E se Dio fosse una donna? Se invece di dio, si dicesse o si fosse in origine detto: Dea? E’ la teoria di un certo Hans Christoph Schoell, che nel 1936, basandosi su reperti archeologici, sulla toponomastica, su affreschi che affiorano ancora in qualche chiesetta del Sudtirolo, scampati dalla pressa coercitiva del cristianesimo soprattutto dopo il Concilio di Trento e anche su quello che trapela da fiabe e filastrocche ipotizza. Lo propone per quell’area dell’Europa odierna che va grossomodo da Colonia fino all’Alto Adige, ovvero prova a dire che originariamente gli uomini vivevano in società matriarcali che veneravano delle dee, o forse una trinità femminile, una e trina. Negli anni Settanta del secolo scorso, in pieno femminismo, Erni Kutter rielabola il materiale dello Schoell insieme ad altri documenti storici. Ne fa un libro ben scritto, facilmente seguibile, interessante ma non del tutto serio, purtroppo. Da una parte la Kutter è decisamente impregnata di un certo spirito femminista (anti maschile) proprio degli anni Settanta del secolo scorso, a causa dei quali si lascia andare a commenti che esulano dalla neutralità necessaria al ricercatore, come: “E così le gane gliel’hanno fatta vedere a quel patriarca!”) dall’altra, soprattutto nella seconda metà del volume, si appoggia decisamente troppo a tutta una serie di ipotesi che però nel giro di tre parole, rende verità. Il testo inoltre diventa sempre più confuso perché comincia a mettere insieme tutto il materiale possibile, in una sorta di minestrone che comprende: i luoghi di culto nelle grotte, Notburga, le Beghine, Sant’Orosola, le raccoglitrici di erbe (le medichesse, per così dire), le costellazioni e la luna, le divinità egizie e la Vergine Maria. Sicuramente è possibile trovare un filo rosso che collega tutto, ma l’esposizione poteva e doveva essere un po’ più chiara, lineare e soprattutto non dare per certo tutta una sfilza di “possiamo sicuramente ipotizzare”, “si lascia certamente individuare”, “intravediamo con tutta certezza”, “è un’ipotesi che lascia indubbiamente intuire” e così via. In conclusione, un libro interessante ma che va preso con le pinze e scremato per benino.