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Duri a Marsiglia

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Duri a Marsiglia, scritto nel 1974, ma tuttora di invidiabile freschezza e ritmo, racconta le avventure (autobiografiche o no, non importa) di un adolescente italiano che si fa chiamare «Charles Fiori» e in poco tempo diventa «bambu», soldato di marciapiede della mala, sempre mantenendo il suo sguardo meravigliato e insieme finto-cinico. «Charles Fiori» si immerge a capofitto tra i gangster corsi, calabresi e via dicendo dai panciotti colorati, dai nomi assurdi e dai traffici molteplici, in guerre senza quartiere, nel gran respiro della città. E ne nasce, ha scritto Giovanni Arpino, «un "feuilleton" inesausto, tutto giocato sull'onda del filone "nero" francioso, un po' Gabin e un po' teatro "d'abord", tanto cinema in sequenza e grani di Prévert sparsi qua e là... Marsiglia: il porto, la nebbia, i "macrò", le "filles", la pistola, il coltello, la vendetta, l'onore del clan, i codici di comportamento: tutta l'aggeggeria di un mondo tra sconosciuto e ribollito che però seguita ad affascinare». Nel presentarlo ai nuovi lettori, De Lorenzis parla del «piacere dell'anacronismo», «oggi che il genere ha guadagnato, a dispetto di pregiudizi tenaci, nuovi diritti di cittadinanza nelle gerarchie letterarie». Tanto piú che Fusco, aggiunge Bernardi, «era uno degli ultimi cantori della parola narrata, in tempi in cui la narrazione costituiva l'essenza stessa della comunicazione».

218 pages, Paperback

First published January 1, 1974

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Gian Carlo Fusco

21 books2 followers

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1 (1%)
Displaying 1 - 10 of 10 reviews
Profile Image for Orsodimondo.
2,458 reviews2,432 followers
July 19, 2025
UNA CAREZZA IN UN PUGNO


Willy Ronis è autore di questa foto, di quella sulla copertina, e, eccetto l'ultima, delle seguenti.

Molto giustamente nella prefazione e nella postfazione si sottolinea come questo romanzo non sia affatto un noir.
E il protagonista è un ‘duro’ col cuore tenero perché, oltre essere di famiglia borghese, ben educato, anarchico e antifascista, è accanito lettore di poesie, e quando scappa dalla sua terra (Liguria, proprio come Fusco che era nato a La Spezia nel 1915), nel poco bagaglio che si può portare dietro, non manca Baudelaire (Les fleurs du mal), cui si aggiungono Rimbaud, Verlaine, Apollinaire, man mano che a Marsiglia i suoi guadagni crescono



A me pare soprattutto un romanzo d’avventura, e infatti più di una volta mi ha evocato Salgari e i tigrotti di Mompracem, ben più che il polar francese, il grisbi, il rififi, Jean Gabin, per tacere di Izzo col quale condivide l’ambientazione marsigliese e lo scheletro, ma con enorme diversità di cuore.
Fusco mette in scena una malavita materna e generosa fino all’esagerazione. E porta alla mente più Fred Buscaglione che Dashiell Hammett, che di duri se ne intendeva. Non ha nulla a che vedere con Chandler, viene più facile pensare ai moschettieri.
È un romanzo che elabora il mito del noir in forma scanzonata, picaresca, istrionica - un testo pieno di fanfaronate popolato di personaggi iperbolici. E anche qui sono in buona compagnia, condivido il pensiero espresso da Luigi Bernardi nella postfazione.



La stessa lingua è meticcia, con quel continuo ping pong di italiano e francese, francesismi e italianismi.
Ma sempre sul versante buffo, più burla che vera invenzione: come quel periodo in cui andavano di moda certe freddure del tipo “come si chiama la prostituta russa?” Vagina Seminova. E il campione di evasioni rumeno? Ciauescu. E il campione d’apnea inglese? Paul Mooni.



C’è un altro aspetto che mi ha colpito molto: a 180 pagine di storia se ne accompagnano almeno trenta di spiegazione e chiosa. Ben tre firme: Tommaso De Lorenzis si incarica di una lunga prefazione, Luigi Bernardi invece assolve alla snella postfazione, la ‘nota’ d’Arpino è essenzialmente autobiografica avendo conosciuto bene Gian Carlo Fusco.
Come se Fusco andasse spiegato, ma anche protetto, come se ci fosse sempre il bisogno di avvertire il lettore: stai leggendo qualcosa che è meglio di quello che sembra, scritta da qualcuno che è più bravo di quello che sembra.



Ciò detto, è stata lettura divertente e gradevole. Ho apprezzato l’ambientazione storica (1932-1934), la Marsiglia di una volta, le pennellate di storia della malavita (con un gancio lanciato al magnifico film The French Connection - Il braccio violento della legge), il ritmo.


