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Althénopis

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Althénopis, ovvero "Occhio di vecchia", così era chiamata Napoli dai tedeschi in tempo di guerra. Intorno a questo nome e questa città si svolge il romanzo della Ramondino, affollato di ragazzi e di donne, di vicissitudini familiari, incentrato soprattutto sulla storia del rapporto tra madre e figlia. Una città sfasciata, l'incubo della guerra e molti destini appesi a eventi incontrollabili: ognuno cerca di salvarsi e nello stesso tempo di salvare anche gli altri, come se solo tante piccole esistenze potessero cambiare un mondo condannato alla crudeltà e alla violenza.

268 pages, Paperback

First published January 1, 1981

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About the author

Fabrizia Ramondino

35 books17 followers
Fabrizia Ramondino (1936–2008) was an Italian author who has many works "which includes and crosses the boundaries between poetry, novels, plays, travelogues, memoirs, confession, self-reflection, anthropological, cultural and linguistic comment" according to Adalgisa Giorgio, who has conducted research of Ramondino's life and works.

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Profile Image for Cosimo.
443 reviews
August 31, 2019
Nati di donne

“Ogni tanto uno di noi si allontanava, e arrampicandosi di tetto in tetto, di terrazzo in terrazzo, si dirigeva là dove si sapeva che qualche donna aveva dimenticato di ritirare in casa la frutta messa a seccare, arrivava con manciate di fichi o albicocche, che venivano distribuite con rigida giustizia, cominciando dai più piccoli. Quando riuscivamo a procurarci un lenzuolo stracciato, lo mettevamo nell'angolo tra un tetto e l'altro, fissato da pietre, oppure tra una corda e l'altra fissato da mollette per i panni, e avevamo una capanna, a separarci dal vasto cielo, a proteggerci dalla caduta delle stelle. Di giorno poi due o tre di noi lì dentro se ne andavano a parlare, a sussurrare segreti”.

Althénopis è un libro che ho desiderato moltissimo, molto atteso e anticipato. È un libro inconsueto e ricercato, e non è un romanzo: è un insieme di narrazioni, come scrive con saggezza Silvio Perrella nella prefazione, cucite una a fianco all'altra come se fossero tessuti, o sentieri, o quadri, nella logica del mescolare forme e colori, pezzi e lavori, stoffe e fibre, camminate e ritorni. Ci sono moltissimi elementi di memoria d'infanzia, c'è un commovente requiem, si conosce un universo femminile di relazioni, fatti, figure, aneddoti, sentimenti e soggettività, tradizioni e generazioni. Scrive Ramondino che il mare è la più grande delle feste: le altre sono il cibo, il sole, i corpi, il sesso, gli scherzi, le chiacchiere, i giochi, le amicizie, il vestire, le case, gli abbandoni, il crescere, il maturare, i paesi delle costiere althenopee. Nelle pagine di Ramondino, la famiglia è un labirinto: luogo di dolore e di amore, di intensità e angoscia, di unione e conflitto. Il testo, pubblicato come esordio nel 1981, è ambientato nei tempi di guerra, quando la scrittrice cresceva all'ombra della madre e con la guida della nonna e cominciava a sentire dentro di sé la segreta compagnia di qualcosa, una vita dentro la vita, una piccola vita, perché ognuno di noi ha un altro se stesso, sepolto, che attende, con coperte faville, il suo giorno. Perrella riconosce nello stile esperienziale e negativo di Ramondino una sintassi, che egli accosta con arguzia al Lessico di Ginzburg, e certamente si trova anche qualcosa della folle dolcezza di una Ortese. Ci sono, nel racconto suddiviso in tre parti, la città e il territorio; scorrono le immagini del tempo di guerra e della povertà, già raccontata tra gli altri da Domenico Rea; l'originalità dell'allegria locale, la vita barbara che eccede ovunque, nel cambiamento e nella luce, negli intrecci, verso il disincanto e l'oblio. Ramondino occupa gli spazi intermedi, di traverso, con una lingua smisurata e selvatica; riesce a placare la fame emotiva del lettore, accogliendolo in luoghi di sabbia e rovine, di densità e viscere, dove l'inabitato si coniuga con il lussuoso, le domande si conciliano con gli specchi e le macchie del passato riordinano le vulnerabilità del femminile, in un sorriso sciocco e mai rapace, che si muove nel mondo, e dice io.

