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Televisão: Um Perigo Para A Democracia

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«Una democrazia non può esistere se non si mette sotto controllo la televisione, o più precisamente non può esistere a lungo fino a quando il potere della televisione non sarà pienamente scoperto» Karl R. Popper Un classico che ha avuto grande fortuna e ha suscitato un dibattito inesauribile e oggi più che mai attuale, in un'edizione arricchita da un saggio introduttivo di Giancarlo Bosetti e dai testi di John Condry, di Karol Wojtyla, di Raimondo Cubeddu e Jean Baudouin.

82 pages, Paperback

First published January 1, 1994

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About the author

Karl Popper

308 books1,711 followers
Sir Karl Raimund Popper, FRS, rose from a modest background as an assistant cabinet maker and school teacher to become one of the most influential theorists and leading philosophers. Popper commanded international audiences and conversation with him was an intellectual adventure—even if a little rough—animated by a myriad of philosophical problems. He contributed to a field of thought encompassing (among others) political theory, quantum mechanics, logic, scientific method and evolutionary theory.

Popper challenged some of the ruling orthodoxies of philosophy: logical positivism, Marxism, determinism and linguistic philosophy. He argued that there are no subject matters but only problems and our desire to solve them. He said that scientific theories cannot be verified but only tentatively refuted, and that the best philosophy is about profound problems, not word meanings. Isaiah Berlin rightly said that Popper produced one of the most devastating refutations of Marxism. Through his ideas Popper promoted a critical ethos, a world in which the give and take of debate is highly esteemed in the precept that we are all infinitely ignorant, that we differ only in the little bits of knowledge that we do have, and that with some co-operative effort we may get nearer to the truth.

Nearly every first-year philosophy student knows that Popper regarded his solutions to the problems of induction and the demarcation of science from pseudo-science as his greatest contributions. He is less known for the problems of verisimilitude, of probability (a life-long love of his), and of the relationship between the mind and body.

Popper was a Fellow of the Royal Society, Fellow of the British Academy, and Membre de I'Institute de France. He was an Honorary member of the Harvard Chapter of Phi Beta Kappa, and an Honorary Fellow of the London School of Economics, King's College London, and of Darwin College Cambridge. He was awarded prizes and honours throughout the world, including the Austrian Grand Decoration of Honour in Gold, the Lippincott Award of the American Political Science Association, and the Sonning Prize for merit in work which had furthered European civilization.

Karl Popper was knighted by Queen Elizabeth II in 1965 and invested by her with the Insignia of a Companion of Honour in 1982.

(edited from http://www.tkpw.net/intro_popper/intr...)

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Displaying 1 - 21 of 21 reviews
Profile Image for Makomai.
241 reviews10 followers
April 16, 2015
Interessante libretto, composto da:
 un’ampia ma non inutile introduzione di Giancarlo Bosetti al pensiero popperiano (forse un po’ troppo incentrata sul tentativo di dimostrare che Popper “non è di destra”);
 un breve ma vivace articolo (un appello) di Popper sulla necessità di una “patente” e di un ordine professionale per operatori televisivi (sulla falsariga di quanto avviene per i medici, ma in una rigorosa accezione anglosassone), in considerazione del ruolo educativo del mezzo televisivo e della sua influenza nella formazione della personalità durante l’età dello sviluppo;
 uno studio sociologico succinto ma convincente sulla perniciosa influenza della televisione sui bambini (John Condry: “Ladra di tempo, serva infedele”, imho le pagine più interessanti);
 due brevi messaggi di Giovanni Paolo II (il pontefice più mediatico della storia), riportati per la loro assonanza con quanto reclamato da Popper (responsabilità dei professionisti della televisione e necessità di un codice etico fissato dall’autorità pubblica), pur in un’ottica religiosa;
 un’interessante giustificazione dell’appello popperiano per un intervento pubblico che regoli l’attività televisiva (Raimondo Cubeddu: “Filosofia politica, democrazia e informazione”), che sostanzialmente riconduce tale posizione nel solco del liberalismo classico sulla base dell’importante considerazione che “l’opinione pubblica è una forma di potere non responsabile, e dunque assai pericolosa da un punto di vista liberale”;
 un raro mea culpa francese sui ritardi (superiori solo a quelli italiani) nel riconoscere l’influenza del pensiero popperiano - da loro (e da noi) essenzialmente ignorato sino alla fine degli anni ottanta a causa del suo acceso anticomunismo.

Poco di nuovo e principalmente riferito al sistema televisivo americano, ma non manca di interesse - anche perché lucidamente esposto.
L’accento è essenzialmente sul contenuto di violenza dei programmi televisivi e sul suo effetto sui bambini.

