7 dicembre. La Prima della Scala di Milano viene interrotta da un blackout. Nel buio che avvolge la città muore il sindaco. Poche ore dopo anche il primo cittadino di Parigi viene trovato senza vita. Due cadaveri eccellenti, un’indagine rompicapo per il vicequestore Loris Sebastiani e per Enrico Radeschi, giornalista free lance e hacker. Computer criptati, squatter, politica e interessi economici si intrecciano in una trama dove i colpi di scena si susseguono senza sosta. Corre Radeschi tra Milano e Parigi sulle tracce degli assassini. Corre Radeschi per salvare la sua vita e scoprire la verità.
Paolo Roversi è nato il 29 marzo 1975 a Suzzara (Mantova). Scrittore, giornalista, sceneggiatore e podcaster, vive a Milano. Collabora con quotidiani e riviste ed è autore di soggetti per il cinema e per serie televisive, spettacoli teatrali e cortometraggi. Ha scritto undici romanzi e i suoi libri sono tradotti in Francia, Spagna, Germania, Polonia, Serbia, Repubblica Ceca, Repubblica Slovacchia e Stati Uniti. Ha vinto diversi premi letterari tra cui il Premio Selezione Bancarella 2015 col romanzo Solo il tempo di morire (Marsilio) È fondatore e direttore del NebbiaGialla Suzzara Noir Festival e del portale MilanoNera. Il suo sito è www.paoloroversi.me Twitter e Instagram: @paoloroversi
Enrico Radeschi ist Journalist in Mailand. Zum Zeitpunkt einer Aufführung in der Mailänder Scala fällt plötzlich in ganz Mailand der Strom aus und der Mailänder Bürgermeister bricht tot zusammen. Auch der Bürgermeister aus Paris, der sich ebenfalls in Mailand aufhält, ist kurze Zeit später tot. War es Mord, und wer hat die beiden Männer auf dem Gewissen? Was ist das Motiv? Radeschi beginnt zu ermitteln…
* Meine Meinung * Ein spannender italienischer Krimi, bei dem man wirklich erst am Ende des Buches erfährt, wer der Mörder ist. Die Geschichte ist intelligent und gut durchdacht. Die Charaktere sind gut gezeichnet. Auch hat der Autor es mit seinem Schreibstil und den Dialogen geschafft, mich hin und wieder zum Schmunzeln zu bringen. Was mich allerdings schon manchmal ein wenig gestört hat, waren die vielen italienischen und französischen Wörter und Sätze, die hier leider nicht immer übersetzt wurden. Es ist zwar gut für die Atmosphäre, aber man kann nicht voraussetzen, dass die Leser alle französisch und italienisch verstehen. Dennoch hat mich dieser Krimi gut unterhalten, und ich werde gerne wieder ein Buch des Autors lesen!
Una storia complicata, tra politica e interessi personali, in cui il giornalista Enrico Radeschi e il vicequestore Loris Sebastiani si trovano implicati, per l'omicidio quasi contemporaneo dei sindaci di Milano e Parigi, presenti alla Prima della Scala. Una storia ricca di colpi di scena, con le indagini che si intrecciano tra le due città, e che tuttavia non convince completamente il lettore. Al di là della brillantezza dei dialoghi, della ricostruzione degli ambienti e della buona presentazione dei personaggi (Radeschi acquisisce anche un aiutante, Diego Fuster) la storia non coinvolge mai completamente, è come se l'autore non fosse totalmente convinto neanche lui di ciò che racconta, e resta sempre in bilico tra fumetto postmoderno e noir metropolitano, senza scegliere fino in fondo nessuno dei due. Certamente non uno dei romanzi più riusciti di Paolo Roversi
È in libreria il nuovo romanzo di Paolo Roversi “Niente Baci alla Francese” (Mursia, pp. 224, 15 euro). Un inizio fulminante in cui il protagonista si ritrova nella metro di Parigi con una pistola puntata in volto e odore di terra nelle narici; uno svolgimento cinetico con due morti eccellenti e Milano e Parigi a fare contemporaneamente da sfondo e da protagoniste. Panorama.it ha incontrato il giallista, già vincitore del Premio Camaiore nel 2007 con La Mano Sinistra del Diavolo.
