Il Nanga Parbat, ovvero la Montagna Nuda, è alto 8125 metri ed è da decenni il sacro Graal dei migliori alpinisti. Negli anni '30 Willy Merkl tentò la salita e morì. Il suo fratellastro, Karl Herrligkoffer, ne fu ossessionato e tentò più volte di "conquistare" la montagna in nome del fratello. Nel 1970 programma con i fratelli Messner di raggiungere la cima dal versante Rupal. E la storia si ripete: Reinhold e Günther Messner sono i primi a salire lungo quella via ma sono costretti dal maltempo a scendere lungo il versante opposto, il Diamir: Günther perderà la vita travolto da una slavina. I tragici ricordi non abbandoneranno mai Reinhold che, dopo trent'anni, decide di raccontare la sua versione dei fatti.
Reinhold Messner (born September 17, 1944) is an Italian mountaineer and explorer from South Tyrol, often cited as the greatest mountain climber of all time. He is renowned for making the first solo ascents of Mount Everest without supplemental oxygen and for being the first climber to ascend all fourteen "eight-thousanders" (peaks over 8,000 metres above sea level). He is the author of at least 63 books (in German, 1970–2006), many of which have been translated into other languages.
La storia in sè e sconvolgente e cattura l'attenzione. Peccato però che sia scritta in modo discontinuo, con tante (troppe) citazioni e diverse voci narranti sparse che spezzano il ritmo.
Quando si parla di montagna, nel mio caso, si parla di quel qualcosa che in un certo qual modo è sempre stato parte della mia vita e, sempre in un certo modo, è diventato un fattore che oggi mi getta addosso una sensazione simile all'idea di gettarmi nell'acqua di una piscina alle cinque del mattino.
Da piccolo mi facevano trottare come un mulo facendo un sacco di escursioni organizzate dal CAI, mia mamma super appassionata di montagna non perdeva occasione per portarmi a scarpinare con gruppi in cui quasi sempre c'erano miei compagni di classe delle elementari o persone che, oggi, sono ancora dei carissimi amici. Però c'è un però. Quell'eccesso di montagna per me forse è stato troppo. O forse semplicemente in maniera non troppo poetica mi sono rotto le palle e ho preferito fare altro. Fatto sta che la montagna è uno di quegli "odi-et-amo" potentissimi, che fa capolino quando senti, vedi, fai, cose.
Cose come la vicenda legata a Daniele Nardi e Tom Ballard, che hanno lasciato tutto (come spesso accade) alla montagna. Vita compresa. Questo fatto, unito al background di Nardi, neo padre, ammetto che mi ha fatto sorgere molte domande. Domande che mi sono posto senza che queste diventassero una sentenza o un giudizio. Insomma cosa ti spinge a prendere e partire per una spedizione sul secondo ottomila "mangia-uomini" della terra? E cos'ha di speciale questo Nanga Parbat?
Ricordavo Messner avesse perso un fratello in montagna, ma è solo andando a cercare il libro in questione che ho realizzato come tutto quanto fosse avvenuto proprio sul Nanga Parbat, nel 1970, dopo averlo scalato sulla sua via vergine Rupal e completando la seconda attraversata in assoluto di un ottomila (attraversata diventata tale suo malgrado).
Il libro è bello. Punto. Di una bellezza ruvida, perché si concentra sulle sensazioni ed emozioni, perché invece che infighettarti un concetto preferisce prenderti per le orecchie e trascinarti a testa bassa dentro tutte le fasi che hanno composto la spedizione messa su da quel fuori di melone di Karl Maria Herrligkoffer.
La storia del Nanga Parbat è la storia di molti teteski. Non a caso viene chiamata "la montagna del destino dei tedeschi", un po' come quando c'è Italia - Germania, insomma. Messner inizia con una carrellata di cos'è questo ottomila conosciuto anche come Diamir (montagna degli dèi).
