Jump to ratings and reviews
Rate this book

Aspettando l'alba e altri racconti

Rate this book
La storia di Romedio e della sua mula che salvarono decine di feriti in Russia, o quella di una bottiglia di grappa nascosta in una trincea da un soldato nel 1917, e ritrovata trent'anni dopo, o ancora quella di un ritorno, dopo sessant'anni, sul luogo della sofferenza e della morte - il Lager 1/b, in Polonia - trasformato in un impossibile paesaggio bucolico, oppure di due piccoli caprioli che si avvicinano alle case in cerca di cibo e riparo, una lepre inseguita nel bosco, la legna messa da parte per l'inverno; e poi Ast, un cane per chi sogna più carnieri abbondanti, "ma un andar lento nel bosco".

148 pages, Paperback

First published January 1, 1994

4 people are currently reading
80 people want to read

About the author

Mario Rigoni Stern

72 books83 followers
Mario Rigoni Stern was an Italian author and World War II veteran.
His first novel Il sergente nella neve, published in 1953 (and the following year in English as The Sergeant in the Snow), draws on his own experience as a Sergeant Major in the Alpini corp during the disastrous retreat from Russia in the World War II. It is his only work to be translated into English and Spanish.
Other well-known works also include Le stagioni di Giacomo (Giacomo's Seasons), Storia di Tönle (The Story of Tönle), and the collection of short stories Sentieri sotto la neve (Paths Beneath the Snow).
He was awarded the Premio Campiello and the Premio Bagutta for Storia di Tönle, and the Italian PEN prize for Sentieri sotto la neve.

Ratings & Reviews

What do you think?
Rate this book

Friends & Following

Create a free account to discover what your friends think of this book!

Community Reviews

5 stars
28 (26%)
4 stars
42 (39%)
3 stars
31 (29%)
2 stars
4 (3%)
1 star
1 (<1%)
Displaying 1 - 11 of 11 reviews
Profile Image for ⚔️Kelanth⚔️.
1,117 reviews164 followers
December 20, 2018
Aspettando l'alba e altri racconti di Mario Rigoni Stern è un libro di racconti principalmente diviso in due parti: la prima con l'esperienze di guerra dell'autore o comunque episodi di fantasia legati ad essa e la seconda incentrata sulla natura dei luoghi nativi a lui cari. Mario Rigoni Stern è stato prima un militare e poi uno scrittore, il suo romanzo più noto è "Il sergente nella neve" (1953), un'autobiografia della ritirata di Russia. E' stato definito da Primo Levi "uno dei più grandi scrittori italiani".

La prima parte del libricino è dedicata ai ricordi di guerra e di prigionia dell'autore: l’alpino che con la sua mula Brenta e una slitta ha salvato molti compagni dalla morte durante la fuga dall'accerchiamento nella sacca sul Don in Russia, una bottiglia nascosta in una trincea da un fante della guerra ’15-18 e ritrovata dopo trent'anni, il ritorno straziante al lager della prigionia in Polonia... La seconda parte ritorna ai temi della vita semplice di paese, il bosco e i suoi animali, caprioli e lepri, la storia di un cane da caccia e di un oste poeta.

I primi racconti, incentrati sulla guerra, sono stati quelli che ho preferito: la sopravvivenza durante le marce in Russia in un paesaggio carico di neve, il vento, la disperazione, il freddo, la fame, la solidarietà tra questi sventurati alpini... e il pensiero fisso di poter tornare a casa, dai propri cari. Come ci sembra lontano questo mondo oggi, dove siamo pieni di cibo, calore e libertà.

I secondi, sono incentrati negli anni successivi alla guerra, con l'autore immerso nei suoi monti natii, circondato dalle persone e dalle cose più care: qui ritroviamo un uomo che apparentemente vive serenamente in comunione con la natura e in essa riesce a sopportare il peso dei ricordi più dolorosi. A parte le bellissime descrizioni della vita in montagna, ho trovato questi racconti più deboli, semplici al punto di annoiare, poco condivisibili per quanto mi riguarda l'esaltazione della caccia (a scopo venatorio) e qui probabilmente l'autore rivela il rischio di non aver capito, pur nella corretta denuncia degli eccessi, i cambiamenti del suo tempo.