“La clef que tu cherches n'est pas là: jette-toi dans la vie et tu la trouveras”.
Profile Image for Laura Gotti.
587 reviews611 followers
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September 17, 2024
Avevo aspettative altissime, mi è rimasta un po' di delusione.

L'introduzione della Valerio è forse la cosa sua più insipida che abbia mai letto, senza verve, senza spunto, un po' annoiata. E già qui. Poi. Mi aspettavo un romanzo e invece sono una raccolta di quadri, di scene, di racconti, di descrizione di un'epoca e di un luogo che mi ricordano un po' la Morante e un po' mille cose già lette senza una particolare verve. La scrittura è ottima, senza dubbio, ma non mi ha avvolto e accompagnato come, per esempio, sa fare la De Cespedes. I confronti, lo so, servono a poco, ma sono inevitabili quando leggo.

Ne esco un po' annoiata e senza grande entusiasmo.
Profile Image for Ilaria.
58 reviews4 followers
July 9, 2024
La costruzione urbanistica di Ramondino ha un che di freschissimo (la frescura, per intenderci, dell'anguria appena prelevata dal frigo o del cetriolo, ma pure dell'acqua limpida di fiume primaverile, quel fresco che s'avvicina piuttosto al ghiacciato familiare) e lucido, come si trattasse di un progetto edilizio - quello necessario alla riedificazione della mitica e, al contempo, concreta e reale Althénopis - adatto non al turismo, bensì all'essere vissuto in ogni tempo dall'umano.
Fondamentale è infatti il paradosso di un racconto ancorato agli eventi infantili e adolescenziali, dai dettagli dei più singolari (le giornate al mare, i giochi in piazza tra bambini, le birichinate alle ragazze grandi che tentano d'appartarsi con gli amori, le stramberie dei parenti e l'opulenza dei salotti, le cacche e i pisci e gli spunti), che tuttavia si muove quasi prosciugando le memorie dei lettori che, certamente, guardano alla pagina come a una testimonianza assai vicina e comunitaria - questi sentimenti provati d'infanzia sbarazzina e curiosa, scalza e istituita tra i palazzi, le vie, la sabbia si legano, sì, al luogo (nonostante questo possa essere anche fantasiosamente nominato e, in ogni caso, ben individuato lungo lo Stivale), ma assumono nel solito momento la forza per uno scavalcamento atemporale. Contano, sì, la povertà e l'inedia belliche, che plasmano come la narratrice l'abitato e gli abitanti; sembra, però, che l'energia di una memoria personale possano pure oltre la guerra e la fame.

Interessante, poi, la scansione stessa del volume, diviso in tre parti: se nella prima parte, il ricordo è, come già detto, ben fermo, per la maggior parte, sui luoghi della città, dai palazzi ai lastrici alle piazze, nel secondo ai luoghi (soprattutto esterni) si sostituiscono il parentelame e le loro abitazioni, quasi inscindibili dai primi, ché tutto parla d'usi e costumi che paiono stamparsi sulla parete o imprimersi entro calici, ninnoli e lenzuola; la terza e ultima parte sfinisce la memoria, si torna all'inanimato-animato, all'oggetto che, anche in tal caso, s'anima assumendo, come la casa, un carattere antropico - gli occhiali hanno carattere, le forbici hanno carattere. La terza parte differisce totalmente dalle prime due - e ricorda il principio di un Dedalus, di una Bella Baxter o di un Adamo che, imparando pian piano la nomina delle cose, non soltanto è in grado di dire della maturità ciò che non è possibile dire dell'infanzia, ma raggiunge quell'astrazione del reale umano che poche scrittrici accolgono con la comodità di Ramondino: e la Figlia diviene la Figlia, la Madre diviene la Madre, divenendo tuttavia pure Figlia a sua volta, fino a scomparire nell'organico dei fluidi e dei gesti proibiti all'adulto. Non vi è altro più di abissalmente diverso dall'ultima Madre, la morente, e la madre al momento della partenza verso la Capitale - la madre, contenta come una bambina, addirittura suscita tenerezza nella narratrice, la figlia che, anche in questo caso, brilla avvicinandosi a chi, avendo da sempre visto la propria madre cupa e oscurata tra le tende della camera da letto, la pezza fredda sulla fronte, sa con sensibilità cogliere quel guizzo infantile tra le gote di chi esperisce la felicità dell'età adulta per la prima volta.
Profile Image for Francesca Umidetti.
23 reviews5 followers
May 27, 2020
“adda sbarià”: dal castigliano “desvariar”: vaneggiare, delirare. Nel verbo althenopeo “sbarià” si è attenuato il senso del vaneggiamento sostituto dell’idea dello sforzo futile, fine a se stesso. Sentono il bisogno di “sbarià” soprattutto i ragazzi, i vecchi e le persone infelici.
Profile Image for Lee Foust.
Author 11 books213 followers
August 26, 2022
I haven't been this angry at a book since I read Pessoa's The Book of Disquiet. That is to say, there are gestures and passages of immense beauty in this "novel" worthy of the highest praise, but the whole... Well, there is no real whole, just a long, long haul of both good and even stunning passages of fabulous description with not enough sinews to hold them together as a body. It just collapses into a messy heap all over one's lap when you try to hold the book together in your hands.

