Dans les brumes automnales d'un petit port normand se noue un drame familial et passionnel. Au Café de la Marine, la jeune Marie, surnommée la Sournoise, provoque rivalités et haines. Les hommes ne savent plus qui choisir de sa soeur Odile ou d'elle. La Marie, à force de ruse et de charme pervers, parvient à épouser le riche amant d'Odile et devient une "dame".
Georges Joseph Christian Simenon (1903 – 1989) was a Belgian writer. A prolific author who published nearly 500 novels and numerous short works, Simenon is best known as the creator of the fictional detective Jules Maigret. Although he never resided in Belgium after 1922, he remained a Belgian citizen throughout his life.
Simenon was one of the most prolific writers of the twentieth century, capable of writing 60 to 80 pages per day. His oeuvre includes nearly 200 novels, over 150 novellas, several autobiographical works, numerous articles, and scores of pulp novels written under more than two dozen pseudonyms. Altogether, about 550 million copies of his works have been printed.
He is best known, however, for his 75 novels and 28 short stories featuring Commissaire Maigret. The first novel in the series, Pietr-le-Letton, appeared in 1931; the last one, Maigret et M. Charles, was published in 1972. The Maigret novels were translated into all major languages and several of them were turned into films and radio plays. Two television series (1960-63 and 1992-93) have been made in Great Britain.
During his "American" period, Simenon reached the height of his creative powers, and several novels of those years were inspired by the context in which they were written (Trois chambres à Manhattan (1946), Maigret à New York (1947), Maigret se fâche (1947)).
Simenon also wrote a large number of "psychological novels", such as La neige était sale (1948) or Le fils (1957), as well as several autobiographical works, in particular Je me souviens (1945), Pedigree (1948), Mémoires intimes (1981).
In 1966, Simenon was given the MWA's highest honor, the Grand Master Award.
In 2005 he was nominated for the title of De Grootste Belg (The Greatest Belgian). In the Flemish version he ended 77th place. In the Walloon version he ended 10th place.
Port-en-Bessin, dove è ambientato il romanzo, che Simenon scrisse durante un soggiorno nella località.
Meno thriller e meno giallo del solito, riferendomi ai suoi “romans durs”, è sempre un magnifico lavoro di caratterizzazione, di scavo e cesello, di analisi, di ambientazione e di atmosfera.
Ambientato sempre sull’Atlantico, in un villaggio con porticciolo, con imbarcazioni e pescatori, uno di quei posti il cui ritmo di vita è scandito dalle maree, Simenon ci porta questa volta un po’ più a nord del solito, sulla costa normanna, nel Calvados. È uno dei romanzi preferiti dallo stesso Simenon, e non per niente a firmare l’adattamento cinematografico del 1950 è un grande regista come Marcel Carné, e il protagonista maschile è un altro grande artista, Jean Gabin.
Il regista Marcel Carné sul set con la protagonista Nicole Courcel. In Italia il film uscì col titolo “La vergine scaltra”.
Acqua cheta è come nel romanzo viene definita la Marie del porto, una di quelle figure femminili che strappano il consiglio, guardati da quella donna, perché troppo è più scaltra di te, sembra innocentina ma ti manipola come vuole.
Nel cielo grigio compatto, che pare anticipare la sera, le luci gialle del bar risaltano: da dentro arriva il suono delle palle di biliardo e l’odore del caffè corretto (al calvados, ça va sans dire. In porto è rientrata quella manciata di pescherecci che costituisce la flottiglia del piccolo porto. Passa il piccolo corteo che segue un funerale. È morto un pescatore. Dietro il feretro, la figlia Marie, quasi diciotto anni, ma quindici dimostrati, il fratellino, e la sorella maggiore che è arrivata da Cherbourg accompagnata da un uomo che rimane al bar senza partecipare alla cerimonia. È Chatelard, Gabin nel film, amante di Odile, la sorella maggiore di Marie, uomo benestante che a Cherbourg possiede un locale e un cinema.
I due protagonisti, Jean Gabin e Nicole Courcel. Per avere Gabin l’età di Chatelard è stata notevolmente aumentata: nel romanzo il personaggio ne ha trentacinque.