Il primo tentativo documentato è di Albert Mummery, un inglese che ci prova fortissimo nel 1895 (vi lascio immaginare con quale equipaggiamento all'epoca) ma si ferma a 7.000m e poi scompare assieme ai suoi due portatori Gurkha. Che alla fine, in questa storia del Nanga Parbat, non dimentichiamoci che ci sono sempre questi poveri cristi che si fanno un mazzo tanto portando la qualunque.
Arriviamo poi al 1932 dove il buon Adolfo vede di ottimo occhio qualsiasi cosa possa alimentare il mito-cazzimma del superuomo e del celodurismo applicato. Quindi all-in su Willy Merkl, che tira su una spedizione di superstar teutoniche dell'arrampicata, ma proprio quando due del team potrebbero raggiungere la vetta, ecco che Merkl dice "niet, dobbiamo arrivare su come squadra, caput?". Tutti annuiscono mestamente nei vari campi attrezzati lungo la scalata. Merkl probabilmente pensava il bel tempo lo avrebbe assistito, sempre per la storia del superuomo, invece no. Gli arriva fra capo-collo una mega tormenta di neve con tempesta di nove giorni. La spedizione finisce allo scatafascio con una vera e propria strage di teteski nel tentativo di rientro sul campo base. Merkl incluso.
Ed è proprio qui che parte dura la fissa dei teteski con questa montagna. Già perché Merkl ha un fratellastro che di mestiere aspira a fare il medico e che s'incula proprio di striscio la montagna. Stiamo parlando di (suspance) Karl Maria Herrligkoffer! Ve lo ricordate? "Proprio lui!" (cit).
In pratica KarlMaria (da qui chiamerollo così, perché il cognome è impronunciabile) si fa partire un embolo per il Nanga Parbat e decide che ad ogni costo dovrà riuscire nell'impresa mai riuscita dal fratello: portare se stesso o almeno una squadra completa di una sua spedizione alla conquista di questa vetta che ha osato sfidare i teteski. Spoiler: non ci riuscirà. Mai.
Mentre KarlMaria studia "alpinismo estremo for dummies", intanto, altri suoi connazionali pensano di gettarsi nell'impresa che rappresenta il Nanga Parbat. Siamo al 1938, dove Karl Wien guida una spedizione spazzata via da una valanga che travolge il campo IV con sette alpinisti e nove poveri sherpa.
KarlMaria ha fatto tutti i compiti, arriva il 1953 e dice: "mettiamo su questo team di soli tedeschi e andiamo a fare il culo al Nanga!". La punta di diamante, infatti, è l'austriaco Hermann Buhl. KarlMaria a proposito dirà qualcosa come "vabeh comunque parliamo tutti tedesco e vale lo stesso". Se va bene a lui, va bene a noi. Comunque Buhl sarà il primo uomo ad aver ragione della montagna, con una vera e propria impresa in solitaria, proprio nel momento in cui la spedizione stava per concludersi con l'ennesimo buco nell'acqua. Ovviamente KarlMaria è super incazzato, perché ok che ha messo su la spedizione che ha conquistato la vetta, ma lui voleva farlo alla maniera teteska, per onorare il fratello e per tutte quelle cose che anche Messner, nel suo racconto, più volte sottolineerà essere "i pensieri inavvicinabili che percorrono la testa di Herrligkoffer".
KarlMaria, quindi, diventerà un resident della catena Himalayana, progettando altri tentativi, fra cui quello del 1970 in cui Reinhold Messner riceve l'invito a partecipare. Anche per lui vale la regola "ok sei italiano ma vabbeh parli tedesco quindi va bene uguale". Messner in quel periodo ha scorrazzato in lungo e in largo per le dolomiti e le Alpi in generale e lo ha fatto quasi sempre con suo fratello Günther. Proprio quest'ultimo verrà inserito a sorpresa, grazie a Reinhold, nella spedizione che vedrà i due affrontare assieme il primo "ottomila". Per Günther, purtroppo, anche l'ultimo.
