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Pan

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Book by Francesco Dimitri

461 pages, Paperback

First published June 1, 2008

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Francesco Dimitri

35 books263 followers
Francesco Dimitri is an Italian author living in London.

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Displaying 1 - 30 of 61 reviews
Profile Image for Chiara Pagliochini.
Author 5 books450 followers
February 7, 2016
“Tu ricordi l'Isolachenonc'è. Vive nei tuoi turbamenti, vive negli odori fantasma, vive ogni volta che hai nostalgia di qualcosa che non sai di conoscere.”

In un mondo come quello evocato da Dimitri, mi sono spesso soffermata a chiedermi, e io da che parte starei? Per la verità, non credo che nessuna delle due parti mi piaccia. L’ipotesi più probabile è che guardi il Corteo passare senza alzare manco il naso o seppellisca i miei libri preferiti sotto un mattone per sottrarli al “ciclo della repressione”. O, al massimo, mi infiltrerei in un Forte Fatato tra disinvolti androgini che una volta, nei film della Disney, si chiamavano Campanellino Trilli. Detto così, è tutto molto triste, ma la verità è che il baccano non m’è mai piaciuto, come d’altronde non mi piace lo squallore. Non sono né reazionaria né rivoluzionaria. Sono una che tira acqua al suo mulino, e in questo senso somiglio più a Michele-lo-sciamano-urbano e a Dagon-il punk. Io sono come la Svizzera e una battuta si può eleggere a simbolo del mio non-allineamento:

“Tu osi colpire un dio?” ruggisce Uncino.
Il punk gli dà una testata sul naso. “Sono ateo, coglione.”


Ecco, questa sarebbe a grandi linee la mia reazione se un dio qualsiasi mi chiedesse di stare dalla sua parte. Niente testate, certo. Al massimo un, no grazie, e alzata di spalle.

Sul palcoscenico di una Roma inquietante e magnifica (perché Roma è sempre inquietante e magnifica, e le 5-6 volte che ci son stata sempre confermano la mia prima impressione, e cioè che puoi rimanere schiacciato dalla puzza di sudore su un tram e poi sbavare di fronte alla Fontana di Trevi, alternando fasi assassine a fasi di contemplazione estetica senza soluzione di continuità) – sul palcoscenico di una Roma inquietante e magnifica si danno battaglia due divinità millenarie, due potenze ataviche il cui terreno di scontro è la totalità del mondo (nei suoi tre Aspetti di Carne, Incanto e Sogno), ma la cui vera guerra si combatte nel singolo individuo, nel suo essere sballottato tra forze opposte, contraddittorie, laceranti. Da una parte c’è Pan-Peter Pan-Peter-Fauno, il dio delle emozioni forti, del sesso estremo, della violenza, della paura, della liberazione da ogni schema. Dall’altra parte c’è Capitan Uncino-Augusto Dal Mare-Greyface, tutto quel che rimane nel mondo quando le emozioni forti non sono più: “giornate di noia e vite ripetitive”, “cartellini timbrati”, “storie raccontate come formule”, censura, bigottismo.
Nel mezzo c’è tutta una schiera di anime da convertire a una causa o all’altra. Pirati da assoldare. Ragazze che devono imparare a volare. Studiosi che vogliono laurearsi con una tesi sull’Isolachenonc’è. Scrittori che con la forza di una penna, parole ed ironia sminuiscono, ridicolizzano ed imprigionano gli dei. Satiri che sono tuoi parenti. Fate che ti illuminano sulla tua natura sessuale. In questo carnevale itinerante ci sei anche tu e ti verrà richiesto di prendere una posizione. Valuta i pro e i contro degli schieramenti e decidi. Una decisione non è per sempre, il tradimento è sempre ammesso e, finché ti conviene, puoi anche fare il furbo. Solo, attento a non farti beccare.

Ma, siccome io sono una personcina non allineata e per questo osservo tutto con occhio un po’ dubbioso, qualche sassolino dalla scarpa me lo devo pur togliere. Vorrei quindi spiegare i motivi per cui quella stelletta è sfuggita al contatore (a proposito, “seconda stella a destra e poi dritti fino al mattino” è una buffonata: tra i metodi più efficaci per dirigere i piedi sull’Isola c’è fare violenza o subirla). Ecco, capite, persino la Svizzera, dopo un po’ che i delegati stranieri arrivano a Berna e cominciano ad attaccare volantini di propaganda, si irriterebbe e le montagne si solleverebbero e scrollerebbero le gobbe per scuoterli via. In sostanza, Dimitri è troppo-poco-svizzero per non imbastire un po’ di propaganda. E quindi l’umanità-ha-perso-l’Incanto, tutti-i-cristiani-sono-capre-stupide, facciamo-le-orge-fuck-yeah, viva-il-neopaganesimo, viva-i-giochi-di-ruolo, mettiamo-i-roghi-di-libri-perché-fa-figo-e-funziona-sempre-in-narrativa. Ecco, io tutte queste prese di posizione le potrei condividere una ad una, se fossero espresse con meno pedanteria. Non venitemi a dire che sono apologia velata. È indottrinamento bello e buono, solo di un’altra salsa. Non sono contraria ai contenuti dell’indottrinamento, quanto ai modi in cui si esprime. Me lo fa apparire scontato e palloso. E mi ritraggo come la Svizzera che ritira gli artigli.
Questo era il sassolino nella scarpa. Veniamo ora alla manciata di caramelle. Dimitri scrive bene e, quando non fa propaganda, scrive meravigliosamente bene. Le parti stilisticamente più intriganti e davvero ben riuscite del romanzo sono i momenti in cui i vari Aspetti si fondono l’uno nell’altro e allora la sperimentazione linguistica e il repertorio di immagini è potente. Ho davvero apprezzato, ad esempio, l’iniziazione di Michele. Quella sì che è stata un’orgia, per la ricchezza verbale, i colori, le trovate, (probabilmente le canne).
Ho apprezzato i dialoghi, apprezzato i personaggi, apprezzata la scena lesbo davvero. Dopo aver letto tutte quelle oscene fanfiction non credevo che qualcosa fosse ancora in grado di farmi palpitare-palpare. Ok, cambiamo argomento, che è meglio.

Se questo è il tipo di fantasy che stanno facendo ovunque tranne qui, se Dimitri può riscattare la nostra letteratura fantastica da quella manfrina di elfi con gli archi, ben venga. C’è ancora un pochino di ruggine, ma basta dare una sciacquata con l’acqua santa. “Il mondo lo cambi raccontando storie, mica altro”. Ecco, se questo significa dare una scrollata, una testata, un pugno sul naso a chi legge, bene, Dimitri lo sta facendo per il verso giusto.
Profile Image for Tanabrus.
1,980 reviews198 followers
August 31, 2018
Tutti conosciamo Peter Pan di Barrie, vero?
Il bambino magico che litigava con la propria ombra, il capo dei Bambini Perduti.
Seconda stella a destra, e poi dritto fino al mattino. E si arriva all’Isola che non c’è. Tra pirati e indiani, coccodrilli e fate… i bambini vivono liberi nell’Isola, gli adulti stanno nel mare a fare i pirati, agli ordini del cattivo: Capitan Uncino.

Dimitri però torna alle origini della figura di Peter Pan, togliendole l’alone di simpatia e buonismo Dinseyani. Torna a Pan, il latino Fauno, e riunisce i frammenti di mitologia che lo riguardano, partendo dall’Arcadia fino ad arrivare all’antica Roma, per poi terminare nel presente.

Pan esiste, non è solo un personaggio di fantasia. Esiste lui, esiste l’Isola che non c’è, esistono gli Dèi. Ed esiste, ovviamente, anche la sua nemesi: il Capitano Uncino, con i suoi pirati.

Tutto comincia con un annuncio, in pratica. Con il messaggio affidato a un ragazzo, un graffitaro, massacrato da un gruppo di bambini, di notte. La schiena gli è stata spezzata, gli è andata bene. Il suo amico è stato scuoiato.
Lo hanno massacrato, e gli hanno lasciato un messaggio.

Dì loro che sta arrivando



La Carne

E’ nella Carne che si svolgono la maggior parte delle vicende. Nel mondo in cui ci muoviamo tutti i giorni, nel quale viviamo. Nella Carne, qualcuno comincia ad avvertire alcune stranezze.
Odore di bosco o di mare, nel bel mezzo di una strada trafficata. Un suono di flauto.

Stranezze che la maggior parte della gente non vuole vedere. Sceglie di non sentire l’odore di salmastro, di non udire quel suono lontano. Di vedere pantaloni laddove invece ci sono gambe caprine. Di fronte alla meraviglia la gente si ritrae, adattando ciò che vede alle proprie convinzioni.

Non può esserci odore di mare in centro a Roma, quindi non c’è.
Non ha senso il suono del flauto che proviene da tutto intorno, quindi proviene per forza da una casa non meglio specificata.
Non ha senso una vera magia, deve essere per forza un trucco.
Non ha senso una persona con gambe da capra, quindi lo vediamo con i pantaloni.

E intanto sui muri della città compaiono graffiti raffiguranti una stilizzata isola, una barca, delle persone in volo. E la minacciosa frase Sta tornando

L’Incanto

E alla fine torna.
E’ poco più di un feto quando viene trovato e portato a casa da Giada, una semplice spazzina che però ha visto i segni del cambiamento, e ha capito che qualcosa di strano stava accadendo.
Il feto cresce rapidamente, in un paio di giorni è ormai diventato Peter.

E con il feto, arriva l’Incanto. La magia torna viva, nelle strade di Roma. Vecchie divinità della natura e degli elementi incontrano i nuovi spiriti, nati dalla modernità e dalla tecnologia. Satiri, ninfe e ondine conoscono Asfalto, metropolitana, ruota.
Sui lampioni, gargoyles luminosi osservano i passanti. Folletti dispettosi fanno rompere le borse della spesa stracolme.

Col ritorno di Peter Pan, torna anche Capitan Uncino. Più ancorato a questa realtà moderna che non il suo nemico, è riuscito a rimanere nella Carne quando tutti gli Dèi erano stati scacciati dall’avvento della modernità. E si era preparato per anni per questo scontro.

Peter Pan chiama a raccolta i Bambini Perduti, Capitan Uncino recluta forzatamente i propri pirati attingendo a coloro che hanno rotto l’Incanto. Coloro che hanno abbandonato la meraviglia e la fantasia.
La disparità numerica è enorme, malgrado il potere di Peter Pan. E Uncino è scaltro, pianificatore, mentre il suo avversario è impulsivo.



Divinità

Peter Pan è, come si è detto, Pan. Fauno.
Il suo arrivo porta feste ed euforia, orgie e divertimento sfrenato.
Alla festa di Peter Pan c’è musica, frenesia, danze, sesso, uno stato di ubriachezza mentale dovuto all’influenza del Dio. Ma l’assenza di inibizioni porta anche all’omicidio, alla violenza gratuita, allo stupro.
Peter Pan è un Dio che si nutre di emozioni forti, violente. Sia che queste derivino dal divertimento sfrenato e dalle orgie, sia che vengano dalla violenza di un bambino che si accanisce contro una signora che protesta per la festa indecente, strappandole un occhio.
Peter Pan è il simbolo della libertà, ma della libertà estrema. La caduta di ogni inibizione, il disprezzo delle regole. Anarchia pura.

Capitan Uncino, d’altro canto, è anche lui un Dio. Greyface. Quello che resta.
Quello che resta quando le altre divinità scompaiono.
Quello che resta quando vengono meno la fantasia, l’istinitività, la voglia di scoprire, la voglia di credere nell’impossibile.
Quello che resta quando le emozioni vengono lentamente represse. Quando scompaiono le grandi feste e la gioia, quando si nasconde il sesso e si seguono precise regole, leggi.
Uncino rappresenta l’ordine, ma l’ordine estremo. La dittatura. Il controllo totale su tutto e tutti, sulle persone e sui loro pensieri.
E nessuno dei due alla fine può essere definito il buono.

Uncino è chiaramente il cattivo. Sventra bambini, uccide quando necessario, recluta forzatamente la gente nei suoi pirati sfruttando la paura che incute. Vuole che il mondo diventi grigio e piatto. Cerca di imporre sempre maggiormente il proprio controllo sulla vita delle persone.
Ma malgrado ciò, spesso dice cose condivisibili, cose che malgrado tutto accetteremmo quasi tutti.
Desiderio di ordine, di sicurezza. Rispetto delle leggi. Una morale.