Dopo la provincia mantovana de “La Mano Sinistra del Diavolo” torni a raccontare il capoluogo lombardo, creando anche un po’ di “maretta glam” a livello mediatico inscenando l’omicidio del primo cittadino meneghino. Come hai trovato la città?
Milano è una città che dà le vertigini. Io ci vivo da otto anni e i ritmi rilassati della Bassa mantovana, cui ero abituato, qui vengono spazzati via in un attimo: ti senti come risucchiato in un vortice. Alla fine, però, se non scappi via, ti ci abitui. È una metropoli che impari a conoscere piano piano prima di apprezzarla a fondo. Se ci vieni da turista hai un’impressione solo superficiale: il Duomo, Brera, i Navigli, le vie della moda… Se la vivi, invece, se la giri in vespa come il protagonista dei miei romanzi, se frequenti certi luoghi non così turistici, che sono poi quelli che ho cercato di descrivere, allora assume un volto più umano. E può diventare il luogo ideale per ambientarci un romanzo. Raccontare le sue tante anime è stato per me molto stimolante: questurini, spacciatori, prostitute d’alto bordo, universitari, giornalisti, portinai… Un mondo intero. Milano è letteraria; con le sue atmosfere e le sue contraddizioni è la metropoli italiana noir per eccellenza. Qui ci trovi tutto e il contrario di tutto. La Grande città violenta di McBain ma, allo stesso tempo, anche il quartiere dove si conoscono tutti e la vita sembra scorrere come in un paese di provincia.
Per quanto riguarda la “maretta glam”, confesso, un po’ me l’aspettavo: difficile che passi inosservato un romanzo in cui si racconta dell’omicidio del sindaco alla Prima della Scala. Agenzie stampa, televisioni e giornali, infatti, si sono sbizzarriti.
I protagonisti dei tuoi libri, Radeschi e “soci”, devono fare i conti con uno scenario sempre più attuale: scioperi dei precari, allarme ambientale ecc. ecc. Il noir e il giallo possono ancora raccontare il presente? Hanno un ruolo sociale?
La realtà e la cronaca sono sempre il punto di partenza per me. Il mio romanzo prende le mosse dall’attualità: il ticket antismog che presto entrerà in vigore qui a Milano. Proprio questo provvedimento si pensa sia il movente dell’omicidio del sindaco. Naturalmente è solo un espediente narrativo per raccontare una Milano diversa, una Milano reale ma allo stesso tempo nuova. Una metropoli più ecologica e dal volto quasi umano, dove un sindaco, Senio Biondi, cerca di affrontare realmente i problemi della cittadinanza senza ricorrere ad inutili palliativi. Questo esempio per dire che il giallo è da sempre, e lo sarà ancora per molto credo, il genere privilegiato per raccontare il presente oltre che una sorta di cartina tornasole per aiutarci a capirlo meglio.
Organizzi il festival letterario NebbiaGialla, una manifestazione dedicata al genere, e gestisci il sito Milanonera. Non pensi però che i generi in questione stiano mostrando un po’ la corda?
Il giallo è stato spesso vituperato ma sempre riscoperto; ci ha regalato autori come Agatha Christie e Giorgio Scerbanenco che, a distanza di tanti anni, resistono e appassionano ancora.
In questo momento, sono d’accordo, nell’editoria italiana c’è una sovraesposizione di giallisti. Penso, e spero, che questa onda si calmi a vantaggio della qualità. Il problema è che molti scrivono romanzi di genere perché va di moda, nell’illusoria convinzione che basti metterci un morto e un poliziotto che indaga per essere dei giallisti. Secondo me è un po’ più complesso di così. Prima di essere giallisti, infatti, si è innanzi tutto scrittori e magari si utilizzano i canoni del giallo per raccontare al meglio una storia. Molti di coloro che si cimentano con il giallo possono davvero affermare di appartenere a questa categoria? La questione è tutta qui. Per quanto mi riguarda sia per il festival NebbiaGialla, che quest’anno si svolgerà dal 1 al 3 febbraio 2008, che per il portale Milanonera, cerco di dare spazio agli autori più meritevoli: conosco e leggo tantissimi bravi scrittori che inseguono la propria voce, la propria originalità anche quando scrivono storie gialle. Non si lasciano trasportare dalla corrente e si sforzano di non cadere nei cliché, negli stereotipi. E proprio per questo, credo, piacciono ai lettori. Perché non barano.