Divagazioni:
Io sono marxista, tendenza Groucho (“Trovo che la televisione sia molto educativa. Ogni volta che qualcuno l'accende, vado in un'altra stanza a leggere un libro”).
Sul pericolo della televisione si sono versati fiumi di inchiostro, perlopiù in connessione con Mr. B ed il ruolo delle sue tv nella sua conquista del potere.
Popper insiste invece sul carattere (dis)educativo della televisione, che sottopone i bambini ad un’overdose di violenza (e Popper ritiene che la violenza sia la contraddizione della società aperta).
Personalmente, ritengo che il male maggiore della TV consista sì nel suo ruolo diseducativo, ma in termini più generali. Banalmente, ritengo che sia dannosa una tv che insegna che apparire è un valore in sé.
È dannosa una tv che insegna che essere giovani e belli basta per diventare qualcuno (con il corollario che quando non lo sei o non lo sei più diventi nessuno), senza fare sforzi per crescere e migliorarsi.
È dannosa una tv che insegna che cultura è sapere se “fatti tuoi” sia condotto da Fazio o da Bonolis (in un’autoreferenzialità delirante) e tale “cultura” premia con migliaia di euro, producendo emulazione ed un modello di vita che non premia l’impegno e la crescita personale.
È dannosa una tv che insegna che l’obiettività non esiste e che tutto e tutti hanno uguale dignità; che la velina ed il calciatore possono essere maître à penser e modelli da seguire.
È dannosa una tv che insegna che la superficialità e l’avvalorare i luoghi comuni pagano più di un’analisi critica ragionata e di una selezione accurata delle fonti.
È dannosa una tv che insegna che l’acquisizione di beni materiali è lo scopo supremo della vita e che generalmente non evidenzia alcun collegamento tra valori terminali (la felicità) – perlopiù assoluti, nel senso etimologico del termine - e valori strumentali (l’onestà, il sacrificio, l’altruismo, il senso civico), allorché nei casi peggiori il collegamento è addirittura con strumenti dall’evidente disvalore (la furbizia, lo sfruttamento, il cinismo).
Insomma, Mr B ha fatto danni all’Italia ben prima di entrare in politica. Li ha fatti quando ha introdotto una televisione commerciale becera e pornografica che ha emarginato la produzione televisiva intesa ad istruire ed educare (che poi dica che la sua televisione non esige alcun canone dagli italiani è menzogna suprema: in realtà attraverso l’aumento della pubblicità e di conseguenza dei costi dei prodotti, un canone lo paghiamo tutti, anche chi non guarda le televisione).

Temo che vi sia una contraddizione nel riconoscere che agli inizi la televisione offriva programmi di qualità (grazie alla virtuale assenza di competizione, essendo le prime emittenti essenzialmente pubbliche) e confutare la tesi che le tv commerciali offrano al pubblico ciò che l’utenza vuole. Le tv commerciali hanno avuto successo ed hanno costretto anche le tv pubbliche ad adeguarsi al loro livello di pornografia culturale - per sopravvivere - proprio perché offrivano un prodotto che era preferito dal pubblico. Così, temo abbia ragione chi sostiene che le tv danno al pubblico ciò che esso domanda, checché ne pensi Popper. Basti pensare allo spread di audience tra i (rari) programmi culturali ed i più beceri programmi di intrattenimento. Panem et circenses, siamo sempre lì. Sia nel senso che il potere è interessato a “coprire con il rumore” i reali problemi (per dirla con Eco), sia nel senso che questo è davvero ciò che vuole il più vasto pubblico: instupidirsi e non pensare ai problemi. Compresa l’educazione dei figli, lasciata alla cattiva maestra televisione e sottratta alla scuola in nome di una malintesa bimbolatria – scuola che pur non dovrebbe abdicare a tale compito senza neanche combattere, ma tant’è… la lotta contro il concetto di autorità - da sempre combattuta in Italia - dal dopoguerra è stata facilitata dall’associazione con il fascismo, nel 68 ha trovato un fondamento ideologico e negli ultimi 40 anni ha trovato nutrimento nel decadimento delle istituzioni, non ultima la famiglia. Ormai l’unica autorità riconosciuta è proprio la televisione, del resto ritenuta sempre più “democratica” - in una società che confonde democrazia con demagogia.
Profile Image for Yupa.
775 reviews128 followers
November 21, 2010
I veri criminali siete voi

