Jump to ratings and reviews
Rate this book

La chiave a stella

Rate this book
Faussone, detto Tino, il protagonista di questa «opera prima» di Primo Levi, ovvero del suo primo romanzo d'invenzione, è un operaio specializzato che si lascia alle spalle la dura esperienza della catena di montaggio alla Lancia e gira per il mondo a montare gru, ponti sospesi, strutture metalliche, impianti petroliferi. Il romanzo racconta la sua vita e il suo lavoro: una sorta di Odissea moderna con protagonista una specie di Ulisse che dall'India alla Russia, dall'Alaska all'Africa offre agli altri la sua voglia di fare e la sua tecnica e che Levi racconta con gusto e ironia, immedesimandosi nel personaggio e nelle sue avventure.

180 pages, Paperback

First published January 1, 1978

95 people are currently reading
2138 people want to read

About the author

Primo Levi

178 books2,328 followers
Primo Levi was an Italian Jewish chemist, writer, and Holocaust survivor whose literary work has had a profound impact on how the world understands the Holocaust and its aftermath. Born in Turin in 1919, he studied chemistry at the University of Turin and graduated in 1941. During World War II, Levi joined the Italian resistance, but was captured by Fascist forces in 1943. Because he was Jewish, he was deported to the Auschwitz concentration camp in 1944, where he endured ten harrowing months before being liberated by the Red army.

After the war, Levi returned to Turin and resumed work as a chemist, but also began writing about his experiences. His first book, If This Is a Man (published in the U.S. as Survival in Auschwitz), is widely regarded as one of the most important Holocaust memoirs ever written. Known for its clarity, restraint, and moral depth, the book offers a powerful testimony of life inside the concentration camp. Levi went on to write several more works, including The Truce, a sequel recounting his long journey home after liberation, and The Periodic Table, a unique blend of memoir and scientific reflection, in which each chapter is named after a chemical element.

Throughout his writing, Levi combined scientific precision with literary grace, reflecting on human dignity, morality, and survival. His later works included fiction, essays, and poetry, all characterized by his lucid style and philosophical insight. Levi also addressed broader issues of science, ethics, and memory, positioning himself as a key voice in post-war European literature.

Despite his success, Levi struggled with depression in his later years, and in 1987 he died after falling from the stairwell of his apartment building in Turin. While officially ruled a suicide, the exact circumstances of his death remain a subject of debate. Nevertheless, his legacy endures. Primo Levi’s body of work remains essential reading for its deep humanity, intellectual rigor, and unwavering commitment to bearing witness.

Ratings & Reviews

What do you think?
Rate this book

Friends & Following

Create a free account to discover what your friends think of this book!

Community Reviews

5 stars
619 (28%)
4 stars
844 (38%)
3 stars
535 (24%)
2 stars
134 (6%)
1 star
50 (2%)
Displaying 1 - 30 of 175 reviews
Profile Image for Malacorda.
598 reviews289 followers
February 2, 2019
Forse avrei dovuto leggerlo tutto d'un fiato anziché sbocconcellarlo... ma sta di fatto che mi aspettavo qualcosa di più. Scrittura superba, non c'è dubbio. Le riflessioni arrivano ad essere persino poetiche... ma la prospettiva che Levi offre mi pare 'inesatta'.
Testo profondamente riflessivo e introspettivo. Non fosse altro per il fatto che il rapporto con il proprio lavoro (positivo o negativo che sia) per ognuno di noi è un qualcosa che si sente molto in profondità. Si tratta di un romanzo intervista che scolpisce a tutto tondo la figura del protagonista, molto realistica con i suoi pregi e i suoi difetti.
Attraverso l'intervista a questo personaggio, l'argomento lavoro viene sviscerato con delicatezza, passione ed emozione: all'epoca questa cosa poteva essere ottimismo, ma al giorno d'oggi suona tristemente anacronistica. Oggi che il lavoro è diventato schiavitù nelle più varie forme e declinazioni, oggi che vediamo con evidenza che la situazione, rispetto il '78, è peggiorata anziché migliorare, e tuttavia si continua a cercare di prenderci per il naso raccontandoci la vecchia storia che il lavoro nobilita... con queste premesse, il personaggio Faussone finisce per sembrare un po' un marziano. L'amore per il proprio lavoro è qualcosa che può dare felicità, ma avrei voluto leggere qualcosa in più riguardo gli infiniti "se" e "ma" che seguono inevitabilmente a quella riflessione iniziale.
Quattro stelle comunque, per partito preso, a Levi non si potrebbe dare di meno.
Profile Image for Gattalucy.
380 reviews160 followers
August 5, 2017
Benedetta la dimenticanza di caricare la batteria dell’ebook reader.
Avevo in programma una bella mattinata finalmente in spiaggia dopo un luglio faticoso. Mi pregustavo la fine della lettura di un bel Simenon, e invece, al momento di uscire e prendere l’autobus al volo, trak, batteria quasi a zero. Urge infilare in borsa un libro in carta e ossa, ma piccolo, leggero, che già in spiaggia io mi porto la casa (l’asciugamano doppio, lo stuoino morbido per non sentire i sassi aguzzi, che sono una affezionata alla spiaggia libera, le scarpette in neoprene che l’entrata in mare è pure lei sassosa, la protezione solare, una bottiglia di acqua congelata, ecc, ecc) che sembra che vado al rifugio invece che al mare.
E così acchiappo al volo “La chiave a stella” che mi gira nei dintorni del comò da un po’.
E mi si schiude un’altra Italia.
”Il termine “libertà” ha notoriamente molti sensi, ma forse il tipo di libertà più accessibile, più goduto soggettivamente, e più utile al consorzio umano, coincide con l’essere competenti nel proprio lavoro, e quindi nel provare piacere a svolgerlo.”.
Un libro che parla di quella quasi ignota civiltà della competenza che pure esisteva in Italia e in cui rivive l’antica nobiltà dell’artigiano che fa le cose con le proprie mani. E il paragone con il lavoro del montare e dello smontare, che si tratti di gru, ponteggi, formule chimiche, o di storie da raccontare.
Un’Italia che non c’è più? Ma no, anche là troviamo “quelli che battono la lana”, quelli chi si mettono sempre in mutua, quelli che combinano “truschini” bravi a imbrogliare la gente, la solita Italia, insomma ma che oggi sembra aver preso il sopravvento. Perché i primi, quelli che credono nel valore della competenza se ne stanno andando altrove regalando ad altri Paesi la cultura del lavoro e delle capacità che abbiamo sempre avuto.
Morale: il libro in spiaggia l’ho finito, così mi sono presa una bella strinata, io che non ricorro mai all’ombrellone!
Questo finisce dritto dritto nel piccolo scaffale dei preferiti.
Profile Image for Arwen56.
1,218 reviews336 followers
March 15, 2015
Debbo ringraziare un conoscente per avermi consigliato questo libro che, confesso, non avevo neppure mai sentito nominare. Una sorpresa. Una piacevolissima sorpresa. Conoscevo il Primo Levi che raccontava dei campi di concentramento. Ma non conoscevo questo Primo Levi così gioioso. Perché questo è un libro “sereno”. Ed è un libro che ho sentito così vicino da esserne quasi commossa.

