proposti. Non ho apprezzato neppure la continua interruzione del flusso narrativo con incisi e parentesi.
Ritengo tuttavia "Terroni" una lettura importante e da suggerire.
Chi conosce un poco l'Italia del sud nota il contrasto fra la straordinaria bellezza antica e un moderno avvilimento. Molte parti d'Italia sono così, ma qui la floridezza di un tempo sembra aver ceduto di fronte a un punto di crisi senza possibilità di ripresa.
L'Autore individua questa discontinuità nella formazione dello Stato Italiano Unitario, con i suoi brutali atti d'invasione nei confronti del Regno delle Due Sicilie, indipendente, e la profonda spoliazione delle sue ricchezze, eseguita per arricchire un nord assai più desolato e mai più compensata. Aggravata, semmai, nel tempo.
Non sono uno storico e non ho elementi per pesare questi argomenti, che tuttavia appaiono convincenti. Ai tempi della scuola, il racconto di fatti risorgimentali pareva la narrazione epica fornita da chi ha vinto una guerra: Garibaldi, i Mille... Imprese tanto eroiche da apparire inverosimili. In quel periodo poco si studiava di ciò che era il sud e di quanto vi accadeva; temo che le riforme dei programmi scolastici non abbiano rimediato alla lacuna.
Invece, sulla spinta ideale del Risorgimento devono essersi innestati fenomeni assai concreti di predominio territoriale, che hanno portato alla rovina intere fasce di popolazione, soprattutto meridionale, causando crisi demografiche ed economiche, emigrazioni di massa, nascita di reazioni poi maturate in delinquenza e così via. Sono ferite che l'ultimo secolo e mezzo non è riuscito a guarire per colpa e dolo della politica italiana, monarchica prima e repubblicana poi.
Il libro fornisce una lettura della condizione attuale del meridione d'Italia alla luce di fatti periunitari il cui racconto non arriva a tutte le parti del paese. Offre anche elementi per riconoscere l'infondatezza di certi pregiudizi settentrionali, talvolta alimentati da una politica sciatta e dai valori scadenti, per poterli abbattere.
"Terroni" contribuisce a far conoscere meglio la storia recente e l'attualità di questo paese pieno di bellezze, ingiustizie e contraddizioni. E dà la speranza che l'Italia, ricomposte antiche fratture, possa conquistare la propria normalità.
La provocazione e la durezza della scrittura passano in secondo piano rispetto ai contenuti: per questi motivi, a mio parere, il libro merita quattro stelle.
Profile Image for Francesco.
1,686 reviews7 followers
January 19, 2015
Una lettura interessante per osservare un punto di vista (decisamente schierato) sulla cosiddetta "Questione Meridionale".

Aprile apre il libro riportando fatti poco noti sulle barbarie perpetrate dai Garibaldini prima e dai Piemontesi poi, ma da lì prosegue con una verve anti-nord che finisce per portarlo dalla parte del torto.
Intendiamoci, ha ragione ad essere irritato per la differenza di trattamento che i Savoia e i governi successivi hanno riservato al Sud, ma da qui ad accusare indiscriminatamente tutti i "Nordici" di essere antimeridionali ce ne passa. Quando critica la Lega Nord ha, in parte, ragione; ma quando critica, per esempio, Moretti (allora ancora AD di Trenitalia), pecca di eccessive critiche, addossandogli la colpa di tutti i disservizi delle Ferrovie.
Puntualmente, Aprile riporta esempi positivi di città del Sud, mascherandoli con il nome di città del Nord per poi "svelare" che l'esempio virtuoso è meridionale, come se il libro fosse scritto appositamente per dei nordici imbecilli che non capirebbero altrimenti.
Il tono di costante camaraderie coi fratelli Terroni, e la consapevolezza di appartenere ad un club esclusivo (seppure di discriminati) è alla lunga stancante ed irritante, perché sembra quasi voler dire: voi del nord ci snobbate e rifiutate, noi del sud vorremmo partecipare MA in fondo siamo diversi e vogliamo restare diversi. Che è poi la tesi che, a parole, il libro dovrebbe confutare...