La Milano che racconti è la stessa che in qualche modo raccontavano in maniera diametralmente opposta eppure complementare Scerbanenco e Bianciardi?
Rispetto a loro, penso di avere intrapreso una terza via. Mi sento vicino a Bianciardi che, come me, era milanese d’adozione ma, allo stesso tempo, mi reputo quasi nipote, e sicuramente debitore, di Scerbanenco: un maestro. La prima volta che sono arrivato in stazione centrale avevo in tasca un suo romanzo: mi ha fatto da guida turistica. E ha rappresentato un prezioso insegnamento letterario!
Parlaci della scelta delle playlist musicali dell’iPod di Radeschi che aprono ogni capitolo.
Mi piaceva l’idea di abbinare al mio romanzo una colonna sonora, una musica di sottofondo. Ho così pensato di corredare ogni capitolo con alcune canzoni che descrivessero la scena che si stava per leggere. Ogni brano della mia ideale playlist può essere interpretato in tre modi diversi. Ossia: cinematograficamente, come la colonna sonora più adatta per quella scena (per la Prima della Scala, ad esempio, il sottofondo scelto è la Marcia trionfale dell’Aida); letterariamente, il testo della canzone descrive la scena (quando si ritrova il sindaco morto la canzone scelta è Murder on the dance floor); evocativamente, il titolo della canzone richiama il contenuto della scena (in un capitolo di caos totale la colonna sonora è Bruci la città). La lettura è per sua natura evocazione: quando leggiamo nella nostra testa creiamo un mondo, proiettiamo le situazioni. Le canzoni suggerite sono, secondo me, la colonna sonora adatta per quelle proiezioni.
È in libreria il nuovo romanzo di Paolo Roversi “Niente Baci alla Francese” (Mursia, pp. 224, 15 euro). Un inizio fulminante in cui il protagonista si ritrova nella metro di Parigi con una pistola puntata in volto e odore di terra nelle narici; uno svolgimento cinetico con due morti eccellenti e Milano e Parigi a fare contemporaneamente da sfondo e da protagoniste. Panorama.it ha incontrato il giallista, già vincitore del Premio Camaiore nel 2007 con La Mano Sinistra del Diavolo.
Dopo la provincia mantovana de “La Mano Sinistra del Diavolo” torni a raccontare il capoluogo lombardo, creando anche un po’ di “maretta glam” a livello mediatico inscenando l’omicidio del primo cittadino meneghino. Come hai trovato la città?
Milano è una città che dà le vertigini. Io ci vivo da otto anni e i ritmi rilassati della Bassa mantovana, cui ero abituato, qui vengono spazzati via in un attimo: ti senti come risucchiato in un vortice. Alla fine, però, se non scappi via, ti ci abitui. È una metropoli che impari a conoscere piano piano prima di apprezzarla a fondo. Se ci vieni da turista hai un’impressione solo superficiale: il Duomo, Brera, i Navigli, le vie della moda… Se la vivi, invece, se la giri in vespa come il protagonista dei miei romanzi, se frequenti certi luoghi non così turistici, che sono poi quelli che ho cercato di descrivere, allora assume un volto più umano. E può diventare il luogo ideale per ambientarci un romanzo. Raccontare le sue tante anime è stato per me molto stimolante: questurini, spacciatori, prostitute d’alto bordo, universitari, giornalisti, portinai… Un mondo intero. Milano è letteraria; con le sue atmosfere e le sue contraddizioni è la metropoli italiana noir per eccellenza. Qui ci trovi tutto e il contrario di tutto. La Grande città violenta di McBain ma, allo stesso tempo, anche il quartiere dove si conoscono tutti e la vita sembra scorrere come in un paese di provincia.
Per quanto riguarda la “maretta glam”, confesso, un po’ me l’aspettavo: difficile che passi inosservato un romanzo in cui si racconta dell’omicidio del sindaco alla Prima della Scala. Agenzie stampa, televisioni e giornali, infatti, si sono sbizzarriti.
