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Giornale di guerra e di prigionia

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Questo "Giornale di guerra e di prigionia" raccoglie tutti i diari che il sottotenente degli alpini Carlo Emilio Gadda tenne tra il 24 agosto 1915 e il 31 dicembre 1919. È una testimonianza straordinaria, in primo luogo per gli eventi di cui Gadda è stato protagonista. Nell'ottobre del 1917 si trovava infatti in prima linea a Caporetto e venne fatto prigioniero dagli austriaci sulle rive dell'Isonzo. Il «Diario di Caporetto», che rende conto di quelle drammatiche giornate e dell'inizio della prigionia, è rimasto a lungo nascosto, protetto «dal più rigoroso silenzio», ed è stato pubblicato solo molti anni dopo la morte dell'autore.

626 pages, Paperback

First published January 1, 1955

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About the author

Carlo Emilio Gadda

87 books129 followers
Carlo Emilio Gadda was an Italian writer and poet. He belongs to the tradition of the language innovators, writers that played with the somewhat stiff standard pre-war Italian language, and added elements of dialects, technical jargon and wordplay.
Gadda was a practising engineer from Milan, and he both loved and hated his job. Critics have compared him to other writers with a scientific background, such as Primo Levi, Robert Musil and Thomas Pynchon--a similar spirit of exactitude pervades some of Gadda's books.
Carlo Emilio Gadda was born in Milan in 1893, and he was always intensely Milanese, although late in his life Florence and Rome also became an influence. Gadda's nickname is Il gran Lombardo, The Great Lombard: a reference to the famous lines 70-3 of Paradiso XVII, which predict the protection Dante would receive from Bartolomeo II della Scala of Verona during his exile from Florence: "Lo primo tuo refugio e 'l primo ostello / sarà la cortesia del gran Lombardo/ che 'n su la scala porta il santo uccello" ("Your first refuge and inn shall be the courtesy of the great Lombard, who bears on the ladder the sacred bird").
Gadda's father died in 1909, leaving the family in reduced economic conditions; Gadda's mother, however, never tried to adopt a cheaper style of life. The paternal business ineptitude and the maternal obsession for keeping "face" and appearances turn up strongly in La cognizione del dolore.
He studied in Milan, and while studying at the Politecnico di Milano (a university specialized in engineering and architecture), he volunteered for World War I. During the war he was a lieutenant of the Alpini corps, and led a machine-gun team. He was taken prisoner with his squad during the battle of Caporetto in Octorber 1917; his brother was killed in a plane--and this tragic event death features prominently in La cognizione del dolore. Gadda, who was a fervent nationalist at that time, was deeply humiliated by the months he had to spend in a German POW camp.
After the war, in 1920, Gadda finally graduated. He practiced as an engineer until 1935, spending three of these years in Argentina. The country at that time was experiencing a booming economy, and Gadda used the experience for the fictional South American-cum-Brianza setting of La Cognizione del Dolore. After that, in the 1940s, he dedicated himself to literature. These were the years of fascism, that found him a grumbling and embittered pessimist. With age, his bitterness and misanthropy somewhat intensified--one of his less amiable traits was misery.
There is some debate amongst scholars as regards Gadda's sexual orientation. Certainly, his work demonstrates a strongly subversive attitude towards bourgeois values, expressed above all by a discordant use of language interspersed with dialect, academic and technical jargon and dirty talk. This is particularly interesting as the criticism of the bourgoise life comes, as it were, from the inside, with the former engineer cutting a respectable figure in genteel poverty.

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Displaying 1 - 11 of 11 reviews
Profile Image for LetyDarcy.
117 reviews44 followers
September 20, 2017
*Letto per l'università*

Ero preparata al peggio, prima di leggere questo libro, e mi sono seduta alla scrivania, lunedì, come una condannata a morte che affronta coraggiosamente il supplizio. Se lo avessi letto da sola, per piacere personale, probabilmente avrei abbandonato prima di pagina 100. Ho dovuto stringere i denti, per cause di forza maggiore. Ne sono contenta.

Non è un libro che consiglio. E come potrei? E' una vera e propria cronaca, con la registrazione di avvenimenti minuti, il conteggio dei soldi, delle volte in cui Carlo Emilio va in bagno. Paginate intere di noia mortale, scritte non per essere belle. Eppure è un libro magnifico.