La struttura non è originalissima, ovvero si tratta di una serie di racconti, che potrebbero anche vivere e stare in piedi se presi a se stanti, ma che sono invece legati da un’altra storia, che fa loro da “cornice” e lo trasforma in un tutt’uno armonioso. Primo Levi incontra, durante un viaggio di lavoro, Libertino Faussone, di professione montatore. Poco importa se è vero o no. Come egli stesso scrive nel finale, citando Conrad, "Se anche fosse vero che il Capitano MacWhirr non ha mai camminato o respirato su questa terra, posso tuttavia assicurare ai lettori che egli è perfettamente autentico." E, infatti, Faussone è così: autentico e vero. Almeno qui da queste parti.

Originalissima è, al contrario, la materia di questo raccontare. Libertino, che così si chiama perché l’ingenuo padre pensava che tra “Libero” e “Libertino” vi fosse la stessa differenza che c’è tra “Giovanni” e “Giovannino” e, non potendo imporgli il primo, gli ha imposto il secondo, dopo aver incontrato questo suo connazionale nelle lontane terre russe, narra a ruota libera del suo lavoro. Ed il suo lavoro è montare gru, innalzare tralicci, tirare i cavi di ponti sospesi, far galleggiare giganteschi derrick, saldare silos e piloni della luce. E lo fa in un modo appassionante, quasi creando una certa suspanse, tanto che il lettore si stacca a fatica dalle sue pagine. E lo sapete perché? Perché Faussone ama il proprio lavoro.

Questo è, infatti, il nodo centrale del libro, l’amore per il lavoro.

"Se si escludono istanti prodigiosi e singoli che il destino ci può donare, l’amare il proprio lavoro (che purtroppo è privilegio di pochi) costituisce la miglior approssimazione concreta alla felicità sulla terra: ma questa è una verità che non molti conoscono. Questa sconfinata regione, la regione del rusco, del boulot, del job, insomma del lavoro quotidiano, è meno nota dell’Antardide, e per un triste e misterioso fenomeno avviene che ne parlano di più, e con più clamore, proprio coloro che meno l’hanno percorsa. Per esaltare il lavoro, nelle cerimonie ufficiali viene mobilitata una retorica insidiosa, cinicamente fondata sulla considerazione che un elogio o una medaglia costano molto meno di un aumento di paga e rendono di più; però esiste anche una retorica di segno opposto, non cinica ma profondamente stupida, che tende a denigrarlo, a dipingerlo vile, come se del lavoro, proprio od altrui, si potesse fare a meno, non solo in Utopia ma oggi e qui: come se chi sa lavorare fosse per definizione un servo, e come se chi, per converso, lavorare non sa, o sa male, o non vuole, fosse per ciò stesso un uomo libero. […] E’ malinconicamente vero che molti lavori non sono amabili, ma è nocivo scendere in campo carichi di odio preconcetto: chi lo fa, si condanna per la vita a odiare non solo il lavoro, ma se stesso ed il mondo. Si può e si deve combattere perché il frutto del lavoro stesso non sia una pena, ma l’amore o rispettivamente l’odio per l’opera sono un dato interno, originario, che dipende molto dalla storia dell’individuo, e meno di quanto si creda dalle strutture produttive entro cui il lavoro si svolge."