Messner descrive tutte le fasi di quei mesi di avvicinamento prima, incertezza, lavoro e preparazione poi e, infine, profondo dolore e smarrimento. Lo fa mettendo a nudo sé stesso in un atto che non ha nulla a che vedere con la catarsi. L'uomo che scrive non cerca un "perdono" o delle ragioni. L'uomo che scrive vuole solo portare il lettore con sé a vivere quei momenti, renderlo partecipe il più possibile in un qualcosa di intimo come le sensazioni davanti alle molteplici ineluttabilità dell'esistenza.
Più volte mi sono letteralmente proteso verso il libro, quasi volessi entrare ancor di più nelle parole, in un racconto profondamente coinvolgente, che anche se non ha risposto a quei miei interrogativi di qualche paragrafo fa, mi ha aperto un modo ed un mondo diverso di approccio generale ad alcuni aspetti della vita.
Ma non voglio dire altro, perché penso sia davvero un bellissimo e tragico resoconto, che merita farsi scoprire, così come il Nanga Parbat, che dalla lettura ammetto abbia lasciato trasparire il suo pericoloso fascino. Anche se, citando proprio Messner:
"Se è diventata la montagna del destino, non è perché sia dominata da un demone, ma perché è infinitamente più grande di noi uomini."
Il freddo e il vento risvegliano in me alcuni collegamenti. Ma le risposte? Le risposte erano come un dolore, la sensazione di essere amputato.
Povero Reinhold tra allucinazioni e solitudine nella disperata ricerca di sopravvivere solo per avvisare la madre della morte del figlio..urlando con la farige gelata,
" Quando si e stati insieme su una vetta e doloroso guardare da soli la fotografia di quella montagna.quando penso al nanga Parbat, tornano a vivere il viso di gunther, la sua mano, la sua voce".
My second Reinhold Messner book, the first being The Crystal Horizon, and I must say I do love the way he writes ... no nonsense, no ego, he just tells it like it is. I loved this book while at the same time being heart broken by what happened. If only that flare had been blue like it was supposed to have been ...
Un viaggio profondo nella storia di due uomini che muoiono insieme. Solo che poi uno rinasce... Sport, avventura, intrighi e vicissitudini personali in un mix ben bilanciato. A me è piaciuto parecchio!
This is a tragic story of Messner brothers. Their friendship, brotherhood, and partnership are explained by Reinhold Messner through referring diary of them and reports on climbing. He quotes that “Climbing gave Günther and me an intensive feeling of companionship. It was not just that we were now part of that elite circle of extreme mountaineers; as brothers, we formed a very special partnership, planning and climbing everything together.” (Page 97). I really respect Reinhold Messner's writing style. For him, telling this kind of story could be difficult. Since Günther's death and solitude that comes after the accident is a heavy burden to a person who also accused of responsibility for brother’s death. Those are provided in the text with the help of comparing events. Moreover, in the book, Reinhold Messner reveals all detail of the story.
The quotation from the book is very impressed me: after the accident, Messner states that (He was hallucinating) “As I walked I saw my mother at home, my mother in the kitchen, my brothers in the yard, then my mother again. She just stood there and looked at me, Günther? Had he just disappeared? It could not be true.” (page 243).
Finally, Messner is my respected model for Alpine mountaineering. The book was well organized and reader friendly. The most controversial issue about the life of Messner might be revealed with this book. I strongly recommended.
Knjiga me iznenađujuće brzo uvukla u svoj ledeni svijet te tjerala na daljnje čitanje i divljenje veličanstvenoj, smrtonosnoj Nangi. Messnerovi opisi ekspedicija, dinamike njihovih članova te života na planini su me sasvim očarali. Iako većinom pisano metodičnim, nekićenim stilom, upravo me takav realističan prikaz povukao da knjigu pročitam uživljeno u tonu adrenalinskog, slow-burn trilera koji u pojedinim trenucima graniči s ovozemaljskim.
