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Io, piccola ospite del Führer

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Berlino, ultimo inverno prima della disfatta. Il cielo «è rosso come se stesse sanguinando». Sulle strade sventrate della città che brucia, un omnibus sbuffa e arranca. A bordo ci sono Helga e suo fratello Peter insieme ad altri piccoli ospiti del Führer, uno sparuto gruppo di bambini «privilegiati» che trascorreranno ventiquattr'ore nel bunker sotto la Cancelleria del Reich: un forziere pieno di tesori, come le salsicce, il dentifricio, la carta igienica; un dedalo di morte dove potranno stringere la mano al grande Führer Adolf Hitler.

Attraverso la leggerezza inconsapevole del suo sguardo di bambina costretta ad affrontare una realtà sinistra e indecifrabile, Helga Schneider nel suo ruolo di testimone ci racconta dell'ultima dimora di Hitler: estremo avamposto di un sogno di grandezza irriducibile e disumano.

132 pages, Paperback

Published January 1, 2006

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About the author

Helga Schneider

35 books53 followers
Nasce nel 1937 in Slesia (territorio tedesco che dopo la seconda guerra mondiale sarà assegnato alla Polonia). Nel 1941 Helga e suo fratello Peter, rispettivamente di 4 anni e 19 mesi, con il padre già al fronte, vengono abbandonati a Berlino dalla madre, che arruolatasi come ausiliaria nelle SS diverrà guardiana al campo femminile di Ravensbruck e successivamente di Auschwitz-Birkenau.
Helga e Peter vengono accolti nella lussuosa villa della sorella del padre, zia Margarete (dopo la guerra morirà per suicidio), in attesa che la nonna paterna arrivi dalla Polonia per occuparsi dei nipoti. La donna accudisce i bambini per circa un anno nell'appartamento situato a Berlin-Niederschönhausen (Pankow), dove i piccoli avevano vissuto in precedenza con i genitori.
Durante una licenza dal fronte, il padre conosce una giovane berlinese, Ursula, e nel 1942 decide di sposarla. Ma la matrigna accetta solo il piccolo Peter e fa internare Helga prima in un istituto di correzione per bambini difficili, e poi in un collegio per ragazzi indesiderati dalle famiglie, o provenienti da nuclei familiari falliti.
Dal collegio, che si trova a Oranienburg-Eden, presso Berlino, nell'autunno del 1944 la zia acquisita Hilde (sorella della matrigna) riconduce Helga in una Berlino ormai ridotta a un cumulo di rovine e macerie. Dagli ultimi mesi del 1944 fino alla fine della guerra, Helga e la sua famiglia sono costretti a vivere in una cantina a causa dei continui bombardamenti effettuati dagli inglesi e dagli americani, patendo il freddo e la fame.
Nel dicembre del 1944 Helga e suo fratello Peter, grazie alla zia Hilde collaboratrice nell'ufficio di propaganda del ministro Joseph Goebbels, vengono scelti, insieme a molti altri bambini berlinesi, per essere "i piccoli ospiti del Führer", null'altro che un'operazione propagandistica escogitata da Goebbels, che li porterà nel famoso bunker del Führer dove incontreranno Adolf Hitler in persona, descritto dalla scrittrice come un uomo vecchio, dal passo strascicato, con la faccia piena di rughe e la stretta di mano molle e sudaticcia.
Nel 1948 Helga e famiglia rimpatriano in Austria stabilendosi in un primo momento ad Attersee, accolti dai nonni paterni. Dal 1963 Helga vive in Italia dove ha pubblicato molti libri.
Nel 1971, venuta a sapere dell'esistenza ancora in vita della madre che l'aveva abbandonata, sente il desiderio di andarla a visitare a Vienna dove la donna vive. Scoprirà che la madre, dopo 30 anni, non ha rinnegato nulla del suo passato, di cui conserva orgogliosamente come caro ricordo la divisa di SS che vorrebbe che Helga indossasse e alla quale vuole regalare gioielli, di dubbia provenienza. Stravolta da quell'incontro, tuttavia Helga vorrà, con non diversi risultati, tornare a trovare la madre nel 1998. Da questo secondo incontro negativo e traumatico a causa della fede irriducibile della madre nell'ideologia nazista nasce il libro Lasciami andare, madre, uscito in Italia nel 2001.