Marie non si definirebbe bella: ma la si guarda, attrae lo sguardo. Sembra più giovane, sembra mansueta, ma si percepisce invece carattere. Nessuno lo sa, ma Marie ha i suoi progetti. E nessuna intenzione di fermarsi prima di averli raggiunti. Chatelard la scopre quella mattina per la prima volta e Chatelard, che è abituato a comandare, diventerà strumento nelle mani di Marie, che vuole la sua barca, la sua casa, la sua libertà, il suo posto nel mondo.
Nunca tinha lido nada de Simenon, mas estava convencida de que ia gostar. É bom ler uma história sem artifícios, simplesmente bem contada, com personagens intrigantes, com os conflitos que surgem da sua classe e da sua profissão. Quando um pescador morre, os seus filhos menores são distribuídos pelos parentes mais próximos e a filha de 17 anos, Marie, vai trabalhar para o café local. A partir do funeral, Chatelard, o amante endinheirado da irmã mais velha, começa a ser visita frequente dessa comunidade piscatória, apertando o cerco à jovem Marie, a Sonsa que, apesar da sua inocência, se mantém imperturbável, revelando uma inesperada maturidade para levar o seu discreto plano a bom porto.
Tinha o rosto comprido, descorado, os olhos menos grandes que os da sua irmã e a boca pequena sempre contraída ou triste, ou desdenhosa, nunca se sabia por quê. Enfim, nunca fora gentil para ele, e se por ventura, o servia, entornava sempre um pouco de vinho ao pousar-lhe o copo sobre a mesa. -Diga cá, Marie... -Cale-se lá!... Bem vê que estou a ouvir a rádio. Chatelard ficava vexado, ofendido. Amaldiçoava-se – ele, a quem toda a gente conhecia em Cherbourg, a andar atrás das saias negras duma miúda, que o tratava nem mais nem menos como se ele fosse um garoto da idade dela.
La vicenda è ambientata in un piccolo paese di pescatori ,in Normandia ,Port-en-Bessin , con un pugno di case basse ,una sull'altra, attorno al porto dai tetti di ardesia neri e duri ,come disegnati con l'inchiostro su un foglio di carta glacé Qui il tempo brumoso è scandito dalle maree , dalle sirene dei pescherecci che entrano nel porticciolo e dal frastuono delle onde sulle scogliere Al Caffè della Marina che si affaccia sul molo ,lavora la Marie una ragazzina esile, poco appariscente con i capelli dritti e sempre spettinati ,non si curava degli altri e meno ancora di compiacerli. Li guardava di sottecchi. Sicuramente pensava qualcosa, ma se lo teneva per sé.
Una ragazzina di poche parole, e con le idee chiare,con una determinazione e un'intelligenza da donna matura, che sa cosa vuole e cosa non vuole
Non è un giallo non è un noir, è un romanzo con un Simenon introspettivo e ironico, che sa mettere a nudo le fragilità e i sentimenti ,dissimulati da tracotanza e spavalderia, molto piacevole da leggere.
3/4 stelle (e che nostalgia delle brume normanne !)
è un romanzo che esce un po' dai canoni dei romans durs, non perché manchi di "durezza", ma perché la compensa con un filo - giusto un filo, non sia mai - di qualcosa che magari non si può chiamare dolcezza, ma ha comunque una connotazione positiva. E' un po' di ottimismo, è la capacità di una persona (ed è una donna! Georges, non ti riconosco più!) di fare progetti, di realizzarli senza neanche fare male a qualcuno. E forse di innamorarsi un po'. La Marie è poco più di una ragazzina, ma è una gran donna: basterebbe una sua frase, detta quando decide di andare in tribunale per ottenere l'emancipazione dagli zii. Loro non si capacitano, lui è "rosso di collera", lei "trema di indignazione": "Una ragazza onesta non ha bisogno di essere emancipata", strillano. "E io non ho bisogno di essere una ragazza onesta", risponde Marie.
“La Marie del porto” ci mostra un Simenon che, pur conservando nell’ambientazione e nelle atmosfere la propria impronta evidente, la cifra stilistica e l’inimitabile qualità pittorica, sviluppa il racconto in modo atipico rispetto alle abitudini, soprattutto nella scelta e nella caratterizzazione dei personaggi.