Profile Image for Rocco Silvestri.
11 reviews2 followers
January 20, 2024
Orribile. Un libricino di 300 pagine in cui Pino Aprile crede di poter riassumere tutti i problemi del Sud. Il risultato: una carrellata di temi disconnessi fra loro e trattati con estrema superficialitá, senza una sequenza logica o lineare. Un comizio da bar, pieno di cose prese a caso qua e la, non approfondite e trattate senza tenere minimamente conto della realtá storica del tempo. Un libro completamente di parte che esclude completamente ogni responsabilitá dei meridionali sui problemi della propria terra e che cerca di dipingere il Regno delle Due Sicilie come una sorta di Terra Promessa. Per colmare alla ovvia mancanza di contenuti, Pino Aprile vomita nelle pagine una marea di citazioni da altri libri, saggi, articoli, spesso neanche attinenti al tema trattato e forse piú orientate a mettere in evidenza una presunta elevatura intellettuale dell´autore (e per riempire un libro che altrimenti sarebbe rimasto vuoto). Fallisce miseramente il tentativo di far sorridere il lettore con delle continue battutine sarcastiche. Voto 1.
3 reviews3 followers
February 9, 2011
Chi non conosce la storia non conosce se stesso. Questo libro é una finestra aperta su un dramma lungo centocinquantanni, intriso di menzogne, ipocrisia e disprezzo per tutto ciò che di sacro ci dovrebbere essere alle fondamenta di una nazione.
I problemi dell'Italia di oggi sono il frutto naturale di una storia inventata, di uno sviluppo deforme e ingiusto, di una cittadinanza negata e di una dignità calpestata.
Da leggere d'un fiato e da meditare a lungo.
Profile Image for Rita.
45 reviews
January 15, 2012
Solo lamentazione. Speravo in un libro informativo sulla questione meridionale, speravo di trovare fatti storici su cui costruire la MIA opinione. Invece no, la solita lamentazione, il solito piagnisteo sterile all'italiana.
Profile Image for Orazio spoto.
10 reviews1 follower
June 13, 2011
3 stelle per la passione con cui è scritto. Peccato che storiografia e passione non vanno tanto d'accordo e alla lunga il libro (e il messaggio) ne risente.
Profile Image for Padmin.
991 reviews57 followers
September 20, 2017
"Io non sapevo che i piemontesi fecero al Sud quello che i nazisti fecero a Marzabotto. Ma tante volte, per anni. E cancellarono per sempre molti paesi, in operazioni "anti-terrorismo", come i marines in Iraq.
Non sapevo che, nelle rappresaglie, si concessero libertà di stupro sulle donne meridionali, come nei Balcani, durante il conflitto etnico [...]
Ignoravo che, in nome dell'Unità nazionale, i fratelli d'Italia ebbero pure diritto di saccheggio delle città meridionali, come i Lanzichenecchi a Roma".
Questo è l'incipit del libro. Che ha riproposto sui Social la stessa diatriba, le stesse "divisioni" Nord-Sud che intendeva denunciare.
Ora, a differenza dell'autore, io qualcosa sapevo, sebbene non avessi mai trovato il modo di approfondire.
Seguimi.
"1860. Un esercito di napoletani, imbottiti dell'idea di Patria, tentò di buttare a mare un pugno di briganti che assaliva la sua Patria. Fra quei briganti c'erano diversi ufficiali napoletani disertori della loro Patria. Per l'appunto furono i briganti a vincere. Ora ognuno di loro ha in qualche piazza d'Italia un monumento come eroe della Patria."
Questo brano è del 1965. Autore: Don Lorenzo Milani (Lettera ai cappellani militari).
Ecco uno che "sapeva" (e che insegnava quel che sapeva).
------------------
Il libro ha una sola pecca: lo stile. Troppo colloquiale (sembra di stare ad un tavolino del bar ad ascoltare lo zio d'America -zio emigrato dal Sud, verosimilmente- che discetta di storie terribili e "maravigliose"). Trattandosi di un pamphlet, l'opera è chiaramente, com'è giusto, di tipo divulgativo (con l'autore che correttamente, senza infingimento alcuno, si muove per quello che è: un giornalista), ma la materia è così seria ed aspra ed ostica che avrei preferito un taglio diverso, un maggiore equilibrio di forma e contenuto.
