«Erano belle le sere estive con la luna sopra i tetti. Mi pareva di sentire le stelle e invece erano i grilli sui prati. Allora le voci del paese e della natura intorno, gli odori, i rumori, le nuvole e le luci avevano chiaro riferimento con la vita e seguivano le stagioni dei nostri giuochi e del lavoro degli uomini».
Questo libro è il percorso di una vita. Nato da un profondo rispetto della natura, del suo equilibrio e della sua grazia, rievoca grandi avvenimenti della Storia e piccole vicende personali, in un flusso scandito dall'alternarsi delle stagioni. Nella memoria dell'autore ogni cosa ha lo stesso spazio, la stessa dignità; ogni frammento trova la giusta collocazione all'interno di un quadro che Rigoni Stern, «uomo di montagna», dipinge dei colori più vivi. Accanto alla campagna di Russia e alla drammatica esperienza del Lager riemergono così episodi apparentemente marginali, che tuttavia danno il senso di una vita: dai suoi giochi di ragazzo alle prime battute di caccia, da una visita alla Reggia di Versailles al «bel gallo» regalato all'amico Vittorini, che però, a mangiarlo, si rivela «selvatico e coriaceo»... E poi ancora antichi riti e vecchie tradizioni, uomini e affetti di altre epoche, alberi e animali destinati ad annunciare il nuovo clima e la nuova stagione, luoghi e paesaggi forse dimenticati ma sempre carichi di storia e di ricordi: su tutto lo sguardo, a volte divertito a volte malinconico, dell'autore, testimone del suo tempo e di un passato che continua a riaffiorare.
Mario Rigoni Stern was an Italian author and World War II veteran. His first novel Il sergente nella neve, published in 1953 (and the following year in English as The Sergeant in the Snow), draws on his own experience as a Sergeant Major in the Alpini corp during the disastrous retreat from Russia in the World War II. It is his only work to be translated into English and Spanish. Other well-known works also include Le stagioni di Giacomo (Giacomo's Seasons), Storia di Tönle (The Story of Tönle), and the collection of short stories Sentieri sotto la neve (Paths Beneath the Snow). He was awarded the Premio Campiello and the Premio Bagutta for Storia di Tönle, and the Italian PEN prize for Sentieri sotto la neve.
Il senso di ... Marione per la neve ... «È profondo il senso della neve; quando cade, anche la notte diventa più silenziosa e dolcissimo il sonno.». Questa volta ce l’ho fatta: prima fila! La Giò… ehm … una boscaiola avveduta, che avevo incontrato tempo fa nella foresta di Fangorn, mi aveva dato una dritta e io, per fortuna, le ho dato ascolto. E ne valeva la pena! Ho assistito da … VIM (no, no, non Clorex. Very Important Magician!) alle due sfilate di Rigoni Stern: Collezione Autunno – Inverno e poi Alta Moda Primavera – Estate. Emozioni senza tempo. Brandelli di memoria, episodi di vita quotidiana tra le montagne, di caccia, di guerra, di amicizia, di boschi, alle volte condensati in poche righe, ma sempre carichi di una umanità ed un rigore che ritrovi solo nel bianco e nero dei ricordi. «Così una dolce malinconia ti prende, la melanconia dell’autunno, e sotto un larice, all’asciutto, cerchi anche tu un luogo dove accucciarti per meditare sulle stagioni della tua vita e sull’esistenza che corre via con i ricordi che diventano preghiera di ringraziamento per la vita che hai avuto e per i doni che la natura ti elargisce.». Leggerlo è un po’ come seguirlo su un sentiero di montagna o starci seduto accanto su una panca affacciata sulla valle. Lui, con lunghe pause nella scarna conversazione, ti racconta la natura, ma ti parla dell’anima. Diventa la tua guida, ma stando sempre un po’ discosto. Non per timidezza, ma per naturale riserbo e compostezza. Essenziale. Non una parola di troppo. «Il Bosco di Mezzo, Mittelwald, era vasto e bello: un libro da leggere sulla vita vegetale e animale che si ritrova nei millenni. L’albero, anche se può vivere più di un secolo, è breve cosa nella vita della foresta: abeti densi di verde e d’argento, pecci alti come colonne con i rami rastremati lungo il tronco dal peso della neve di tanti inverni, larici feriti dal fulmine hanno vite personali, ma l’insieme è millenario.» Quel tale diceva “Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me” ... Dai Mario, fammi venire con te. Facciamo ancora un pezzetto di strada; magari solo ... tre marchi al di là di Ulm ...