Gadda soffre, soffre dall'inizio alla fine. Lo senti, il suo dolore, scorrere sotto le parole come un fiume. Soffre perché è una persona buona, e il mondo, la guerra, non sono fatti per i buoni. Soffre perché è un idealista, lui in questa guerra ci credeva, e invece si ritrova catapultato in un universo di grettezze e meschinità. Soffre perché è ipersensibile, tutto gli fa male, è nevrastenico, prova un senso di colpa profondo per la famiglia, per la Patria, che non riesce a servire. La vita sembra un insieme di occasioni perdute. La giovinezza è sprecata. La letteratura e la lettura non sono un rifugio, ma un modo di acuire il dolore, scavare nella ferita. Gadda soffre, e noi leggiamo la sua sofferenza ed insofferenza. Manca il sarcasmo che sarà il suo marchio di fabbrica, ma adeso il ragazzo sognatore, troppo sognatore, è a faccia a faccia con la vita senza maschere. Gadda ha avuto una vita infelice, ma aveva un ideale in cui rifugiarsi, adesso tutto si svela. Qualcosa si rompe. Qualcosa inizia.

In questo libro nato per non essere un libro, per la prima volta (un assaggio l'ho avuto con alcuni passi dello Zibaldone, ma Leopardi era scrittore fin da prima di iniziare il diario, fin da prima sofferente e capace di dare alla sofferenza un nome) ho potuto assistere alla nascita di uno scrittore. Al suo battesimo. Perché scrivere è dolore, scavare nella ferita, sentire male ma non poter rinunciare a farlo. Si scrive solo per necessità, ha detto una volta Bassani.

La Grande Guerra ha trasformato l'ingegnere, il dolore, la ferita, gli hanno imposto questa necessità. L'ingegnere è diventato scrittore, anche se lo scrittore rimarrà sempre ingegnere. Quale magnifica commistione.
Profile Image for S©aP.
407 reviews72 followers
January 22, 2018
Un giovane Gadda. Personalità qui ancora ottocentesca, delicata, quasi fragile. La mente corre presto al "fronte occidentale" di Remarque (vedi). Idealismo ingenuo, che finisce per smarrirsi di fronte alla realtà della guerra e all'altrui miseria intellettuale. La parte iniziale è abbastanza ripetitiva. Un giornale di fatti e disagi. La sezione centrale, relativa alla battaglia di Caporetto, è un affresco vivido invece, dipinto direttamente dal cuore tenebroso della disfatta. Nei capitoli finali, relativi alla prigionia, le osservazioni diventano accurate, dolorose e profonde. Rendono il sapore di un tempo pesante e la consapevolezza amara di una crescita imposta.
Profile Image for Caterina Buttitta.
153 reviews11 followers
June 27, 2023
Recensione: Giornale di guerra e di prigionia di Carlo Emilio Gadda, Adelphi.

Chi ama la scrittura e la narrazione di Carlo Emilio Gadda ben conosce le diverse scritture per esempio di ''Quer pasticciaccio brutto de Via Merulana'' o de ''La cognizione del dolore'', per limitarci ai suoi due capolavori più conosciuti. E' infatti un autore di grande ricchezza che non finisce di sorprendere e ogni nuova edizione di una sua opera ha davvero quasi sempre una nota di novità, visto il continuo lavoro che viene fatto sui suoi archivi e manoscritti. Qualcosa di più, il ritrovamento di sei taccuini inediti e sconosciuti, ritrovati nella biblioteca di Alessandro Bonsanti, rendono di gran rilievo questa riproposta del ''Giornale di guerra e prigionia'', già più volte arricchito, dopo la prima edizione del 1955, che esce ora, alla viglia dei cinquanta anni dalla morte dell'autore, avvenuta il 21 maggio 1973.

''Nessuna preoccupazione letterario e cura nel redigere quanto scrivo qui'', ribadisce anche nel novembre 1918, a proposito di queste pagine, non letterariamente atteggiate come saranno quelle poi di Comisso, Soffici o Stuparich, ma diario in presa diretta di quell'esperienza eccezionale, sua iniziatica cognizione del dolore. Ma sono comunque da considerare la prima vera prova di scrittura di Gadda, che vi lavorò dal 24 agosto 1915 sino alla disfatta di Caporetto e poi al suo finire prigioniero in Germania nell'ottobre del '17 soffrendolo come fallimento personale e infine il ritorno in patria a fine 1919.