Peter Pan, essendo Uncino il cattivo, dovrebbe essere il buono.
Porta allegria e festa, le orgie e gli antichi Dèi, vola ed è circondato da bambini.
Ma i suoi bambini uccidono, con la stessa naturalezza con la quale potrebbero giocare. Lui stesso pianifica attentati per combattere contro Uncino, uccidendo molta gente.
Quando appare chiaro che la libertà che vorrebbe portare Pan è priva di limiti, non è più possibile parteggiare ancora per lui.

Gli uomini

Arriva allora una terza parte in causa.
L’umanità, si potrebbe definire. Coloro che non vivono in un estremo, come Pan e Uncino, ma che vivono nelle sfumature tra questi due assoluti.

Vecchi adepti del culto di Diana, esoteristi, maghi punk.

Al centro di tutto stanno tre ragazzi, tre fratelli. I Cavaterra, eredi di una famiglia piena di segreti, una famiglia la cui storia recente si era intrecciata così strettamente con lo scontro tra Pan e Greyface, da legare anche loro a questa battaglia.

Giovanni, che studiava antropologia e cercava di dimostrare l’esistenza dell’Isola che non c’è come leggenda urbana, come costrutto preesistente nelle menti dei bambini. Senza sapere che il padre, anni prima, aveva compiuto le stesse ricerche. Il più razionale dei tre fratelli, il più aperto ai compromessi.
Angela, una prestigiatrice. La più aperta all’Incanto e alla Meraviglia, la più pronta a credere, a lottare. La prima ad accorgersi che qualcosa stava cambiando a Roma, la prima con la sua amica Giada a trovare il neo-rinato Pan.
E Michele, liceale. Passava il tempo a leggere fumetti, a scrivere storie, a odiare la scuola. E aveva l’impressione che la città fosse viva, che comunicasse.
La città stessa si sceglierà un campione, da contrapporre alle due divinità che lottano per le sue strade, minacciando la sopravvivenza sua e dei suoi abitanti.
La città inizierà uno sciamano, che vivrà contemporaneamente nel mondo reale e nel mondo degli spiriti. Che comunicherà con entrambi i mondi. Che avrà il potere di cambiare le sorti di uno scontro dall’esito già segnato.

E che alla fine avrà compiuto una maturazione psicologica enorme, fino all’ultimo colpo di scena.

Neil Gaiman

Il tema delle divinità ai giorni nostri, del loro potere dovuto alla gente che gli crede, il potere delle Storie… sono molti i punti che avvicinano questo libro ai libri di Neil Gaiman, sopratutto ad American Gods.
Libro dal quale comunque Pan si discosta totalmente, sia come storia che come stile: laddove il linguaggio di Gaiman è quasi poetico, Dimitri usa un linguaggio più reale, di tutti i giorni.
E mescola alle divinità un sottobosco esoterico di tutto rispetto.

Valutazione
Innovativo, avvincente, scorrevole. Con personaggi profondissimi, che riservano molte sorprese. Come Temidoro, e come Campanellino.
Riscrive completamente il mito di Peter Pan, facendo vedere sotto una luce diversa l’intera storia scritta da Barrie (che compare, indirettamente, anche in questo libro), e ci mostra un lato dei bambini che spesso si ignora, si dimentica.
I bambini credono, ancora non conoscono solo la realtà. Vivono nella fantasia, in un mondo di possibilità infinite. E i bambini non hanno ancora imparato che l’uomo è un animale mite, come ci viene insegnato.
Sono aperti a ogni possibilità, e non hanno inibizioni che gli impediscano di affrontarla con violenza.



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Rilettura dopo dieci anni: il libro non perde potenza né freschezza. Era un gran bel libro e resta un gran bel libro. Aver poi recuperato gli altri libri di Dimitri ha solo mostrato quel che c'era dietro gli accenni al passato di Dagon, e le figure che vengono intraviste tra i mondi (il coniglio, la ragazza col braccio bionico).
Promosso a pieni voti anche questa volta.
Profile Image for Patryx.
459 reviews151 followers
March 5, 2012
In uno scenario apocalittico di sfide tra gli dei e una miriade di personaggi tra cui scegliere il più simpatico, per me la vera protagonista del romanzo è Roma. Questa città che io non sento (e credo mai sentirò) mia, che ho sempre percepito (per me trapiantata qui da Palermo) come disumana con le sue distanze enormi, il traffico che ti porta via molte ore della tua vita, i costi proibitivi delle case che ti costringono a vivere in periferie anonime e grigie, lontane anni luce dalla bellezza della città eterna. Ebbene, il libro di Dimitri mi ha restituito una città viva e quotidiana, facendo accadere alcune delle vicende narrate nei luoghi della mia quotidianità, luoghi in cui ho vissuto e lavorato. Adesso guardo quelle vie con una certa dolcezza e complicità e sono consapevole di esserne parte.
Ma non perdiamo il filo. Dicevamo, in una Roma fantastica e viva si svolge una battaglia epica tra gli dei: un dio, Pan, minore ma molto agguerrito e determinato; l’altro, l’antagonista è quel che resta quando la passione (sesso, violenza, eccessi vari) viene espunta dalla vita quotidiana. Possiamo chiamarlo Uncino (secondo Barrie) o Greyface. Pan ha dalla sua parte Fate, Fauni, Bambini Perduti e gente comune stanca del grigiore della vita quotidiana. Uncino può arruolare pirati a centinaia tra quegli esseri umani che, invece, vogliono le sicurezze della quotidianità, la calma emotiva che garantisce tranquillità e prevedibilità.
La battaglia ha luogo in tutti e tre gli aspetti dell’esistenza: Carne, Incanto e Sogno. Cosa sono? Dimitri ci dice che (più o meno) sono tre diversi punti di vista. La stessa situazione ha sfumature diverse (ma complementari) nei tre aspetti. Gli uomini, per abitudine, vivono soprattutto nella Carne ma quando riescono a padroneggiare i tre Aspetti possono mettere sotto scacco anche gli dei.
Chi sono i buoni? Chi sono i cattivi? Leggendo il romanzo è chiaro che le cose non sono così semplici, non c’è il bianco e il nero. Quando gli dei si scontrano, sono sempre gli uomini a farne le spese, come imparano a loro spese i tre fratelli Cavaterra (Giovanni, Michele, Angela). Allora è proprio necessario schierarsi? E con chi? A ciascuno di noi l’onere di trovare la risposta.

Dimitri scrive molto bene e la storia parte con la velocità di uno shuttle per poi assumere l’andatura di un biplano a motore che, ogni tanto, arranca e rischia di precipitare per poi accelerare nuovamente nelle ultima pagine. Questa è la mia impressione: l’ultimo terzo del libro è lento, ripetitivo e, in certe parti, demagogico. La fine, lontana dal politically correct mi è piaciuta abbastanza e mi ha spinto a dare un giudizio positivo all’intero libro.
Altro aspetto che mi ha fatto apprezzare il libro è che Dimitri non fa sconti a nessuno: è una guerra e, come sempre accade durante le guerre, le persone muoiono indipendentemente dal fatto che siano buone o cattive, che la loro morte possa apparirci assurda e far soffrire uno dei nostri beniamini. E poi alla fine,
Condivido, inoltre, la necessità, affermata da Dimitri in varie parti della storia (o meglio io ritengo che lui dica questo ma certo non potrei giurarlo), di utilizzare più chiavi di lettura, di non limitarsi a ricorrere agli schemi abituali, anche se questi hanno la sicurezza del noto: a volte basta spostare il punto di osservazione per dissolvere il glamour e scoprire che l’Incanto è lì, a portata di mano. Con un pizzico di Sogno e una certa dose di raziocinio, che abbonda nella Carne, ecco la ricetta per non appiattirsi su un unico solo degli aspetti.
Va bene, avete ragione: come sosteneva un mio prof. dell’università, sono ecumenica, cerco sempre di far stare insieme tutti gli aspetti, di trovare un filo che leghi tutte le cose. Non mi piace scontentare nessuno o, come preferisco pensare io, mi piace cogliere quello che c’è di buono (nel senso di “utile”) in ogni situazione.
Un’ultima osservazione riguarda gli psicologi alla cui categoria appartengo (almeno sino a quando pagherò la quota di iscrizione all’Ordine) e che Dimitri dipinge come una categoria abbietta, dedita a “normalizzare” bambini e adolescenti attraverso il mezzo televisivo. Il lavoro dello psicologo non è certo questo e non si può giudicare un insieme variegato di professionisti attraverso coloro che trovano spazio nei salotti televisivi. Inoltre, non si può negare che in certi casi la dipendenza dai videogiochi o da altre forme di realtà virtuale mascherino dei disagi più profondi. Questo significa che non sono i videogiochi la causa del disagio ma sono il mezzo con cui si gestisce un disagio che comunque c’è. Così come è riduttivo e banale affermare che la diffusione di una certa immagine della donna è la causa dell’anoressia. Purtroppo la televisione e i vari talk show tendono a semplificare le questioni complesse e, forse, i miei colleghi hanno la responsabilità di non sviscerare le varie questioni da più punti di vista.
Va bene, basta: con la difesa della categoria è meglio chiuderla qui. Potrei soffermarmi su un’altra categoria bistrattata, cioè quella dei genitori ma è meglio sorvolare e aspettarvi tutti al varco; quando anche voi vi troverete a che fare con il frutto dei vostri lombi o del vostro ventre!
Profile Image for Simona B.
928 reviews3,152 followers
December 24, 2011
Altro che semplice fantasia! La fantasia non è semplice e non è rassicurante, la fantasia è grande, e come ogni cosa grande, può schiacciarti.

Questo è un romanzo grandioso. Anzi, guardate, voglio fare le cose per bene, e vi dico che è Grandioso con la G maiuscola.
Partiamo dagli aspetti più tecnici.
Lo stile: fluido, ipnotizza sin da subito. Apri il libro, inizi a leggere, e già a pagina tre capisci che Dimitri è uno che con le parole ci sa fare. La sua scrittura è semplice ma anche spiritosa, lineare e priva di inutili fronzoli, diretta ed incisiva, non lascia il tempo di prender fiato, il che va tutto a vantaggio della storia.
La storia, appunto: incredibile, ed è proprio questo il suo punto forte. Il ritmo accelerato della narrazione ti assorbe completamente, e ti all'improvviso ti ritrovi catapultato in una Roma viva, pulsante, fatta di cose ordinarie e straordinario. Il più delle volte, quando diciamo che un libro ci coinvolge così tanto da darci l'impressione di essere nella storia, non lo diciamo capendo veramente cosa voglia dire, ma ci sembra semplicemente un'espressione carina per dire "mi è piaciuto un sacco". Leggendo 'Pan' ti accorgi di cosa significhi davvero essere nella storia. Anche per le sensazioni che mi ha fatto provare, per me questo libro è stato come una droga; credetemi, parlo con cognizione di causa se dico che è letteralmente impossibile staccarsene se prima non lo si ha completato, basti pensare che tornando a casa alle due e mezza di notte del venerdì sera non ho saputo far altro che prendere il volume in mano e continuare con la lettura.
Dulcis in fundo, i personaggi: non puoi scrivere un buon romanzo se non sai tessere i fili di una bella storia; non puoi raccontare una bella storia se non sai giocare con i personaggi. Manifestato il mio entusiasmo nei confronti del romanzo in sé e della storia, quindi, non mi resta molto da dire sui personaggi. Solo che è tutta gente tosta e che li ho amati da impazzire.

Passiamo ora al contenuto, la parte che mi piace di più.

Di cosa parla, insomma, questo 'Pan'? Parla di tante, tantissime cose. In primis ci parla di noi uomini, creature nostalgiche, sempre schiacciati da poteri più grandi di noi, sempre in mezzo a lotte tra divinità furiose, egoiste, assetate di vendetta. Viviamo nella Carne, di notte nel Sogno, desideriamo l'Incanto, e lo facciamo inconsciamente, nel timore o più spesso nell'ignoranza delle insidie che esso potrebbe riservarci.
"È il caos che ci rende simili agli dei. Toglicelo, e noi uomini restiamo terracotta."

