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Il gioco sporco. L'uso dei migranti come arma impropria

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«Devi "stare dove bisogna stare". Così mi ha detto un'amica poche ore dopo aver perso suo padre mentre lei era in mezzo al mare a salvare le vite delle persone migranti. "Dove bisogna stare", perché c'è sempre un luogo dove una crisi umanitaria si sta consumando, dove le violazioni dei diritti umani sono costanti. La mia amica si chiama Cecilia Strada, suo padre si chiamava Gino e ci ha mostrato l'importanza di "stare dove bisogna stare".» Valerio Nicolosi, giornalista, regista e reporter, dove stare, l'ha deciso da tempo. Non a caso è stato il primo ad arrivare in Ucraina per descriverne la tragedia, atterrando a Kiev un giorno prima dell'attacco russo che ha aperto la guerra. Da lì ha dato voce alla resistenza ucraina e ha raccontato l'esodo di donne e bambini verso la Polonia e l'Europa. Una rotta migratoria organizzata dalle autorità e sostenuta con generosità da cittadini e associazioni, ma che nasconde la stessa minaccia implicita delle rotte nei Balcani e nel è il «gioco sporco» che l'autore di questo libro ha visto fin troppe volte, in troppe parti del mondo, messo in piedi da alcuni governi sulla vita di migranti in fuga da conflitti armati, persecuzioni, carestia e povertà. Dalle coste dell'isola di Lesbo a Trieste, da Mariupol a Cracovia, dalla Turchia alla Libia, dai Balcani alla Sicilia, le vite di persone disperate - pronte a rischiare tutto pur di avere anche solo l'occasione di un futuro decente - vengono usate ogni giorno come mezzo di pressione geopolitica o di vero e proprio attacco non convenzionale. Così, chi scappa dall'inferno finisce per ritrovarsi in Paesi con situazioni politiche e sociali delicate, dove l'odio xenofobo esplode in vere e proprie battute di «caccia al migrante». Attraverso le sue foto e il suo racconto sul campo, Nicolosi denuncia le violenze dei regimi autoritari e le ipocrisie di governi conniventi, e soprattutto apre uno squarcio sui limiti dell'Occidente e sull'uso dei migranti come arma impropria delle guerre. Un'inchiesta sui veri interessi che controllano le aperture e le chiusure delle frontiere.

243 pages, Kindle Edition

Published January 17, 2023

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Valerio Nicolosi

8 books7 followers

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Displaying 1 - 7 of 7 reviews
Profile Image for Ilenia.
221 reviews22 followers
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January 27, 2023
Nicolosi parte dalla deumanizzazione e dalla successiva strumentalizzazione dei profughi a vari fini: distrarre dai temi spinosi di cui, invece, dovremmo discutere con serietà e dalle promesse elettorali non mantenute, ottenere voti creando la narrazione di un nemico da combattere o minacciare altri Stati dai quali si vuole ottenere qualcosa.

Per mostrarci in cosa si traduca nel concreto questo "gioco sporco", si prosegue lungo la rotta balcanica, si studia il caso particolare di ogni nazione coinvolta e si raccontano le singole storie delle persone incontrate lungo il percorso.

Nel farlo, si incontrano anche cacciatori di migranti di fronte ai quali la polizia greca chiude gli occhi, le brutalità della polizia croata che, nel tentativo di dimostrarsi idonea all'ingresso nell'area Schengen, picchia anche donne e bambini, spezza ossa (in particolare quelle delle gambe e dei piedi, in modo da rendere difficile il cammino) e umilia le persone lasciandole nude, sporche, affamate, traumatizzate. Incontriamo le terribili condizioni di vita dei migranti durante l'inverno bosniaco e imbocchiamo il "sentiero della morte" tra Italia e Francia.

In contrasto con tutto questo, c'è l'esempio virtuoso dell'accoglienza dei profughi ucraini, per i quali la stessa Fortezza Europa (e i paesi Visegrád in modo particolare) ha dato prova di solidarietà, capacità di organizzazione e disponibilità ad aprire le porte.

In primo piano ci sono sempre le storie dei singoli, perché non bisogna mai dimenticare che di questo parliamo: di persone. Ognuna con il proprio vissuto, i propri sogni (spezzati) e le proprie esperienze.

Un lavoro prezioso, che ci informa, ci scuote, ci fa vergognare di essere europei in una Europa che permette queste atrocità e ci spinge a desiderare un cambiamento. Soprattutto, ci ricorda che, anche se potremmo sentirci innocenti, "saremo per sempre tutti responsabili" perché, e questo ce lo insegna Coetzee in "Age of Iron", anche se non lo facciamo noi, tutto questo viene fatto per noi, in nostro nome. Non è colpa nostra, ma è nostra responsabilità.
Profile Image for Angela Perego.
8 reviews
February 2, 2023
Da un lato, c’è quello che i profughi chiamano il game, ovvero il percorso che devono affrontare per arrivare a Trieste dalla Bosnia, dopo aver attraversato innumerevoli altre frontiere lungo la rotta balcanica. Si tratta di una vera e propria lotteria, in cui chi vince ha la possibilità di ricominciare una nuova vita in Europa, ma chi perde – e si tratta della maggior parte delle persone in viaggio – viene picchiato, umiliato, derubato e mandato indietro dalla polizia croata o da quella slovena.