Un filosofo decrepito, un prelato integralista, e due psicostregoni di second'ordine lanciano il loro allarme contro la televisione.
Qual è il problema? Un problema concreto? Forse la commistione tra potere politico e potere mediatico? Un controllo statale troppo stretto che trasforma l'informazione in propaganda? Una concentrazione monopolistica del lucroso potere televisivo che impedisce ogni concorrenza?
No, il problema è che la televisione farebbe "male ai bambini", trasmettendo "troppa violenza".
O meglio, come dice l'introduzione: il tubo catodico starebbe allevando una generazione di "piccoli criminali"! Ohmygosh!
Il filosofo decrepito è Karl Popper, ultranovantenne che detta queste righe ormai fisicamente (e magari anche mentalmente) debilitato, che con argomentazioni debolissime afferma che la causa del male televisivo sarebbe l'eccessivo pluralismo (sic!!!), per sua natura incontrollabile, e che propone quindi come soluzione una "patente per la tv", o meglio un sistema semi-staliniano di controllo interno all'industria televisiva, per cui chiunque vi lavori sia passibile di delazione e punizione se osi trasgredire il dogma educativo (tra l'altro tutto da definire nei contenuti).
Il prelato integralista è il papa polacco, al secolo Karol Józef Wojtyła, che deplora che la tivvù, tra le altre cose, presenti in luce positiva il divorzio, e candidamente auspica che le autorità pubbliche promuovano, nel e col mezzo televisivo, i valori religiosi (ovviamente quelli della sua religione).
I due psicostregoni sono Condry e Clarck, che affastellano dati e ricerche citati in maniera alquanto dubbia se non strumentale, e ricorrendo sin troppo facilmente a un aneddotismo di stampo sensazionalistico (guarda caso, replicando loro stessi ciò che rimproverano alla tv). Il tutto per dipingere il quadro oscuro di bambini inermi schiacciati dalla presunta ultra-violenza della televisione, dichiarata come causa indubbia di un'altrettanto presunta ultra-violenza dilagante (essì, non ci sono più i bei tempi pacifici & idilliaci delle Guerre Mondiali!).

Tutti lì, ad agitare gli spettri fumosi della violenza immaginaria, ad affermare che gli spettatori non riescono a distinguere realtà da fantasia, quando loro stessi sono i primi a non riuscirci (o a non volerlo fare), a richiedere controlli, sorveglianze, censure, divieti, punizioni, silenzî, omologazioni preventive calate dall'alto.
E poco importa se tali strumenti poi saranno usati (come spessissimo già avviene) dal potere politico per incanalare le opinioni dove più gli fa comodo, e zittire quelle scomode.
Perché i bambini non devono imparare dalla (presunta) violenza della tivvù. Benissimo. Ma cosa impareranno da un mondo di adulti che sa usare solo la logica del controllo, del divieto e del silenzio? Che sa e può agire così solo perché e quando ha la forza dalla sua parte? Un mondo in cui chi ha il coltello dalla parte del manico decide cosa si possa o no vedere, di cosa si possa o no parlare, e chi è debole può solo subire le decisioni altrui? Un mondo adulto che va alla ricerca del capro espiatorio più facile (in questo caso la tv) con cui lavarsi la coscienza?
Quanti bambini, invece, sono stati distrutti dalla violenza fisica e/o psicologica (questa sì, più che reale) di famiglie disfunzionali, brutali, retrograde e tiranniche? Famiglie dove magari il genitore, prigioniero egli stesso della logica dell'autorità, spegneva il televisore solo come segno d'esercizio di potere, magari rifugiandosi dietro l'ipocrita e inattaccabile giustificazione "è per il tuo bene"?

Signori, voi siete nemici della libertà. I veri criminali siete voi.