Parla anche di dei. C'è Pan, e poi Greyface, ma anche i soliti spiriti della natura; non manca la nuova generazione, a partire da Madre Città e finendo con Asfalto e Metropolitana. Ma la loro natura, dei nuovi dei come di quelli vecchi, è effimera e interamente soggetta all'immaginario comune.
«Tu osi colpire un Dio?»
«Sono ateo, coglione.»

Anche il vecchio Barrie ce ne parla: vi ricordate quella caruccia domanda, "Credete nelle fate?", vero? E tutti dietro a gridare "Io credo nelle fate!". Se dici di non crederci, da qualche parte una fatina muore.
In 'Pan', con gli dei il processo è analogo, solo pensato più in grande (con questo espediente infatti che viene alla fine distrutto Capitan Uncino/Greyface/Augusto Dal Mare).

Una delle cose che più mi ha colpito è stato il finale. Perché alla fine Peter Pan mica ha vinto (avesse vinto, v'immaginate il macello?). A vincere è stato l'uomo, perché se Uncino è il grigio, la noia, la monotonia, il tutto mascherato col riduttivo termine "ordine", allora Peter Pan è la libertà, la sfrenatezza, l'eccentricità. Con la fine di Uncino gli orizzonti dell'uomo sono più ampi, siamo liberi -che concetto difficile!- tanto di essere sopra le righe quanto di essere ordinari come sempre, perché checché se ne dica, gli dei li abbiamo creati noi e noi siamo a dettare le regole del gioco, finché ne abbiamo la forza. Il segreto sta nel mantenere l'equilibrio.
Un clacson che suona, una donna che piange, un bambino che urla, un uomo che geme. Odore di sangue, odore di gomma, odore di asfalto, odor di cantiere. Un piccione che vola, un ragazzo che corre, un altro che suona, un altro che scrive. Un taxi si ferma, una moto ora impenna, un barbone si ubriaca, un’anziana s’indigna. Esiste uno schema, ed esiste bellezza.

PS. Se amate Gaiman, non perdetevi Dimitri!
PPS. Avete notato che i nomi dei tre fratelli Cavaterra, Angela detta Wendy, Giovanni e Michele, sono i corrispettivi italiani di quelli usati da Barrie -Wendy appunto, John e Micheal? Ok, magari lo sapevate già ma io dovevo condividere con voi questa mia perla di dubbia saggezza.
Profile Image for Marco Tamborrino.
Author 5 books197 followers
March 12, 2011
È difficile, se non impossibile, dare un gudizio oggettivo da 5/5 a questo romanzo. Oggettivamente gli avrei dato 4/5, per come è scritto, per la genialità. Ma, essendo ricco di importanti riflessioni sociali ed avendone apprezzate la maggior parte, il mio giudizio sale, inevitabilmente. In 'Pan' non c'è un cattivo. C'è Capitan Uncino alias Augusto Dal Mare, c'è il dio Pan, a volte chiamato Peter, altre volte Peter Pan o solo Pan. Ma non ci sono buoni e cattivi. Uncino incarna l'annullamento della libertà, del pensiero, colui che dà vita ai primi roghi di libri, alla censura dell'horror, a severe regole per i server internet italiani. Pan, non è da meno. Egli è il dio dello stupro, è l'anarchia vera e propria, la gioia sfrenata che rende l'uomo un animale, che gli annulla la capacità critica. Non c'è da tifare né uno né l'altro, Dimitri ce lo fa capire. C'è da tifare per l'uomo. L'uomo che, con tutti i suoi difetti, deve conoscere i limiti, da una parte e dall'altra.

Francesco Dimitri riesce a dare il 'Sense of Wonder' in una metropoli del ventunesimo secolo, e questo è un punto a suo favore che non può essere ignorato. Inoltre i dialoghi sono più che brillanti, sono spassosi e divertenti, tanto che più di una volta mi hanno strappato una sonora risata. I personaggi sono ben caratterizzati. Strambi, certo. Ma cosa c'è di normale nel far rivivere il mito di Matthew James Barrie nel modo in cui l'ha fatto Dimitri?
Leggettelo, perché merita. Apre la mente.
Profile Image for Dolceluna ♡.
1,265 reviews156 followers
December 20, 2017
Raramente mi sono ritrovata così a corto di parole per commentare un libro letto come in questo caso.
Segno che, anche ciò che ho apprezzato del romanzo, è presto dimenticabile.
Di certo mi aspettavo qualcosa di delizioso che non ho trovato. Ma, di fatto, nemmeno so descrivere ciò che ho trovato. La storia è ambientata nella Roma dei giorni nostri, città descritta in modo fascinoso e inquietante: qui si assiste al ritorno di Peter Pan, mitico dio Pan, inteso come divinità della passioni estreme, della depravazione, del sesso sfrenato, in opposizione a Capitan Uncino (impersonificato da Augusto del Mare), deciso a riportare la città e i suoi abitanti alla routine, banale, limitata e cadenzata da regole.
I personaggi, giovani e adulti dei giorni nostri, partecipano a questo duello, schierandosi da una parte o dall’altra, in una continua oscillazione fra ordine e depravazione e con passaggi e azioni non solo surreali (questo ci potrebbe anche stare) ma condite da un grottesco che, più volte, mi ha fatto storcere il naso.
Dove sta il bene? Non si sa, non è chiaro, non si capisce.
Nel mio immaginario, e nelle mie memorie, Peter Pan è sempre stato associato alla fantasia, pura, fanciullesca, innocente.
Qui, all’inizio, appare come un disgustoso piccolo mostriciattolo che si masturba, poi come una figura a metà fra un folletto monello e un giovanotto sregolato e depravato, appunto.
Ho faticato a ritrovare quel tocco di magia che mi aspettavo, e, dopo alcuni passaggi iniziali riferiti alle vicende degli altri personaggi (vedi il ragazzino il cui padre, malato di Alzheimer, muore), che ho trovato toccanti, non sono più riuscita a seguire la progressione della storia.
Alla fine non ho capito più nulla di nulla.
Non definirei il romanzo un fantasy, ma nemmeno una favola nera, con significati simbolici. A me è sembrato il classico romanzo demenziale che butta dentro un po’ tutto, con un risultato grottesco. I riferimenti ad atti sessuali di vario tipo, dalla masturbazione del Peter “neonato”, al lesbismo di due ragazze nonché diverse azioni al limite dello splatter e sicuramente evitabili, non li ho capiti, e di certo non mi sono piaciuti. O forse, poniamo il beneficio del dubbio, io di questo romanzo non ho capito proprio nulla.
Forse Dimitri intendeva inserire all’interno di un’ambientazione concreta e moderna una storia fantastica, ma l’obiettivo era piuttosto ambizioso e non facile…e a mio avviso non è riuscito.
Peccato.


Profile Image for Noce.
208 reviews364 followers
June 4, 2014
Pan(ta) rei.

Io già avevo capito tutto.
Non starò qui a spiegarvi come e quando, ma già lo sospettavo. Mi sono accorta benissimo che Roma ha su di me un fascino ancestrale. Sento già sotto il brusio delle amiche onniscenti pronte a dire: “Ovvio, tuo moroso ci abita”. Ecco, tacciano ora ma non per sempre. Questa volta il fidanzatuccio non c’entra.

Cioè c’entra, ma all’interno di un articolato rapporto causa-effetto. Secondo me infatti è un segnale che mi sia trovata l’aMMore proprio in capitale. E non è neanche un caso che ogni volta che vado a trovarlo, la linea A della metropolitana si inceppi, o per un suicidio (andato bene), o per sciopero, o per allagamento ecc ecc. Non è destino avverso il mio, è che Roma ha qualcosa da dirmi.

Come non è un caso che questo libro mi sia capitato tra le mani. Girava e rigirava tra i miei contatti e mi attirava con la forza di un panino alla porchetta. E così, mentre Alemanno faceva finta di spalare la neve in qualche posto imprecisato della metropoli, io leggevo cos’è che ribolliva sotto la candida coltre.

Adesso gli allarmisti e gli attenti che hanno subito sbirciato di che libro si tratta, diranno “Ah, vabbè, ma sta facendo una delle sue classiche pantomime. Sta parlando di un fantasy”.

Embè?

E quindi?

Non è che possiamo prendere per oro colato tutto ciò che proviene da saggi autorevoli o romanzi seriosi, e liquidare il resto come favolette. In fondo che le donne amano andare con gli stronzi era una cosa che diceva anche mia nonna nel 1922, però quando l’ha detto Marco Ferradini in una canzone, che dal punto di vista musicale è anche oscena, tutti a gridare alla scoperta del secolo. Da quel momento in poi, tutti a citare il famoso Teorema, quando i poveri Flaubert e Balzac s’erano fatti un mazzo tanto per dire la stessa cosa (peraltro decisamente opinabile).

Quindi pane al pane, e vino al vino.

Qualunque scoperta è ben accetta, purchè valida nel contenuto e non mi colga addormentata a due passi dallo svelare il profondo insegnamento. E se questo libro mi conferma ciò che io so, e che anche voi sapete in fondo, e cioè che l’ombelico del mondo siamo noi uomini, e che il libero arbitrio ce l’abbiamo, non per scegliere se giocare al Mahjong classico o quello livello esperti, ma per poter dire di essere padroni delle nostre vite, e che il Bene, almeno nelle sembianze umane non può essere esclusivamente bene, come il Male non può essere mai male assoluto, allora ben venga.

E sono ancora più contenta se a spiegarmelo sono fate transessuali, fauni esibizionisti, orsetti graffitari, punk sarcastici e bambini perduti.

Ma badate bene: non è che l’indoramento della pillola sotto forma di storia allegorica, mi renda più simpatica la morale e di conseguenza anche ciò che l’accompagna. Anzi, se vogliamo dirla tutta un neo questo libro ce l’ha pure.

E cioè che Dimitri, o si è lasciato prendere la mano dall’entusiasmo di vedere l’opera finita, e ha accelerato sul finale, che secondo me poteva essere un po’ più compiuto nell’inevitabile chiusura del circolo, oppure ha scritto la storia di getto, non avendo previsto prima l’evolversi degli eventi. E se da una parte la cosa gli fa onore, perché significa che è stato lui il primo a crederci, dall’altra va da sé che prima o poi ci si debba scontrare col baratro del “e adesso, come la faccio andare avanti?”.

Eppure, al di là di tutto questo, che in altri libri mi avrebbe fatto abbassare notevolmente il giudizio, non mi sento di levargli che mezzo punticino arrotondando persino per eccesso, perché comunque Pan è un libro scritto benissimo, coinvolgente nonostante l’abbondanza di personaggi, ironico senza esagerare (ode sempiterna al fauno Temidoro), crudo ma senza scioccare, attuale come uno spread, sorprendente come un buono sconto alla Standa, e senza i buonismi esagerati del tutti vissero felici e contenti.

Leggetelo. Anche senza andare a Roma.

Ma se per caso ci andate, guardatevela con attenzione questa caput mundi , ove “mundi” è suscettibile di essere declinato in Aspetti diversi, quello della Carne, quello dell’Incanto, e quello del Sogno. Sta a voi decidere da che parte stare.

E se siete come me, che ho imparato subito la lezione e dato che lo sciamano sciamaneggia, il lampione lampioneggia non vedo perché io non possa Noceggiare, allora potreste accorgervi già quando arrivate alla Stazione, di una cosa che ogni volta che la vedo mi fa sorridere dentro. Che secondo me è un po’ un messaggio di benvenuto a chi entra in questa città a qualunque condizione.


http://www.flickr.com/photos/nocemosc...
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January 29, 2011
"Chi alla Meraviglia chiude gli occhi, di morte sente tredici rintocchi."

Peter Pan è un ragazzino schizoide e l'ha più lungo di Rocco Siffredi. Tinker Bell è un conturbante androgino che va in giro a piedi nudi. La Meravigliosa Wendy è una prestigiatrice che si scopre lesbica. Capitano Uncino è ospite fisso a Porta a Porta. E l'Isolachenonc'è si trova a qualche ora di volo da Roma, la nostra Roma.

Un romanzo ridicolmente amobizioso? O magari puro genio orgogliosamente italiano.



L'idea di un urban fantasy (e storciamo il naso per quest'etichetta fortemente riduttiva) ambientato a Roma, che stravolge il racconto di Peter Pan, nel contesto di un mondo che osanna al paganesimo e rimescola la mitologia classica, può sembrare azzardata, assurda, eppure ne esce fuori un romanzo scritto benissimo, originale, ricco di spunti interessantissimi, e con dei personaggi semplicemente meravigliosi.