5 reviews
August 7, 2017
Tesi di fondo condivisibile, ma la ricostruzione storica è discutibile

Il grosso limite di questo libro lo illustra l'autore stesso a pagina 51: "Le cose infami che affastello qui, non hanno ordine cronologico o ambizione di puntiglio storico: sono un elenco sparso delle botte di rabbia cumulate leggendo, in tanti anni, cosa ci hanno fatto". Tanta emotività e poco rigore storico. E così spesso si forniscono cifre senza chiarire le fonti o, in alcuni casi, non si riesce a distinguere l'ironia dalle affermazioni serie. Il brigantaggio poi viene idealizzato mentre il Regno delle due Sicilie è presentato quasi come l'Eldorado. Tuttavia, nonostante le esagerazioni, le omissioni e l'eccessiva enfasi, gli spunti di riflessione interessanti ci sono e sono tanti. Le stragi di civili di cui si parla nel libro ci furono davvero e in pochi ne sono a conoscenza. Che al Sud si venga educati alla minorità è un altro dato di fatto. Ma è la tesi di fondo quello che condivido in pieno: è mancata, in 156 anni, la volontà, innanzitutto politica, di portare il Mezzogiorno allo stesso livello di sviluppo del Nord. E le infrastrutture - tra le altre cose - lo dimostrano, con le ferrovie costruite nelle colonie africane ma non a Matera e con l'alta velocità che si ferma a Salerno. È un libro controverso, scuote e fa riflettere, a volte fa storcere la bocca, ma è sicuramente da leggere.
Profile Image for Maurizio .
1 review
January 22, 2017
In uno dei capitolo l'autore scrive "Il tono di voce cresce al calare della civiltà e misura la decenza persa" e devo constatare, purtroppo, che durante la lettura mi son sentito spesso urlare contro, piuttosto che essere guidato in un'argomentazione pacata e razionale.
Dalle parole di Aprile trasuda la rabbia per i torti subiti e l'apparente cecità dei meridionali di fronte all'evidenza. Capisco che, probabilmente, esagerando i toni punti a recuperare quantomeno una consapevolezza perduta, e probabilmente ci riesce, ma non ne condivido lo stile. Il rischio è quello di additare l'insensato razzismo Leghista e generare un odio uguale ed opposto.

I contenuti sono validi, chiaramente di parte, e sarebbe interessante analizzare le controargomentazioni per capire dove risiede la verità (probabilmente da qualche parte nel mezzo). Lo stile di scrittura, al di là dei toni accesi, risente negativamente dei lunghi e frequenti incisi. Spezzano il filo del discorso e dopo un paio di ore di lettura la tentazione di saltare a piè pari tutto ciò che è racchiuso tra parentesi è forte.

Voto 4 stelle, anche se forse ne meriterebbe 3,5.
Profile Image for Grazia Pugliese.
62 reviews17 followers
January 8, 2018
Ricordo ancora quando, a partire dalle scuole elementari, la maestra di storia ci faceva imparare a memoria “La spigolatrice di Sapri” (una delle più conosciute poesie risorgimentali scritta da Luigi Mercantini in memoria dell’impresa di Carlo Pisacane) e il “Va, pensiero”, mentre ci raccontava con occhi commossi la storia dei nostri patrioti. Poi, per fortuna, crescendo ho iniziato ad aprire gli occhi e a leggere molto… in alcuni testi usati al liceo si cominciava ad accennare non più all’unificazione della penisola, ma alla sua piemontizzazione; tuttavia, questa verità, la VERITà;, veniva appena accennata… Poi ho letto il saggio di Aprile, e i miei dubbi hanno avuto definitiva conferma.
Consiglio il volume a tutti, soprattutto ai ragazzi, sia del nord sia del sud: solo conoscendo davvero il nostro passato riusciremo a scrollarci di dosso inutili pregiudizi che ci precludono il nostro futuro.