I protagonisti dei tuoi libri, Radeschi e “soci”, devono fare i conti con uno scenario sempre più attuale: scioperi dei precari, allarme ambientale ecc. ecc. Il noir e il giallo possono ancora raccontare il presente? Hanno un ruolo sociale?
La realtà e la cronaca sono sempre il punto di partenza per me. Il mio romanzo prende le mosse dall’attualità: il ticket antismog che presto entrerà in vigore qui a Milano. Proprio questo provvedimento si pensa sia il movente dell’omicidio del sindaco. Naturalmente è solo un espediente narrativo per raccontare una Milano diversa, una Milano reale ma allo stesso tempo nuova. Una metropoli più ecologica e dal volto quasi umano, dove un sindaco, Senio Biondi, cerca di affrontare realmente i problemi della cittadinanza senza ricorrere ad inutili palliativi. Questo esempio per dire che il giallo è da sempre, e lo sarà ancora per molto credo, il genere privilegiato per raccontare il presente oltre che una sorta di cartina tornasole per aiutarci a capirlo meglio.
Organizzi il festival letterario NebbiaGialla, una manifestazione dedicata al genere, e gestisci il sito Milanonera. Non pensi però che i generi in questione stiano mostrando un po’ la corda?
Il giallo è stato spesso vituperato ma sempre riscoperto; ci ha regalato autori come Agatha Christie e Giorgio Scerbanenco che, a distanza di tanti anni, resistono e appassionano ancora.
In questo momento, sono d’accordo, nell’editoria italiana c’è una sovraesposizione di giallisti. Penso, e spero, che questa onda si calmi a vantaggio della qualità. Il problema è che molti scrivono romanzi di genere perché va di moda, nell’illusoria convinzione che basti metterci un morto e un poliziotto che indaga per essere dei giallisti. Secondo me è un po’ più complesso di così. Prima di essere giallisti, infatti, si è innanzi tutto scrittori e magari si utilizzano i canoni del giallo per raccontare al meglio una storia. Molti di coloro che si cimentano con il giallo possono davvero affermare di appartenere a questa categoria? La questione è tutta qui. Per quanto mi riguarda sia per il festival NebbiaGialla, che quest’anno si svolgerà dal 1 al 3 febbraio 2008, che per il portale Milanonera, cerco di dare spazio agli autori più meritevoli: conosco e leggo tantissimi bravi scrittori che inseguono la propria voce, la propria originalità anche quando scrivono storie gialle. Non si lasciano trasportare dalla corrente e si sforzano di non cadere nei cliché, negli stereotipi. E proprio per questo, credo, piacciono ai lettori. Perché non barano.
La Milano che racconti è la stessa che in qualche modo raccontavano in maniera diametralmente opposta eppure complementare Scerbanenco e Bianciardi?
Rispetto a loro, penso di avere intrapreso una terza via. Mi sento vicino a Bianciardi che, come me, era milanese d’adozione ma, allo stesso tempo, mi reputo quasi nipote, e sicuramente debitore, di Scerbanenco: un maestro. La prima volta che sono arrivato in stazione centrale avevo in tasca un suo romanzo: mi ha fatto da guida turistica. E ha rappresentato un prezioso insegnamento letterario!
Parlaci della scelta delle playlist musicali dell’iPod di Radeschi che aprono ogni capitolo.
Mi piaceva l’idea di abbinare al mio romanzo una colonna sonora, una musica di sottofondo. Ho così pensato di corredare ogni capitolo con alcune canzoni che descrivessero la scena che si stava per leggere. Ogni brano della mia ideale playlist può essere interpretato in tre modi diversi. Ossia: cinematograficamente, come la colonna sonora più adatta per quella scena (per la Prima della Scala, ad esempio, il sottofondo scelto è la Marcia trionfale dell’Aida); letterariamente, il testo della canzone descrive la scena (quando si ritrova il sindaco morto la canzone scelta è Murder on the dance floor); evocativamente, il titolo della canzone richiama il contenuto della scena (in un capitolo di caos totale la colonna sonora è Bruci la città). La lettura è per sua natura evocazione: quando leggiamo nella nostra testa creiamo un mondo, proiettiamo le situazioni. Le canzoni suggerite sono, secondo me, la colonna sonora adatta per quelle proiezioni.