Mi pareva di sentire le stelle Rigoni Stern legge i colori della terra e dei prati, gli odori del bosco e degli animali; legge i rumori e le voci della natura, i canti e i voli degli uccelli; legge le esistenze semplici e generose della gente di montagna e traduce le sensazioni col linguaggio del cuore. Legge dentro il suo animo e nella sua vita, aggiungendo ricordi di infanzia e di guerra. E, inaspettatamente, ci parla anche di mare, di quelle rive povere e solitarie dove non si sentono altoparlanti e musiche ma dove l'unico rumore sono le onde che s'infrangono sulla riva e i richiami dei gabbiani. Perché chi ama la montagna sa leggere con sensibilità ogni aspetto della natura, di quella natura non ancora rovinata dai "rumori" estranei, quella che permette ancora di ascoltare le sue voci silenziose e scoprire le sue presenze nascoste.
Tra le pagine ho trovato un fiorellino di campo. Il libro è della biblioteca, ma fa piacere trovare tracce sensibili e "pulite" di lettori precedenti.
21 luglio 2016 "Stagioni" non è solo l'ultimo libro di Rigoni, è il sigillo finale che ripercorre tutti i suoi temi, per sintesi, a volte per fuggevoli accenni. Si percepisce la malinconia, come sempre nei suoi scritti, ma anche la tristezza ha toni leggeri, un po' per sobrietà un po' per poesia, perché i sentimenti secondo lui vanno solo accennati, chi vuole può cercare di afferrarli e di comprenderli. [Giuseppe Mendicino, Mario Rigoni Stern. Vita, guerre, libri]
Protagonista di questo libro è la natura, che viene osservata nelle sue manifestazioni più tenere e suggestive con l’attenzione, lo stupore e la delicatezza propri di chi con l’ambiente in cui vive ha un rapporto di rispetto, di familiarità e di autentico amore. L’avvicendarsi delle stagioni meteorologiche richiama alla memoria dello scrittore, per analogia o per contrapposizione, episodi della sua vita passata, dall’infanzia alla vecchiaia, che costellano la narrazione come lampi di luce improvvisi e abbaglianti. Si sentono la consapevolezza del trascorrere del tempo, il rimpianto pur rassegnato della progressiva diminuzione delle facoltà fisiche, l’attaccamento a una vita intensamente vissuta e ormai giunta al suo naturale epilogo… Tuttavia restano intatti, e predominanti su ogni altro stato d'animo, la capacità di godere delle bellezze naturali e l’orgoglio di farne in qualche modo parte integrante. Splendido.
Le stagioni dei ricordi, così come le stagioni dell'anno e quelle della vita. E' un libro senile questo di Mario Rigoni Stern, e questo aggettivo non ha una connotazione negativa. Indica semplicemente il modo con cui la memoria di chi è molto vecchio e ha molto vissuto concatena da un particolare dell'oggi infiniti ricordi e particolari del passato, tempi e situazione diverse, che hanno portato a questo oggi, ritornando alla situazione, al particolare di partenza, con percorsi anseatici come fiumi. Il linguaggio di Mario Rigoni Stern si adatta in modo particolare a questo genere di memoria, pacato e descrittivo com'è, e pieno di dettagli che fanno odorare il profumo dei mirtilli così come fanno sentire il morso del gelo dell'inverno russo.
Non credo ci sia bisogno di dire qualcosa di più dell'autore, ognuno di noi dovrebbe, almeno credo, leggere qualcosa di suo, specialmente "Il sergente nella neve" o rileggere, se come me, ne avete avuto l'obbligo alle superiori, e magari non vi è piaciuto perchè imposto. In questo suo ultimo libro tornano tutti gli argomenti cari a Stern, le montagne, la natura, la vita intesa in senso lato. Attraverso le quattro stagioni ci scorrono sotto gli occhi frammenti di vita passata, da tanto o da poco, ma sempre molto poetica pur nella sua durezza. Ci può essere poesia anche in un lager oltre che in cima ad una montagna innevata, e questo è qeullo che più di tutto mi ha lasciato il libro, una delicata sensazione di dolcezza che pervade le pagine, una lettura di quelle che lasciano nell'anima una profonda calma e la sensazione che, nonostante tutto, la vita vale la pena di essere vissuta, fosse solo per vedere come va a finire. Inutile dire che ve lo consiglio davvero tanto...