First of all, I put the word novel in quotation marks because 90% of this book reads like a childhood memoir, its observations and descriptions too close, personal, and ultimately disjointed to quite form the narrative part of a novel with which readers have become familiar over the three centuries of novel writing that precede it.

Look, I understand that this is the most forced element of the form of fiction, that the random conglomeration of experiences we call life might arrange themselves into a tellable story, still, it's part of the tripartite three words we use to define a novel--a long prose narrative. And I know that "narrative," emphasizing as it does the tellability rather than the form of a story, might actually stretch to include such plotless recountings, I still think that 300 pages of well-crafted and often beautiful descriptions of places and people is still a lot to ask of a reader when there's no discernable story being told to hold them together.

Even Samuel Beckett, probably my favorite author, has gestures toward narrative such as journeys, scenes, interactions, dialogues--even if his point is that they all add up to nothing like the kind of stories we're used to--that act to distract the reader from the ultimately static human condition of observance and continued existance in an utterly meaningless world. Ramondino, however, never really makes even these minimum gestures toward wholeness or the narrative art, and thus the first two sections, nearly 90% of this book, although often super beautifully written, refuse to hold together or to help pull us though their endless descriptions of houses, rooms, and people. We're forever at a distance, only knowing our first person narrator through her observances, never getting that plot or scene that might turn these descriptions into something beyond mere description and impression.

But before I go too far into complaining about it--for it obviously really exasperated me--let me tell you what's wonderful about it. mainly, besides its lovely flow and exquisite use of language to invoke these places and people long lost to time and circumstance, the tone of the narration is a wonder. Since I myself spent much of my free Covid lockdown time penning a childhood memoir, I totally understand how hard it is to invoke our childhood memories of place and people without the cynical baggage of an adult voice. Althenopis is a wonder, then, for capturing the perfect balance, I thought, between the childlike seeing and experience of places and people along with a slight nod, but never an intrusive adult presence to the voice that puts them down onto the page. I, for instance, had the benefit of being able to do a word search for tell-tale phrases like "I remember" and cutting literally hundreds of them, while Ramondino seems to have cannily just never fallen into the trap and to have achieved this balance through her fabulous natural finding of the perfect tone alone. For that the novel deserves five stars easily, but, well, it's also just hard to stay with it for so long when these descriptions merely multiply without going anywhere else.

Then, to top off my displeasure, the final, quite short coda of the text (the third section), suddenly turns to the third person and a much broader wholly cynical adult view to return to the mother's house as an adult and to witness her demise. While this almost constructs something of a narrative, the shift in tone and technique is so jarring that it, too, annoyed more than completed this too little too late attempt to round the text off into something of a story. On its own, it might have been an ok text, but it eschewed what I'd enjoyed most about the first 200+ pages and thus angered me even more than the long slog to get to it. The cynicism was most unwelcome after the limpid, beautiful innocence of the narrator's childhood recollections, even if it's part and parcel to the adult narrators of most novels.