Ho riportato per esteso questo brano perché in esso vi è l’essenza del messaggio espresso da Primo Levi in quest’opera, benissimo resa proprio da Faussone. Faussone che ha quella faccia espressiva come “il fondo di una padella”, Faussone che racconta alla sua maniera e s’incazza se lo si interrompe, Faussone che non fa mai complimenti, Faussone i cui silenzi avvicinano invece di isolare, Faussone le cui mani “solide e veloci” esprimono più delle parole stesse, Faussone che se sta fermo per più di tre giorni si sente ammalare.

Già, Faussone ama il proprio lavoro, proprio come l’amava suo padre. Tanto che, talvolta, entrambi sono tornati a vedere quello che avevano costruito, così, solo per il piacere di sapere che quanto era uscito dall’abilità delle proprie dita era ancora lì, in piedi, a testimoniare della bontà dell’opera compiuta:

"Il termine ‘libertà’ ha notoriamente molti sensi, ma forse il tipo di libertà più accessibile, più goduto soggettivamente, e più utile al consorzio umano, coincide con l’essere competenti nel proprio lavoro, e quindi nel provare piacere a svolgerlo."

Ma non si fermano qui i pregi di questo libro che, con un linguaggio meravigliosamente concreto, sa suscitare riflessioni che possono portare assai lontano. Perché, a volte noi tutti proviamo un magone no? "E allora uno si domanda magari fino delle domande che hanno nessun senso, come per esempio che cosa ci stiamo nel mondo a fare, e se uno ci pensa su non si può mica rispondere che stiamo al mondo per montare tralicci, dico bene?"

Gradevolissime anche le figure minori che fanno da contorno ai due principali narratori: le due vecchie zie di Faussone, decise ad accasarlo; gli operai che coadiuvano il suo lavoro, ognuno con le proprie manie ed i propri tic; il suo capo, che si lecca le dita non solo per facilitare l’operazione di voltare la pagina di un libro, ma anche prima di aprire una porta od un cassetto; gli ingeneri ed i progettisti che paiono aver l’aria di “sognar patate”; le poche donne che Faussone ha conservato nella sua memoria; il padre, poco capito in vita, ma compreso a fondo dopo la sua morte.

Meraviglioso libro, che resta nel cuore.
Profile Image for Frabe.
1,196 reviews56 followers
May 2, 2018
Un montatore di gru e un chimico delle vernici si raccontano esperienze di lavoro, e di vita. Poiché il chimico delle vernici è anche uno scrittore di valore, tutto finisce in questo ottimo libro. Nel confronto tra mestieri, il chimico-scrittore Primo Levi - che si autodefiniva “centauro” per la sua doppia attività - considera che lo scrittore chiaramente difetta, a differenza del montatore di gru e del chimico delle vernici, di strumenti di valutazione oggettiva del suo lavoro, in corso d'opera come al termine: “Può capitare che uno scriva con entusiasmo una pagina, o anche un libro intero, e poi si accorga che non va bene, che è pasticciato, sciocco, già scritto, mancante, eccessivo, inutile. (…) Ma può anche capitare che uno scriva delle cose, appunto, pasticciate e inutili (e questo accade sovente) e non se ne accorga o non se ne voglia accorgere, il che è ben possibile, perché la carta è un materiale troppo tollerante. Le puoi scrivere sopra qualunque enormità, e non protesta mai: non fa come il legname delle armature nelle gallerie di miniera, che scricchiola quando è sovraccarico e sta per venire un crollo. Nel mestiere di scrivere la strumentazione e i segnali d'allarme sono rudimentali: non c'è neppure un equivalente affidabile della squadra e del filo a piombo. Ma se una pagina non va se ne accorge chi legge, quando ormai è troppo tardi, e allora si mette male: anche perché quella pagina è tua e solo tua, non hai scuse né pretesti, ne rispondi appieno”.
Profile Image for Roberto.
627 reviews1 follower
August 25, 2017
“Se si escludono istanti prodigiosi e singoli che il destino ci può donare, l’amare il proprio lavoro (che purtroppo è privilegio di pochi) costituisce la migliore approssimazione concreta alla felicità sulla terra.”

La chiave a stella narra le avventure di un tecnico altamente specializzato che porta sempre con sé la sua chiave a stella ovunque il suo lavoro lo conduca.
Il romanzo è un omaggio al lavoro creativo e a tutti quei tecnici italiani che hanno lavorato in giro per il mondo seguendo progetti dell’industria italiana esportati all’estero.

Libertino Faussone, detto Tino, è un torinese che incontra un altro torinese, chimico e scrittore, in una mensa aziendale per stranieri; sono entrambi italiani in una terra lontana, legati dal modo simile di lavorare e di vivere il lavoro: Faussone è un montatore di gru, Levi montatore di molecole e di storie.