Per esemplificare tale diversità lo si può paragonare ad un altro romanzo “costiero” (una costa diversa, quella mediterranea) di Simenon: “Il clan dei Mahé” . Anche in quel caso abbiamo un uomo potente e affermato che, improvvisamente attratto dalla fuggevole immagine di una ragazzina intravista per caso e di sfuggita, mette in discussione i propri princìpi, le certezze acquisite, il suo stesso ruolo per seguire, dapprima inconsapevolmente poi con crescente accanimento, una chimera che ne modificherà il destino.
Ma mentre il sanguigno Mahé, tipico personaggio ossessivo simenoniano, rimane al centro della narrazione rincorrendo fino all’autolesionismo la propria fissazione e l’oggetto del desiderio rimane sullo sfondo, appena percepito in una sfumatura di colore, in “La Marie del Porto” fin dal titolo è la ragazza la vera protagonista; tutto è filtrato dal suo sguardo e soprattutto dalla determinazione nel perseguire l’obiettivo seduttivo con una strategia femminile, indiretta e leggera senza apparire civettuola, che permea il romanzo e conferisce al confronto dei caratteri un’aria delicata, sfuggente, quasi opposta ai cliché simenoniani.
Come premesso, l’ambiente si colloca fra i prediletti dall’autore, un porticciolo della Normandia dove il tempo è scandito dall’attività dei pescatori e delle loro famiglie, quasi un rituale che, ritmato dalle sirene dei pescherecci che entrano nel porto, si perpetua sul molo con le casse di pesce, il lavoro di manutenzione e riparazione delle imbarcazioni e delle reti, i fugaci ritagli di tempo libero consumati nel fumoso caffé sulla marina “dal buon odore di aringa arrostita e di ceppi bruciati”, davanti a un bicchiere di Calvados per riscaldare le brumose serate normanne.
La trama del romanzo, fragile e povera di colpi di scena, imprime rare pennellate dalla tavolozza cui solitamente Simenon ricorre, lasciando emergere uno sfondo che richiama certa pittura pre-impressionista stemperato dall’odore del pesce, del sale, del carburante e degli arnesi da pesca. Su questo circoscritto palcoscenico agiscono la Marie e i pochi altri personaggi del romanzo, soffocando sul nascere ogni concreto proposito di cambiare vita e trasferirsi in città.
Acqua cheta Era impossibile sapere che cosa pensasse la Marie. Nessuno l'aveva mai saputo, ed era per questo che a casa la chiamavano Acqua cheta
Simenon ha un'andatura lenta e riposante. Capace di soffermarsi con acume e ironia sui particolari, sia fisici che psicologici, di tutti i personaggi e di descrivere con grande sensibilità i luoghi e i paesaggi. E in questo romanzo non si smentisce. Ambientato in Normandia tra il villaggio di Port-en-Bessin (una dozzina di case, le une sulle altre [...] Tutto era di un medesimo grigio di pietra da taglio, tranne i tetti d'ardesia neri e duri) e la vicina cittadina di Cherbourg, permette perfino di respirare l'umidità del mare, di vivere l'indolenza delle persone e la monotonia delle giornate.
Dall'avamporto pareva che dal mare aperto accorresse una cortina di fumo e le banchine furono le prime a offuscarsi, seguite dalle scogliere; una mezz'ora più tardi tutti avevano assunto l'andatura esitante che si adotta nella nebbia. [...] Era un tempo sordo, uggioso, di un'umidità sgradevole e penetrante, uno di quei tempi che rendono le giornate interminabili [...] Tranne le maree non c'era niente che segnasse il passare del tempo.
Non si tratta di uno dei celebri romanzi "con" Maigret, ma di una delle rappresentazioni profonde e intime di donna, in cui Simenon risulta altrettanto piacevole e completo. Uscito a puntate per la prima volta su un quotidiano francese, nel 1938, era uno dei romanzi preferiti dallo stesso Simenon che lo scrisse già pensando ad una eventuale trasposizione cinematografica: questa uscì infatti una decina di anni dopo, per la regia di Marcel Carné col titolo, in Italia, di La vergine scaltra; a Jean Gabin fu affidata la parte del protagonista maschile... dunque singolarmente invecchiata rispetto al personaggio simenoniano.