Volevo essere crudele, dare solo due stelle e dire che per me in questo libro ci sono troppi scoiattoli, troppe marmotte, troppi camosci che “marcano i loro territori con l’orina” (p.113). – Ma questo non sarebbe affatto stato giusto. Rigoni Stern è un grande scrittore; il suo occhio esperte non vede solo i minimi dettagli della natura, ma anche le importanti tracce che ci ha lasciato la storia. Per lui, l’Ortigara non è solo un territorio da caccia, ma “la montagna del sacrificio umano” (p.121). Quando ci racconta di vecchie foto di famiglia, finisce con la bellissima frase: “Quanta storia rileggo in quei volti.” Quando va in vacanza in Istria, conosce uno scrittore, la cui vita in “quest’angolo di paradiso”, vita esemplare di un poeta dissidente, è raccontata in solo due pagine commoventi (pp.90-91). - Allora rendiamo giustizia a questo “piccolo” libro: Quanto piacere ho avuto leggendolo, quanto ne ho imparato.
Anche se l'inverno sembra tutto mortificare, nella nuova luce del bosco si riprende a vivere. Camminando immersi in quel bianco di luce propria, tra gli alti tronchi muschiati d'argento, pure il tempo diventa irreale e vivi in un mondo metafisico come dentro un sogno: non ha piú peso il tuo corpo, non è faticoso il passo e cammini vagando da pensiero a pensiero. In un infinito tra gli alberi innevati anche le cose della vita appaiono piú chiare.
Mario Rigoni Stern vorresti incontrarlo una sera davanti al caminetto, sul tavolo una buona bottiglia di vino, e poter ascoltare dalla sua voce le storie che scrive con la sua semplicità poetica
La scruttura di Rigoni Stern, dura e scarna ma al contempo lirica in vari passaggi, si sposa benissimo col tema naturalistico della raccolta. Il suo amore per la fauna e la flora delle zone che hanno fatto da sfondo della sua vita si legge in ogni pagagrafo, in ogni riga. Fa riflettere anche come questo amore si esprima, come avviene spesso per gli abitanti e i veri frequentatori di quelle zone più isolate, nel rispettoso e quasi filiale riconoscimento della durezza di Madre Natura, che non risparmia l'uccidere per nutrirsi o per salvaguardare gli habitat e le specie autoctone, in un modo che oggi è senza dubbio lontanissimo dal dominante sentimento che viene fatto passare in alcuni casi per ambientalismo. Le stagioni di montagna - delle sue montagne - rivissute e scandite dai ricordi di gioventù e di vita adulta dell'autore. Gli inserti e i parallelismi con le esperienze di guerra impreziosiscono ogni pagina in cui sono presenti. Lo consiglio ad ogni amante, come me, della montagna.
Con un incipit in cui si legge di Pascoli, Andersen e London e tutto mentre fiocca lenta lenta la neve… come si fa a non fare un bel respiro e spiccare il volo tra le parole di STAGIONI di Mario Rigoni Stern ?!? Semplicemente impossibile e questo piccolo libriccino che scandisce le fasi della Natura a partire da quell’inverno tanto presente nella vita dell’autore è una coccola di saggezza. Rigoni Stern diventa uno stato d’animo.
Un po’ autobiografico e un po’ memoir. Ricordi “tipici” del sergente dell’inverno, soprattutto quelli legati alla guerra, ma anche e prevalentemente si ritrova quella saggezza, quella poesia, quel peculiare legame d’amore con la flora e la fauna. È adorabile questo scrittore, è il nonno che tutti avrebbero voluto avere, è prezioso.
Per non rovinare nulla e siccome di Stagioni si parla, ho raccolto per voi un pezzettino di ognuna.
INVERNO ❄️ È profondo il silenzio della neve; quando cade, anche la notte diventa piú silenziosa e dolcissimo il sonno.
PRIMAVERA 🌸 …21 marzo è di certo una grande data perché la durata del giorno e della notte è uguale in ogni punto della Terra: potrebbe essere un'idea per affratellare tutti gli uomini almeno in quel giorno.