Faussone "è sui trentacinque anni, alto secco, quasi calvo, abbronzato, sempre ben rasato". Ha le mani d'oro. La sua vita si svolge tra martelli, chiavi inglesi, cuscinetti, bulloni, tralicci, saldature, ponti, dighe, piattaforme petrolifere, cantieri, fabbriche, porti, contratti, appalti e collaudi.
Alcuni trucchi del mestiere li ha appresi dal padre, che faceva lo stagnino e che gli ha trasmesso l'amore per il lavoro ben fatto e l'orgoglio per la propria indipendenza.

Faussone ama il proprio lavoro, attorno al quale ruota la sua intera esistenza. Ed è proprio dei lavori che ha svolto in ogni angolo del mondo e di ciò che ha contribuito a costruire che parla con l’autore coinvolgendolo in un intreccio di aneddoti e conversazioni, talvolta un po' prolissi e monotoni. Secondo lui il lavoro contribuisce alla formazione del carattere, aumenta la fiducia in se stesso di chi riesce a portare a termine un compito difficile, stimola la spinta all'indipendenza e all'autonomia, alimenta il gusto personale della sfida. La stessa libertà dell'uomo coincide spesso "con l'essere competenti nel proprio lavoro e quindi nel provare piacere a svolgerlo".
Ma il libro parla anche del mestiere dello scrivere:

“Ma può anche capitare che uno scriva delle cose, appunto , pasticciate e inutili (e questo accade sovente) e non se ne accorga o non se ne voglia accorgere, il che è ben possibile, perché la carta è un materiale troppo tollerante. Le puoi scrivere sopra qualunque enormità, e non protesta mai: non fa come il legname delle armature nelle gallerie di miniera, che scricchiolano quando è sovraccarico e sta per venire un crollo. Nel mestiere di scrivere la strumentazione e i segnali d'allarme sono rudimentali: non c'è neppure un equivalente affidabile della squadra e dei filo a piombo. Ma se una pagina non va se ne accorge chi legge, quando ormai è troppo tardi, e allora si mette male: anche perché quella pagina è opera tua e solo tua, non hai scuse ne' pretesti, ne rispondi a pieno.”

Bello lo stile semplice ma rigoroso del romanzo. Certe descrizioni dei luoghi e delle (poche) persone che compaiono qua e là accanto ai protagonisti sono magnifiche: un esempio su tutti quelle delle due zie torinesi.
Bella anche la spontaneità del parlare di Faussone, i modi di dire e le espressioni “balenghe”.
Profile Image for Anfri Bogart.
129 reviews14 followers
September 16, 2017
Se ti piace il tuo lavoro...
Apologia del lavoro, quello "vero", fatto con gli attrezzi (la chiave a stella) e il ferro, all'aperto, la fatica, l'opera che cresce, che ha un inizio e una fine, si collauda e si vara.
Le storie del lavoro, gli aneddoti e le lezioni di vita, le persone i posti le facce.
Queste storie mi hanno ricordato i racconti di mio padre, che a volte contenevano una morale ma in generale erano ricordi incasellati vividamente nella sua memoria, spesso rievocati e (credo) ogni volta arricchiti di qualche particolare, diventando man mano episodi di un'epopea giovanile che alle mie orecchie di bambino appariva mitica e lontanissima nel tempo.
Oltre a quest'aura (che forse ci vedo solo io) in questi racconti c'è anche parecchia tecnica: ci viene spiegato come si stagna una pentola di rame e come si tira su un derrick alto 250 metri in mezzo al mare, tutte cose molto interessanti (se a uno interessano) che danno al libro un aspetto anche un po' didattico. Qui scatta la frase un po' fatta, "da far leggere nelle scuole", ma forse sì, andrebbe letto anche a quell'età, perché io trovo che quando si è ragazzi (ma non solo, però a quell'età si è ancora in tempo) a volte si fa un po' fatica a capire che cosa vuol dire lavorare, che cos'è un lavoro, che cosa si vuole e anche che cosa si può fare nella vita, che il mondo è vario e i lavori anche, numerosi come le infinite attività dell'uomo e non esistono solo i medici gli avvocati e gli ingegneri.
Profile Image for Adam  McPhee.
1,525 reviews339 followers
July 11, 2017
Decided to read this after Ramon Glazov signalled it out for praise in his review of The Complete Works of Primo Levi. Levi is – and probably should be – best known for his autobiographical holocaust survival writings, perhaps making it all the more impressive that The Wrench is such an optimistic work, and without descending into mush.

I'm glad Glazov has brought Levi's wide range of subject matter to my attention.