Fred Buscaglione
Profile Image for lorinbocol.
265 reviews434 followers
September 27, 2017
come si fa a non amarlo uno scrittore che ha la faccia da fratello segreto di gino cervi e groucho marx, che non si capisce dove finisca lui e dove inizino i suoi personaggi, che scrive una storia con un protagonista anarchico e affiliato della mala marsigliese, che legge baudelaire e i surrealisti e finisce nella legione straniera?
non si fa, appunto: io gian carlo fusco lo amo un po'.
Profile Image for Post Scriptum.
422 reviews120 followers
December 16, 2017
Charles Fiori, giovanotto poco raccomandabile, ma serio, con Les Fleurs du Mal dentro la tasca, fuggito dall’Italia fascista trova “famiglia” nella mala calabrese che si spartisce Marsiglia con còrsi e catalani.
Carles Fiori con Baudelaire in tasca. Oltre alla Walter.
Dopo tre anni di fanfaronate e romanticherie, ferocia e illegalità Charles l’abusif lascia questa Marsiglia che odora di sesso, soldi, droga e polvere da sparo, prima che si scopra la sua vera identità e i suoi trascorsi di libertario. E comincia un’altra storia.
Lo dice lui, Charles Fiori, che un venerdì, di buon mattino, con la sua valigetta contenente il minimo degli indumenti, e Il pane di Krotpokin, Il tallone di Ferro di London e I Fiori del Male di Baudelaire uscì di casa in punta di piedi “con un po’ di struggimento nel petto” in cerca di libertà. Con in tasca il suo Les Fleurs du Mal.


Ah, Fusco Fusco!, pensare che sei stato ignorato e poi dimenticato, così, come si beve un caffè. Merdasse, mes enfants!
Profile Image for Nood-Lesse.
427 reviews325 followers
December 1, 2025
Credo che l’ottima scheda Wikipedia (me ne ero già avvalso) sia utile per inquadrare il personaggio
https://it.wikipedia.org/wiki/Giancar...
Fusco appartiene alla tipologia Hemingwayana di coloro che vivevano per scriverla, a differenza di coloro (la maggioranza) che scrivono per viverla.
Lo scrittore se ne sta seduto ad inventare mondi allegorici, personaggi paradigmatici, questo se non gli capita una guerra fra capo e collo. Non ho idea se ci sia una traccia autobiografica nel libro. L’antefatto, che ho letto scientemente alla fine, lo potrebbe far supporre. Il libro è scritto in prima persona e narra la fuga del diciottenne Charles Fiori (nome di fantasia) da La Spezia a Marsiglia e del suo arruolamento successivo nella malavita italiana di quella città. Charles abbandona La Spezia perché il suo anarchismo gli è costato l’arresto. Nell’antefatto scriverà:
La contestazione familiare dei giovani non l’ha inventata la gioventù d’oggi. Uscire dai binari su cui viaggia la famiglia fa parite di un gioco giovanile istintivo e antico. Ed è certo che anche il mio antifascismo, fra i quindici e i diciott’anni, fece parte di quel gioco. Tanto che anche oggi, dopo quarant’anni, mi chiedo come avrei reagito se la mia fosse stata una famiglia di antifascisti indomiti e tutti d’un pezzo. Sarei diventato fascistissimo? Non lo escludo

All’inizio non ero in sintonia con il personaggio, le pagine di presentazione mi pesavano. La mala di Marsiglia degli anni trenta non mi interessava. Più avanti invece ho iniziato a rilassarmi, a gustarmi descrizioni come questa
Babette, trenta metri più in là, ancora più in ombra, appoggiata allo sguancio di un portone cosparso di borchie. Stava fumando. E la brace della sigaretta era un minuscolo rubino

Se avete fumato, e non quella roba che adesso ha sostituito le sigarette, se avete fumato nel secolo scorso, potete capire cosa sia il minuscolo rubino di cui parla Fusco. Dagli anni trenta fino ai novanta è stato lo stesso, alcuni rubini brillano anche adesso, ma sono sicuramente molti di meno. Il fumo nuoce gravemente alla salute, anche il vapore però.
Come già in “A Roma con Bubù” i mots en francais danno ritmo e lustro al libro. Il francese scolastico è sufficiente per tradurli, in quest’opera poi ci sono una cinquantina di note per le espressioni vernacolari.
Sono divertenti i nomignoli dei malavitosi che si sono spartiti il controllo di Marsiglia in tre zone di influenza: la basca, la corsa e la calabra. È in quella calabra, in virtù di un iniziale fraintendimento, che viene arruolato Charles Fiori
[Il ragazzo si porta dall’Italia Les fleurs du mal di Baudelaire, da qui il suo nome d’arte]
Una storia di formazione, probabilmente scritta per viverla, che fa riflettere e sorridere.