Lo si potrebbe definire un Gaiman all'italiana: e in effetti più volte è stato espressa l'analogia evidente tra questo romanzo ed il celebre American Gods, ma come assicura lo stesso autore si tratta di due romanzi comunque molto diversi. Pan è molto più caotico, disturbante, macabro e decisamente sessuale (ci sono orge a catena, per non parlare di tutto quel sesso lesbo! *.*). Perché alla fine, tutto si riduce alla lotta tra quei due istinti umani che si nascondono dietro le figure di Pan e Greyface/Capitano Uncino: la follia contro la razionalità, la libertà contro il controllo, il piacere contro l'astinenza.

E qui apriamo una parentesi... perché l'autore, mi sembra, forza un po' la mano, e ci mette pure la rivendicazione del sogno infantile, la fuga nell'immaginario (con una velata apologia dei giochi di ruolo!!!) contro i doveri di una realtà difficile che ci vuole con i piedi per terra. Ecco, questa deriva non ha esattamente incontrato il mio favore (va bene la gioia della rivoluzione, la libertà sfrenata, ma lasciamo i giochi di ruolo ai nerd asociali!), ciò comunque non disturba affatto la lettura.

Non si può tralasciare la straordinaria caratterizzazione dei personaggi: i tre giovani fratelli Cavaterra, che di fronte ai problemi reagiscono in modi completamente diversi. Giovanni, il grande, che lotta fino all'ultimo contro la sua razionalità; Wendy, che si lascia trascinare dalla frenesia di Pan fino a scoprire il suo vero amore, e Michele, un ragazzino impacciato costretto a crescere troppo in fretta.

E poi, naturalmente, c'è lui: Capitano Uncino, o Augusto Dal Mare, o Greyface: quel che resta, come viene definito, la personificazione del triste grigiume della vita, personificazione degli incalliti moralismi, del rigore, del controllo, della monotonia della vita. Alle spalle di Capitan Uncino sta la Roma grigia e non solo, sta tutta l'Italia provinciale, fatta di Porta a Porta, di genitori spaventati dagli adolescenti, di adulti che hanno perso l'Incanto, di politici corrotti e poliziotti svuotati.

E' davvero un romanzo straordinario, meraviglioso, talmente ricco che non smette mai di sorprendere.
Profile Image for Fren Carillon.
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September 29, 2020
«Per troppo tempo» continua Peter, «ci avete tenuti in catene. Per troppo tempo ve la siete spassata con il potere dei deboli. Venite qui a insultarci, convinti di essere protette dalla vostra età, dalle regole che voi stessi ci avete imposto. Non sarebbe educato, non sarebbe bello, picchiare dei cinquantenni, giusto? Vi sentite al sicuro, vi sentite potenti. Ma non lo siete più.
«Voi siete i violenti. Voi che vi nascondete dietro scuole e prigioni, che ci imponente le vostri leggi, la vostra morale. Perché dovremmo trattarvi meglio di come avete trattato noi? Ci avete strappato la magia, avete inquinato il sesso, avete cancellato l'Incanto dal mondo. Ma noi ci riprenderemo tutto. Noi giocheremo e rideremo e un nuovo disordine nascerà.
Noi siamo i Bambini Perduti: questa è la notte in cui comincia la nostra festa. E voi, signori miei, non sarete mai più al sicuro».

______

Datemi un urban fantasy in cui vecchi e nuovi dei si scontrano.
E che sia anche una rivisitazione dark di una fiaba per bambini.
Magari con protagonisti che non sono buoni, giusti e misericordiosi.
Ma soprattutto una guerra che non schiera Bene e Male, ma Caos e Ordine.

Ammetto che la trama, una volta che si capiscono le basi su cui poggia, ha risvolti che si possono intuire senza molte difficoltà. Ma è gestita bene - e ho sempre preferito le trame ben gestite ai colpi di scena senza senso.
Ho sentito molte vibes alla American Gods (anche se Gaiman non si supera).

Quello che sicuramente ho apprezzato maggiormente sono stati i personaggi che non erano incatenati a schieramenti classici. I personaggi commettono azioni moralmente discutibili.
Come moralmente discutibili sono i due grandi schieramenti. Nessuno è completamente buono o cattivo. Semplicemente uno incarna l'Ordine - l'ordine che comporta sicurezza, ma anche mancanza di libertà, di immaginazione, di passione, di desiderio - e Caos - con la sua dissolutezza e i suoi orrori, ma anche tutte quelle cose che rendono la vita degna di essere vissuta.

Un vero peccato che sia fuori catalogo.
Profile Image for Roberta.
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June 17, 2015
Che Meraviglia!

E' veramente una meraviglia questo Pan. Francesco Dimitri ambienta la sua storia in un mondo senza Incanto, dove la razionalità e il buon senso hanno portato lontano da noi il Sogno. E' il nostro mondo, ma le cose stanno cambiando. Pan sta tornando.

Il romanzo di Dimitri si snoda in una Roma metropolitana e concreta, in una Roma di famiglie disastrate, giocatori di ruolo e graffitari. Pian piano però in questa Roma emerge il mito. Piccole cose stanno succedendo un po' ovunque e per chi sa leggere i segni il messaggio è chiaro. Saranno i ragazzi Cavaterra il fulcro di questa nuova magia, anche se ancora non lo sanno.

Dimitri prende il Pan di Barrie, i miti classici, la sua fantasia e li impasta creando un mondo Incantanto e una storia avvincente. Non solo riesce a tenerci incatenati alle vicende degli incredibili personaggi di sua creazione, ma ci fa anche riflettere.
Ci fa riflettere sulle nostre vite, sulle nostre scelte, sulla quantità di Sogno e Incanto che siamo riusciti a introdurre nella nostra esistenza di Carne. E lo fa orchestrando una lotta in cui alla fine ciò che vince è un sincretismo di Carne Sogno e Incanto.

W Temidoro!
Profile Image for Bianca Marconero.
Author 31 books549 followers
September 27, 2013
Questo non è un libro facile. Provoca, sovverte e disturba e credo che sia parte della sua grandezza e del suo fascino. Si aggiunga che è scritto magnificamente e che realmente ti perseguita e - cosa ancor più eccezionale in un momento in cui imperversa il fantasy copia incolla - davvero ti meraviglia, sul serio ti svela l'Incanto, allora non posso che concludere che siamo al cospetto di una grandissima prova di un grandissimo autore italiano. Il migliore che abbia mai letto.
Profile Image for Laura.
213 reviews
February 28, 2021
Trigger Warnings: violenza varia ed eventuale, gore, non-con, monsterfucking (inclusa descrizione grafica di genitali mostruosi) e feti demoniaci

Pan è quello che definirei: American Gods, se fosse basato sulla cultura greco-romana ed ambientato a Roma. Certo, non che la mitologia e la cultura nord-europea non faccia capolino in questo libro (si parla sempre di un retelling di Peter Pan , intediamoci) ma è assolutamente la mitologia italiana (e mediterranea) a farla da padrone. Questo libro è la dimostrazione che noi italiani non dobbiamo andare a ricercare materiale da altre culture per scrivere fantasy interessanti. Il nostro bagaglio storico e culturale offre infiniti spunti narrativi per scrivere storie accattivanti e originali. Ecco, scrittori italiani, sfruttate questi miti, soprattutto, sfruttatele voi che con queste storie ci siete quasi sicuramente cresciuti e le conoscete bene, prima che arrivino gli ammmmmericani che, senza offesa, in media non ci capiscono una mazza e fanno un gran casino. Editoria italiana, per favore, inizia a dare serie possibilità agli autori di genere nostrani, che sennò emigrano all’esterno. Just saying.

La storia segue le vicende di tre fratelli (Angela, Giovanni e Michele) che si trovano immischiati nella lotta ancestrale fra Peter Pan (che in questo libro rappresenta un aspetto del dio greco Pan, il satiro) e Capitan Uncino, la personificazione dell’Ordine.
Una delle cose che più mi è piaciuta è che nessuno dei due fronti viene presentato come quello “giusto”: l’Ordine qui è inteso come conservatorismo autoritario (viene fatto un paragone diretto con il Fascismo) e l’azzeramento di tutte le pulsioni; Pan è, invece, il signore dell’ebrezza sfrenata ed al suo seguito giungono anche violenze indiscriminate e stupri. Il cast di personaggi (sia di umani che di creature sovrannaturali) è inoltre composto di personaggi dalla dubbia moralità. Mentre i protagonisti si troveranno a prendere le loro posizioni nella battaglia e a presentare ognuno la storia da un punto di vista differente, sarà sempre chiaro che questa non è una guerra dei “buoni” contro i “cattivi”. Tutti i personaggi in diversi punti della narrazione si macchieranno di crimini più o meno gravi, e per quanto alcuni di questi vengano condannati, molti altri vengono giustificati dai colpevoli come “male necessario” per arrivare al proprio obbiettivo.
Questo libro è un crescendo di wierdness, grottesco e violenza, ma trovo che, per quanto esplicito, non siano mai "soppoperistico" (cit. una amica).

Altra cosa che mi ha colpita è stata, a sorpresa, la rappresentazione LGBT+. “Pan” è stato scritto nel 2008 da un autore bianco ed italiano, ammetto che non nutrivo neanche la lontanissima speranza di vedere della rep… e invece!
Quello che mi aspettavo essere semplice queerbait si è scoperto essere uno slowburn friends to lovers, con tanto di dichiarazione d’amore poco prima della battaglia finale. Il tutto accompagnato da una fantastica frecciatina:
«Non capisco perché non l’abbiate fatto prima. Tutti avevano capito che ne avevate voglia.»

Oltre alla presenza di questa coppia, viene specificato che le fate sono genderfluid (ovviamente non viene usato questo termine, ma di fatto si tratta di questo) e assumono il genere che preferiscono. Per quanto la cosa venga rivelata in un modo che ho trovato… maldestro, sono comunque quantomeno piacevolmente stupita di aver ritrovato queste tematiche in un libro da cui non mi sarei aspettata niente di tutto ciò (perché ho, per principio, basse aspettative).

Ora passiamo ai problemi…
1) Il primo è qualcosa di abbastanza banale e facilmente spiegabile: questo libro è un esordio e, per quanto ben scritto, la cosa si sente . In più di un punto le vicende vanno avanti attraverso spiegoni più o meno celati. Dimitri, da esordiente, ha cercato di infilare più eventi e riferimenti mitologici possibili all’interno di un libro, tutto sommato, breve, finendo alle volte per creare un po’ di confusione. Se non avessi avuto conoscenze pregresse di mitologia ed antropologia, alcuni riferimenti non li avrei colti. Anche per questo, secondo me, l’epilogo risulta essere un pochino raffazzonato.
2) Il secondo problema è una questione decisamente più delicata: nonostante la su citata coppia LGBT+ e la presenza di due protagoniste femminili ben caratterizzate ed interessanti, questo libro risulta, per certi versi, decisamente misogino. All’inizio della narrazione non ci avevo fatto particolare caso. Dimitri scrive abbastanza bene da poter offrire POV decisamente diversi fra i vari personaggi, si può tranquillamente capire chi è che racconta una specifica scena senza effettivamente leggerne il nome. Questo lo dico perché, quando ad una delle protagoniste femminili viene fatta violenza, la reazione dei protagonisti maschili è di sincero disgusto e condanna del gesto (direte voi, “grazie al ca**o!”, eh, no purtroppo no, non è sempre così). Al contempo, però, mentre da un lato ci vengono presentate due protagoniste interessanti e ben caratterizzate (più diverse figure secondarie e comparse, comunque lontane dall’idea della “donna oggetto”, purtroppo frequente in una parte della narrativa di genere più “vecchia”), dall’altro ci sono personaggi maschili che trattano le donne come se fossero, appunto, oggetti. In questo secondo gruppo è incluso il nonno dei protagonisti che, oltre ad essere un deus ex machina , passa il tempo a fare becere battute sessuali di vario genere. Nessuno degli altri personaggi si degna di criticarlo sulla questione, anzi la storia si conclude con lui a letto con un paio di tipe senza nome che racconta gli eventi dopo la battaglia finale. Ora, questo cosa doveva essere? Un comic-relief? Una parodia di Silvio Berlusconi? Insomma, la storia poteva tranquillamente continuare senza questo personaggio (e delle battute misogine, in generale).
Altro evento che mi ha sinceramente fatto innervosire, è la morte di uno dei personaggi femminile, senza che lei venisse caratterizzata in altro modo se non come love interest di uno dei protagonisti e senza che avesse alcun tipo di agency all’interno della narrazione. Solo a posteriori ci verrà raccontata parte della sua storia, per dare un minimo di spessore ad un personaggio altresì piattissimo. La vita e la morte di lei hanno come unico scopo quello di “traumatizzare” uno dei protagonisti, che ci viene detto essere molto innamorato di sta tipa (con cui non lo si vede mai, grande amore ben sviluppato, insomma), e fargli avere la Motivazione per combattere.