His review can be found here: https://www.themonthly.com.au/issue/2...
Profile Image for arcobaleno.
649 reviews163 followers
July 17, 2016
Scrittura scientifica e poetica
Romanzo "pulito" che esalta il lavoro e la dignità che questo regala a chi lo esercita con onestà e passione; in altre parole, esalta la libertà, della persona e della società*. E chi, meglio di Primo Levi, avrebbe potuto capirne i veri significati e le interconnessioni, lui che, persa la libertà, attraverso il suo mestiere ha potuto riacquistarla?
Declina il gusto per il proprio lavoro: sia esso manuale, come quello del ‘montatore’ Faussone, sia esso scientifico e culturale, come quello dell’Autore. Vi ho ritrovato dunque quell’amore e rispetto per il proprio Mestiere in maniera ancor più assoluta e generale di quanto Levi avesse manifestato in Il sistema periodico . Per far questo, infatti, accosta al suo lavoro di chimico, e poi di scrittore, quello di un montatore di gru, di ponti, di strutture metalliche… Perché proprio quello? Trovo azzeccato e brillante il filo che li lega; lui stesso dice al suo interlocutore: il mestiere del chimico assomiglia molto al suo: solo che noi montiamo e smontiamo delle costruzioni molto piccole…. Gustosi appaiono anche i continui confronti tra chi per lavorare ha scelto di usare la "chiave a stella" e chi, invece, la penna (a oltre cinquant’anni P.L. aveva deciso, in piena libertà, di intraprendere la strada del narratore di storie e considerava questo romanzo il suo primo "prodotto" vero).
Ho apprezzato, ancora una volta, il suo scrivere semplice, ma rigoroso e ben costruito, in un certo senso "scientifico". Mi hanno emozionato certe descrizioni vibranti dei luoghi e delle (pur poche) persone che compaiono qua e là, accanto ai protagonisti: quelle delle due buone zie torinesi sono formidabili. Mi è piaciuta la spontaneità del parlare di Faussone, con i suoi modi di dire e le espressioni balenghe: ho ascoltato i suoi racconti pacati e l’ho amato come un amico reale e vivo.
Ma anche in questo romanzo, pur classificato "di fantasia", ho ritrovato, come è naturale, l’Uomo Primo Levi: il suo stile di vita e il suo pensiero, il suo rigore morale, la sua ricchezza di sentimenti e la sua sensibilità… e ho potuto godere di momenti di sincera commozione e di sobria ironia.
D’altra parte, solo se possiede esperienze lo Scrittore può riempire le pagine di un libro e regalare al lettore un momento di stupore o di riso (pag.148); altrimenti lascerebbe solo pagine vuote.

*Il termine «libertà» ha notoriamente molti sensi, ma forse il tipo di libertà più accessibile, più goduto soggettivamente, e più utile al consorzio umano, coincide con l'essere competenti nel proprio lavoro, e quindi nel provare piacere a svolgerlo.

P.S. Ringrazio il consiglio "aNobiiano" di Arwen56 che mi ha fatto scoprire questo libro, in realtà poco conosciuto.
Profile Image for Simona.
974 reviews228 followers
August 7, 2020
A differenza di "Se questo è un uomo" in cui si parla del lavoro forzato e coatto nei campi di concentramento, qui Levi omaggia la passione per il proprio mestiere. Un mestiere rappresentato nella figura di Fassone, un operaio che ha lavorato a lungo in una catena di montaggio, portando sempre con sé la sua chiave a stella, simbolo del suo lavoro. Come un moderno Ulisse, ha dato alla sua vita una nuova svolta, viaggiando in tutto il mondo montando gru e ponti sospesi. Un omaggio, una dedizione al lavoro e a quello che è in grado di insegnare e dare. Il lavoro è così un modo per crescere, cercando di diventare gli uomini di domani.
La chiave a stella è il rapporto dell'uomo con il lavoro permettendogli di essere vivo e utile, oltre che d'insegnamento ai giovani che si apprestano a iniziarlo.
Profile Image for Davide.
81 reviews51 followers
June 18, 2020
Che predire sull'incontro di due esseri umani? O delle reazioni di un individuo davanti ad una situazione nuova? Nulla, nulla di sicuro, nulla di probabile, nulla di onesto. Meglio sbagliare per omissione che per commissione; meglio astenersi dal governare il destino degli altri, dal momento che é giá cosí difficile ed incerto pilotare il proprio.
Profile Image for Len.
710 reviews22 followers
April 27, 2025
A celebration of the dignity of work and those who enjoy their work. The author uses the characters of Libertino Faussone, a rigger working on major construction sites in different parts of the world, and the narrator, Levi himself, a chemist who specialises in paint technology, to show how skill, expertise, and pride in their work lift them beyond the satisfaction of merely doing a job to an acceptable standard into an almost fulfilling philosophy of achievement. The author explains in an afterword that Faussone is not a depiction of an individual, but rather a compound of similar men he has known.

In a series of connected stories the always talkative Faussone describes the work problems he has faced and how he used his experience and knowledge to find solutions – not always having such a high opinion of his workmates or managers. Finally the narrator is able to answer back with a story of his own about anchovies, tin cans, and enamel paint, which he tackles as a mystery worthy of Sherlock Holmes. It is a fine example of a skilled writer turning technical details of bevel gears, the chemical composition of paint, cable laying, and precision welding into flowing, attractive prose.

The characters are also brought to life away from the workplace: the scheming of Faussone's aunts in Turin, trying to set him up with a girl he can marry; the drunken river trip in Russia with a chap called Difference (Mr. Rasnitsa in Russian) and his rather scary mates; and Faussone's memories of reluctantly helping his hard-working coppersmith father. It's a genuine celebratory depiction of the triumph of getting your hands dirty and your mind active.
Profile Image for Matteo Stefani.
49 reviews4 followers
October 25, 2025
Tre stelle e mezzo.