La vita era monotona come il cielo d'inverno. La gente non aveva granché da raccontare, tranne storie sempre uguali di pescatori che avevano bevuto troppo, di donne che si erano fatte picchiare per qualche valida ragione, e della vecchia Miraux dalla quale succedeva sempre qualcosa.
Un povero paesino di pescatori in Normandia, compresso nella pianura di una campagna ancora più povera. Il funerale di un pescatore, che lascia cinque figli: i parenti li prenderanno in carico solo dopo averne valutato l’attitudine al lavoro nei campi; tranne la maggiore, andata a “fare la vita” nella città più vicina, quindi innominabile. Intorno, pescatori coraggiosi ma sfortunati, che per una stagione sbagliata devono mettere all’asta la barca, e sperare che qualcuno li ingaggi almeno come semplici marinai.. Sembra il realismo tragico dei Malavoglia, anche se sono passate due generazioni e i pescherecci hanno il motore; ma la vita di mare è sempre quella. Eppure.. al funerale è presente anche la “sorella perduta” Odile, con l’amante; questi adocchia Marie, la maggiore dei figli ancora a casa, sorniona e introversa. È un “amour fou” che non riesce a togliersi dalla testa, arrivando ad architettare un possibile stupro con la complicità della stessa Odile.. eppure è un Simenon molto lontano dalle atmosfere torbide e degradate di molti suoi romanzi realisti: Marie, nemmeno maggiorenne, dimostrerà di avere la testa sulle spalle ben più di quanto si potrebbe immaginare. Nasce un’appassionante schermaglia, descritta con acume psicologico e gusto tipicamente francese per il mélo: non mi piace paragonare libri e film, ma questo potrebbe benissimo essere uno di quei film che negli anni 80/90 interpretavano Béatrice Dalle o Sandrine Bonnaire (quest’ultima la vedrei proprio bene come Marie!). Scritto nel ’38, lodato da Gide, in effetti nel ’50 Marcel Carné ne trasse un film con Jean Gabin, con lo stesso titolo [da noi però divenne “La vergine scaltra”..]; tradotto nel’49 da Giorgio Monicelli, poi di nuovo nel ’92 da Adelphi nel corso del suo meritorio recupero dell’opera simenoniana. Notare che la narrazione realista permette di stimare anche il valore dei franchi di allora: se a Marie, cameriera al Café de la Marine, viene offerto vitto, alloggio, mance e cento franchi al mese, un chilo di sogliole ne costa trenta, un motore per peschereccio nuovo costa trecentomila franchi ma una barca di cinque anni viene messa all’asta ormai per duecentomila.. Quanto valeva ai tempi un vecchio franco, di quelli di prima della riforma monetaria? Risposta: circa 0,4€
Le descrizioni dei luoghi, le atmosfere, la Normandia e le sue falesie, il villaggio di pescatori. Tutto così reale e fruibile dai sensi. Un racconto che appare nitido come la visione di un film.
Sarà perché ho letto diversi libri di Simenon e mi piace il suo stile di scrittura, e anche perché ho visitato la Normandia e mi ci sono ritrovata come nei miei ricordi, ma ho molto apprezzato questo romanzo.
In parallelo al fastidio per la figura di Chatelard, benestante e capriccioso proprietario di un caffè e di un cinema, nonché amante della sorella di colei che diventerà la sua ossessione; ho ammirato la maestria di Marie, apparentemente tranquilla e cheta ma nella sostanza determinata e capace di orchestrare a puntino la regia del suo futuro e delle due aspirazioni.
Ok che Simenon sappia scrivere è assodato. Ma devo pur dire che questo non è uno dei romanzi che mi hanno colpito di più. Non sono sicuro del perché, ma non sono riuscito ad entrare nella vicenda e farmene avvolgere e percuotere potentemente, come in altri casi. Però la figura di Marie ha qualcosa di misterioso e quasi archetipico, che lascia ugualmente il segno...
Una sublime figura femminile la Marie! Quando il fascino di una donna deriva da una personalità forte anche se acerba e non consapevole. Le acque chete travolgono tutto soprattutto gli uomini.