ESTATE ☀️ La luce del sole che sta uscendo riesce a illuminare anche il fondovalle; nei boschi prendono forma i tronchi, i rami, gli arbusti, i fiori. Le foglie fremono al brivido del sole ed è una sinfonia di canti: al tordo si unisce il pettirosso, al merlo la capinera, e poi il luí, la cincia, il ciuffolotto, la ghiandaia, il cuculo.
AUTUNNO 🍂 Cosí una dolce malinconia ti prende, la melanconia dell'autunno, e sotto un larice, all'asciutto, cerchi anche tu un luogo dove accucciarti per meditare sulle stagioni della tua vita e sull'esistenza che corre via con i ricordi che diventano preghiera di ringraziamento per la vita che hai avuto e per i doni che la natura ti elargisce.
Alterna ricordi di guerra cadenzati dalla natura e dalle stagioni… piccolino… scorrevole… medicamentoso…
[...]Stagioni fa pensare alla ciclicità della natura, ma anche alla sua incredibile diversità, al modo in cui sa sempre sorprenderci. È un libro in cui trovare pace, tranquillità, un porto sicuro lontano dal caos e dai problemi frenetici. Le parole di Stern scivolano sulla carta come i fiocchi di neve invernali, le foglie accartocciate dell’autunno, i petali dei fiori sbocciati in primavera.
Lo stile cattura e ammalia; sembra all’inizio un po’ discontinuo, ma alla fine coinvolge sempre di più e a tratti commuove. La narrazione ha inizio proprio dall’inverno, una stagione cara allo scrittore per sua stessa ammissione (“Sono nato alle soglie dell’inverno, in montagna, e la neve ha accompagnato la mia vita”), ma che fa anche scaturire i ricordi dolorosi della passata campagna in Russia, emblema della violenza e della stupidità dell’uomo.
Prosegue dipingendo con maestria ed esperienza i paesaggi, gli odori (l’erba fresca tagliata in primavera) e persino i richiami ed i comportamenti degli animali, come i trilli delle allodole e il parto delle cerve. La copertina di Einaudi rende giustizia all’autore e alla sua materia, senza andare a scovare qualcosa che non c’entri assolutamente con il libro.
Sebbene il libro assomigli un po’ ad un racconto allungato (la lunghezza è poco più di cento pagine), frequenti sono i riferimenti agli affetti familiari (come quelli al carissimo nonno, accanito fumatore di sigari Virginia), o alle esperienze passate (come le vacanze) o ancora agli aneddoti di paese, mai scontati, ma narrati con un velo di malinconia, mista alla profonda convinzione che siano ricordi necessari da tramandare, perché non scompaiano nell’oblio del tempo. Così Rigoni passa alle giovani generazioni o a chi semplicemente ne è curioso, una parte di storia del nostro Paese, fatta di persone comuni e tradizioni che profumano di montagna, fatica ed umiltà.[...]
Al mattino gli stagni degli abbeveratoi sono velati dal ghiaccio e nelle zone in ombra la brina giorno dopo giorno aumenta la sua consistenza. Un sommesso e flautato zufolare di ciuffolotti confidenti sugli apici del bosco, la voce di un pettirosso dentro un cespuglio di rosa canina, un corvo imperiale solitario che vola alto e richiama la compagna che era rimasta indietro, la corsa di un capriolo e un suono di campane che il bel tempo ti porta da ponente.
Cosí una dolce malinconia ti prende, la melanconia dell’autunno, e sotto un larice, all’asciutto, cerchi anche tu un luogo dove accucciarti per meditare sulle stagioni della tua vita e sull’esistenza che corre via con i ricordi che diventano preghiera di ringraziamento per la vita che hai avuto e per i doni che la natura ti ha elargito. »
Non avrei voluto nessun altro libro come primo del nuovo anno se non questo, un encomio al ciclico e una conclusione dedicata alla stagione maestra - l’autunno. Un libro del cuore.
La parola per descrivere questo libro è Evocativo. Abbiamo 4 capitoli (le quattro stagioni) in cui lo scrittore fa un resoconto di aneddoti, dall 'infanzia all' esperienza in guerra. Tra questi racconti di vita, lo scrittore si sofferma a descrivere i paesaggi montanari dalla primavera all'inverno: tramite la sua scrittura, Rigoni Stern riesce a evocare appunto le quattro stagioni. (questa recensione mi è utile per l'università). Ecco una citazione dal capitolo dell'inverno che mi ha colpito molto : "Il freddo di gennaio ha riunito in cristalli i Fiocchi di neve. Luci e ombre rivelano il cuore Dell inverno; le nuvole tirate dal vento lo spazio del cielo. Ma quell aereo dove andrà? A Roma o a Venezia. Da dove verrà? È pure piccola la terra, ma è pure immenso un cristallo di neve". Ne avevo trovate molte che mi hanno colpito molto ma questa mi è rimasta più in pressa di altre.