Thus I have to conclude by saying that this "novel" is a beautiful disaster. I loved it and I hated it at the same time.
Profile Image for Roberto Rho.
381 reviews4 followers
October 3, 2016
Un libro incentrato sulle donne, gli uomini sono solo un contorno. Molto belle le pagine dei ricordi d'infanzia, raccontano di un mondo che non c'é piú. Meno interessanti quelle finali, riproposizioni in chiave filosofica del rapporto madre-figlia.
Profile Image for Riccardo Mazzocchio.
Author 3 books88 followers
January 18, 2021
"Quell'ambiente di maschi non poteva non deviare nella stravaganza, senza il tepore femminile a smussarne gli angoli del carattere e la femminile scienza della conservazione della specie"
Lettura non facile ma premia arrivare fino in fondo.
Profile Image for Cesare.
48 reviews1 follower
August 14, 2025
Althénopis di Fabrizia Ramondino non è un romanzo nell’accezione tradizionale del termine; è più un’esperienza percettiva, che racchiude tutti e cinque gli organi di senso, dalla vista all’udito, e che io non ho gradito — anzi, ho profondamente detestato.
Di libri tediosi fino all’esasperazione e senza capo né coda credevo di averne letti, ma a quanto pare questo si è aggiudicato il primo posto, finora.
Un libro estremamente sterile, forse neanche un libro, più una vera e propria accozzaglia, una farragine di descrizioni infruttuose, polverose e asfissianti.
La trama, in realtà, è molto accattivante e per questo fuorviante: la crescita di una bambina nel secondo dopoguerra — la Ramondino stessa — in un ambiente familiare bizzarro, intricato, sullo sfondo di una Napoli martoriata, mitologica, quasi numinosa, dove il sacro diventa spesso profano e l’innocenza dell’infanzia si scontra con la brutalità della realtà.
Quello che ci si aspetta da una sinossi del genere è una storia profonda, viscerale, di miseria e speranza, ma, purtroppo, il risultato è deludente.
Lo stile della Ramondino è inutilmente protervo, affettato, e la sua scrittura dà il mal di testa e il nervoso: densa, opprimente, ostica, solida, futilmente filosofica e metafisica. I periodi delle frasi sono lunghi ed estenuanti, e le parole sono massi pesanti, impossibili da smuovere, intricati ricami di trina, difficili da decifrare e il cui significato è arduo coglierlo — se un significato c’è.
In poco più di trecento pagine un dialogo non è presente, e si susseguono ininterrottamente descrizioni di qualsiasi cosa: la scrittura della Ramondino è come una telecamera che segue ogni movimento, come lo sguardo di un rapace che si insinua in ogni particolare — della vegetazione, dell’arredamento, degli abiti, delle vettovaglie, addirittura dei bisogni fisiologici.
E, anche se comprendo l’intento della scrittrice di usare le deiezioni come mezzo per rappresentare l’innocenza infantile e per rompere con la narrazione linda tipica della borghesia, convenzionale, credo che esistano altri strumenti: forse una trasgressione intellettuale travestita da fetish, chi lo sa.
Per non parlare dei personaggi, un ammasso di parenti e amici labili e inafferrabili, ed estremamente inutili. Se ne salva solo qualcuno, che ha davvero senso nell’intera narrazione, come la nonna: una figura spettrale, nerovestita, mitica e ancestrale, la quale sembra racchiudere, nelle sue tradizioni, nei suoi pensieri e movimenti, i gloriosi fasti delle generazioni passate.
Purtroppo, però, la figura della nonna non salverà il romanzo dalla mia sdegnosa condanna.
Inoltre, oltre a qualche riflessione filosofica della protagonista — che poi, dalla mente di una bambina mi sembra inusuale che escano certi pensieri — ma comunque, oltre a qualche breve frase, per il resto anche la protagonista è sfuggente e al lettore non è mai concesso di empatizzare con le sue vicissitudini.
Era forse l’intento della scrittrice? Non mi interessa. So solo che finire questo romanzo è stata una vera e propria impresa, frustrante e acida, che vorrei dimenticare al più presto.
In poche parole, un libro che la Ramondino poteva benissimo custodire, anche gelosamente, sottochiave, e lasciare — e sperare — che il tempo, la polvere e i pesciolini d’argento involassero in sordina questo guazzabuglio borioso e obliabile.
Profile Image for LauraT.
1,382 reviews94 followers
October 30, 2023
In effetti non più di **1/2

L'ho finito solo perchè libro del mio prossimo GdL in biblioteca, ma è veramente pesante. Scordinato, scentrato, con periodi lunghi, lunghissimi, non una pausa, non un dialogo; pagine intere che sembrano mattoni: non c'era una rientranza nella righe.
La storia - CREDO che in effetti mica l'ho capito fino in fondo - della madre dell'autrice, e della sua famiglia di origine. Ma per sprazzi, immagini, idee. Non si capisce che succede - se non un andare e venire da e verso Napoli. no, proprio no, mi spiace.