Scritto nel 1938 e ambientato nei luoghi cari a Simenon, questo romanzo, in parte, si discosta dai gialli e noir a cui siamo abituati ed è una storia a cui era particolarmente legato. Le atmosfere sono quelle tipiche di un paesino arroccato sulle coste della Normandia, dove si vive di pesca e dove si convive gli uni accanto agli altri spesso inconsapevoli di segreti e lati oscuri. Simenon con una penna sicura, precisa e affabile ci svela Marie, chiamata in paese anche "acqua cheta", e la sua tattica amorosa che prende forma non dalla bellezza o dalla seduzione, bensì dall'intelligenza, dal dire e non dire, dal non promettere, dall'omettere fino a portare Chatelard all'esasperazione. L'uomo diviene ossessionato da Marie, e a quel punto lei può plasmarlo e trasformarlo in ciò che vuole. Questa strategia e la suspence che ne deriva tengono il lettore incollato alle pagine e ci si affeziona alla piccola Marie così provata dalla vita e così determinata a riscattarsi a qualunque costo. Rimangono anche i profumi delle cucine, i colori del mare, i silenzi dei pescatori, le donne scure che salutano da lontano i mariti nella speranza di vederli tornare. Un romanzo indimenticabile, breve, poetico, incisivo e misterioso come solo Simenon sa fare.
Ça m'a fait du bien de revenir à la lecture en français, et le français dans ce livre n'est pas exactement du Proust; donc, assez facile pour un anglophone. Néanmoins, il n'y a pas grand chose qui se passe au cours de l'histoire, et les personnages ne restent pas dans le mémoire après la fin.
Carino, come è ovvio considerando l'autore. Romanzo breve ma intenso si legge in un crescendo di malinconia e atmosfere umide e nebbiose. Il finale sembra un po' affrettato, ma la potenza delle descrizioni e delle atmosfere che sa dare Simenon con pochissime parole è impagabile e ti fa perdonare il finale che sembra poco convincente; ma che a ben pensare è quello giusto. Forse descritto meno bene del solito, ma giusto.
Questo è un romanzo breve ambientato nella cupa e malinconica atmosfera di un piccolo porto di pescatori della Normandia. Al centro della storia c’è la giovanissima Marie. Marie è un’acqua cheta, calcolatrice e fortemente determinata a conquistare il benessere. Perciò metterà gli occhi su un uomo ricco, incurante del fatto che si tratti dell’amante di sua sorella maggiore. Il romanzo è scritto con la consueta finezza psicologica di Simenon e con il suo stile asciutto e diretto, capace di delineare in poche pagine un mondo credibile. L’ho trovato gradevole, ma ho preferito altro di Simenon.
La nota con cui Simenon apre il suo libro contiene un desiderio essere giudicato sulla Marie del porto. Ha ragione. Un romanzo diverso dal solito che regala un sorriso. Io personalmente lo adoro.
It's always with the same pleasure that I read Simenon.
"La Marie du Port", although far from his best books, is nevertheless compelling by the precision of the characters and their complex emotions. With a few simple words, Simenon fleshes out his protagonists with great precision.
The average looking, sneaky and taciturn Marie, who carefully conceals her ambition to marry up, who plays her mind games to get Chatelard obsessed with her. Chatelard, a 35 years old successful man, exuberant, looking to dominate the people around him, used to get what he wants, slowly consumed by lust, then love, for the Marie who rejects him on purpose, as part of her game.
It's a story as old as time, a self-confident spoiled man falling for the woman playing hard to get, like a fly caught in the web of a patient spider.
But written by Simenon, with the descriptions of a small fishermen village of Normandy, the mist, grey sky, humidity, the sound and smell of the sea, this story of what we would now call "a toxic relationship" looks almost romantic. Almost.
Der arme Jules hinterlässt fünf Kinder. Odile lebt schon nicht mehr daheim. Marie hat sich um die Jüngeren gekümmert. Und die drei Jüngsten werden noch auf der Trauerfeier unter den Verwandten verteilt. Marie beginnt im örtlichen Café zu arbeiten. Der gut betuchte Freund ihrer Schwester macht ihr das Angebot, in einer seiner Firmen eine Stelle anzutreten. Marie jedoch will zu hause bleiben, am Hafen. Der schon über 30jährige Henri, eine solche Abfuhr nicht gewöhnt, beginnt immer wieder in Maries Nähe aufzutauchen. Marie trifft sich derweil erstmal lieber mit Marcel.