Post scriptum. Questo commento è stato scritto da chi non guarda un televisore acceso da ormai diversi anni. Ma non per presa di posizione ideologica, o per eroico esibizionismo tecnofobico. Semplicemente, non ho avuto più interesse a farlo. Molto molto meglio intossicarsi di internet!
78 reviews3 followers
January 2, 2017
Breve libro con interventi dei due autori sull’influenza negativa che la televisione ha sul pubblico e in particolare sui bambini. La televisione è uno strumento commerciale e dunque il suo obiettivo è vendere: etica e moralità vengono in secondo piano. Gli autori criticano, così, la violenza in tv (eccessiva), il fatto che vi si passi troppo tempo e il fatto che la tv tenda ad appiattire tutto al presente, senza dare profondità alle cose; è il caso tipico dei notiziari, che affrontano solo l’attualità senza contestualizzare e cercano sempre qualcosa di nuovo.
Profile Image for Samantha Monroy.
2 reviews1 follower
July 9, 2016
Karl R. Popper, Karol Wojtyla, John Condry y Charles S. Clark presentan aquí notables disertaciones que cuestionan los beneficios de la televisión. Incluye una introducción de Giancarlo Bosetti en la que se hace un vehemente llamado para alertar sobre la agresión física y espiritual en la televisión.
Profile Image for Leonardo.
Author 1 book80 followers
July 15, 2014
Muy interesante. Si mal no recuerdo el argumento versaba en la cuestión de la masificación que representa la televisión más allá de que los contenidos sean buenos o malos. Se hubieran ahorrado un par de disgustos si se tomaban el trabajo de leer a Toffler...
Profile Image for Maria Rita.
94 reviews
May 10, 2016
Read this for my philosophy class and I read only the article by Condry e the actual essay by Popper and I absolutely loved the way this extremely important theme was discussed
Profile Image for Andy Cyca.
169 reviews26 followers
May 18, 2016
Una antología de ensayos acerca de la televisión y su efecto en la infancia, escritos en los 90. Su relevancia y efectos en la era del internet se dejan como ejercicio para el lector
Profile Image for Barbara Ab.
757 reviews8 followers
December 26, 2018
Furbata editoriale: ci sono 10 pagine forse di Popper e poi altri scritti e commento del giornalista che si è occupato della pubblicazione
Profile Image for Gianni Mannucci.
103 reviews6 followers
November 17, 2020
Uno scritto di Popper a cui fanno da detonatori due articoli dei ricercatori americani John Condry sulla "Televisione ladra di tempo e serva infedele" e Charles Clark "sulla violenza in tv". In queste ricerche, per quanto svolte sull'offerta televisiva americana, si analizza la televisione tra metà degli anni 80 e i primi anni 90, quella con cui la mia generazione è cresciuta e, in particolare, i suoi effetti sui bambini. Popper arriva addirittura ad ipotizzare un ritorno alla "censura preventiva" quantomeno nella forma di una "patente per fare la tv".
Trascorsi 30 anni queste riflessioni sulla quantità di violenza o di sesso nei programmi televisivi e nei messaggi pubblicitari contigui, sul tempo che vi dedichiamo e quanto questa influisca sulle nostre capacità di concentrazione, oppure sul fatto che la tv sia un mezzo pensato esclusivamente per il presente per la soddisfazione dell'oggi, incapace di creare relazioni tra il passato e il futuro, possono apparire superate, ma rivelano ancora tutta la loro utilità se proiettate sul mezzo che ha ormai soppiantato la televisione, internet, con una potenza (e quindi un rischio) ben superiore.
Profile Image for Federico.
34 reviews1 follower
October 2, 2023
Una democrazia non può esistere se non si mette sotto controllo la televisione o più precisamente non può resistere a lungo fino a quando il potere della televisione non sarà pienamente scoperto".

Inizio così Karl R. Popper con una tua citazione che sei considerato uno dei massimi filosofi del ventesimo secolo.

La televisione considerata una "tata" per moltissimi bambini, dove passano moltissime ore a guardarla, tra cartoni animati e scene violente (scene principali nelle storie) il rischio di imitazione è alto.

Eppure chi è che non ha mai imitato il suo idolo?
La televisione è così pericolosa?
Oggi rispetto a ieri come la consideriamo la nostra televisione?
Profile Image for Gianluca Pettinati.
24 reviews
March 3, 2023
Il mio primo libro acquistato e letto per coerenza di Karl Popper sebbene la regione in cui vivo abbia un problema con persone del mio orientamento sessuale quindi averlo trovato é un "valore pericoloso". Perché? Karl Popper é un filosofo politico ed anche epistemologo nato a Vienna. In questo libro ti insegna a scoprire, da solo, che cosa significa quando la televisione, questo mezzo di comunicazione, viene usata come mezzo EGOTICO e psicotico piuttosto che educativo ed intelligente perché censura, diffama, ingiuria, diseduca, ottunde e nasconde l'essenza che é quella dell'educazione dei bambini! I bambini come simbolo di nascita ma in senso lato anche di altri soggetti Nelle societá chiuse o aperte, vittime di questa violenza. Trasmissioni come Sanremo, ad esempio, né sono la prova lampante della sopravvivenza di questo egotismo ed incorrispondenza che si espande ovunque.
Profile Image for Gianni Ascione.
197 reviews2 followers
November 6, 2019
La televisione vive nel presente; non ha rispetto per il passato e ha scarso interesse per il futuro.
Profile Image for Andrea.
1,136 reviews55 followers
June 4, 2022
Un testo che, nonostante i cambiamenti nell'industria dell'intrattenimento e dell'informazione, conserva alcuni elementi vitali.
Profile Image for Crizzzzzzz.
36 reviews
February 16, 2023
Es muy interesante el libro y el cómo puede aplicarse gran parte de los temas comprendidos aquí con los celulares y, específicamente, las redes sociales
Profile Image for Agoaye Martin.
629 reviews8 followers
February 15, 2024
Un avis/étude un peu daté (et principalement axé sur la population américaine) mais très intéressant sur la télévision. Certaines propositions méritent d'être réfléchies.
Profile Image for Aurora Ferraro.
138 reviews
October 2, 2023
"Abbiamo bisogno di libertà per evitare gli abusi del potere dello stato; e abbiamo bisogno dello stato, per evitare l'abuso della libertà."
Displaying 1 - 21 of 21 reviews

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