I padri degli altri ragazzi avevano anche più netti contorni a distinguerli dalle donne; erano la forza e la sopraffazione, a volte l’abbondanza, perché solo essi elargivano il superfluo. Quei padri a tavola si servivano sempre per primi, prendevano per sé il pezzo migliore e il più grosso, e intorno le donne e le bambine a servirli; picchiavano i figli maschi, e a tavola con la bocca unta e ridente mettevano tra le mani del figlio più piccolo un boccone prelibato o lo ficcavano in bocca alla madre sdentata o alla moglie che si schermiva vergognosa.

io ero costretta ogni volta a ricordare che la nonna mi diceva sempre che le persone buone non puzzano; e io, certo, buona non ero

Ma il carrettiere era stato troppo vivo e allegro perché potessi sperare per lui un mondo migliore di quello che aveva lasciato, accanto al suo asino, alle sue verdure e al suo fiasco di vino.

Su quella porta, impiallacciata di fresco, fu tagliato per la seconda volta il cordone ombelicale; bisognava imparare a respirare in modo diverso, e la Figlia si ammalò nel respiro. La Madre sino allora aveva portato la Figlia nel suo ventre, da allora la Figlia cominciò a portare la Madre sulle spalle.
Profile Image for Inertiatic85.
248 reviews10 followers
August 26, 2019
C'è una prima stranezza, in questo libro: si intitola Althénopis, eppure ad Althénopis (Napoli) non ci vivono mai, è come una specie di sfondo alle vicende che invece si svolgono nel paesino di Santa Maria del Mare - che credo fosse nel territorio di Massa Lubrense - e altre località nei dintorni. Non è un romanzo classico, con una trama che si sviluppa coerentemente dall'inizio alla fine, e questa è la principale pecca del libro, ma dipende anche dai gusti. Si tratta piuttosto di un insieme di ricordi di bambina e ritratti di persone che hanno segnato l'infanzia della protagonista, scritti con attenzione e con dolcezza, ma allo stesso tempo con fierezza, che ci garantisce un impatto diretto con la realtà di quegli anni (principalmente la seconda metà degli anni '40 del secolo scorso). Nelle ultime pagine diventa stranamente più impersonale - si cala in un rapporto Madre-Figlia che dovrebbe stringersi attorno alle due figure, eppure il lettore si allontana da loro - e si perde in un italiano più difficile. Resta l'insieme forte di una scrittrice che ci ha sicuramente messo l'anima.
Profile Image for eurydice .
22 reviews1 follower
November 29, 2025
— e gli dicevo poi: «ho rubato le fave, ho rubato i soldi o le caramelle». [...] ma tutti questi a me non parevano peccati. l'unico grande peccato che sapevo di commettere ogni giorno era quello di essere diversa dal meraviglioso fanciullo incedente sull'altare maggiore. il colore bruno della mia pelle, i miei occhi scuri, la mia magrezza, i miei timori notturni; questi ad esempio erano peccati. ed erano peccati le mie corse sfrenate sotto la pioggia [...] finché per l'affanno stramazzavo in terra, e mi abbandonavo con la guancia sul selciato; o quando dalla rocca dell'Annunziata correvo in un fiato fino alla piazza, con le mani levate, senza mai fermarmi, o quando la sera, alle nove, non volevo smettere i giochi nella piazza e invano ascoltavo i richiami di nostra madre [...] questi erano peccati. [...] era anche un peccato il mio terrore dei lampi, quando tremavo nascosta sotto il tavolo della cucina, che affacciava in aperta campagna dove i temporali attraversavano la valle.
Profile Image for sara.
47 reviews1 follower
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December 1, 2025
CHE NOIA
La scrittura potrà anche essere bellissima, ma io non posso fisicamente leggere un libro in cui non succede NULLA.
Trama? Nessuna.
Dialoghi? Non ce ne sono (no, neanche UNO).
Personaggi principali? Non pervenuti.
Non è possibile. Io sono delusissima. Avevo grandi aspettative su questo libro perché veniva menzionato nella postfazione de L’Arte della Gioia e l’autrice veniva paragonata in qualche modo a Goliarda Sapienza. D E L U S I O N E.
Come si fa ad andare avanti se non ti dà neanche la motivazione per scoprire di più sui personaggi o sull’ambientazione? (Perché è ambientato in una città inventata quindi non mi interessa neanche informarmi su ciò).
L’unica cosa che potrebbe (e dovrebbe) salvare questo libro è l’atmosfera, ma lo stile non è per niente coinvolgente, mi fa perdere la concentrazione dopo tre righe.
Sarebbe un vero e proprio strazio se la scrittura non fosse quella che è, cioè magnifica. Mi dispiace, ma in ogni caso non basta. Non mi interessa proprio finirlo. Abbandonato a pagina 140, magari verrà ripreso, magari no.
Profile Image for Ida Mazzarella.
170 reviews4 followers
September 5, 2023
Frasi articolate, lunghe, intrise di sapori, odorose, carnali ed eteree; i punti e virgola a separare elenchi che tutto rappresentano e che riportano in vita un mondo antico nel quale ci si sente totalmente immersi.