Im Atlantik Verlag werden die Romane und Geschichten von Georges Simenon neu aufgelegt. Dessen Maigret-Romane sind weithin bekannt. Doch das Oeuvre des Autors ist weitaus umfassender. Ein Beispiel der Vielfältigkeit Simenons bietet die Geschichte von Marie vom Hafen. Eine Geschichte, die eher traurig beginnt, muss die junge Frau nun auch noch ihren Vater beerdigen. Noch nicht volljährig besteht die Gefahr, dass andere über ihr weiteres Leben entscheiden, so wie bei ihren jüngeren Geschwistern. Marie sucht nach einem Ausweg. Dass Henri, der eigentlich mit ihrer Schwester zusammen ist, ihr nachstellt, ist ihr zunächst eher lästig. Ziemlich kühl lässt sie ihn abblitzen.
Bereits im Jahr 1938 erschien die Erstausgabe dieser Erzählung und wirkt doch auch in der heutigen Zeit nicht altmodisch. Wenn auch kühl, so ist Marie doch ausgesprochen pfiffig und fortschrittlich. Beim Lesen fragt man sich, in wie weit sie Pläne schmiedet. Dennoch gefällt sie mit ihren eigenen Kopf. Ihre Schwester Odile wirkt dagegen nachgiebig und weich. Henri scheint ein arroganter Schnösel zu sein, der es durchaus verdient hat, mal ausgebremst zu werden. Zwar ist die Geschichte schnell gelesen, aber keinesfalls schnell vergessen. Die Marie vom Hafen hat etwas, das sicher dazu einlädt, sie mehr als einmal zu genießen.
J’ai lu au moins une dizaine de ces livres de poche policiers [aussi quelques romans « durs »], et je n’arrête pas, car ils me font plaisir. C’est presque pas la peine d’en faire la critique, mais j’aime celui-ci [»La Marie du Port »] beaucoup.
Simenon, c’est pas précisément un auteur du genre policier-- c’est à dire ce que le genre est devenu ; certainement, il est un des grand-pères du genre. Aujourd’hui par exemple il y a peu d’auteurs des policiers qui donnent plus d’un clin d’oeil au cadre—sauf les auteurs des noirs scandinaves, dont le cadre est presque une protagoniste. Les romans de Simenon sont des classiques grèques : le lieu, les heures qui passent, l’action—et aussi le temps et les caractères-- tous se réfléchissent, sont unis. Donc, lire un de ces romans, c’est toujours visiter les ports, les voies navigables, les ruelles des petits villages du paysage, les ténèbres et le brouillard et la pluie de Paris d’un mauvais jour (et c’est souvent un mauvais jour chez Simenon…)
Mais pour moi ce qui ressort dans ces œuvres, c’est l’attention aux caractères. Même le moins important est dessiné avec un geste, un aspect, des locutions ou un accent qui le rend unique. Quant aux protagonistes— évidemment Simenon les aime. Il y a ici une compréhension de la condition humaine, presque une tendresse, et de bonne humeur.
La Marie du Port n’est pas un policier, quoiqu’il y a un ou deux petits crimes. Maigret n’y est pas. C’est le portrait d’un village du port : les pêcheurs, les gens qui réparent les bateaux de pêche, les gens qui fréquentent le café du port et y travaillent… un « étranger » [quelqu’un de la ville à côté] entre en jeu et il y a des conflits, des changements, des accommodations. Je l’ai trouvé subtil et drôle.