Costretto a ricominciare tutto daccapo, insomma, a “ripassare dal via”, un po’ come nel Monopoli, se non fosse che tutto questo avviene sulla pelle di persone in carne ed ossa le cui richieste d’asilo, secondo il diritto internazionale, dovrebbero essere valutate una ad una, e che invece vengono respinte per garantire l’impermeabilità della “Fortezza Europa”. Una roccaforte nella quale i Paesi europei hanno deciso di barricarsi a tutti i costi, procedendo alla cosiddetta esternalizzazione delle frontiere attraverso gli accordi tra Unione Europea e Turchia, tra Italia e Libia, tra Italia e Tunisia, tra Spagna e Marocco, spendendo cifre vertiginosamente alte che avrebbero potuto piuttosto essere utilizzate per costruire un sistema di accoglienza efficiente tra i ventisette Paesi membri.

Tutto questo, senza minimamente badare al rispetto dei diritti umani ed esponendosi allo stesso tempo al ricatto di governi come quello turco, pronto di tanto in tanto ad aprire i rubinetti delle migrazioni e ad utilizzare le persone in viaggio come arma per fare pressione sull’Unione Europea ed ottenere ciò che vuole.

Dall’altro lato, dunque, c’è il gioco sporco dei governi, che vedono le persone migranti come semplici pedine, oppure come un problema da nascondere sotto il tappeto. Motivo per cui, con i soldi dell’Unione Europea, da una parte vengono costruiti campi profughi simili a centri di detenzione in cui le persone in movimento vengono isolate dai centri abitati e abbandonate in condizioni disumane anche per anni, e dall’altra si finanziano Paesi come la Croazia, poi premiata per lo zelo con cui la sua polizia continua a respingere violentemente i migranti in Bosnia attraverso la sua ammissione all’interno dell’area Schengen.

La rotta balcanica è, insomma, un inferno fatto di sentieri impervi, inverni rigidi, violenze da parte della polizia, che disegna croci con la vernice sulle teste appena rasate dei migranti e si accanisce con i manganelli sui piedi delle persone in viaggio, per impedire loro di ritentare il game dopo essere state respinte illegalmente in Bosnia.

Un inferno che può ricominciare daccapo anche quando si pensa di essersi ormai lasciati tutto questo alle spalle, perché anche una volta arrivati a Trieste è possibile che la polizia italiana intercetti i migranti, ignori le loro richieste di protezione internazionale e dia inizio a respingimenti a catena che dalla Slovenia porteranno quelle stesse persone, nel giro di poche ore, nuovamente in Bosnia. Un inferno che Valerio Nicolosi riesce a raccontare come soltanto chi lo ha vissuto potrebbe mai fare, svelando i volti che si celano dietro ciò che i governi considerano soltanto come un problema da nascondere o come carne da macello per i propri giochi politici, e insegnandoci l’importanza di «stare dove bisogna stare», «perché c’è sempre un luogo dove una crisi umanitaria si sta consumando, dove le violazioni dei diritti umani sono costanti».

Nicolosi ha scelto di stare «in quei non luoghi chiamati confini, frontiere, punti di transito dove il colore di un passaporto, un timbro o qualche migliaio di euro possono fare la differenza tra chi passa legalmente, chi illegalmente e chi non passa se non rischiando la vita lungo qualche sentiero di montagna, attraverso il mare o un fiume»; ha scelto di stare in mezzo all’inferno del Mediterraneo centrale e poi della rotta balcanica, per raccontare ciò che ogni giorno le persone che cercano di raggiungere l’Europa sono costrette a subire, per denunciare le responsabilità dei governi europei e cercare, con la solidarietà, di far sì che le storie delle persone in movimento possano avere un epilogo diverso, positivo.

Perché è vero, come diceva Calvino, che «l’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà: se ce n’è uno è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti (ed è la strada che hanno deciso di percorrere i governi europei): accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e approfondimento continui: cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio».

#fightfortresseurope
Profile Image for Jessica.
309 reviews102 followers
May 28, 2023
Non ci sono pagine segnate, frasi sottolineate, foto più importanti di altre: è tutto il libro a essere ben scritto e non credo sia possibile riportarne alcune parti per far capire quanto questa inchiesta sia fondamentale. Valerio Nicolosi attraverso le foto e le parole racconta tutto quello che non solo non sappiamo sulle tratte migratorie ma soprattutto cose che personalmente neanche immaginavo possibili. Siamo ignari del "gioco sporco dei migranti" più di quanto vorremmo. Il libro apre uno squarcio sulla realtà, difficile da ignorare dopo averlo letto.
Profile Image for Veronica Tortora .
1 review2 followers
February 6, 2023
Un lavoro preziosissimo, doloroso, necessario.

Valerio Nicolosi mette chiaramente in luce tutte le contraddizioni della "Fortezza Europa" e lo fa in un modo in cui solo chi le ha testimoniate in prima persona é in grado di fare.

Il libro a tratti fa "sbattere la faccia" contro la natura del privilegio di essere nati in Europa e della fortuna di possedere un passaporto amaranto e lo fa attraverso scene quotidiane, episodi all'apparenza insignificanti dove però è possibile distinguere un essere umano da chi invece umano non è più considerato.

Ciò che prevale alla fine è un senso di rabbia misto a disgusto per l'indifferenza (o connivenza) dietro alla quale tentiamo di nasconderci per non dover fare i conti con la nostra coscienza, per proteggerci da tutto questo.
"Ci faranno sentire innocenti, anche se saremo per sempre tutti responsabili".
Profile Image for giorgia.
45 reviews
May 6, 2023
Testimonianza diretta di una pagina drammatica della storia attuale europea. Un pugno allo stomaco
This entire review has been hidden because of spoilers.
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