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Displaying 1 - 7 of 7 reviews
Profile Image for Romanticamente Fantasy.
7,961 reviews235 followers
January 27, 2022
Emanuela - per RFS
.
Sono molto grata a Barbara per avermi dato la possibilità di leggere e recensire questo piccolo libricino di un’autrice tedesca che non conoscevo, famosissima per le sue cronache dalla Germania ai tempi del nazismo e della disfatta.

Polacca, ma cresciuta in Austria e Germania, paese di origine dei genitori, la Schneider racconta la sua personalissima esperienza di tre giorni nel bunker di Hitler, sotto il palazzo della cancelleria. Un soggiorno frutto di una propaganda (organizzata da Goebbels) sull’orlo della fine, così come lo è la nazione: i Russi sono alle porte e i bombardamenti si susseguono senza soste in una Berlino distrutta, dove i cadaveri insepolti restano esposti tra le macerie, ammorbando l’aria del tanfo della morte.

Helga, vestita col suo abito migliore, il fratellino e un gruppo di bambini, perfettamente biondi e ariani, scendono nel bunker per “mangiare salsicce” e incontrare l’amato Führer, dimostrando ai Berlinesi che la guida di Hitler è sicura e la situazione è sotto controllo.

La memoria di Helga ci riporta la viva sensazione di oppressione e alienazione che si respira nel luogo in cui il capo di stato viveva circondato da pochi fedelissimi, condannato dalle sorti della guerra: la puzza di muffa e gasolio dell’ambiente malsano è il dato sensoriale che maggiormente viene riportato, insieme alle mura stillanti umidità e la luce tremolante dei corridoi.

Solo la presenza di cibo abbondante, un miraggio per i piccoli ospiti che nei rifugi antiaerei e nelle cantine dei palazzi berlinesi patiscono i morsi della fame, convince Helga a tenere duro e a far contenta la zia Hilde, che tanto si era adoperata per farle vivere quest’esperienza.

L’incontro con il dittatore, ormai malato e precocemente invecchiato, lascia nella bambina una vivacissima impressione di mostruosa follia mascherata da ridondante potere. Tutto ciò, negli anni, la spingerà a dedicare tantissimi libri al racconto e alla denuncia della catastrofe che travolse l’Europa e il mondo. Catastrofe provocata da un mostro in grado di soggiogare le folle e infervorare gli animi, portandoli a una cieca devozione.

Helga stessa racconterà, in un altro libro, l’incontro avvenuto a distanza di anni con la madre, che l’aveva abbandonata per arruolarsi nelle SS. Una donna che, nonostante tutto, conservava in un armadio e con orgoglio la sua divisa cachi. Per descriverla usa queste parole: “Verso di lei provo un rancore tenace, ma temo di non avere ancora rinunciato a trovare in lei qualcosa che si salva. Di qui il dubbio: è stata davvero spietata come dice o si mostra irriducibile perché io la possa odiare, liberandomi dell’incubo?”

Da leggere e far leggere alle nuove generazioni.