"Ništa me ne može zadržati iako se penjem sasvim sam na gornjem kraju svijeta. Ne, nikada ranije nisam bio na tako zabačenom mjestu. Ta dubina pod nogama! I činjenica da nema uporišta! Kad brzo pogledam u daljinu, gube se prostorne dimenzije zbog sjena koje dolina baca noću. Ali kada pogledam uvis u blještavo jutarnje sunce i kada se penjem dalje, kao da je taj svijet odvojen od zemlje."
Das Buch hat mich sehr fasziniert. Es ist einerseits unheimlich interessant und spannend, was man über das Bergsteigen erfährt und was solche Leute für Anstrengungen und Qualen auf sich nehmen. Andererseits ist die Geschichte der Brüder und der Tod Günthers einfach nur tragisch. Insgesamt ein wirklich empfehlenswertes Buch.
Primo libro che leggo scritto da Messner. Ero un po' dubbiosa, ma ammetto che mi è piaciuto. La storia, come molte avventure ambientate in alto, è coinvolgente e Messner è preciso nel soffermarsi su quello che sente. Leggerò anche altro scritto da lui. Ho fatto però un po' fatica ad abituarmi alla struttura del libro. Le citazioni all'inizio mi distraevano, ma poi è andata meglio e sono riuscita a immergermi nella storia, tant'è che l'ho letto tutto d'un fiato. Le foto in bianco e nero non sono molto chiare e purtroppo a volte non mi hanno aiutato a orientarmi sulla montagna!
পর্বতারোহণ একটা নেশা, তীব্র নেশা। যার উৎপত্তি, অনুভূতি, উপসংহার যে পর্বতারোহণ করে সে ছাড়া অন্য কেউ কখনো জানতে পারে না। ১৯৭০ সালে যে রেইনহোল্ড মেসনার নাঙ্গা পর্বতের তৎকালীন সম্পূর্ণ অপরিচিত রুট ডায়ামির ফেস থেকে মৃত্যু সাথে করে নেমে বলেছিলেন, "এই অভিযানে আমি আমার জীবন ছাড়া বাকি সবকিছু হারিয়েছি। এটাই বোধহয় আমার পর্বতারোহণ জীবনের পরিসমাপ্তি।" সেই মেসনারই ১৯৭৮ সালে আবার ফিরে গেছেন নাঙ্গা পর্বতে। সোলো ক্লাইম্বিং করে পৌঁছেছেন চূঁড়োয়। কিসের নেশায়, কিসের নেশায় মৃত্যুকে সাথে নিয়ে ছুটে চলেছেন এক পর্বত থেকে আরেক পর্বতে? একসময় প্রচন্ড রকমের থ্রিলার বইয়ে আসক্ত ছিলাম। কিন্তু সেমনারের লেখা 'দ্য ন্যাকেড মাউন্টেন' পড়ার পরে কোথায় যেন হারিয়ে গেলাম। প্রতিটা পৃষ্ঠাজুড়ে উদ্বেগ আর উৎকন্ঠা। কি হয়েছিল সেই ১৯৭০ সালের নাঙ্গা পর্বত অভিযানে? পৃথিবীর সবচেয়ে উঁচু পর্বত ফেস ৪৫০০ মিটারের রুপাল ফেসের উপরে? যেখানে মেসনার ভ্রাতৃদ্বয় নাঙ্গা পর্বতের ডিসেন্টে মৃত্যুর মুখোমুখি। সাথে নেই কোন খাবার, পানি, তাবু, স্লিপিং ব্যাগ, এমনকি দড়িও। হ্যালুসিনেশনে আক্রান্ত গুনথার। ডেথজোনের সেই ৭৯০০ মিটারে, যেখানে কেউ কারো নয়, যেখানে সহযাত্রী পিটার আর ফেলিক্সরাও মুখ ফিরিয়ে নেয় নিজের জীবনের ঝুঁকি এড়াতে। কিন্তু সকল বাঁধা বিপত্তিকে ঠেলে সম্পূর্ণ অপরিচিত, কঠিনতম রুট ধরে নেমে আসতে শুরু করলেন তারা। ভয়ংকর অ্যাভালাঞ্চে করুণ পরিণতি জুটলো গুনথারের ভাগ্যে। তারপর? এই বইটি মূলত রেইনহোল্ড মেসনার ও তার ভাই গুনথারের করুন পরিণতির প্রতিচ্ছবি। রেনইহোল্ড আর গুনথারের অকৃত্রিম বন্ধুত্ব, ভ্রাতৃত্ব, পার্টনারশিপের বর্নণায় ভরপুর