La nonna, la madre, lo zio Alceste e la zia Celeste, la governante bella. I bambini onnipresenti. Il padre interessante solo per un giorno e per il resto del tempo noiosissimo.
Althenopis, Santa Maria del mare, Corento, Metamunno, Marina, Frasca e Fraschetta.
Un lessico familiare che, come quello di Natalia Ginzburg, ti trascina nel cuore dei luoghi e delle persone.
L'infanzia è un momento di libertà  irripetibile: anche quando si è sottoposti al volere di tutti gli adulti. Più forte di ogni limite è la potenza immaginativa e creatrice e iconoclasta di un gruppo di bambini e, tra tutti quelli,  di una bambina, che ha saputo conservare lo sguardo pieno di incanto e ribellione, di poesia e di "re nudi"; che ha saputo mantenere quella voce e quello sguardo per sempre nella sua immortale scrittura.

E le note! Una ricchezza di controcanto!

La dissolvenza del mondo dell'infanzia, trasfigurata negli oggetti mutati e traslocati; nel passaggio tra Madre che diventa Figlia e viceversa, chiude con un dolore questo libro pieno di vita, e alla vita ritorna, nel gesto finale di una madre creatrice: potenza ancestrale da cui tutto ha preso forma, anche il dono e la condanna della malattia.

Althenopis incanta da sé, ma averlo letto con la cartina tornasole fornita dal libro L'esile penna, frutto dello studio di Silvia Scognamiglio e di Missconosciute, mi ha  arricchito di sentieri da percorrere "pezza pezza", tra una suggestione e l'altra, nella vita di Fabrizia Ramondino.
Meravigliosa autrice missconosciuta.

libr-ida-leggere 📚
Profile Image for Giorgia Manfè.
76 reviews336 followers
Read
November 24, 2024
Quasi un dnf, l’ho sfogliato fino alla fine sperando di trovare qualcosa che mi prendesse veramente ma non ho avuto fortuna.
Sicuramente sono io, non il libro, ma non mi aspettavo un insieme di quadri, di bellissime tele descritte nel dettaglio. E sono bellissime, sì, ma sono anche terribilmente tediose.
Non ce l’ho fatta.
Profile Image for Lisa incipitmania (profilo lettura).
223 reviews12 followers
July 9, 2024
“Mi fu cosí rivelato il segreto domestico di quella casa, e da allora, dietro ogni amoroso afflato fra due esseri, non ho mai potuto fare a meno di sentire in agguato la tragedia; e dietro le tenere voci sono rimasta in attesa dell’urlo.”
(Citazione)
Profile Image for Veronica i.libri.di.v .
121 reviews11 followers
May 18, 2023
Libro 32/2023: Questo libro è un canto di una sirena che ti chiama in mezzo alle acque per trarti in inganno e portarti negli abissi di un mondo creato solo per rapirti.

E' un romanzo al "femminile" che cela e rivela a suo piacimento parti intrecciate di una vicenda famigliare alla quale possiamo solo guardare con occhi da spettatore curioso e a tratti forse indiscreto.

@Fabrizia Ramondino, ha un tocco leggero che lascia segni profondi nella nostre anime di lettrici.

TRAMA: Mentre la seconda guerra mondiale volge al termine e da Napoli giunge il grido di una città martoriata, a Santa Maria del Mare, paesino immaginario di poche anime annidato sulla costa, la protagonista di Althénopis trascorre le sue giornate tra giochi infantili e divertenti avventure. La piccola appartiene a una famiglia bizzarra, giunta lì dall’esotica isola di Porto Quì: il padre diplomatico è sempre in viaggio, la madre, donna algida e distante, è assillata da continue emicranie e la nonna, figura onnipresente e piena di fascino, è avvolta da un’aura di mistero dai contorni quasi onirici.Quando all’improvviso il padre muore, la famiglia è costretta a trasferirsi altrove e viene ospitata da diversi parenti prima di stabilirsi definitivamente a Frasca. La ragazza, nel frattempo, diventa donna e all’inizio degli anni Cinquanta decide di intraprendere un misterioso e solitario viaggio al Nord.