83 reviews
December 14, 2025
Se si riescono ad affrontare le 30 pagine iniziali di rancoroso eloquio di Pino Aprile, poi si possono trovare dati interessanti sul nostro meridione e storie che possono anche mettere in discussione quanto fino ad oggi abbiamo dato per assodato sull'incapacit� di svilupparsi di un pezzo di Italia.
Un libro che aiuta a guardare da un'altra prospettiva una terra tanto bella quanto incredibilmente arretrata rispetto al resto del Paese.
Peccato che i toni dell'autore sono spesso esacerbati nei confronti del nord, talvolta a ragione, spesso per pura presa di posizione. In generale, ma a maggior ragione in un momento storico in cui c'� bisogno di unire anzich� dividere, questo appesantisce parecchio la lettura toglie una stella al libro e lo avvicina ad un manifesto di un partito di strilloni (l'ennesimo).
Al netto dello scadente stile dell'autore, una lettura da fare per capire meglio il contesto in cui viviamo.
19 reviews1 follower
January 27, 2020
I wanted to rate this more than 3 stars but while the subject was interesting the manner in which it was written made it a more complicated read than it probably needed to be. It’s an important subject and the author is very passionate in describing the scars of the past and the continued distance between the different regions of the country. While I got a lot of this book because my families hometown featured heavily in the early chapters, it was at times, a tedious read. The author tries a little too hard to make his point and stuffs the book with example after example until I found myself wanting for him to move on. I also would have liked to have the sources that he mentions in a reference section in case I wanted to learn more.
Profile Image for Adrian.
5 reviews1 follower
January 8, 2023
This book should be part of the Italian curriculum. It outlines the injustices, genocide and exploitation of southern Italy since reunification. It’s the response to the northern cry that southerners are all useless spongers, whereas the historical record tells a different tale. My biggest gripe with this was that it was often repetitive and because of that, had a whiney tone to it. There were points that could have been better bundled together. However, it gets five stars from me for not only articulating the history, back solidly backing it up throughout with statistics, from present day to before unification. I read the English translation of this and it was faultless, but someone without a familiarity with the Italian language and politics may feel lost. (Footnotes could rectify that)
Profile Image for Antonio.
107 reviews
July 23, 2018
un bel libro, a tratti un pò noioso, ma non si potrebbe fare altrimenti, i nomi, i fatti e i dati devono essere raccontati... Non si merita molte stelle (chiaramente secondo me) perchè parte da un'idea, e cioè che l'italia è una e indivisibile, che i meridionali devono prendere coscienza e ribellarsi, e finisce con un'altra, che l'unica soluzione è la separazione. E quando uno arriva a fine libro, super incazzato per tutto quello che viene a sapere non può far altro che dire "è vero, dobbiamo separarci"...ma, ripetendo quello che lui stesso scrive all'inizio, noi meridionali dovremmo tenere di più all'unità, proprio perchè l'abbiam pagata con il sangue!
Profile Image for F..
128 reviews
December 31, 2020
Interessante sapere che anche la storia che crediamo di conoscere ha tante altre verità che non ci vengono raccontate. Ma ho abbandonato la lettura per via dell'insopportabile tono passivo aggressivo dell'autore e per la mancanza di riferimenti bibliografici che avrebbero fatto di questo libro un vero saggio. Così è solo un insieme di informazioni e opinioni mal amalgamate e non verificabili. Meglio affidarsi ad altre fonti per farsi un'idea più esatta di come siano andate veramente le cose.
Profile Image for Angela Corruggiero.
14 reviews
February 7, 2021
Nel complesso è un buon libro. Molte vicende non le conoscevo pur essendo del Sud. Le uniche due pecche che ritengo di aver trovato sono state la divagazione su argomenti che non ho trovato molto collegati al tema centrale del libro e il passo dove insiste sul fatto che al sud sono stati privati dei padri e che la mafia esiste perché, senza uomini, era tutto in mano alle donne. Non sono riuscita a comprendere le reali intenzioni dell'autore nello scrivere ciò.
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