এই বই। মেসনার তার ছোট ভাইয়ের অদম্য সাহস আর প্রবল ইচ্ছা শক্তির বর্ণনা দিয়েছেন। প্রতিটি পদক্ষেপ, প্রতিটি পরিকল্পনার বর্ণনা দিয়েছেন অত্যন্ত সুনিপুণ ভাবে। অভিযানের অধিনায়কের পক্ষপাতদুষ্ট ভুল সিদ্ধান্তেরও ব্যবচ্ছেদ করেছেন নির্বিকারভাবে। ডিয়ামির ভ্যালীর সেই অপরিচিত জনপদের মানুষের সহযোগীতা সাথে তিক্ততার অনুভূতিও প্রকাশ করেছেন ব্যথিত হৃদয়ে। তাদের দুই ভাইয়ের ডায়েরীর পাতা, ব্যক্তিগত চিঠি, সহযাত্রীদের মন্তব্য আর প্রয়োজনীয় তথ্য-ছবির সংগ্রহ বইটিকে করে তুলেছে আরও চিত্তাকর্ষক। কিন্তু বইয়ের সারবস্তু যে ট্রাজেডি তার প্রতিফলয় ঘটে মেসনারের মন্তব্যে, যখন তিনি হ্যালুসিনেশনে ভুগছিলেন- "যখন আমি হাটছিলাম আমি আমার মা কে দেখতে পাচ্ছিলাম, তিনি রান্নাঘরে, আমার ভাই- বাগানে। তারপর আবার আমার মা। তিনি সেখানে দাঁড়িয়ে থেকে আমার দিকে তাকিয়ে আছেন। কিন্তু গুনথার? সে কি শুধু অদৃশ্য হয়ে গেল? না, এটা কখনই হতে পারে না।"
A fascinating account of an expedition on Nanga Parbat, the ninth highest mountain in the world. Told through a mixture of diary entries, letters, comments from other members and of course Messner himself this sets his own climb in context with a history of other German attempts on the mountain, and then the tragic events surrounding the loss of his brother. I feel that perhaps some of the flow has been lost in translation, and the choice of words is not always the most stimulating but the heart of the book, the expedition itself, is fascinating. I think this is a worthwhile book for any armchair mountaineer to read. Nanga may not have the "glamour" of Everest or K2 but it has a grandeur all of itself. The fact that Messner traverses the mountain and must find his way back to the group makes it even more of an adventure.
I understand that the book was written partly in order to try and 'set the record straight' regarding the aftermath of the 1970 Nanga expedition. Having said that, I've found the parts in which some members of the expedition are negatively portrayed (however deserving or not) downright exhausting as Messner is constantly insinuating that he and his brother were unfairly treated by the team leader and some climbers. The parts where there is actual climbing were really interesting, but I suppose the immense tragedy at the end really brought up the bad relations between (some) team members. Also, a shame that the editor didn't (or couldn't) do a better job...
Gran bel libro. Sono abbastanza un novizio rispetto ai libri di alpinismo, avendo letto solo "Cometa sull'Annapurna" prima di questo - altro libro che consiglio; mi è comunque piaciuto molto, unisce aspetti tecnici a aspetti davvero molto personali, e la storia che ci sta dietro - che va approfondita anche al di là del libro per goderlo appieno - è incredibilmente umana. Lo consiglio.