Insomma, questi problemi mi hanno lasciata sinceramente confusa su cosa dover pensare dell’autore (nonostante il libro, di pancia, mi sia piaciuto davvero tanto). Da un lato mi presenti personaggi LGBT+ e protagoniste femminili accattivanti, dall’altro abbiamo personaggi positivi (se di “positivi” si può parlare in questo libro… diciamo “alleati” dei protagonisti) assolutamente misogini.
Onestamente, spero si sia trattato di un “errore” di immaturità. Questo è comunque uno dei suoi primi libri, scritto in un momento storico in cui di questi argomenti si trattava comunque pochissimo, soprattutto in Italia (purtroppo). La gente matura e voglio dare il beneficio del dubbio a Dimitri, perché è un ottimo narratore, con idee originali ed interessanti. Mio malgrado sono veramente curiosa di leggere altri suoi libri.
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575 reviews34 followers
August 1, 2012
Tutti conoscono, o pensano di conoscere, la storia di Peter Pan e di Capitan Uncino, giusto?Ma supponiamo un attimo che le cose siano andate un po’ diversamente.Supponiamo che i personaggi stessi fossero diversi.Supponiamo, per fare un esempio, che Peter Pan sia in realtà il Dio pagano Pan e che Capitan Uncino sia in realtà il suo esatto opposto.Immaginiamo che la loro lotta si ripeta nei secoli e che rappresenti la guerra tra passione, istinto e follia da un lato e raziocionio, controllo, rigore e grigiore dall’altro.Poi, per continuare il nostro viaggio, proviamo ad immaginare che Pan stia per tornare su questo mondo nella Roma di oggi, che raccolga una nuova legione di Bambini (ed adulti) Perduti, mentre Uncino (o Greyface che dir si voglia) è lì ad attenderlo, pronto a distruggerlo una volta per tutte ed a portare TUTTO sotto il controllo della normalità nel senso più medio del termine.Da che parte vi schierereste? Se Pan incitasse ad orge e rave in piazza e Uncino fosse pronto ad uccidere chi lo intralcia, da che parte stareste?E, soprattutto, siamo sicuri che una delle due parti sia quella giusta per gli esseri umani?Se tutte queste supposizioni vi hanno incuriositi, se violenza, sesso ed ironia non vi impressionano, se volete conoscere satiri più o meno urbani, gli spiriti della città, fate, sciamani e quant’altro, allora provate ad immergervi in questo bel romanzo di Francesco Dimitri: potreste uscirne stupiti, forse disturbati e forse entusiasti, sicuramente non indifferenti.Ed io ho finalmente trovato un autore italiano che è riuscito a convincermi in toto ed al primo colpo, mica male, no?
Profile Image for Emanuela.
Author 4 books82 followers
April 5, 2016
E' un libro del 2011 che avevo da tempo su kindle. Ho esitato un po' ad iniziarlo perché il fantasy non è tra i miei generi preferiti, ma di questo avevo letto recensioni soddisfacenti.
La storia si svolge a Roma e dintorni e tratta di una lotta tra dei pagani, uno prettamente dionisiaco, Pan appunto, l'altro apollineo, Capitan Uncino.
Le loro concezioni esistenziali sono diametralmente opposte e questo scatena una lotta molto violenta tra gli adepti e gli stessi dei.
Si fa riferimento, spesso al romanzo Peter Pan nei Giardini di Kensington, ma con descrizione molto più spinte, non adatte ad un pubblico troppo giovane.

Il libro mi ha lasciato un po' perplessa: l'inizio è stato convincente per i riferimenti filosofici e psicologici, come ad esempio l'archetipo della"isola che non c'è". Più avanti le descrizioni e gli avvenimenti si sono un po' trascinati e mi sono anche annoiata. Il finale è stato leggermente più coinvolgente, se non altro per la curiosità di sapere come andasse a finire la storia.

Tutto sommato è un libro che si lascia leggere. Fossi l'autore farei opera di omissione, togliendo un centinaio di pagine delle oltre 400 del testo. Ma si sa, gli Harry Potter fanno scuola e sembra che il pubblico ami tomi consistenti.
Profile Image for J.
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January 9, 2011
Pan (Marsilio, (464 pp. € 19) non è un romanzo facilmente inquadrabile, e questo, oltre alla qualità narrativa, depone a suo favore. Francesco Dimitri, classe 1981, appassionato di esoterismo, un paio di romanzi e di saggi alle spalle, fa di Roma lo scenario di un’avventura a cavallo tra le visioni di Tim Burton, Neil Gaiman, James Matthew Barrie e le ossessioni di HP Lovecraft, spostando così il confine tra sogno e realtà verso zone selvagge e buie, laddove fanciullezza, meraviglia e terrore confinano. I bambini perduti di Dimitri si muovono in una capitale stregata fatta di ombre, di orrori invisibili, di truce quotidianità, di gioa anarchica e crudele.

Pan, ci viene in ausilio il vocabolario, è narrazione panica in quanto relativa al dio Pan, a una forza primordiale e al timore di un pericolo che turba l’animo innescando comportamenti incontrollabili.

Con Pan, la narrativa italiana riprende quel dialogo particolare con il fantastico e con il meraviglioso che negli ultimi tempi si era perso, sommerso da altri generi, Fantasy compreso. Andrebbe la pena ricordare, a volte, che “chi alla Meraviglia chiude gli occhi, di Morte sente tredici rintocchi”.

Ho incontrato Francesco Dimitri.



Che “oggetto narrativo” è Pan?

Un romanzo, uno di quelli identificatissimi. Non credo per niente nella confusione tra saggi, romanzi e “oggetti narrativi non identificati” vari. Di più: la trovo disonesta, una fegatura travestita da esperimento. Voglio sapere che roba compro. È come con il cibo: mangio di tutto, ma mi piace sapere cos’è. Se ordino un topo arrosto e mi danno caviale, mi incazzo. Ho ordinato topo, voglio topo. L’importante è che sia arrostito bene.



Perché hai scelto Roma per ambientare la vicenda?

Io sono arrivato a Roma a diciotto anni, venendo dalla provincia di Taranto - non so se mi spiego. E l’impatto con una città del genere ti segna. Se Milano è come Metropolis, Roma somiglia a Gotham City: sporca, lurida, confusionaria, classista nel midollo, piena di gente che tira a fregarti. Eppure puoi scoprire un Mitreo sotterraneo vicino casa, puoi fare un giro a Monti e avere la sensazione di essere finito a Frittole, puoi andare a Villa Ada e trovare un vero e proprio bosco dentro la città. È un set ideale per il mio tipo di storie. Ed è un set che conosco, quindi mi è più facile mitologizzarlo, agguantare la città nella realtà consensuale e spingerla a tradimento nell’immaginario.



Quanto ha inciso il tuo interesse per l’esoterismo nella stesura della storia?

Molto, anche se forse più come mood che altro. Per colpa di guru lampadati e tantrismo pret-a-porter, il pensiero magico è oggi frainteso in modo estremo. Me ne frega molto poco della cronaca - non dico che interessarsene sia sbagliato, dico solo che io preferisco fare altro. Se devo scegliere tra usare il mio tempo per farmi un’opinione seria sul programma politico di Berlusconi o farmela sul futuro della nobile casata Stark (chi legge Geroge R.R. Martin capirà), preferisco gli Stark, grazie tante. Mi interessano i miti, le storie, anche più della cosiddetta realtà - che poi altro non è se non il mito dominante, intessuto nella struttura stessa della tua lingua naturale. L’idea che sia “più reale” di altre storie non è solo sbagliata: è un inganno ontologico. Questa visione del mondo come tessuto di storie, che in più di un senso è magica, credo emerga da ogni cosa che scrivo.



Terrore e meraviglia, macabro e fanciullesco vanno d’accordo?

Pochi hanno davvero letto il Peter Pan di James Barrie. È un libro terribile. Peter Pan è egoista, schizoide, violento, i Bambini Perduti per prima cosa tentano di accoppare Wendy. E questa è l’ultima frase: “E così via via avverrà, sempre, finchè i bambini saranno spensierati, innocenti e senza cuore.” Ecco, se non vi mette un brivido, non so cos’altro possa farlo. Nell’immaginario contemporaneo abbiamo fatto ai bambini la stessa cosa che abbiamo fatto alle fate: essendo creature pericolose, li abbiamo ridotti a esserini di polistirolo da rimbambire con dosi massicce di Melevisione. Il punto è che i bambini hanno avuto meno tempo per intessere le loro vite nella storia dominante e quindi sono aperti alle alternative: alla possibilità che la vicina di casa, che quel pagliaccio, che sembra un mostro, be’, sia un mostro. E hanno avuto meno tempo anche per convincersi che l’uomo sia un animale mite ancorchè un po’ sopra le righe. E quindi non hanno paura di affrontare il mostro con tutte le armi che servono - senza le fighettate da pensiero debole che si usano per coprire la paura. Appunto, terrore (mamma mia, è un dèmone!), meraviglia (che splendore - esistono i dèmoni!) e macabro (ok, splendido, ma vogliamo farlo fuori sì o no?) - in un certo senso dobbiamo davvero riscoprire il bambino interiore, come dicono gli psicologi da talk show. Il punto è che non è detto che quello che scopriremo ci piacerà.



Quali sono gli scrittori cui sei debitore?

Tantissimi. Il principale credo sia Clive Barker, uno dei più grandi scrittori viventi, anche se in Italia è poco conosciuto e ancor meno letto. Il New York Times lo ha paragonato a Pynchon, ma per quanto mi riguarda Barker vince di parecchie lunghezze: un visionario capace di scombussolare il tuo mondo da cima a fondo. Poi c’è Tolkien, che ho letto e riletto in ogni salsa, e che con Il Signore degli Anelli mi ha fatto pensare, in quinta elementare, ‘io da grande voglio fare lo scrittore’. È un autore immenso, anche se credo di essere molto lontano da lui.

E tanti altri, lo Steinbeck più cazzone (quello di Pian della Tortilla e La Corriera Stravagante), Ann Rice quando scrive di sesso, Stephen King quando delinea personaggi… tendo a studiare molto gli autori che mi piacciono.



Pan ricorda il presupposto di American Gods di Gaiman per cui alcune divinità / enti soprannaturali tornano sulla terra….

Chiarisco subito due cose. La prima è che trovo American Gods un libro stupendo - forse il migliore di Gaiman, che è uno scrittore che seguo fin dai tempi di Sandman. La seconda è che, se American Gods vi è piaciuto, non è detto che vi piaccia Pan: sono libri molto diversi. Gaiman è uno scrittore pulito, che fa meccanismi a orologeria. Io sono più carnevalesco e rumoroso. Lo dico giusto per onestà.

Comunque, credo che il “ritorno dell’Incanto” sia un tema nell’aria, per motivi culturali complessi. Di recente ho letto una trilogia che non conoscevo, inedita in Italia, di Mark Chadbourn, che racconta del ritorno in Inghilterra degli dèi celtici. Il tono e la storia non c’entrano nulla con quelli di Pan, ma la premessa è quasi identica, e ne sono rimasto colpito. Credo che stiamo vivendo la fine di un certo scientismo superstizioso, e che altre forme di pensiero stiano riemergendo - e questo è un bene. Vari alfieri del vecchio ordine, come Richard Dawkins, dimostrano una superficialità desolante nel non capire che il ritorno di un pensiero mitologico (il ritorno degli dèi, se vogliamo) non significa la morte della scienza - significa una nuova polifonia. Se ragioniamo in termini di “credere” e “non credere”, perdiamo uno dei più bei nuclei di Meraviglia del nostro tempo.



Pan è un “fuori collana” per Marsilio, come ti sei trovato con la casa editrice veneziana (anche alla luce delle esperienze precedenti)?