Salvo nel complesso il libro, esaltando molto i primi scritti e qualche descrizione nella seconda parte dei racconti... il resto sinceramente non l'ho apprezzato molto.
19 reviews
February 17, 2022
Un libro di Rigoni Stern che, come tutti gli altri suoi, dovrebbe essere riletto ogni 10 anni per non rischiare di dimenticare!
121 reviews5 followers
November 28, 2021
Un ritorno, quello che Mario Rigoni Stern copie con questa bella raccolta, alle memorie della guerra, al Lager I | B a Olsztynek, in Masuria, dove fu prigioniero, alla natura delle sue montagne. Centrale il viaggio che proprio allo Starlag I | B intraprese anni dopo, insieme alla famiglia, durante cui vide la rinaturalizzazione dei quei luoghi spaventosi: «Mi guardo intorno, le pecore pascolano tranquille, non ci sono cani né pastori; l'autunno è nei suoi colori più belli; è un paesaggio pastorale: sembra impossibile che qui sessant'anni fa c'erano fame, morte, miserie, urla di comando (77)». È proprio la forza della natura, dei suoi ritmi immutabili e spietati – la stessa che ispirò l'arte di Jacopo Bassano, che preferì a Venezia l'Altipiano di Asiago – che consola e restituisce umanità a una vita segnata dall'orrore della guerra e della prigionia, quello stesso orrore che non risparmiò Primo Levi, che scrive nel 1983 all'a.: «Se vivessi come te sull'altipiano non avrei di questi problemi, mi metterei gli sci da fondo e via; ma qui è diverso; malgrado la crisi ci sono auto dappertutto, ferme o in moto, e solo per uscire dalla città ci vuole un'ora di lotta e di pazienza (81-82)». Ma la necessità del ritorno ha radici profonde, di recupero memoriale proiettato verso il futuro: «Ora so perché voglio ritornare; è troppo labile la memoria degli uomini, e poi voglio che mio figlio, mia moglie, mia nuora e anche l'interprete intuiscano quello che abbiamo patito per colpa del fascismo. Voglio lo sappiano i miei lettori [...], questo nostro passato non deve restare nell'oblio perché ora i nostri ventri sono sazi e le case calde, perché abbiamo un letto pulito per dormire e i nostri nipoti sorridono compassionevoli se ci vedono raccogliere e portare alla bocca le briciole che rimangono sulla tovaglia o se mettiamo da parte un pezzo di pane rimasto sulla tavola (71)».
Profile Image for Roberta.
1,411 reviews129 followers
June 17, 2015
"Sentì avvicinarsi un frusciare di sci, un respiro affaticato, poi lo sbattere dei legni per staccare la neve, chiamare il suo nome.
Riconobbe subito la voce ma non si scostò dal fuoco. Sentì battere con forza sulla porta e ancora ripetere il suo nome. Si alzò dalla panca, levò il paletto che teneva chiusa la porta, l'aperse e chiese: - Cosa vuoi?
- Oggi è Natale, - gli rispose l'uomo. - Ho saputo che sei qui. Posso entrare?
- Meglio di no.
- Ascoltami, almeno.
- Vieni avanti.
L'uomo si pulì dalla neve, si avvicinò al fuoco e disse: - Quando ti abbiamo preso e condannato non ho fatto che eseguire gli ordini. Era quello il mio dovere verso la patria. Non è stata colpa mia.
Non rispose, non fece nessun gesto. Guardava il fuoco ed era come rivivere tutto. Le donne e i ragazzi uccisi dai soldati tedeschi, i compagni morti di freddo sulle montagne dell'Albania, gli ebrei di Leopoli. Il Lager. Il Lager dov'era morto quel ragazzo di città che era stato preso e condannato assieme a lui: lo avevano spogliato e buttato nudo nella grande fossa oltre i reticolati, dove c'erano jugoslavi, greci, polacchi, russi, italiani. Era stato proprio l'anno prima, di questo tempo, perchè assieme alla fame c'era anche tanto freddo. Forse era Natale, quel giorno di dicembre in cui morì il ragazzo.
Non ascoltava quello che gli diceva il suo maestro della scuola elementare, che aveva poi ritrovato in divisa della Brigata Nera. L'acqua nel paiolo stava per alzare il bollore; andò a prendere il sale e la farina.
- Oggi è la Natività del Signore, - riprese il maestro, - ho saputo che eri qui da solo e sono venuto a trovarti. Ti chiedo scusa per quello che ti ho fatto. Ho qui nello zaino un panettone e una bottiglia di spumante.
Non poteva perdonarlo, no. Non per quanto lo riguardava direttamente, ma per gli altri che non avevano nemmeno più un fuoco da guardare. Si avvicinò alla porta e la spalancò. Là fuori era buio e la neve che mulinava dal cielo veniva a posarsi fin sulla soglia di pietra della vecchia osteria di confine. - Va' via, - gli disse sottovoce."
"Che bello! Silenzio, niente televisione, poche macchine per le strade, casa tiepida. E' quasi come l'anno che scrissi la Storia di Tönle, quando una grande nevicata fece cadere la linea telefonica e quella elettrica. E in casa ero ben fornito di tutto: libri, legna, farina, patate, crauti, carne, vino...