A Milano è la sera della prima alla Scala quando un blackout spegne tutte le luci della città. Si rivelerà essere stato un sabotaggio e qualcuno ne ha approfittato per uccidere il sindaco e, qualche ora dopo, anche il primo cittadino di Parigi venuto a Milano per lo spettacolo. Inizia così la nuova indagine del vicequestore Loris Sebastiani e del giornalista/hacker Enrico Radeschi che per indagare sarà costretto a dividersi tra Milano e Parigi. Bello e avvincente, un altro libro che mi è piaciuto molto e che vede ancora una volta alla ribalta due personaggi particolari e simpatici che mi hanno definitivamente conquistato. Una prosa scorrevole, ironica e anche divertente, un thriller italiano e una serie che di certo vale la pena leggere.
Il giornalista attaccò a parlare. A raccontare la sua vita di single con cane, in perenne inseguimento di uno scoop da rivendere al Corriere. Sempre molto lieta quando riesco ad inserire nella tbr mensile un'avventura del giornalista-hacker-ficcanaso Enrico Radeschi e in questo libro facciamo la conoscenza del suo nuovo assistente Diego Fuster, un simpatico studente universitario che riesce a tirar fuori frasi fatte per ogni situazione. Una lettura veloce (con i miei amati capitoli brevi), avvincente e sempre allegra, Roversi riesce ad inserire temi attuali sempre diversi, questa è la volta la storia ha inizio con la decisione del sindaco di Milano di introdurre il ticket antismog.
Dopo un libro brutto io ho bisogno di rifugiarmi nella mia comfort zone: Paolo Roversi è uno degli elementi imprescindibili. Storie carine, sfondo impareggiabile della mia Milano e in questo caso anche ottima musica. un bel titolo per scoprire Fuster, Milano e i nostro giornalista. impiccione.
Forse finora il meno convincente della serie (alcune parti sono un po' buttate là e poco approfondite), però è sempre piacevole ritrovare Enrico Radeschi col suo Giallone e la Questura di Milano.
Carino come al solito, ma non eccezionale; la trama parallela è un po’ troppo slegata anche il tutto viene spiegato alla fine, ma, secondo me, non regge. Notevole, l’introduzione di Fuster.
Mailänder Scala, Premiere der Aida - es ist das Ereignis des Jahres. Alles was Rang und Namen hat, läuft auf an diesem Abend: ehrbare und weniger ehrbare Geschäftsleute mit und ohne Gespielinnen, die lokalen Politgrößen mit ihrem Gefolge, Stars und Starlets und solche, die es noch werden wollen. Doch statt zu einem fröhlichen Fest des kulturellen und später auch kulinarischen Genusses zu werden, endet diese Nacht in einem Fiasko. Ein überraschender Stromausfall, der ganz Mailand in Dunkel hüllt, zwingt die Premierengäste zu einem vorzeitigen Abbruch ihres Opernbesuches. Inmitten dieses Durcheinanders bricht plötzlich der umstrittene Bürgermeister der Stadt, Biondi, tot zusammen. Doch damit nicht genug: Am nächsten Tag findet man seinen Kollegen, den Bürgermeister von Paris, der ihn in die Scala begleitete, tot in seinem Hotelzimmer auf.
Enrico Radeschi, freier und eher wenig erfolgreicher Journalist, zumindest was seine finanzielle Situation angeht, macht sich auf die Suche nach den Hintergründen dieser Ereignisse. Was verband die beiden Bürgermeister außer ihrem gemeinsamen Amt? Steht der Stromausfall im Zusammenhang mit dem Tod an Biondi? Steckt womöglich ein Komplott dahinter? Radeschis Recherchen führen ihn bis nach Paris, wo eine heiße Spur ihn in Lebensgefahr bringt.