Benissimo. Sinceramente, non pensavo che sarebbe andata così liscia: avevo in mente un libro molto forte, e temevo che avrei avuto problemi. Loro mi hanno garantito autonomia totale e poi (Meraviglia!) me l’hanno concessa davvero. Pan è un libro strano, per certi versi rischioso, soprattutto in un catalogo come quello Marsilio. Pubblicare il romanzo di una giovane ragazza che parla del suo ombelico sarebbe stata una scelta più ovvia, ma non l’hanno fatta. Insomma, se il libro fa schifo, non potrò dire che è colpa dell’editor (e la cosa mi dà quasi fastidio, è bello avere qualcuno da incolpare). Quanto al passato, so di essere stato fortunato, rispetto a tanti colleghi. Sia con Gargoyle che con Castelvecchi mi sono trovato bene: poi, è fisiologico che le esigenze cambino e alcune strade si allontanino.



Cosa ne pensi del panorama attuale della narrativa italiana?

Domanda imbarazzante, perché se rispondo “ne penso male” dò l’idea di essere presuntuoso, e se rispondo “ne penso bene”, mento. Allora sarò sincero: in linea di massima, la narrativa italiana contemporanea non mi interessa. È un panorama ombelicale, privo di fascino e meraviglia. Non sopporto Montalbano e soci. Gomorra non sono riuscito a finirlo (sono un appassionato del Padrino di Puzo: mito, non cronaca, che per quella ci sono i giornali). Baricco anche, ma l’ho adorato quando si è scagliato contro i suoi critici. Intendiamoci, ci sono varie cose che mi piacciono - Confine di Stato, La Strategia dell’Ariete, tutto Eymerich (con i crescendo e i diminuendo tipici di ogni serie), e tanti altri. Ma non fanno sistema. Io cerco visioni alternative alla realtà consensuale, non necessariamente ‘fantastiche’ in senso stretto, ma particolari - alla John Fante, per dirne uno, o alla John Kennedy Toole. In Italia queste visioni scarseggiano: i nostri scrittori, troppo spesso, si sforzano più di fare libri intelligenti che di fare bei libri.



E dell’esplosione del Fantasy made in Italy, ora che anche Einaudi ha aperto le sue porte al genere?

Penso che dobbiamo stare attentissimi. Il mio professore di cinema all’università una volta mi disse che il problema italiano è che organizziamo l’industria culturale per filoni e non per generi. Il genere è un meccanismo di produzione. Il filone è una cosa che scavi fino a che non la esaurisci. Ecco, io vedo il rischio della ‘filonizzazione’, che è quanto di peggio possa capitare a un genere, perchè lo affossa per sempre o quasi (vedi alla voce Spaghetti Western). Dobbiamo stare molto, molto attenti a evitare il filone. Detto questo, spero invece di far parte di una rivoluzione del genere che parte dall’Italia e dimostri anche all’estero che cosa possiamo fare: con un mio vecchio libro sono arrivato sul mercato spagnolo, ma il mio sogno è raggiungere quello inglese. Un paio d’anni fa parlavo a un editore di alcuni progetti, e mi sentii dire che “il fantasy in Italia non vende, specie se scritto da Italiani”. Io dicevo che era solo questione di tempo. E adoro avere ragione.



http://kingdomofink.wordpress.com/
Profile Image for Cristiano Pala.
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January 24, 2021
Voglio darvi un consiglio: mai puntare troppo su qualcosa. Solo così, infatti, potremmo contenere la nostra delusione quando inevitabilmente questo qualcosa si rivelerà inferiore alle nostre aspettative.Pur essendo un consiglio molto saggio, io sono il primo a non seguirlo e spesso, per questo, vengo profondamente deluso.
"Pan" è una di queste delusioni.
Quando ne lessi la trama, rimasi profondamente affascinato: pensavo di trovarmi di fronte ad un "American Gods" italiano e, di conseguenza, pensavo a Francesco Dimitri come al nostro Neil Gaiman. A gonfiare ancor più le mie aspettative ci pensarono le miriadi di ottime recensioni che trovavo sparse su riviste e sulla rete. Con il senno di poi posso affermare che se avessi letto questo romanzo in maniera neutrale, senza questi preconcetti (seppur positivi), probabilmente l'avrei apprezzato molto di più, ma le cose ahimè sono andate diversamente...ma andiamo con
ordine...L'autore ci immerge subito in una Roma notturna e inquietante: un ottimo palcoscenico in cui ambientare una storia fatta di miti e misteri. L'atmosfera è densa di presagi e miracoli che introducono gradualmente i protagonisti (e noi con loro) ad una realtà che convive con la nostra in cui l'impossibile diventa possibile e la magia è alla portata di tutti. Fichissimo direte voi, e devo confessare che l'ho detto anche io: infatti le prime pagine di "Pan" non deludono affatto.
Cosa abbiamo nelle "seconde pagine" invece? C'è la stessa inquietante atmosfera, abbiamo la stessa accumulazione di presagi e di miracoli, abbiamo i protagonisti che si aggirano sbigottiti in una città che sta lentamente cambiando sotto i loro occhi, ma abbiamo anche la sensazione che l'autore stia calcando leggermente la mano. Avevamo già capito dalle prime pagine che il mondo stava per essere testimone di uno straordinario evento, ma Dimitri deve aver pensato che le poche decine di pagine iniziali non potevano costituire un prologo credibile ma, nello stesso tempo non sapeva bene con che cosa riempirle.
E si vede!
La narrazione inizia quasi subito ad arrancare, riuscendo a proseguire solo per pretesti che l'autore riesce faticosamente a mettere uno dietro l'altro senza che, però, la storia abbia un qualche sviluppo degno di nota.
Poi, dopo un centinaio di pagine caratterizzate da un''estrema lentezza, la trama ha un'improvvisa accelerazione, succede di tutto e di più. La vita dei protagonisti viene sconvolta in pochissime pagine e l'evento che il mondo stava attendendo si concretizza: il grande dio Pan risorge a nuova vita.
La storia, qui, raggiunge il suo climax e sembrerebbe pronta per ripartire, rinvigorita dai nuovi avvenimenti. Purtroppo però non riparte affatto, anzi, finisce la sua corsa e prosegue con un epilogo lungo 200 pagine in cui, se andiamo ad analizzare bene, non succede assolutamente niente...

Ok...questa è la trama, ma i libri non si costituiscono solo di trama, il mondo è pieno di capolavori dotati di una struttura narrativa esile che sono comunque dei capolavori. Ci sono romanzi che, invece che sull'intreccio, puntano su personaggi memorabili. Potrebbe essere, "Pan", uno di questi? Decisamente no!
Partiamo dai personaggi secondari: un buona storia solitamente ne ha di curati quasi quanto i protagonisti, perché il "personaggio secondario" è secondario solo nel nome trattandosi invece di un elemento importantissimo e di primaria importanza nel contesto narrativo che l'autore crea. Deve, infatti, fornire naturalità e credibilità all'universo in cui si muovono i protagonisti. Qui, invece, che cosa abbiamo? Abbiamo a malapena delle figure di sfondo, delle macchiette poste nel romanzo solo ed esclusivamente per aiutare lo svolgersi dell'inconsistente trama. Se penso a quanto lavoro ha fatto, ad esempio, Stieg Larsson per creare un mondo di personaggi credibili e tridimensionali, questa sciattezza e incuranza mi fa venire una notevole rabbia!!
Sul fronte dei personaggi principali le cose vanno un po' meglio, ma non troppo! Infatti, pur godendo di una descrizione psicologica un po' più dettagliata, i caratteri di molti protagonisti rimangono nebulosi quando va bene, incoerenti quando va male e stereotipati quando va malissimo. I 3 fratelli Cavaterra, sono degli esempi lampanti di questi 3 difetti.

- Wendy è la nebulosa. Di lei, l'autore, ci fa sapere solo che vuole fare la prestigiatrice, che è una tipa tosta e che si schiera quasi senza dubbi dalla parte della "Meraviglia"...ma di lei non sappiamo altro, non sappiamo perché fa certe scelte e perché ne evita altre...niente! Non solo l'autore non ce lo racconta, ma non ce lo fa intuire neanche attraverso le interazioni della ragazza con gli altri personaggi perché, in poche parole, di queste interazioni, non ne ha affatto se escludiamo qualche frase di dialogo scambiata ogni tanto. Solo il rapporto con la sua amica/amante Gaia è abbastanza consistente, ma non ci è comunque di nessun aiuto perché, a parte il profondo affetto che lega le due, non lascia trasparire assolutamente niente della personalità della maggiore dei Cavaterra..

- Giovanni è quello incoerente. Non riesco a capire proprio come funziona questo personaggio. D'accordo, dovrebbe fare quello dubbioso, quello che non sa da che parte schierarsi...ma le sue azioni, pur accettando questo fatto, sono completamente immotivate...prima sta dalla parte di Pan, poi dopo una trappola orchestrata da Augusto, si schiera dalla parte dei pirati ma, in modo incomprensibile, quasi subito torna dalla parte dei fratelli...forse alla fine non è neanche colpa del personaggio, ma della trama pretestuosa che lo costringe a prendere queste decisioni...

- Il Peggiore è senza dubbio Michele, l'adolescente imbranato e innamorato che si ritrova ad avere un grande potere e una grande responsabilità...non mi soffermo molto, se non per dire che di Peter Parker e di Luke Skywalker ce ne possono essere solo uno e che, a volte, la citazione, se usata senza la dovuta raffinatezza, risulta semplicemente una copiatura!

- Gaia soffre della stessa nebulosità di Wendy, potrebbero essere gemelle psichiche...vive insieme alla sua amica in un microcosmo in cui le uniche abitanti sono loro 2, il resto dei personaggi attraversa il loro territorio solo fugacemente...ma ha pochissme, se non nessuna, interazioni con le 2 ragazze.

Tra questi personaggi "normali",fanno la loro comparsa anche dei personaggi "straordinari" che, al loro primo apparire, mi hanno dato la speranza di una svolta: Termidoro e Dagon!
A quanto mi sembra di capire, questi 2, sono dei personaggi a cui l'autore tiene in particolar modo, magari in previsione di un loro utilizzo in qualche altra futura opera. Sono 2 personaggi molto interessanti a prima vista ma, secondo me, sono la versione letteraria dei PNG da masturbazione, ovvero dei personaggi superforti e superfighi che i master dei giochi di ruolo, ogni tanto si compiacciono di far apparire nelle quest per stupire gli altri giocatori e nutrire il proprio ego (lo so perché sono stato un master pure io).
Purtroppo, a parte la fighezza, non c'è molto altro e 2 personaggi con grandi potenzialità, finiscono comunque per fare le macchiette.
Termidoro (un riferimento ad una delle più belle saghe di Sandman?) è il nonno dei fratelli Cavaterra, non è un umano, ma un fauno, che prende sotto la sua ala protettiva il piccolo Michele. Dimitri cerca di farci capire che dietro il suo aspetto bonario e ridanciano, si nasconde una creatura inquietante e feroce, ma a parte questo dettaglio, l'autore fa agire questo personaggio come se fosse una specie di orso Baloo sessuomane.
Dagon è invece un mago metropolitano, una specie di John Costantine all'amatriciana. La sua prima apparizione è molto cool...ma è facile essere cool quando ti raffigurano con un trench in pelle nera e una spada...tutti sono fighi vestiti così... purtroppo, però, soffre di 2 gravi difetti: uno è la cresta da Punk (perché punk? siamo nel terzo millennio, non nella Berlino degli anni 80!!!) e l'altro la carenza di approfondimento psicologico: l'unica caratteristica della personalità di questo personaggio che sembra emergere e la sua compulsiva tendenza alla coprolalia..