Simenon è il papà di Maigret ci aspettiamo sempre di leggere libri dove esiste un mistero, un omicidio, ma Simenon che io adoro è colui che riesce a scrivere “l’amour fou” è uno scrittore, che riesce a descrivere con la sua penna, l'animo umano, è il pittore della scrittura secondo il mio modesto parare. Sto cercando di recuperare tutti i suoi libri e appena leggo una recensione su un titolo che non conosco la leggo e la rileggo e penso troverò il Simenon che amo? Ed in questo libro lui c’è, ci sono le sue atmosfere e la sua Francia, il popolo dei pescatori , descritti superbamente. Marie, è giovane è definita da tutti un acqua cheta, non si riesce mai a comprendere cosa pensa, è silenziosa, lavora e fa il suo dovere di figlia e cameriera al bar del porto. Sua sorella Odile, viene considerata una donna perduta e si presenta al funerale di suo padre con il suo amante Chaterlard, ma lui è attratto dalla piccola Marie. Il libro inizia così, ma è un crescendo di emozioni perché Marie a differenza i sua sorella sa cosa desidera e lotterà per ottenerlo. Marie è una figura femminile positiva, forte e volitiva non puoi non affezionarti a lei anche se all’inizio non comprendi a che gioco stia giocando, ma è Simenon che scrive, mai lasciare nulla per scontato, Mi sono divertita con l’ironia sottile dell’autore, Chaterland che si cambia la biancheria intima come un adolescente, mi sembrava di vederlo, so che c’è una trasposizione cinematografica che sicuramente vedrò.
Siamo in Francia, Normandia, in un piccolo paese portuale popolato dai pescatori e dalle loro famiglie. La Marie è una ragazzina quasi maggiorenne che si ritrova orfana insieme ai suoi fratelli, tra cui Odilie, fuggita da Port per lavorare ma finita insieme al suo capo Chatelard. Marie è un bel personaggio: una ragazza molto giovane ma già sicura di quello che vuole dal suo futuro e pronta a farsi carico della famiglia lavorando duramente, senza dover sottostare a nessuno, libera. Chatelard invece è un uomo vanitoso e pieno di sé, dispotico e pronto a tutto per ottenere quello che vuole. Le loro vite si incrociano ma sarà Marie, l'acqua cheta, a decidere del loro destino. La scrittura di Simenon è sempre piacevole, in questo libro ti fa sentire a Port en Bessin sul molo con i pescatori e dentro al bar della Marina. La storia però non mi ha colpito, non mi ha detto niente e anche il finale l'ho trovato poco sensato.
A cosa serve una sciabica? Che sapore ha il calvados? Come cigolano i bozzelli? Tra canapi abbisciati e reti distese, sembra di stare a Port en Bessin, un piccolo porto in Normandia, di sentirsi addosso umidità e salsedine e il respiro del mare, di vedere le case basse e grigie coi tetti di ardesia, neri e duri, e la scogliera e, oltre il ponte girevole, il caffè della Marina. È qui che la giovane Marie serve da bere ai pescatori, di cui conosce abitudini e racconti; la chiamano "acquacheta" perché non parla e si tiene per sé i suoi pensieri, ma Marie ha le idee molto chiare, sulle persone che la circondano e sui propri obiettivi, e saprà fare in modo di realizzarli nonostante qualcuno voglia decidere per lei. Un racconto ricco di atmosfera, una storia d'amore ma anche di emancipazione e indipendenza.
Et voilà qu’au milieu de ses romans durs, il glisse une romance à quat’ sous, une bluette chou, drôle et sympa. Une histoire d’amour avec une bien jeune fille qui sait où elle veut aller et qui ne s’en laissera pas conter !
Et c’est plutôt réussi. Et en même temps, il en profite pour croquer plutôt finement la condition de la femme des années 30 et le machisme de l’époque.
L’histoire de la Marie, jeune orpheline bien décidée à ne pas dévoiler toutes ses cartes du premier coup
È un libro che si lascia leggere con piacere e scorrevolezza. La storia viene raccontata in maniera molto evocativa e ci si sente spettatori partecipi e incuriositi sullo sviluppo della trama. Atmosfere suggestive. Marie, la protagonista, mi è piaciuta da subito. Consigliato.
Quite bad. The version i read included Justice which is, relatively speaking, better. The title story, though, was so full that it even felt overlong at 100 pages, and the ending just feels like it comes out of nowhere. Definitely one that can remain in history’s attic.
Il mio primo Simenon, forse il più stupido. Indimenticabile e l'unico che abbia mai letto da parte sua con un lieto fine dolce.. ma che nella mia bocca é sempre rimasto amarognolo, come se non avessi capito qualcosa.
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Didn’t expect that much but truly enjoyed reading that book. The women’s character. The decor description and the atmosphere. You need to read it in one afternoon to really be in that port. Some goods plots.