Questo libro, è elegante, raffinato, intimo e introspettivo. Riesce ad aprire scenari e sfumature in un grande equilibrio tra le parti, che parlano di drammi esistenziali e la dolcezza con cui ricostruisce ambienti domestici scavando in quei rapporti delicati, potenti e complessi con una prosa incantevole che si spinge fino a diventare critica sociale del momento.

Se Avete voglia di essere sorprese, di leggere qualcosa di diverso ed intriso di colori che brillano come un prisma al sole non esitate a leggerlo..
Profile Image for Andrea Fiore.
290 reviews74 followers
April 27, 2017
"Quella morte, che volle essere operosa dalla domenica notte al sabato sera, quasi una settimana non santa ma lavorativa, raccolse attorno a sé i propri emblemi, figli, parenti, medici, amici, in veglie e ansie; per assurgere a fatto a sé, con una sua dignità; ma non volle eccedere con la sua presenza, e cessò quando ancora nessuno si era abituato. Un avviso, che non volle diventare un lamento. Così come lei era stata. Non di quelle morti improvvise, che risucchiano per un attimo i viventi nei gorghi del vuoto e li lasciano poi segnati per sempre di angoscia; né di quelle che li consumano ostinati; ma di quelle dei capi tribali, che, finito il loro compito, si ritirano per dar posto ad altri, perché la difesa della propria specie prevale su ogni altro istinto"
Profile Image for Sabrina.
Author 15 books117 followers
April 18, 2023
Oggi sono qui per parlarvi di un'altra bellissima opera arrivata nelle nostre librerie.
Come sapete sono una grande amante del genere, quindi potevo mai farmelo scappare?
Assolutamente no.
Siamo alla fine della seconda guerra mondiale, a Santa Maria del Mare, un paese immaginario di Napoli.
La nostra protagonista è proprio Althénopis che appartiene a una famiglia arrivata dall'isola di Porto Quì.
La sua famiglia ha alti e bassi ma nella vita della piccola ci sono anche degli scugnizzi che la porteranno su una strada che non è propriamente quella giusta poiché ad esempio di suoi "amici" arrivano anche a rubare ai passanti.
Poi il padre muore e sono costretti a trasferirsi a Frasca e ormai una donna, la ragazza negli anni cinquanta fa un viaggio al Nord che al ritorno la porterà a un confronto non poco drammatico con la madre.

" Il nome della mia città natale. In origine il suo nome significava «occhio di vergine». Ma pare che i tedeschi, durante l’occupazione, trovandola così imbruttita rispetto alle descrizioni di Mozart (riferite anche in una novella di Mörike) e di Goethe, le mutarono il nome in Althénopis, che starebbe appunto a significare «occhio di vecchia». Alcuni letterati apologeti della nostra città accampano l’interpretazione «occhio di saggio»; contro questa interpretazione però si oppone da un lato la constatazione che i barlumi di saggezza sono ancora troppo tenui nella nostra città, come altrove, per essere considerati duraturi; dall’altro il dizionario tedesco stesso, dove saggio suona weise e non alt. "

Non mi aspettavo un romanzo del genere, ammetto. Questa è stata una storia intensa che mi ha lasciato nel petto diverse sensazioni ed emozioni, forse anche perché alcuni luoghi descritti tra fantasia e non li conosco bene e vissuti sulla pelle.
Questo è un libro che merita assolutamente la sua fama seppur ammetto che alcuni punti pesanti mi abbiano portato a leggerlo in più giorni. Nonostante ciò, lo consiglio assolutamente a tutti gli amanti del genere.
Profile Image for Anna Russo.
118 reviews6 followers
December 10, 2024
Barocco. Generoso. Pieno. E adesso che l'autunno si consuma, questo romanzo mi fa pensare a una melagrana, un frutto che si apre con lentezza - spaccato dalla sua stessa abbondanza - e che quasi si può esplorare nella sua architettura interna dove, nascosti e aggrappolati, i grani sembrano gemme piccole luminose e infinite. Così il grappolo dei ricordi che la voce narrante allestisce per noi lettori nella sua scrittura fatta di oggetti, di stanze tappezzate, di strade che si attorcigliano tra i campi e il mare ha una sua struttura affascinante in cui perdersi è bellissimo.