Quindi, per ora, il romanzo non tiene ne sul fronte della trama, ne su quello dei personaggi...cos'altro gli rimane? beh rimangono le idee. Ci sono molti libri che sono stati scritti soprattutto grazie a idee meravigliose. Magari non brillano ne per trama, ne per personaggi, ma le idee bastano a sostenere il romanzo. Sarà così anche per "Pan"? Direi proprio di no...
Purtroppo l'autore ha seguito alla lettera un vecchio adagio che si sente spesso nei corsi di scrittura creativa: "Scrivete di ciò che sapete!"...che sarebbe anche una cosa intelligente, ma usata in modo eccessivo e "presuntuoso" da un po' l'effetto di materiale preso in prestito da altri, senza una rielaborazione personale e di pedante accademismo. L'esempio che mi viene in mente ora è la morte sciamanica di Michele: chiunque ha letto i libri di Joseph Campbell sa come funziona la cosa...trasportarla identica in un contesto urbano non la rende più originale...Leggete American Gods per avere un'idea di cosa intendo per affrontare questo tipo di argomenti in maniera personale pur basandosi su concretissimi studi sulle usanze popolari (ovviamente non vi dico la scena, ma quando ci arriverete capirete).
Un'altra idea che non mi convince è proprio quella che sta alla base del libro: cioè, la trasposizione in tempi moderni e in toni della favola di Peter Pan. Sarebbe anche una bella idea, ma l'autore l'ha affrontata in un modo non del tutto riuscito e cioè non rielaborando la storia in chiave moderna, ma prendendo di peso tutti gli elementi della vicenda narrata da Barrie e inserendoli in una storia ambientata ai giorni nostri..per intenderci: la parte dei pirati non la fanno un equivalente moderno dei pirati, ma sono proprio pirati, vestiti da pirati, con sciabole, gambe di legno orecchini e tutti gli orpelli che indossati farebbero di voi dei pirati... Certo, Dimitri fornisce una spiegazione a tutto questo, ma non mi sembra molto convincente...sembra piuttosto pretestuosa e trovata giusto per dimostrare una tesi personale dell'autore (spiegata da lui stesso nei commenti ad un post in un noto blog): Peter Pan ( ma anche "Alice nel Paese delle meraviglie) sarebbe una delle storie più paurose che siano mai state scritte ma che è stata annacquata dagli adattamenti moderni... La sua, sarebbe dunque un ritorno alle fonti, insomma. Con questa tesi si può essere d'accordo o non d'accordo (io non lo sono) ma questo non toglie che si possa apprezzare comunque il libro. Il problema è, però, che i libri che cercano di dimostrare una tesi precostituita, solitamente fanno poi molta fatica a sviluppare una trama che scorra in modo naturale e che non sembri ferraginosa. Pan purtroppo soffre di questo difetto.
Inoltre, anche il modo in cui Dimitri cerca di dare alla storia un tono cupo e maturo non funziona: l'autore sceglie infatti la strada più facile e cioè aggiungere abbondanti dosi di sesso e violenza!

Il Sesso, per far diventare una storia per ragazzi una storia per adulti si dona una sessualità a tutti i personaggi, no? beh, ci sono anche altri modi, ma questo è il più semplice, ma in teoria potrebbe ancora funzionare. Purtroppo però, con la scusa che Pan è anche il dio della frenesia sessuale, l'autore calca la mano anche qui e le scene di sesso, piuttosto che dare una sensazione di sacra liberazione, sembrano prese di peso dai fumetti hentai (cough cough ovviamente lo so per sentito dire perché io non ne leggo di fumetti hentai...ehm)...un'esempio potrebbe essere la scena di sesso a tre tra Thinker bell, Wendy e Giada, con la campanellino capace di mutare i propri organi genitali...boh, non so...l'effetto è piuttosto grottesco, mi aspettavo la comparsa di un mostro gigante con tentacoli falliformi è il quadro sarebbe stato completo (ovviamente anche i mostri con tentacoli falliformi li conosco solo per sentito dire, per chi mi avete preso...).

Altra cosa collegata al sesso: la figura della donna in questo romanzo. Le protagonisti femminili sono toste, è vero, ma sembra che l'autore le dipinga come esseri dall'insaziabile apetito sessuale che nella vita di tutti i giorni viene frustrato, ma che Pan è giunto a far esplodere...insomma, questa cosa...mi sembra un po' un luogo comune, anche perchè non c'è nessun maschietto, nel romanzo, che subisca l'influenza di Pan nello stesso modo, sembra essere solo una prerogativa della donna. Non so...non mi piace tanto...

La violenza: la violenza è ben presente nel romanzo come ho già detto, ma sembra che l'autore la inserisca non tanto in funzione della storia, ma per stupirci con effetti speciali. E' come se volesse ricordarci che sta prendendo le distanze dalla disneyzzazione delle favole e che vuole restituire alla favola e al mito la brutalità che le è propria. Ma di questo eravamo coscenti sin dall'inizio e questo sottolineare con il sangue questo concetto dopo un po' stufa e risulta quantomeno inutile ai fini del flusso narrativo.

Ok, il romanzo sembra avermi deluso in tutta la sacra trimurti della narrativa , trama, personaggi e idee, ma penso che il vero peccato mortale di quest'opera sia un altro ancora, molto più grave: l'incapacità dell'autore di farsi da parte e lasciare spazio alla storia. Già, proprio così...sembra strano in una narrazione ad alto contenuto fantastico, invece è proprio quello che succede: il libro è fitto di riferimenti alla propria vita e soprattutto di strizzatine d'occhio ai propri amici o a persone che lo conoscono di persona. ODIO QUANDO GLI SCRITTORI FANNO COSI', odio soprattutto quando non riescono a dissimularlo. che ci frega cosa l'autore pensi di Melissa P.? Cosa ci frega di vederlo in un cameo colpito dalla frusta dei sacerdoti di Pan? Non sei Hitchcock!! Anche perchè queste non sono le uniche intrusioni. I 3 fratelli Cavaterra per esempio sembrano incarnare diversi aspetti della sua personalità: Wendi gioca ai giochi di ruolo, Giovanni studia antropologia e Michele legge fumetti...Credo che sia questa la caratteristica più irritante di questo libro!

Credo che siano poche le persone che sono arrivate fino a qui e molte si staranno chiedendo come mai, dopo aver parlato così male di questo libro ho deciso di dargli 2 stelline piuttosto che una; vado subito a spiegarlo e poi chiudo perchè la recensione si è dilungata fin troppo.
Ho deciso di dare 2 stelline anzichè una perché ho apprezzato il progetto che sta dietro questo libro, cioè di piantare i semi di un genere che in Italia ancora non esisteva: L'urban fantasy che spero sia dimitri che altri autori coltivino in maniera molto più profiqua in futuro perchè potrebbero dare dei frutti notevoli...Speriamo, perchè sarebbe un bellissimo segno per tutta la letteratura italiana.

Profile Image for Enrico Valdinocci.
152 reviews
December 29, 2024
Parte bene questo "Pan" di Dimitri, che si conferma uno scrittore capace e interessante. Ma a un certo punto tutto diventa farraginoso e più finto di quanto dovrebbe essere, e sulla lunga stanca. Inoltre avrei accorciato un po' la lunghezza, per me eccessiva. Comunque idea interessante.
Profile Image for ringoallavaniglia.
233 reviews22 followers
November 19, 2012
Chi alla Meraviglia chiude gli occhi,della Morte sente i tredici rintocchi.

Veramente una sorpresa.
La storia di un Peter Pan, che non è Peter ma solo Pan:una divinità primitiva e libertina che poco ha a che fare con il bambino che non voleva crescere di Barrie.
Pan rappresenta il caos,la sfrenatezza,la mancanza di regole:tutto ciò che attrae e allo stesso tempo fa paura.
L'altra protagonista è Roma:la città cattolica per eccellenza,che invece è popolata da spiriti pagani e creature mitiche.Essendo anche la mia città,vederla sotto questa luce che poco spesso viene considerata è stata una delle parti migliori del racconto.
E poi Dimitri ha due grandi pregi: sa di cosa sta scrivendo,e sa scriverlo molto molto bene, con uno stile apparentemente confusionario,ma che in realtà è volto ad attirare l'attenzione su tanti punti diversi della storia;e ciò rende il ritmo serrato e coinvolgente.
Effettivamente la trama ha qualcosa di American Gods, ma lo scontro tra divinità viene affrontato da due punti di vista molto diversi:per Gaiman è decisamente epico, in Pan invece anche gli umani hanno un ruolo chiave.
In conclusione: bello,emozionante e consigliatissimo.
Profile Image for Werehare.
771 reviews29 followers
December 17, 2012
5/10

I lati positivi ci sono: buona rielaborazione di elementi magici ed esoterici, integrazione del fantastico nel quotidiano in maniera affascinante e trovate originali; la caratterizzazione dei personaggi è nella media, anche se qualcuno è particolarmente divertente. Ma a raccontare la storia non è il narratore, è un autore talmente invadente, di parte e a tratti giustificazionista da rendere irritanti metà dei personaggi (e delle frasi). Molte scene gratuite e francamente inutili.
Profile Image for Elia Bazzani.
83 reviews
November 20, 2017
2.5 stelle. Idea potenzialmente molto valida, sviluppata così così. L'autore tenta un approccio alla classicità che, sebbene io possa riconoscere come un approfondimento funzionale alla narrazione, quindi assolutamente non fondamentale, ho trovato approssimativo e, a tratti, anche poco accurato (dire che Plutarco è un autore latino è uno scivolone non indifferente). La psicologia di Pan è trattata con una superficialità tale da non farmi capire se questo mancato approfondimento sia una scelta consapevole o una mancanza dell'autore. Ho odiato i personaggi di Angela (Wendy) e Giada, che ho trovato uno stereotipo unico. Lo stile è incredibilmente altalenante: si alternano passaggi di ottima scrittura anche molto originale e particolare, a momenti di totale baratro in cui la prosa diventa incredibilmente piatta e priva di alcunché di piacevole. Infine, per quanto riguarda i lati negativi, la narrazione è costellata di morti assolutamente inutili, tramite le quali l'autore vuole cercare di trasmettere al lettore come la psiche dei fratelli si modifichi dopo queste. Il problema è che non ci riesce assolutamente, i personaggi sono praticamente tutti statici, tranne i due di cui parlerò tra poco.
E ora che è finito il momento negativo parliamo di ciò che ho apprezzato: in primo luogo l'idea di vedere la città come uno spirito vivente; secondariamente il sistema magico che, per quanto abbastanza complicato, è spiegato in modo chiaro; dulcis in fundo i due fratelli Cavaterra (Darling per noi poveri), ossia Giovanni e Michele. Giovanni è stato un personaggio favoloso per tre quarti del romanzo, per poi cadere rovinosamente nella parte finale, in cui le sue scelte vengono forzate in una direzione assolutamente non naturale, e giustificate in modo banale e pure insensato, perché questa giustificazione avrebbe dovuto conferirgli un ruolo fondamentale all'interno degli ultimi avvenimenti, ruolo che in realtà non ha avuto. Ora veniamo alla nota positiva senza riserve, che ha sostenuto, secondo me, la narrazione dall'inizio alla fine, ossia Michele Cavaterra. Il piccolo Michele divenuto ormai adolescente, è un personaggio in cui è molto semplice immedesimarsi e a cui è facile voler bene (in questo senso Dimitri ha creato un personaggio davvero ben scritto e ben caratterizzato). Si tratta di fatto dell'unico personaggio dinamico, che compie una crescita esponenziale dall'inizio alla fine della narrazione, arrivando sul finale ad essere fondamentale. Bravo Michele. E Bravo anche Francesco Dimitri la cui prova è un discreto titolo per giovani adulti.