Ecco: questo «buiofuori» potrebbe far accendere la «lucedentro». Si può vivere senza tanti artifizi; per anni l'ho provato e con la mente si possono superare e trovare soluzioni che sembrano impossibili. Le più grandi invenzioni dell'uomo sono state il fuoco la zattera e la ruota. Aggiungo anche la stampa. Non certo i telefonini e la televisione.
Chissà se un blackout sarà capace di far riflettere la gente così dipendente dal «progresso»?
Il caro, vecchio Ungaretti mi disse un giorno a Venezia: «A tanto progresso materiale il progresso morale non tiene il passo e le distanze si allungano»."
Rigoni Stern rievoca in un racconto delicatissimo e di una bellezza struggente la sua amicizia con Primo Levi, in occasione della sua morte, e ne ricorda una poesia:
"L'altra poesia è inserita in una lettera tutta manoscritta, dove tra l'altro dicevi: «So bene che fare poesie non è un mestiere tanto serio, ma mi prendo egualmente la libertà di mandarti questa che s'intitola A Mario e a Nuto: Ho due fratelli con molta vita alle spalle, / Nati all'ombra delle montagne. / Hanno imparato l'indignazione / Nella neve di un paese lontano, / Ed hanno scritto libri non inutili. / Come me, hanno tollerato la vista / Di Medusa, che non li ha impietriti. / Non si sono lasciati impietrire / Dalla lenta nevicata dei giorni.»" (dal racconto "La Medusa non ci ha impietriti")
Non posso che commentare che questa raccolta rientra nella mia lista di libri non inutili. Levi e Rigoni Stern hanno in comune un'umiltà profondissima, piuttosto rara. Testimoni di eventi impensabili ed agghiaccianti, entrambi si sono dedicati alla scrittura come metodo per esorcizzare i ricordi e insieme come luogo di testimonianza di qualcosa che non può essere ignorato, nè dimenticato. Ognuno ha trovato nell'altro un'anima amica, qualcuno con cui parlare. Entrambi soffrivano della mancanza di empatia di coloro che li aspettavano a casa. Come dice Rigoni Stern: "No, una canzone ritrovata, una casa, un amico, una donna non furono, non saranno mai sufficienti a far ritornare le cose ancora com'erano state." Ma c'è un libro, Se questo è un uomo, indirizzato a:
Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
[...]
"Se questo è un uomo fu per Primo Levi una necessità morale, per noi suoi contemporanei è un dovere leggerlo. Ma, anche, è da far leggere alle nuove generazioni perchè libro di vigilanza, di scotimento."
Mario Rigoni Stern è uno scrittore superbo non solo per le tematiche affrontate ma anche per il suo stile di scrittura. Fra tutte le caratteristiche che lo definiscono, una spicca senz'ombra di dubbio (almeno per me): la concisione. Senza dubbio esistono vari tipi di concisione ma quella che io amo e ritrovo nella sua produzione si concretizza in quel tipo di scrittura pregna di significati che gli permette di concentrare in un racconto di due pagine una tal ordinata massa di emozioni e spunti da - letteralmente - costringere il lettore a fermarsi ad ogni paragrafo e a rileggere il tutto più volte. Ogni parola sembra essere stata scelta e posizionata dopo ore di attenta riflessione, le frasi scorrono armoniosamente e il messaggio raggiunge il lettore con inconsueta trasparenza.
Profile Image for Adriana Moretti.
700 reviews7 followers
August 10, 2024
Un libro di racconti diviso in due parti. La prima parte ci parlano di guerra, racconti duri da digerire ma che portano a riflettere di quanto siamo fortunati ad avere la libertà ; ideale per cui tanti uomini-ragazzi hanno combattuto e che non dobbiamo mai dimenticare. Nella seconda parte invece la natura diventa protagonista con il passare delle stagioni, dove l’autore ritrova la serenità e dove si comprende che la prossima alba per lui sarà la più luminosa e che porterà un'infinita tanto attesa pace
Profile Image for Sonietta Carnelos.
133 reviews3 followers
May 6, 2024
Piacevole racconto dei tempi di guerra tra le cime delle montagne e le colline nella descrizione di un paesaggio che si piega alle necessità belliche con la costruzione delle trincee e delle vie battute dagli eserciti nella narrazione del passato ma che rimane anche al suo stato naturale e selvaggio nei giorni presenti della vita dello scrittore.
Profile Image for Nicola Strangis.
94 reviews1 follower
February 11, 2022
Una brevissima antologia dedicata alla guerra e, sorprendentemente, a Jacopo da Ponte.
Profile Image for Monica.
133 reviews2 followers
January 4, 2015
Una raccolta di racconti che esplorano il passato e il presente, i ricordi più intimi e importanti della vita dello scrittore. La guerra in Russia e sul fronte albanese, il dramma umano della prigionia nel Lager ma, sopra ogni cosa, i sentimenti forti di un uomo che sa che, dopo il Lager, non si può più tornare come prima.