Stagioni non è né un romanzo, né una raccolta di racconti né un memoir, ma piuttosto un puzzle di ricordi, appunti zoo-botanici e sensazioni scaturite dall’aver vissuto certe situazioni nella natura delle montagne. Piccoli flash sul vissuto personale dello scrittore si mescolano alla Storia del Novecento italiano e le stagioni sono il pretesto per poter parlare al meglio del carico emozionale che la montagna sempre elargisce a coloro che sanno coglierne le meraviglie e gli orrori. Non posso dire che questo sia uno dei libri più riusciti di Rigoni-Stern proprio per via della sua estrema frammentarietà, ma è stato emozionante e confortante il riconoscere sensazioni e stati d’animo comuni ispirati dalla vita in quota.
Visioni naturalistiche e memorie della prima e della seconda guerra mondiale raccolte in punta di penna in uno degli ultimi libri di Rigoni Stern, con qualche sguardo a distanza scambiato con altri grandi scrittori suoi affini, Biamonti e Primo Levi. Grazie a Paolo Rumiz, che lo aveva incontrato in uno dei viaggi raccontati nella Leggenda dei Monti Naviganti, e che mi ha fatto venire voglia di conoscerlo meglio.
è un libro gradevole da cui lasciarsi portare se si è in un periodo di stanca, ma lo sconsiglio se si ha voglia di una trama o di qualcosa di coinvolgente. è fatto tutto a flash: episodi della propria vita legati a eventi naturali (la caccia, i boschi, il comportamento degli uccelli) alternati a sprazzi di ricordi della guerra. il tono è malinconico e quieto, come di un anziano perso tra i ricordi.
Capisco l’importanza dell’autore ma il libro è il classico esempio di un testo che si può benissimo non leggere. Passa tutto il tempo descrivendo la bellezza e l’importanza degli animali e della natura in genere (con una vena di moralismo un po’ antipatica) per concludere descrivendo le gesta nelle battute di caccia…bah.
Sebbene semplice ed essenziale, la prosa dell'Autore riesce spesso ad essere lirica e trascinante, raccontando di un mondo ormai scomparso che fa nascere dentro la nostalgia di di qualcosa che si vorrebbe aver vissuto.Per amanti della natura.
Un'ode alla natura e a chi se ne prende cura. Pagine che sanno di formaggio ben stagionato, di larici dorati, di neve sugli abeti, di passeggiate nel verde dell'Altipiano e di zuppe in ciotole di legno. L'odore di Mario è proprio questo, quello della sua montagna.
Commovente. Un'amalgama di ricordi e pensieri legati dal susseguirsi delle stagioni nelle quali sono avvenuti. Un libretto sorprendentemente coinvolgente nonostante la poca struttura. Ogni volta che leggo Rigoni Stern capisco l'Italia in po' meglio e amo gli italiani ancora di più.
Tutto è profondamente vero in questo libro: il freddo, la neve, la fatica, il ristoro e il sangue. Viene nostalgia. Lo scorrere del tempo delle stagioni pare impercettibile e al contempo improvviso. Commuove l’attenzione per le piccole cose della natura, la profonda conoscenza dei suoi ritmi, percependo il mondo naturale non come alterità rispetto all’uomo, ma come profondamente in connessione con esso
Vari ricordi dell'autore sono scanditi dallo svolgersi delle stagioni. Questi sono per lo più sensazioni scaturite dall'osservazione della flora e della fauna tipiche del bosco e dei monti vissuti dall'autore. I caprioli, gli urogalli, la caccia, la neve, la guerra. Tanti episodi, tante emozioni. In un paio di occasioni lo scenario muta: per esempio ci ritroviamo a Versailles, una parentesi che ho molto apprezzato.
Descrizioni davvero efficaci, sembra di stare leggendo in un prato invece che in ufficio, attendendo di poter andare quando tutti - colleghi e clienti - si sono invece fatti la mezza gioranta prefestiva.