Colonna sonora:
La canzone era bella, d’accordo! Lucienne Boyer aveva una voce da far venire la pelle d’oca, niente da dire! Ma sorbirsi dieci volte di seguito lo stesso disco, ça casse les couilles, voyons!

Lucienne Boyer - Parlez-Moi D'Amour [1930]
https://youtu.be/rIAQWr34De0?si=xL6jp...
Profile Image for Wu Ming.
Author 38 books1,267 followers
December 29, 2010
WM4: La Marsiglia pre e immediatamente post bellica, teatro di scontri tra gang, corse su macchine di lusso, pistolettate, bische clandestine, duri e pupe, è un luogo dell'immaginario collettivo talmente forte da essere diventato cliché. Nonostante questo, anzi, proprio per questo, è sempre in grado di appassionare, come ogni epica che si rispetti. Questa almeno è la convinzione di Gian Carlo Fusco (1915-1984), che a metà anni '70, clamorosamente fuori tempo massimo, decide di raccontare di nuovo la saga gangsteristica marsigliese. Infatti quando nel 1974 viene pubblicato per la prima volta Duri a Marsiglia il tempo di Rififì e Grisbì e tramontato da un pezzo. L'autore - pose alla Fred Buscaglione, ma trascorsi da reporter, quasi un gonzo journalist all'italiana - ne è consapevole, ma non gli importa. Come un Omero trasferitosi nel Mediterraneo occidentale, Fusco proietta il suo alter ego nella Marsiglia degli anni '30, una città fantastica, in cui forse lui non ha nemmeno mai viaggiato davvero, limitandosi ad annusarla da un punto diverso della stessa linea costiera: La Spezia o Viareggio. Marsiglia come Ilio, terreno di battaglia sul quale si affrontano guerrieri antichi dagli appellativi mitici: Cecé Le Fort, René Patatrac, Vincente El Loco, Fofò L'Artilleur, Casimiro Scassabocche e tanti altri. Manco a dirlo la storia si dipana tra un periodo di pace e un altro, con la "grande tempesta" nel mezzo a farla da padrona, la guerra tra le cosche dei catalani, dei corsi e dei calabresi, che infiniti lutti adduce alla città, tra il 1933 e il 1934. La scintilla: una donna bella come Elena e altrettanto proibita (ma non consenziente). Il motivo: le quote del traffico di droga della neonata French Connection.
Il protagonista entra nell'ambiente un po' per voglia d'avventura un po' per caso, in fuga dal fascismo italiano, ma attratto - come il suo autore, del resto - da un certo dandysmo anarchico e maledetto, nato dall'incontro tra Buenaventura Durruti e Charles Baudelaire. Ne esce il più classico dei noir romantici vecchia maniera e al contempo un romanzo irreale e fantastico: l'avventura che ogni ragazzo in fuga da una buona famiglia vorrebbe vivere. Dalla parte dei reietti e dei pirati, con i loro codici d'onore e la loro grinta, scrollandosi di dosso lo spleen borghese e abbracciando il romanticismo maledetto degli antieroi proletari: un cliché contro l'altro. Con l'amara consapevolezza di fondo che non riuscirà mai a fare davvero parte di quel "milieu", a causa dei propri natali per bene. Il finale aperto la dice lunga sull'accanimento con cui Fusco rifiuta comunque il ritorno alla normalità del regime e al regime della normalità per il suo personaggio, come per se stesso.
Consapevole che i bei tempi non sono mai esistiti, tanto meno quelli a cui Jean Gabin aveva prestato la faccia, Gian Carlo Fusco sceglie di cantarli come un poema epico, quasi fossero un'Arcadia perduta. Lo fa in una lingua corrente del mediterraneo occidentale del tutto inventata, divertente grammelot italo-franco-calabro-ispanico, che guizza da una sponda all'altra del Golfo del Leone e del Tirreno.
Fusco è rimasto un outsider per tutta la vita, esponente di una bohème rivierasca e anarco-gaudente alla donchisciottesca ricerca di battaglie più ardue in cui mettere alla prova la propria determinazione a sovvertire il mondo, o per lo meno quell'Italia che il fascismo aveva lasciato "marcia com'era prima. Perché l'Italia è nata marcia! Per guarirla, non basta levarle d'indosso la camicia nera. Bisogna strapparle la pelle!".
Da questa beauté de marges, da questa melanconica e al contempo rabbiosa frustrazione, sublimata in un racconto fantastico e pieno di poetica grandeur, Fusco ricava un libro che si divora in un lampo, senza staccarsi dalle pagine. Alla fine l'eroe apolide e clandestino, l'Odisseo con il fiore del male all'occhiello, verrà proiettato non già verso il ritorno alla quieta Italietta, bensì, manco a dirlo, verso un nuovo imbarco.
Bisogna ringraziare Luigi Bernardi e Tommaso De Lorenzis (autori di post e pre-fazione) per averci restituito questo piccolo gioiello della letteratura nostrana, fuori catalogo da quindici anni.
http://www.wumingfoundation.com/italiano/Giap/nandro_gi…
Profile Image for Procyon Lotor.
650 reviews111 followers
January 27, 2014
Fusco, che fu un grande, piace a poca gente. Notevole per� che costoro appaiano diversissimi tra loro. In ignota libreria, la presenza di un Fusco, un Borges e un Simenon, sono gi� sufficienti per un proseguimento della conoscenza. Di grande fascino affabulatorio era per� persona graditissima "per poco tempo", anarcomenefreghista, un po' barbone, talvolta magno e talvolta vile, sempre desto. Questo sta fra il romanzo d'avventura, il giallo e l'album di ricordi e fotografie in bianco e nero. Da affiancare a "Rififi".
Profile Image for Gibson.
690 reviews
Read
June 1, 2025
Chissà cosa succede a Marsiglia