''Opera profonda e potente che appartiene a pieno titolo alla grande letteratura di guerra'', scrive la curatrice Paola Italia, e che non è ''come inizialmente si è ritenuto, una prova generale della sua narrativa (che prende avvio proprio durante la prigionia), ma un'opera in sé, originalissima e autonoma'' e anche ''eccezionale documento storico''.

In trincea certo, ma soprattutto in prigionia la scrittura è per lui una forma di resistenza e libertà. I nuovi taccuini rivelano infatti come quel laboratorio letterario che è sempre sembrato questo ''Giornale'', lo divenisse in forma cosciente e, accanto a quella sezione che comincia a chiamare ''Vita notata.

Storia'' legata alla cronaca e al reale, nascessero anche parti intitolate ''Pensiero notato. Espressione'' fatte di invenzioni, riflessioni, percezioni, confronti sullo scrivere e il lavoro artistico, come quelle sul rapporto con Bonaventura Tecchi e su un racconto di Ugo Betti - suoi compagni di prigionia - datate tra novembre e dicembre 1918. Riflette, per esempio, che ''un solo aspetto di un individuo... non dice niente della sua personalità'' e ''soltanto la comprensione di tutta la sua vita può avere carattere di relativa unità e di relativa personalità.... ecco perché la torbidezza di questo diario somiglierà in parte alla complessità, cioè alla torbidezza, della vita''.

A leggere queste pagine, affascinanti, con lui che è partito per una guerra che definiva ''necessaria e santa'', si passa quindi dall'entusiasmo all'aspra delusione per l'impreparazione italiana, dal desiderio di coraggio alla scoperta di quel che chiama la natura degli italiani di cui arriva a scrivere che sono ''Asini, asini, buoi grassi, pezzi da grand hotel, avena, bagni, ma non guerrieri, non pensatori, non costruttori; incapaci di osservazione e d'analisi, ignoranti di cose psicologiche, inabili alla sintesi'' quando non sono anche imboscati capaci di attrare la sua rabbia più feroce (''che vedano i loro figli scannati a colpi di scure'') con quella verve, quella profonda insofferenza da cui scaturisce l'invettiva che sembra presagire toni e invenzioni di quella contro il Duce di ''Eros e Priapo''.

La guerra, per Gadda diventa una sfida tra se stesso e quel mondo imprevisto che vive anche come continua esperienza di verifica del proprio grado di umanità, per cui si mette spesso in gioco in prima persona, e di quello altrui. E' irritato dall'inadeguatezza e la viltà di molti, ma, specie dopo Caporetto e in prigionia, esprimere anche la propria desolazione e sconfitta: ''Io mi sento finito: sento di non aver fatto a bastanza per la Patria e per il mio superamento morale, e di non essere più in grado di fare'', e poi ancora si dice ''alterato nell'animo: pensieri di morte di desolato decadere si alternano con lampi di ricordi radiosi: rimorsi della mia condotta passata verso mia madre, verso la mia famiglia, con orrende bestemmie che mi lasciamo poi instupidito e vuoto''.

Per chi fosse interessato alle novità filologiche e alla natura dei nuovi taccuini, c'è, oltre alle 75 pagine della Nota letteraria di Paola Italia, una loro puntuale descrizione finale di Eleonora Cardinale dell'archivista della Biblioteca Nazionale, che ne evidenzia anche il precario stato di conservazione, tra gore di umidità e attacchi fungini, che ha reso necessario un intervento di restauro, dopo il quale ''è stato possibile procedere alla digitalizzazione di tutto il materiale''.
Profile Image for Simona Moschini.
Author 5 books45 followers
June 18, 2019
Non era un uomo normale, fosse anche solo per la sua ipersensibilità e la morbosa attenzione a cose che alle persone normali non interessano: i dialetti, i modi di dire, i tic, più in generale il grottesco, il bestiale, il triviale, il ridicolo.
Non poteva dunque essere un soldato, un ufficiale, normale.

L'aspirazione eroica c'era, il desiderio di servire la patria (sinceramente amata, in astratto) pure. Quel che è difficile - l'eterno problema che già "I fratelli Karamazov" denunciava - non è amare l'umanità né tantomeno i Caduti e i pochi Eroi: è amare i singoli uomini con la minuscola, specie quelli vivi; specie quando li vedi da vicino.
E Gadda, salvo poche eccezioni che lo toccano, nei suoi anni da soldato vede il prossimo dare il peggio di sé: la trascuratezza e la pericolosa pigrizia delle truppe, l'avidità dei fornitori, l'indifferenza degli ufficiali, l'egoismo diffuso a ogni livello, fino alle colpe più imperdonabili: l'ottusità, l'ignoranza, la mediocrità dei generali e dei politici.