Nonostante l’inizio un po’ confuso penso che sia un bellissimo libro. È una storia incredibile e davvero emozionante. Unica. Molto belle le foto inserite nella lettura. Anche le citazioni, nonostante all’inizio non le abbia molto apprezzate, penso che siano utili alla spiegazione dei fatti raccontati dal grande Messner.
Great book. What strikes the eye apart from the uncanny history, is the himalayan world full of shady deals and secret arrangements. It's not who's the best that decides, but how good you will look to the press and who deserves to reach the mountains’ peaks.
Seit dem Unglück am Nanga Parbat, bei dem Reinhold Messners jüngerer Bruder Günther sein Leben verlor, wird immer wieder diskutiert, wie es dazu kam, dass er alleine am Berg zurückblieb und ob Reinhold ihn vielleicht hätte retten können. Dreißig Jahre später erzählt Reinhold Messner seine Geschichte.
Der nackte Berg, wie der Nanga Parbat übersetzt heißt, hat schon viele Leben gekostet. 1934 kam Willi Merkel dort ums Leben und fast dreißig Jahre später nimmt sein Halbbruder Karl Herrligkoffer die Brüder Messner auf eine Expedition dorthin mit. Der Nanga Parbat war für Karl Herrligkoffer zu einer Obsession geworden, er wollte ihn unbedingt für seinen Bruder bezwingen.
Die Expedition stand unter keinem guten Stern. Günter sollte eigentlich nicht mitkommen, weil er als nicht fit genug angesehen wurde. Erst im letzten Moment änderte Herrligkoffer seine Meinung. Von Angang an gab es Reibereien unter den Männern, vielleicht auch weil Karl Herrligkoffer einen genauen Plan entworfen hatte, in dem er jedem seine Rolle zuwies. Die Brüder Messner haben sich schon früh nicht daran gehalten, was zu erneuten Spannungen führte.
Dass Günther mit Reinhold auf den Gipfel stieg, war auch nicht geplant. Vielleicht war auch Karl Herrligkoffers Einschätzung richtig, dass er nicht fit genug war, denn schon früh hat er Zeichen von Erschöpfung gezeigt. Auch Reinhold war körperlich am Ende, als der Abstieg begann. Dann gingen viele Dinge auf einmal schief. Das Basecamp gab ein falsches Wettersignal, wegen dem die Brüder zu hastig abstiegen. Sie nahmen einen anderen Weg und obwohl zwei weitere Expeditionsmitglieder bei ihrem Aufstieg dicht an ihnen vorbeikamen, kamen sie ihnen nicht zu Hilfe, weil sie die Situation falsch einschätzten. Irgendwann war Günther verschwunden.
Wie Reinhold den Abstieg und den Weg ins Basecamp schaffte, liest sich wie ein wahrgewordener Albtraum. Er war so erschöpft, dass er halluzinierte, seine Zehen waren erfroren und er war so weit entfernt vom Basecamp, dass auch er aufgegeben wurde. Als er das Camp schließlich erreichte, gab es auch schon die ersten Vorwürfe.
Es muss schwer sein, mit diesem Erlebnis und den ständigen Fragen zu leben. Nachdem ich das Buch gelesen habe, kann ich Messners Entscheidungen nachvollziehen. Ich kann aber auch verstehen, warum immer wieder Fragen aufkommen.