Questo libro di Primo Levi mi è piaciuto ed ho apprezzato molto la scrittura e lo stile (netto e dialettale che mi ha ricordato molto Fenoglio).
Molto spesso in letteratura il lavoro viene raccontato sempre attraverso punti vista negativi ma qui Primo Levi decide di metterne in luce il lato positivo e lo fa dando voce ad un personaggio particolarissimo, Faussone, che nel suo impiego di montatore trova la sua dimensione ideale nonostante le difficoltà cui spesso si trova di fronte.
Detto ciò, alla lunga però il libro risente un po' della ripetitività della narrazione e questa prevedibilità ne smorza un po' la piacevolezza.
Una lettura piacevole, non indimenticabile che mi sento di consigliare e che sono felice di avere affrontato.
Primo Levi non era solo "il reduce di Auschwitz" ma era anche uno scrittore con la S maiuscola.
Profile Image for Gabriella P.
279 reviews11 followers
October 19, 2021
Romanzo del 1978, il primo "di fantasia" dell'autore.
È un libro sull'ascolto: I protagonisti si raccontano l'uno all'altro ed entrambi si ascoltano con rispettosa attenzione. Esperienze lavorative vissute, amore e attaccamento al proprio mestiere, successi, sconfitte, episodi bizzarri e usanze varie.

Il titolo rimanda all’utensile indispensabile di ogni montatore, praticamente un prolungamento della mano, ma allude anche alla stella a sei punte che simboleggia l’identità ebraica di Primo Levi: una chiave per leggere e interpretare il mondo, un utensile della mente.

I protagonisti si trovano in Russia, in un non meglio precisato stabilimento (è la Fiat di Togliattigrad) dove l'autore, protagonista narratore e ascoltatore, si trova per lavoro, incontra ogni sera Faussone alla mensa. Ascolta le storie del giovane montatore con lo scopo dichiarato di farne un libro.

Levi non lascia nulla al caso. Anche il cognome del protagonista contiene una serie di suggestioni: la parola “faussone” nella parlata piemontese suona simile a “faus” un aggettivo molto usato nel dialetto che equivale a “falso” o “finto”.
È un interessante escamotage linguistico che introduce il tema dell’impostura, caro a Levi.

Il "romanzo industriale" era molto in voga all'epoca, ad una lettura moderna può risultare a tratti ostico, per la dovizia di particolari "tecnici" e passaggi a volte monotoni, ma è una storia che fa riflettere anche sull'attaccamento ad un lavoro che piace e sul senso del dovere.

Da torinese, ho apprezzato i passaggi in cui si riconoscono scorci della mia città o della parlata locale.
Profile Image for Roberto/Isairon.
286 reviews7 followers
September 21, 2017
Pagina 32/33
"Infatti, come c’è un’arte di raccontare, solidamente codificata attraverso mille prove ed errori, così c’è pure un’arte dell’ascoltare, altrettanto antica e nobile, a cui tuttavia, che io sappia, non è stata mai data norma. Eppure, ogni narratore sa per esperienza che ad ogni narrazione l’ascoltatore apporta un contributo decisivo: un pubblico distratto od ostile snerva qualsiasi conferenza o lezione, un pubblico amico la conforta; ma anche l’ascoltatore singolo porta una quota di responsabilità per quell'opera d’arte che è ogni narrazione: se ne accorge bene chi racconta al telefono, e si raggela, perché gli mancano le reazioni visibili dell’ascoltatore, che in questo caso è ridotto a manifestare il suo eventuale interesse con qualche monosillabo o grugnito saltuario. È anche questa la ragione principale per cui gli scrittori, ossia coloro che raccontano ad un pubblico incorporeo, sono pochi."

Pagina 37/38
"La più strana delle manie di quel caposervizio era questa, lui era uno di quelli che se hanno da voltare la pagina di un libro prima si berliccano un dito. Io mi ricordo che la mia maestra della scuola elementare, il primo giorno di scuola, ci aveva insegnato che non bisogna per via dei microbi: si vede che la sua non glielo aveva insegnato, perché lui invece se lo leccava sempre. Bene, io ho fatto caso che si leccava il dito tutte le volte che faceva il gesto di aprire qualunque cosa: il cassetto della scrivania, una finestra, la porta della cassaforte. Una volta l’ho visto che si leccava il dito prima di aprire il cofano della Fulvia."
214 reviews9 followers
November 18, 2010
I was dubious when my father recommended The Monkey's Wrench - other recommendations had included China Miéville and Michael Chabon, neither of whom have managed to tell a story through which I was willing to suffer, and Primo Levi is best known for works relating to the holocaust, which also is not my cup of tea. I was pleasantly surprised. Levi tells a series of vignettes in the form of conversations between his fictionalized doppelgänger and Fussone, an Italian rigger, mostly on the topic of Fussone's adventures while working on projects around the world.