VOTO non voglio mettere voto, non si può valutare un caposaldo del genere storico e biografico
Profile Image for Sally68.
298 reviews31 followers
May 8, 2018
Avendo già letto "Il rogo di Berlino, questo libro per me non aggiunge niente di nuovo, inoltre, secondo me, molto meno toccante. Sicuramente è una scrittura e una lettura piacevole per chi non avesse ancora letto niente di suo. Resta comunque un argomento che mi tocca sempre molto.
Profile Image for Violino Viola.
260 reviews33 followers
August 2, 2022
Una versione ridotta de "il rogo di Berlino" se lo si è già letto questo testo aggiunge abbastanza poco. Comunque io amo questa autrice ❤️
Profile Image for caro esparza.
177 reviews3 followers
August 31, 2023
nunca me paré a pensar en todo lo que pudieron sufrir las infancias consideradas “arias.” el dolor y sufrimiento siempre será relativo, comparado con otro, pero de verdad que lxs hijxs de personas aliadas a hitler, tuvieron su propio holocausto. la falta de cariño, recreación, autoconocimiento. me dolía mucho leer la soledad de helga, sus primeros años fueron en un contexto bastante alejado de la empatía, el amor y el respeto. los comentarios de las personas adultas haciendo ver a lxs judíxs como algo indigno, peligroso.

esas criaturas jamás supieron lo que era la esperanza o el cariño, sólo aprendieron desde el principio a obedecer, hacerse menos, y “saber”, pero no preguntar, dar las cosas por hecho sin cuestionarse qué estaba bien y mal. porque lo que la alemania nazi dijese, era todo lo que estaba bien.

gracias por el regalo de cumpleaños, karen <<3
Profile Image for Monalisa.
317 reviews2 followers
February 6, 2024
He leído el libro después de "No hay cielo sobre Berlín", libro de la misma autora mucho más extenso y que creo recomendable leer antes que éste. Más que nada porque éste me ha parecido una prolongación de "No hay cielo sobre Berlín", como una ampliación de un capítulo que ya aparece en el primero. La autora, Helga, nos relata en primera persona, cómo en su infancia, junto a su hermano y otros niños "privilegiados", fueron llevados a visitar el búnker de Hitler y a conocer al Führer personalmente. La diferencia entre la vida en el exterior y el interior del búnker es abismal. Helga nos cuenta, a parte de su visita al búnker, retazos de su infancia en el Berlín del final de la Segunda Guerra Mundial, donde ya sólo hay ruinas, cadáveres y miseria, y también pinceladas de su vida posterior lejos de Berlín. Interesante testimonio.
Profile Image for Sblonderline.
1 review2 followers
January 16, 2018
I loved this book.
Una perfetta descrizione della Berlino negli ultimi mesi di guerra. Una Berlino distrutta e privata di qualsiasi alito vitale. Gli occhi dei bambini, spesso, ingrandiscono ció di cui sono testimoni, ma non in questo caso.
La Schneider descrive, in pochissime pagine, uno degli eventi più traumatici del XX secolo e lo fa con la delicatezza di una bimba che, invece di giocare con le bambole, resta attonita davanti alla carta igienica e al dentifricio.
Sicuramente leggeró altro dell’autrice.
63 reviews5 followers
Read
November 21, 2013
Previa a la historia de su madre, esta noveleta ambientada en el Berlín semidestruído del final de la Segunda Guerra, con un supuesto Hitler como segundo o primer protagonista se queda a medias o en un menor porcentaje del suculento plato Fuhreriano. Hitler es solamente una sombra, una especie de seudopersonaje descrito por los ojos limitados de una prequeña niña. Más bien es un relato de los sufrimientos de un pueblo sacrificado en el altar de la grandiosidad falsamente histórica de unos sociosicópatas creadores del mayor estado de terror de que se tenga constancia histórica. Múltiples cómplices y una mayor cantidad de seguidores crearon el estado totalitario perfecto donde no tenían cabida los imperfectos, los diferentes y todos aquellos que a la vista y opinión de los poderosos no merecieran el calificativo de humanos. Historia novelada de los pocos días que precedieron a la caída de Berlín convertida en una ciudad sucursal del averno, muestra más allá de cualquier rasgo de solidaridad, el interés de quien fue totalitariamente poderoso en uno de sus rasgos supuestamente humanos. Falaz, absolutamente falsario, el destructor, el asesino no pudo mostrar más que una de las absurdas caretas de que se revistió siempre, máscara del interés por la infancia. Pura mentira.
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