Gola planina potresna je i dramatična ispovijest Reinholda Messnera, najvećeg alpinista našeg vremena, o usponu na Nanga Parbat na kojem je izgubio brata i koji je obilježio cijeli njegov život. Godine 1969. Reinhold Messner i njegov brat Günther dobivaju poziv za ekspediciju na Nanga Parbat, 8125 m visok vrh u pakistanskom dijelu Himalaje. Cilj je nikad osvojena južna stijena Rupal, najveća ledenjačka stijena na svijetu, preko 4500 metara strma divovska padina s nagibom od šezdesetak stupnjeva, koju ne možete obuhvatiti jednim pogledom. To je bio najveći alpinistički izazov tog vremena, a upravo braća Reinhold i Günther predvodila si veliku njemačku ekspediciju u brojnim opasnostima koje svladavaju u toj ledenoj pustoši. Zajedno su u šatoru, zajedno u stijeni, zajedno zatočeni u ledenjačkoj špilji na 6000 metara, čekajući danima da se vrijeme koje divlja smiri dok lavine iznad njih tutnje i jure niz beskonačno strmu padinu. I dok mnogi zbog lošeg vremena posustaju, dva brata predlažu još jedan pokušaj. Kreću na vrh, ali taj posljednji uspon prati niz nevjerojatnih nesporazuma. Pri iscrpljujućem silasku s vrha Gunther pogiba, a vođa i još neki članovi ekspedicije optužuju Reinholda da j( zbog svojih ambicija odveo brata u smrt. Reinhold Messner uzvraća im da to čine da bi prikrili svoj udio u tragediji te da su sve njegove odluke pri silasku bile motivirane jedino željom da spasi brata. Mučna polemika trajala je desetljećima, a Gola planina konačan je Reinholdov odgovor na te napade, tragična ispovijest velikog alpinista o najtežem usponu u njegovu životu.
Prije njih je bio Buhl na tom vrhu ali nisu mu priznali jer nije bilo dokaza, kasnije oko 2000e su našli opremu koju je Buhl ostavio i dokazalo se da je čovjek cijelo vrijeme govorio istinu. Tad je Buhl već bio mrtav, nažalost istina došla na vidjelo nakon njegive smrti.
Tokom penjanja cijelo vrijeme je tu vođa ekspedicije škripao. On je bio doktor koji je organizovao ekspedicij, međutim nikada se nije popeo niti na jedan veliki vrh.
Također su ovi iz kampa ispalili krivu raketu kada su javljani braći Messner kakvo će vrijeme biti sutra. Dogovor je bio crvena loše vrijjme, plava dobro. Oni ispalili pogrešnu.
Messner izguubio prste ali unatoč tome opet je osvajao sve najviše vrhove. Brata mu je zavila lavina i našli su mu tijelo godinama nakon tragedije.
Livre relatant la première expédition de Reinhold Messner en Himalaya en 1970. Le style n'est pas très plaisant (problème de traduction?), mais l'histoire reste intéressante et palpitante, malgré que l'issue soit connue dès le départ. Le récit se compose de lettres et de descriptions de Reinhold parfois a la troisième personne? J'ai regretté le peu d'introduction au récit du Nanga, par exemple sur l'enfance des frères Messner, sur leurs premières ascensions, cela aurait rendu le livre un peu moins froid et descriptif. Je n'ai pas trop aimé les critiques de Messner et également celles décrites du chef d'expédition, un peu dans le genre, c'est pas ma faute, c'est la sienne! Il n'y a pas beaucoup de compassion pour les sauveurs pakistanais non plus de la part de Reinhold qui se plaint du manque de bonté humaine quand de pauvres pakistanais lui donnent à manger, a boire et le transportent jusqu'à la civilisation. Un livre intéressant et historique d'alpinisme mais il y a bien mieux dans le même genre!
"Non mi sono mai sentito così abbandonato come con questa profondità sotto i piedi! Che precarietà! Un fugace sguardo nell'immensità e le dimensioni si perdono nelle ombre della notte sul fondovalle. Ma guardo in alto, nella chiara luce del giorno, e continuo a salire, questo mondo è come separato dalla terra."
Se le dichiarazioni del capo spedizione Herrligkoffer non fanno altro che parlare di conquista, con chiari riferimenti ad approdi militari alla cima del Nanga Parbat, come se l'unico modo per scoprirla sia impossessarsene. Dall'altra parte la narrazione di Reinhold fa emerge monolitica la montagna, che ad ogni passo d'ascesa si erge, viva, al di sopra di qualsiasi capacità percettiva e senza alcuno scampo. L'esperienza estrema di travalicare ogni limite di sopravvivenza, sulla cresta della propria coscienza, scissa, allarga il destino umano e lo fonde all'assoluto di un monte immenso.