Non so come valutare il romanzo, in realtà, quindi non lo farò.
L'autore non lo conoscevo — era menzionato nella biografia di Luciano Bianciardi letta ultimamente, biografia particolarmente apprezzata ad opera di Pino Corrias — e ho voluto provare questo suo titolo attirato dal soggetto: la malavita a Marsiglia negli anni 30 del secolo scorso.

Il tutto ha inizio con un diciottenne italiano catturato dalla polizia fascista, amante de I Fiori del male di Baudelaire, che, una volta rilasciato, stufo del regime decide di espatriare in Francia per cambiare vita.
A Marsiglia cambia nome, tira a campare come meglio può, arrangiandosi di qui e di là. Poi, per un inaspettato malinteso, viene notato da un clan calabrese della mafia di Marsiglia e comincia a frequentare quel tipo di ambiente, divenendone parte integrante, con i pro e i contro di tale decisione.

L'autore fa una scelta che condivido come scelta artistica ma che alla fine mi si è ritorta contro: infila di frequente parole o frasi in francese durante tutta la narrazione, in sintonia con l'ambientazione e i personaggi.
Io non conosco il francese, ma bene o male all'inizio riuscivo comunque a intuire il senso delle situazioni o dei discorsi, trovando quasi divertente la cosa. Continuando la lettura, però, ho cominciato a stancarmene, perché il ritmo si spezzava di frequente— di cercare la traduzione delle parole (se non di intere frasi) non ne avevo voglia, avrei dovuto farlo ad ogni riga, dando un calcio al piacere di leggere; se conoscete il francese non avrete questo problema, probabilmente apprezzerete il romanzo più di me.
Piano piano il senso della trama ha cominciato a zoppicarmi sotto agli occhi, perché se da un lato Fusco ha uno stile picaresco e colorito, a suo modo originale nonostante il tema della malavita sia stato nel frattempo esplorato da molti altri autori — il romanzo è del 1974 —, dall'altro l'ho trovato dispersivo e poco incisivo nel restare 'sul pezzo' per far progredire gli eventi.

Ho deciso di abbandonare oltre la metà, non capivo più quello che stavo leggendo, non mi piaceva più. Il che non significa che sia un brutto romanzo, posso solo dire che con me non ha funzionato.
Profile Image for Irene Gentili.
79 reviews2 followers
February 27, 2020
Sembra di stare in una canzone di Fred Buscaglione, Charles Fiori è un meraviglioso duro "romantico", che nel tempo libero legge Baudelaire.
Profile Image for Andrea Fiore.
291 reviews74 followers
December 28, 2015
Un feuilleton fuori tempo massimo, piacevole ma niente di più. L'unica riflessione interessante (sulla scia dell'analisi di Vitaliano Brancati di quel fascismo più psicologico e "quotidiano"):

"La contestazione familiare dei giovani non l'ha inventata la gioventù d'oggi. Uscire dai binari su cui viaggia la famiglia fa parte di un gioco giovanile istintivo e antico. Ed è certo che anche il mio antifascismo, fra i quindici e i diciott'anni, fece parte di quel gioco. Tanto anche anche oggi, dopo quarant'anni, mi chiedo come avrei reagito se la mia fosse stata una famiglia di antifascisti indomiti e tutti d'un pezzo. Sarei diventato fascistissimo? Non lo escludo."

Profile Image for Andrea.
3 reviews
July 22, 2012
An Italian/Franch "Noire" that carry u back to a past of knives in a tired Marselle
Displaying 1 - 10 of 10 reviews

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