Auffällig sind die vielen Einschübe in den Originalsprachen Italienisch und Französisch. Wer beidem nicht mächtig ist, wird sich vermutlich ärgern, da auf diese Weise einiges von der Atmosphäre des Buches verlorengeht bzw. unverständlich bleibt. Ebenso fallen die häufigen Vergleiche bzw. Anspielungen auf, wie beispielsweise ,..mit einem Outfit wie Dylan Dog` oder ,..wie Jake Blues`. Schön, wer die Genannten kennt; weniger schön, wenn man völlig im Dunkeln tappt.
Ansonsten lassen sich die 223 Seiten des Buches lockerleicht an einem Nachmittag weglesen. Und ebenso lockerleicht hat man vermutlich den Großteil der Handlung auch wieder vergessen, was vermutlich daran liegt, dass Roversi dem Privatleben seines Protagonisten ebenso viel Raum beimisst wie der Aufklärung des Kriminalfalles. Das Meiste liest sich zwar recht amüsant und unterhaltsam, doch so springt man von einem zum nächsten und verbleibt nirgendwo lang genug, um sich so richtig auf die Figuren und Situationen einlassen zu können.
Roversi wählte als Unterkapitelbezeichnungen statt schnöder Zahlen oder schlichten Überschriften Musiktitel verschiedener Gruppen. Und ein bisschen wirkt so auch dieser Krimi: Wie ein Sampler mit unterschiedlichen Stücken, die einzeln zwar schön anzuhören sind, aber kein großes Ganzes ergeben, das in Erinnerung bleibt.
Auch wenn ich über das Buch schon ehrlich jede Meinung gelesen hatte, dachte ich einfach, dass ich es mal mit ihm versuche. Ich war zwar auch ein wenig skeptisch, was vor allen Dingen daran lag, dass ich bisher eher keine ganz so positiven Erfahrungen mit Büchern von italienischen Autoren gemacht hatte, deren Stil ist wohl einfach nicht so ganz der meine, aber man weiß ja nie.
Leider hat mich das Buch dann aber doch irgendwie enttäuscht. Ich kann nicht unbedingt genau benennen, was ich alles so grausig daran fand, aber vor allen Dingen auch der Kommissar war so gar nicht mein Fall. Ebenso wenig, wie der Hobby-Ermittler und eigentlich Journalist Radeschi, der dann auch noch den Roman extrem dominiert hat. Irgendwie schien mir die eigentliche Handlung ziemlich in den Hintergrund zu treten und dieser seltsame Mensch immer wichtiger zu werden. Zumal es dann auch noch so war, dass ich die Handlung, den Kriminalfall betreffend auch nicht wirklich realitätsnah fand, sondern eher ein wenig zu konstruiert, zu gestellt, so dass es alles begann immer falscher zu wirken, denn auch etwas irgendwie parodiehaftes konnte ich leider nicht erkennen.
Ich habe leider irgendwie das Gefühl, dass viel meiner Abneigung bei diesem Roman auch einfach aus seinem Schreibstil resultiert, mit dem ich nicht gänzlich warm werden konnte, ebenso wenig, wie mit den Charakteren, die mir trotz einer oftmals auch sehr intensiven Charakterisierung einfach nicht sympathisch werden konnten, die ich sogar eher gar nicht mochte. Das ganze gepaart mit der eher verworrenen und seltsamen Handlung, war einfach leider nicht mein Buch. Vielleicht ist es einfach wirklich so, dass ich mit dem italienischen Stil bei Romanen einfach nichts anfangen kann.
Von daher kann ich das Buch nicht wirklich empfehlen, aber wer auf eher seltsame Protagonisten steht und zudem auch noch Musik und italienische Autoren mag, der wird an diesem Buch vielleicht seine Freude haben.
Lettura piacevole, scrittura briosa e avvincente e Milano, tanta, tantissima Milano! Leggere una storia ambientata nella città in cui si vive fa sentire un po' protagonisti della storia stessa. Roversi è stata una scoperta interessante e molto piacevole, una conoscenza decisamente da approfondire.
sessanta pagine. bastano per decidere che è scritto troppo male per andare avanti. peccato, spero di non sollevare le ire di chi me l'ha regalato, con questo...
L'avventura di Radeschi che mi è piaciuto meno finora. Il ritmo è quasi frettoloso, il finale piuttosto scontato e prevedibile, alcune scene stonano con il resto della trama.