Having been familiar with the fact that Reinhold lost his brother through other books and documentaries, I knew nothing of the details. It was a deeply saddening read as all the climbing tragedies are. What an ordeal they went through. I knew little of the history of Nanga Parbat other than Herman Buhl's solo first ascent from his book so I found Reinhold's summaries at the start of the book really enlightening. Of particular interest was getting insight into the expeditions created by Herrligkoffer, which sounded awful. Overall, I loved the honest communication and found the read captivating.
A close look at the 1970 expedition to climb the Rupal Face of Nanga Parbat. A single signal flare set off a lifetime of controversy, and led to Gunther Messner's infamous death on the descent. Fantastic book. Well written, and well worth the time to sit down and read Reinhold Messner's account, and his defense, of his choices. Includes many journal entries, plus Messner's reflections 30 years after the event. Infamously, Messner's brother Gunther died on the descent. His body was found in 2005 (after this book was published) low on the Diamir Face, validating Messner's version of Gunther's death.
Libro semplicemente stupendo! Mi è piaciuto molto, soprattutto per come ti fa entrare piano piano, quasi di soppiatto, nel mondo attorno al Nanga Parbat - all'inizio sembra quasi un libbro storico - per poi accompagnarti passo passo nella conquista della vetta e poi ancora nella tragedia dei fratelli Messner. Quando il ritmo si fa incalzante, la descrizione crea piccoli fotogrammi e si è al fianco di Messner nella sua lotta per la sopravvivenza. E una volta che si è rapiti, è difficile staccarsi dalla lettura.
Despite laying out the whole story already on page 2, Messner keeps the reader intrigued until the very last page of the book. Heartbreaking, tragic, eye-opening are just some of the words to describe this book. Beside the story about the Messner brother, one learns a lot about alpinism throughout the years and what it takes to be on top. It was my first Messner book but definitely won't be the last.
Il libro oscilla tra voto 10 per l'incredibile storia narrata che ti fa venire la pelle d'oca e voto 6 della scrittura, non sempre lineare e coinvolgente. Con il progredire delle pagine si capisce lo stile narrativo e risulta più scorrevole. Merita sicuramente una lettura e ti lascia con una gran voglia di approfondire l'argomento
Per chi ama la montagna un libro da leggere. Il Nanga Parbat, la montagna nuda, con i suoi 8.125 è ancora oggi una sfida totale e in questo libro Reinhold racconta la storia dei due fratelli Messner, dalla loro gioventù al tragico epilogo per il fratello Gunther. Cit. “Una montagna solenne, su cui fianchi continuo a sentirmi perduto”.
Ne čudi me što je Messner postao jedan od najvećih. Kao većina knjiga čija se radnja odvija iznad 7000m nadmorske visine, tako je i ova knjiga protkana gubitkom, voljom, bezdanom, nadljudskim uspjehom.. Kad god ih čitam ne poželim biti dio ekspedicije, a onda opet s druge strane iskušati sebe ne do krajnjih granica, već kilometrima preko toga. Što reći osim waaauuu
Libro muy duro, no ahorra detalles a lo largo de describir una tragedia así. La cara B del alpinismo, esa lucha de egos, la supervivencia y el dolor. ¿Realmente vale la pena sufrir tanto por una simple cumbre? Ah, y por cierto los del Guinness se pueden ir a freír espárragos si de verdad piensan que Messner no fue el primer hombre en hacer los 14.
Like every other Messner-authored book I've read, it's pretty evident the book's editor was prevented from doing their job. Interesting stuff, but totally screwy structure and formatting make it hard to follow and a frustrating read. Editors are a serious author's best friend, Reinhold Messner!
A deep, interesting, heartfelt book detailing one of Messner's early Himalayan experiences and the events which led to the death of his brother. His account of descending Nanga Parbat with his brother in desperate straits is fascinating and heart wrenching.