In tutto ciò lui - l'eternamente afflitto da problemi intestinali e digestivi, depressione, raffreddamento, mal di testa - passerebbe per nulla più che un banalissimo esemplare della psicosomatica di Groddeck, se non si intuisse un legame misterioso quanto diretto tra i tormenti viscerali e il genio analitico del cervello.

Tutta l'idiozia, l'inutilità, il tedio della guerra di trincea, quand'anche sia condotta con buonsenso (ad esempio nascondere i visibilissimi sacchi dietro sassi e fronde: "v'è gente che sta al fronte da 13 mesi e non sa questo") e si effettuino i rifornimenti delle munizioni (problema cronico dell'esercito italiano, oltre a scarpe e vestiario inadeguati) traspare nella seconda parte del diario.

Ancor più sconsolata, disperata, è la terza parte, dal campo di prigionia di Celle in Germania: disperazione da inazione, quando l'azione era l'unica medicina al male di vivere, come Gadda aveva ben intuito sul Carso.

Fino alla beffa finale del destino, del Dio in cui non crede, della guerra baldracca: lui, lui che non ama la vita!, sopravvive al conflitto e alla prigionia.
Muore invece l'amatissimo fratello Enrico, aviatore, lasciando Carlo Emilio alla sua vita inutile, quella d'un automa sopravvissuto a se stesso, che fa per inerzia alcune cose materiali, senza amore né fede.

Si addestra insomma, in questo libretto tutto in prima persona, dall'apparenza autoreferenziale e ombelicale, ancora leggermente intriso di rispetto istintivo e tradizionale per l'Autorità, Cadorna, la Patria, Battisti, la Famiglia, la Mamma, i Valori, lo sguardo penetrante che inchioderà poi su carta come tante farfalline il Buce, il Fascismo, la Borghesia, la Mamma, Roma, Milano e tante altre immaginette sacre del Belpaese.
Profile Image for Francesca.
53 reviews
June 30, 2018
Noioso oltre ogni dire, ma non mi pento di averlo letto. Dal diario di Caporetto in avanti il monotono racconto delle peripezie di Gadda come sottotenente degli Alpini si trasforma nella narrazione della sua prigionia in Germania, della scarcerazione, dei suoi sentimenti verso la famiglia che lo aspetta in patria, la madre e il fratello, verso la guerra (dalla quale si è sentito forzatamente escluso nel momento del maggior bisogno, dopo Caporetto, essendo preso prigioniero). Un canto d'amore per l'Italia e anche una denuncia delle cose che non vanno, allora come oggi, nel carattere degli italiani. Un libro che aiuta a entrare nella mente e nel cuore dello scrittore di "quer pasticciaccio brutto de via Merulana". Non è un libro per tutti nè una lettura piacevole ma, ripeto, sono felice di averlo letto.
Profile Image for Benedetta Bertacco.
88 reviews
January 13, 2025
Magistrale diario di guerra (e personale) di Carlo Emilio Gadda. Arrivati alla fine della lettura ci sarebbero veramente tante cose da dire. A mio parere questo diario è fondamentale per la conoscenza dell’intera opera gaddiana (ci sono infatti molti riferimenti che troviamo in altri scritti). Travolgente, doloroso, crudo, sincero, nevrotico: questo libro è una vera pugnalata al cuore.
Profile Image for Matteo Pazzano.
116 reviews3 followers
November 4, 2021
Ci ho provato ma non sono riuscito a portarlo a termine ne mai lo farò. Non era destinato alla pubblicazione e un motivo c'è.
Profile Image for Stefano Stanga.
57 reviews
May 18, 2023
Ottima fonte di curiosità, aneddoti,note,noterelle e grandi accadimenti redatte da un futuro grande Autore sulla Grande Guerra e su lui medesimo.
Profile Image for Scassandra.
419 reviews14 followers
August 14, 2025
Poiché in Italia non si impone il rispetto con le doti dell'animo, col riflesso d'una semplicità leale e cordiale, se pur ingenua; il rispetto si impone con la paura, con i modi viperei, magari con la minaccia.
111 reviews3 followers
Read
February 2, 2011
uno legge all'ovest niente di nuovo oppure i resoconti di jung e vede una guerra di uomini duri
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