Toccante la lettera a Primo Levi in occasione della sua tragica morte, compagno di sventure e di Lager, un uomo che poteva capire benissimo cosa si prova ad essere un sopravvissuto dell’orrore. Eh si, perché per quanto ci cerchi di capire, per noi non è assolutamente possibile capire. Perché l’orrore va vissuto, per essere capito. Va sentito nella pelle e nelle ossa, per rendersi conto che non si può essere persone come le altre. Perché quei ricordi ritornano prepotenti, nei sogni e nei flashback, e a niente serve cacciarli via.

Toccanti anche i racconti della ritirata di Russia, e sembra quasi di essere li a vedere i morti, la neve tinta di rosso, i soldati sbandati e congelati, la fame, il freddo, le malattie, la rassegnazione di chi era partito come un patriota e ritorna come reduce sfiduciato.

La seconda parte è invece ambientata dopo la guerra, ai giorni nostri, un insieme di pensieri, ricordi, malinconia per il tempo passato. Si, perché ogni pagina trasuda di quella malinconia dei bei tempi andati, delle oneste battute di caccia, delle bevute all’osteria, dei ricordi di tutte quelle persone che hanno contato molto nella vita dello scrittore.

Una raccolta forte, coraggiosa. Perché dopo la guerra molti si sono rinchiusi in un ostinato mutismo, pensando di poter dimenticare l’orrore che non si può dimenticare. Invece Rigoni Stern, come Primo Levi, ha sentito la necessità di parlare. Incurante del dolore che provocava ricordare quella breve parentesi di follia. Incurante delle sciabolate nel cuore ad ogni parola, degli incubi che sarebbero tornati, dopo. Perché certe cose non possono essere dimenticate, mai. Perché quando l’ultimo dei superstiti sarà morto, i loro ricordi non muoiano. Si sa, la memoria ha le gambe corte.

Questo libro mi ha suscitato tante belle emozioni e molte riflessioni. Non di rado mi soffermavo su una frase, un racconto, chiudevo il libro e riflettevo, lasciando le parole penetrare la mia anima. E quando l’ultima pagina è inevitabilmente arrivata, le parole erano ormai fluite tanto in profondità da diventare parte di me, ricordi che non vivrò mai ma che in me vivranno per molto tempo. Grazie Mario, per questo incredibile dono.
Profile Image for GONZA.
7,431 reviews125 followers
March 21, 2014
Ci sono persone che scrivono in un modo asciutto che arriva diritto al cuore, tipo Rigoni Stern, che in questa raccolta di racconti arriva ad essere anche poetico a volte. Una chicca è la lettera che scrive a Primo Levi in occasione della sua morte, mentre quasi romantici sono i suoi racconti di caccia, che non sono altro che un escamotage per rinnovare il suo smisurato amore per la montagna.
Penso poi che Erri De Luca abbia molto in comune con questo autore, nonostante siano nati agli antipodi dell'Italia, come questa sinteticità che nulla toglie allo spessore delle loro storie ed il comune amore per le vette più o meno innevate e più o meno ripide.
Displaying 1 - 11 of 11 reviews

Can't find what you're looking for?

Get help and learn more about the design.