"... crescere significa anche questo, diventare più soli. Non avere qualcuno da cui tornare a piangere, non avere qualcuno con cui poter litigare nella certezza che quel litigio non distruggerà l'amore: questi sono i privilegi dell'infanzia, che gli adulti perdono."
Michele Cavaterra, pag. 251.
Profile Image for Cristina.
864 reviews12 followers
July 18, 2020
Pazza, allucinogena, oscena creatura!Quattro stelle che valgono un bell'otto pieno perché è stata una lettura entusiasmante!
E' stato un mix di alcune delle parole raffigurate nel libro e dell'unione dei tre Aspetti che cosi' ad intrigo sono stai davvero ben gestiti e miscelati per rimanere impressi come se fossero parole di sangue.
Scene comiche, gotiche e altre davvero inquietanti, oltre che erotiche ma poco blasfeme che hanno saputo trascinarmi nella lettura rendendola molto più succulenta di quanto sembrasse all'inizio.
Il personaggio principale non sono i due miti riportati, Pan ed Uncinetto perdonate ma da quanto Timoteo l'ha soprannominato così sono scoppiata a ridere alla grande, ma Michele che davvero mette i brividi, non per la sua spavalda ingenua verginità per tutto il creato e non solo fisicamente ma per quanta leggerezza impieghi lui soprattutto, e la sua dolce famigliola di rimpetto a privare il prossimo della vita, giusto o no che sia..bhà i brividi ci sono ma il piacere della lettura rimane!!
177 reviews
June 2, 2022
Pan è veramente un bel libro. Ce n'è per tutti, è a tratti crudele, a tratti comico, a tratti amaro, a tratti romantico, un bel po' erotico (un po' troppo, forse, ma non tanto da risultare fastidioso) e soprattutto magico. I personaggi sono tantissimi, tutti ben definiti e vivi, veri, senza stereotipi (forse giusto Temidoro ma, dai, i suoi battibecchi con Michele sono davvero divertenti!).
Lo stile di Dimitri è fantastico, la ricchezza di voci e caratteri diversi che si alternano nella narrazione rendono la lettura sempre interessante e i cambi di stile o di narratore giovano moltissimo.
Poi c'è Roma e se si è di Roma è tutta un'altra magia, perché un conto è leggere Campo de' Fiori, un conto è vedere una masnada di gente che affolla una piazzetta di stile rinascimentale, alcuni che si siedono a quel locale lì all'angolo, altri che si arrampicano e schiamazzano sulla testa di Giordano Bruno, nero e imponente, altri ancora che ridono appoggiati sulla fontana più in là.
Allora sì, c'è la Meraviglia.
Profile Image for Chiara.
358 reviews3 followers
November 3, 2018
Una sorta di "retelling" (in senso molto lato) di Peter Pan in chiave urban fantasy. Qui, la presenza di Roma si fa molto sentire, oltre a quella della mitologia e della fantasia. Il confine tra bene e male è labile e incerto e leggendo mi sono trovata spesso incerta sullo schieramento che alla fine avrei scelto: Capitan Uncino o Peter Pan?
Dimitri ha stravolto la storia ampliandola e rendendola più dark, in un certo senso. I personaggi, sia quelli che richiamano l'opera di Barrie sia quelli originali, sono ben caratterizzati e tridimensionali, con un ruolo preciso nella vicenda.
I tre protagonisti, i fratelli Cavaterra sono, in un certo senso, la rappresentazione degli Aspetti che Dimitri evoca, Carne (Giovanni), Incanto (Angela) e Sogno (Michele) e devo dire che anche questo mi è piaciuto, oltre al richiamo fortemente filosofico di tutta l'opera. Si tratta di un ottimo fantasy e, oso, un ottimo retelling.
Profile Image for Claudio De agostini.
67 reviews14 followers
September 10, 2021
Cercare difetti a questo libro, e se ne possono trovare, vuol dire cercare il pelo nell'uovo, impuntarsi sulla perfezione che non è indispensabile a godersi o a scrivere una bella storia. Pan, difetti o meno, resta un libro di altissimo livello.
Dimitri ha un tono scanzonato, ironico e irriverente, ma non per questo superficiale o scontato. I personaggi hanno un intreccio meraviglioso, che è perfettamente integrato all'interno della trama.
Riverbera della potenza del mito di Peter Pan, da cui però trae una firma assolutamente originale.
Si può condividere o no il messaggio del libro, scegliere o meno se partecipare alla grande battaglia delle passioni, ma non si può assistere con freddezza: Pan è tornato e già il cuore inizia a battere più forte.
Profile Image for Mimi.
9 reviews
November 20, 2023
Diciamo che io avrei concluso il libro a quando Michele diventa shamano. Fino alla morte del padre avrei valutato questo libro con 5 stelle, poi non so bene cosa sia successo allo scrittore ma diventa tutto molto più confusionario e porno...a volte persino splatter..e diciamo che non gli vengono bene queste scene.
Diciamo che non lo consiglierei ma non mi sento neanche di gettarlo completamente nel cestino. Ripeto, fino ad un certo punto è davvero un bel libro coinvolgente che si legge con molto piacere. Poi boh ..non lo so che gli è successo, ma è un gran peccato
Profile Image for Marta.
896 reviews13 followers
November 20, 2019
Pan (2008)

L'autore mette in scena un Peter Pan pagano che si scontra per le strade di Roma con un Uncino-Greyface molto attuale. I personaggi di Barrie ci sono tutti, reinterpretati in chiave moderna, e anche gli aggiunti si integrano bene nel quadro. Mi è piaciuta la visione data da Dimitri di un classico, aprendo nuove prospettive e interpretazioni: non mi aspettavo niente, ho trovato parecchio; un autore che mi incuriosisce molto.
Profile Image for _cyb3rw0lf_.
1 review
November 30, 2019
Libro scritto molto bene, stupenda l'idea, ma si rovina nella fine.
Il libro gira intorno al dio Pan, che è stato intrappolato dentro ad una storia. Ma alla fine Pan viene messo da parte ed il tutto viene risolto in modo troppo sbrigativo, come se l'autore avesse fretta di chiuderlo.
Fino a più di metà libro, sembra tutto reale, poi passa all'improbabile, per finire nell'assurdo.

Resta comunque un'ottima lettura.

Profile Image for Francy Ronca.
20 reviews
January 21, 2023
Probabilmente il miglior urban fantasy italiano degli ultimi anni. Storia, ambientazione e stile: tutto ottimo.
Profile Image for Rebecca.
118 reviews5 followers
July 27, 2014
Avete presente quei libri che ti costringono a passare una notte in bianco pur di sapere come finiscono, ma che alla fine riesci a chiudere perchè sia possibile rimandare la fine quanto più possibile? Beh, per me Pan è uno di quei libri. Letto centellinandone ogni pagina e sentendo le mani formicolare per arrivare in fondo il prima possibile.
Ho adorato ogni pagina, peggio, ogni parola. Ogni virgola.
E ogni personaggio.
Pan, Capitan Uncino, Wendy e Tinker Bell, Giada e Michele. E Temidoro e Giovanni. E Dagon, dio quanto ho adorato Dagon. Quasi alla pari di Pan (dai, ammettiamolo, non ho mai biasimato Wendy e Giada nemmeno un secondo! Pan è stragigo e punto!)
Arrivata a un terzo, poi, ho capito che questo libro me lo porterò dentro per sempre, e lo leggerò infinite volte.
Non è perfetto, alcuni lo potrebbero trovare pretenzioso e eccessivamente sopra le righe. Magari troppo pronto a dividere il mondo in bianchi e neri, e forse potrebbero perfino avere ragione. Oppure pieno di riferimenti mitologico e letterari, della cultura di ieri o di oggi, ma è proprio questo a renderlo grande.
Ma insieme alla consapevolezza che Francesco Dimitri abbia scritto uno dei miei libri preferiti (e non l'avevo ancora finito eppure già lo era, ed è un autore italiano e io di italiano non leggo quasi niente o se lo faccio lo dimentico in fretta, perchè per quanto l'Italia abbia più potenziale di quasi ogni altro paese al mondo, parlo di letteratura e arte, di storia e cervelli, poi non lo sa far fruttare e scadiamo nella mediocrità. Tanto per parlare di cose che col libro non c'entrano una mazza, insomma).
E poi ammettiamolo, io con questo libro ho sviluppato un rapporto un pò particolare. Avete presente quando vorreste parlarne e non fare altro a giornate, ma allo stesso tempo ne siete così gelosi che allo stesso tempo non volete parlarne con nessuno perchè rimanga una cosa solo vostra, da custodire e proteggere? E' così che mi sento riguardo a Pan, insomma. Una cosa un pò morbosa e ossessiva, ne convengo.
E poi sono gelosa del libro, come lo sono di Francesco. Accidenti, Francesco, non sai quanto vorrei averlo scritto io, il tuo libro. Averlo scritto e immaginato. E allora si, che sarebbe stata una cosa di cui parlare continuamente o non farlo affatto, per tenerla solo per me.
Non posso che essere grata al fatto che lui non soffra delle mie stesse ed evidenti turbe psichiche, o io di questo libro non avrei mai letto nemmeno una riga.
Sull'onda dell'esaltazione mi metterò alla ricerca di tutti i suoi libri, esaltandomi ancora di più o cadendo nella disperazione più nera a seconda di quello che leggerò. Anche se, visto quanto io ora sia in fissa per questo e voi vi state leggendo i miei deliri post lettura a fresco, replicare sarà difficile.
Ma non mi dispero.
Quindi grazie, Francesco.
Ma cosa c'è di così speciale in questo libro?
Intanto c'è il parallelo con Peter Pan di James Barrie che era la mia storia preferita, da bambina. E il modo pazzesco in cui Francesco è riuscito a rendere un libro per bambini, e qui potrei stare ore ad argomentare il contrario, ma lasciamo perdere che è meglio, un'opera del genere.
Perchè c'è tutta una mitologia, dietro, che a primo acchito potrebbe lasciare perplessi, ma che invece non fa altro che arricchire ulteriormente il tutto, raccontandoci una storia vecchia di millenni e riuscendo a raccontarla con una tale intelligente continuità da farci pendere dalla sua penna, in mancanza di labbra.
Mi fermo prima di mettermi a sproloquiare su particolari difficili quanto interessanti, come i tre Aspetti, Pan e Sileno e la Meraviglia, perchè potrei andare avanti per ore.
Alla fine, sta tutto lì, nella Meraviglia.
Wendy ce lo ricorda più volte.

"Chi alla Meraviglia chiude gli occhi, di Morte sente tredici rintocchi."
Profile Image for PescePirata.
135 reviews13 followers
August 17, 2013
Mhhhhh… Vediamo. Come posso convincervi a leggere questo libro?
Potrei usare il tono triste-metafisico.
Questo libro mi ha fatto male. Molto male. Quanto tempo è che non sogno? Dove sono finiti i sogni che caratterizzavano la mia infanzia, quando volavo alto nei cieli e…
Ok… Come non detto… Vedo spuntare cappi, e tu, laggiù, lascia stare benzina e accendino per favore non occorre che ti dai fuoco per protesta. Ho capito.
Potrei usare allora il tono sexy-brillantone.
Ragazzi questo libro è dinamite pura! Mai letto tanto sesso, e ben descritto, in un libro che in partenza dovrebbe essere fantasy. Donne con uomini. Donne con donne. Uomini con uomini. Donne con… Uomini con... Va beh… Leggerete. Non voglio rovinarvi la sorpresa. Sensuale, carnale, fisico. Queste pagine sono una testata in pieno setto nasale a tutta la merda chick-lit, per non parlare delle varie sfumature che ci circondano ultimamente. Roba da smuovere eruzioni vulcaniche e maree oceaniche multiple.
Mhhhh… No. Così sembra più la recensione di un video di Youporn che di un libro.



Ok. Allora mi gioco la carta pulp.
Accidenti fanciulli! Non avrei mai pensato che in un libro che parla di Capitan Uncino, Peter Pan e Campanellino ci potessero essere tanti sbudellamenti.
Cavolo se lo sa usare quell’uncino, Uncino. E Peter? Ho perso il conto di quanti ne ha messi allo spiedo. Per non parlare delle risse tra le loro allegre bande eterogenee. Descrizioni crude, senza lasciare spazio a buonismi o false censure. Questo libro gronda sangue.
No… Nemmeno. Così sembra la descrizione di un film di Tarantino.
Va bene. Scherzi a parte. Descrivere questo libro in uno solo di questi modi, pur essendo la pura e semplice verità, vorrebbe dire sminuirlo di parecchio.
L’autore ha avuto il coraggio di prendere il mito del Sempre-Ragazzo per presentarcelo sotto un punto di vista assolutamente inaspettato e molto, molto godibile.
Peter Pan è presentato come un satiro (come in effetti è sempre stato descritto il dio Pan), con tanto di corna, attributi pluridecimetrici e “sex appeal”. Capitan Uncino come un vecchio immortale reazionario, che ha la missione di togliere dal mondo qualsiasi pulsione; e non esita a usare violenza, menzogna e assassinio per riuscirci.
Quindi Ordine contro Disordine, Caos contro Omologazione coatta. E’ tempo di schierarsi. La battaglia finale sta per iniziare, avrà come teatro Roma (mai come in questo libro tanto gotica e magica) e l’isola che non c’è, e l’esito è tutto tranne che scontato; in quanto a voi, si proprio voi che state leggendo, sappiate che non potrete restarne fuori. Anche se lo vorreste. In sogno o nella carne dovrete schierarvi.
Cosa aspettate? Avete deciso? Da che parte state? Siete pirati o bimbi sperduti?

Piero70
http://www.pescepirata.it
http://www.pescepirata.it/aspiranti_s...
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