Levi clearly has a deep and abiding respect for craftsmanship and for those craftsmen who take pride in and love the fruits of their labor, and his writing has a lyrical quality (in translation!) which is rarely encountered on any topic, let alone one as prosaic as working. It's a short work, but quite enjoyable, and I recommend it.
Profile Image for Fabio.
467 reviews56 followers
July 18, 2019
Faussoneron
Esempio anomalo di "letteratura del lavoro" (suppongo esista, come genere, ed esista un canone da cui Levi si discosta), una serie di esperienze narrate dall'epico Faussone, summa di personaggi realmente incontrati dall'Autore, a un alter ego dello stesso scrittore. Racconti principalmente incentrati su lavori effettuati in giro per il mondo, nello specifico montaggi di derrick, gru, piattaforme petrolifere, Mortinere... armati della spada del moderno cavaliere, la chiave a stella. L'epica dell'assemblaggio non mi fa impazzire, sarà per naturale rigetto verso il mondo-Ikea o forse per scarsa manualità (ma con i Lego me la cavavo): ciò che è interessante è la tipologia di lavoratore incarnata da Faussone. Non il lavoratore da linea di montaggio, e neppure l'artigiano che si assume i rischi d'impresa, ma il soggetto altamente specializzato, richiesto in ogni angolo del mondo, con possibilità di organizzare il suo lavoro entro determinati limiti. Soprattutto, il lavoratore sostanzialmente felice e realizzato grazie al suo lavoro, come sottolinea una riflessione dell'interlocutore/Levi (che probabilmente sarà stato oggetto di grandi contestazioni per queste parole):

Se si escludono istanti prodigiosi e singoli che il destino ci può donare, l'amare il proprio lavoro (che purtroppo è privilegio di pochi) costituisce la migliore approssimazione concreta alla felicità sulla terra: ma questa è una verità che non molti conoscono.


o anche

Nell'ascoltare Faussone, si andava coagulando dentro di me un abbozzo di ipotesi, che non ho ulteriormente elaborato e che sottopongo qui al lettore: il termine «libertà» ha notoriamente molti sensi, ma forse il tipo di libertà più accessibile, più goduto soggettivamente, e più utile al consorzio umano, coincide con l'essere competenti nel proprio lavoro, e quindi nel provare piacere a svolgerlo.


Io, non godendo di questo privilegio, concordo appieno. Ma forse si tratta più di una speranza che di una certezza granitica.

[per qualche ragione, gli unici esempi di working-lit che mi vengono in mente al momento sono usciti dalla penna di Steinbeck - hai detto poco! -, come La battaglia, ma lì si trattava più che altro di difesa/conquista dei diritti dei lavoratori, in effetti]
Profile Image for dv.
1,398 reviews59 followers
November 4, 2017
Così così. Struttura rigida e ripetitiva (ogni capitolo un racconto), caratterizzazione del personaggio Faussone un po' troppo piatta ed eccessiva, mancanza di vere riflessioni sul cambiamento del lavoro in quegli anni. Nell'insieme, piuttosto freddo.
Profile Image for Edvard.
80 reviews2 followers
April 8, 2022
If you like to make things, if you have an engineer's mind. Read this!
Profile Image for Lorenzo Pulici.
44 reviews2 followers
December 28, 2011


"Amare il proprio lavoro costituisce la migliore approssimazione concreta alla felicità sulla terra". Ecco ciò che Primo Levi desume dal costante dialogo con Tino Fassone, tecnico specializzato, montatore.

Incombenze professionali fanno incontrare i due protagonisti in una lontana terra straniera che si rivela l’occasione per un scambio di riflessioni sul significato del lavoro. Fonte di realizzazione personale se vissuto con senso di responsabilità, onere e onore di cui farsi carico a piene mani per realizzare un’opera compiuta e ben fatta.

Le vicende di Faussone possono intendersi come una scuola di vita per coloro si stanno approcciando al mondo professionale. L’importanza del concetto di “malizia”, ovvero la sapienza che deriva dall’esperienza, lo stratagemma risolutivo. La necessità di confrontarsi e sopportare altri interlocutori: dal “cliente merlo”, che mette il becco e nulla sa; al caposervizio apprensivo che toglie il fiato e fa venire il “latte ai gomiti”.
E ancora l’obbligo di adoperare strumenti di controllo per verificare che il lavoro non sia fuori quadro e intervenire tempestivamente quando c’è un inghippo. Pena comune a tutti i mestieri, ancor più problematica per chi scrive. Perché spesso “se una pagina non va se ne accorge chi legge, quando ormai è troppo tardi”.

Ma è proprio nelle difficoltà che si raccoglie la sfida con maggiore dedizione e si assapora appieno “iI piacere di veder crescere la tua creatura, [...] che dopo finita la riguardi e pensi che forse vivrà più a lungo di te, e forse servirà a qualcuno che tu non conosci e che non ti conosce”.
Essere competenti nel proprio lavoro diventa sinonimo della libertà dell’individuo, artefice del proprio destino.
Profile Image for Joshie.
340 reviews75 followers
March 16, 2019
"I really believe that to live happily you have to have something to do, but it shouldn't be too easy, or else something to wish for, but not just any old wish: something there's hope of achieving."

Primo Levi's The Monkey's Wrench is a bundle of words, concise and passionate, light-hearted enough to arouse an emotional disconnect from its characters. It tells a series of conversations between two people who acquaint each other, in a number of encounters, through sharing of stories about their job; one a rigger, the other a chemist. In these conversations about accidents, experiences, and arguments that happened in their job Levi reminds the importance of loving your bread and butter at the end of the day amidst the hiccups and loose definition the hard work; hard work does not necessarily results to a job well done. Each but not most has a lesson to give.

The Monkey's Wrench is a silently profound tribute to work, an ode perhaps — the joy it brings as part of a life ordinarily yet satisfyingly lived.
Profile Image for Bob.
892 reviews82 followers
March 10, 2015
In The Monkey Wrench, Primo Levi provides sort of a variation on C.P. Snow's notion of the Two Cultures. He juxtaposes ​the practical man, a journeyman rigger who travels around the world raising enormous derricks and cranes for large-scale construction projects with a chemist-turned-writer.

The rigger narrates a series of stories about his travels; we see many countries from the perspective of a skilled laborer who also assumes that quite specific details of the jobs he works on are inherently just as important a part of the stories as are the range of characters he encounters and the conclusions he draws about human nature. There is a lot about the importance of work to one's identity and sense of self. The switch to the chemist-writer (the author's stand-in) narrating the last few chapters is an excellent device.
690 reviews40 followers
April 11, 2015
I thought this was going to be a Primo version of Zen and the Art of Motorcycle Maintenance, and it sort of was, but not as directly as I'd have liked. Instead it mostly takes the form of stories told to Levi by a fictional rigger, most of which revolve around the joy of manual (but not routine) labour. I found it interesting for a while, but it got a bit samey, and some of the descriptions of the mechanical principles went on too long for me. I like Levi best when he's talking directly about things in his own experience, rather than fictionalising.

Favourite quotes: Paper is too tolerant a material. You can write any old absurdity on it and it never complains.

One of the writer's great privileges is the possibility of remaining imprecise and vague.
Profile Image for Je.
671 reviews19 followers
August 8, 2013
Attualissimo sebbene sia stato scritto più di 30 anni fa, Levi ci presenta attraverso il personaggio di Faussone, eroe allo stesso tempo idealista e molto concreto, la sua personale visione del lavoro come fondamento della società. Quello che ti resta è l'importanza di amare quello che si fa, sempre, bellissime le digressioni sul mestiere dello scrittore e la nobilitazione del lavoro anche quello manuale. Ho apprezzato e colto le citazioni e gli omaggi a Torino e alla Val di Susa, per poi partire con Faussone in ogni nuovo ingaggio, anch'io vittima della sofferenza di chi non sa stare fermo troppo a lungo nello stesso posto.
Profile Image for Jee Koh.
Author 24 books185 followers
May 7, 2019
In The Monkey Wrench, a rigger tells the stories of his projects to a chemist, the latter based on Levi, who was a chemist before giving up that profession for writing. In William Weaver's translation, the stories are strongly sane. They are strongly optimistic. And their strength comes from a deep fund of patience, humor, and delicacy. At least that is the impression conveyed to me. It makes me take to the author immediately. I wish I could meet Primo Levi and have a drink with him.


Profile Image for fiordiligi.
271 reviews217 followers
April 17, 2021
libro sbagliato al momento sbagliato, non mi ha preso per nulla, ma dato che solitamente apprezzo molto primo levi magari lo rileggerò in futuro
Profile Image for Andrea Ceccherini.
19 reviews
April 30, 2023
Il nostro Levi sa sempre come fare dei romanzi riflessivi e al contempo scorrevoli.
Libro particolarmente diretto, reale, non ci sono giri di parole, non c’è un background nascosto in ciò che parlano. Semplicemente la crudele realtà lavorativa in un paese completamente dominato dal capitale.
115 reviews9 followers
February 17, 2013
After Il sistema periodico, La chiave a stella is probably my favorite of Primo Levi's books (although I enjoy and admire them all, with the partial exception of Se non ora, quando?). And I really wish that some of the many American readers of that briefly fashionable American book Shop Craft as Soulcraft had read Levi's delightful and profound Chiave a stella instead of (okay, or in addition to) Crawford's.

Another thing I'll mention, something I noticed only after going briefly back to the book several years after I first read it, is the degree to which it in some ways draws on and is an homage to the excellent books (nonfiction) of Levi's great literary friend (one of his two brothers, he calls him) Nuto Revelli. The structure is similar to that of Revelli's oral histories, and many of Revelli's themes (manual labor, the retreat from Russia, the problems veterans have on returning from war), as well as some of the very phrases used by Revelli's informants ("il pane degli altri ha sette croste"), are echoed in La chiave a stella.

Two other slightly random remarks: First, the title of the American edition of this book (The Monkey's Wrench) is an embarrassment. One can hope only that whatever editor or marketer came up with this completely inaccurate abomination got summarily fired in one of those publishing mergers and takeovers we're always hearing about (of course, what's more likely is that this asshole was made CEO). The other thing I wanted to mention is that in a talk I once gave, unrelated to the subject of this book, I cited the bit about enjoying your work being the closest thing to real happiness. It's so obviously true it's almost hackneyed. And yet when I brought it up--and this in a country whose inhabitants are reputed second only to the Italians when it comes to a love of dolce far niente--I heard slight gasps. Of sudden recognition, I think it was.
Displaying 1 - 30 of 175 reviews

Can't find what you're looking for?

Get help and learn more about the design.