Althénopis di Fabrizia Ramondino ricostruisce il periodo in cui l'infanzia pian piano sfuma nell'adolescenza prima e poi, con una cesura più netta, nell'età adulta. A cavallo tra due mondi, l'aristocrazia ormai decaduta che vive di rendite sempre più rosicchiate e le bande dei bambini abituati alla povertà e al lavoro, l'autrice omaggia il paesaggio sontuoso di Napoli e dei paesi sul mare che la circondano e in cui ha vissuto, nascondendone i nomi ma solo un poco, quel tanto che basta per renderli riconoscibili e fiabeschi al contempo. Tantissimi sono i personaggi che costruiscono plasticamente una famiglia matrilineare in cui gli uomini sembrano sbiaditi o eccentrici paredri e le donne gigantesche e tutte diverse. Come un presepe infinito (traccia di quella cultura napoletana che rende meraviglioso l'eccesso, l'abbondanza, l'horror vacui).
I lastrici: è il capitolo più bello di tutti. Sui tetti assolati che guardano al mare si celebra dell'amicizia assoluta, la libertà senza pretese, persino spericolata, possibile solo quando l'infanzia sta per finire e si desidera trattenerla con furia. Vi ho convinto?

Mi ci sono riconosciuta tanto. Ma non è solo questo il motivo per cui questo romanzo, opulento persino nel finale mesto, mi è piaciuto. È la scrittura, è lo sguardo aperto sulla meraviglia del mondo, compresi gli elementi più bassi (scarafaggi escrementi muffe ) il motivo per cui bisognerebbe leggerlo - al di là di ogni rispecchiamento.
11 reviews
May 28, 2025
A mi-chemin entre les mémoires et le roman, Althénopis surprend. Fabrizia Ramondino, avec ce premier récit publié en 1981, s'impose comme une orfèvre du souvenir. Sans trame apparente, le texte est dénué de dialogues et d'analyses psychologiques. Il fourmille pourtant de personnages - issus pour la plupart de sa propre famille - et dresse un tableau social de Naples et de ses alentours à la fin de la Seconde guerre mondiale et durant les années suivantes. Divisé en trois parties, le texte saisit toutes les nuances du quotidien à Santa Maria del Mare puis à Althénopis, lieux imaginaires que le lecteur associe toutefois rapidement à un village de la côte amalfitaine et à Naples.

Sur le ton de la fable, lumineuse et crue, Fabrizia Ramondino accorde aux perceptions de l'enfance une primauté presque absolue, enfance perçue comme la seule véritable identité. Porté par une écriture suave et viscérale, Althénopis est une restitution sensible et émotionnelle d'une réalité sociale, où les femmes et la féminité sont subtilement observées et interrogées. Par la seule force de la description et grâce au pouvoir d'évocation de celle-ci, Ramondino pose un regard profond sur la période d'après-guerre dans le Sud de l'Italie.

Un texte qu'il faut toutefois savourer avec lenteur, au risque de se faire engloutir par l'accumulation des descriptions.

Approfondissement sur : https://notesitaliennes.substack.com/...
Profile Image for Karin.
104 reviews1 follower
June 9, 2025
Maybe the Italian is too difficult for me but the other two friends who were reading this for our book club disliked it so much they didn't read very far. I finished it but I got nothing out of it other than a long Italian language lesson.

Coincidentally at the same time I returned to trying to read A la recherche du temps perdu by Proust in the original French, which got me to thinking that perhaps Althénopis is the Italian version of A la recherche... minus the beautiful descriptions. Unnervingly, just when the reader thinks something is about to happen, either nothing does, or the author suddenly skips over the event that could have been if interest and instead continues droning on about what she sees (one of my friends asked me, "Does anything ever happen, or does the author keep on describing wax melting from a lit candle?!") without imparting to me any depth or awareness of a bigger picture.

The ending was really bizarre in that the narrator starts referring to herself in the third person simply as Figlia while she makes disjointed observations as her mother is dying.

Why this book won a literary prize is beyond me.
This entire review has been hidden because of spoilers.
Profile Image for Cristina.
866 reviews38 followers
May 29, 2023
Probabile sia io, non lui, ma questo libro l'ho odiato dalla prima pagina. L'ho letto tutto solo ed esclusivamente perchè è la lettura del mese di un gruppo cui partecipo.
Troppe descrizioni, troppe parole inutili, troppi personaggi che non vanno da nessuna parte, non evolvono, non servono. Linguaggio ricercato che riesce a essere spesso e volentieri volgare, e una gran profusione di culi e deiezioni varie di cui avrei fatto volentieri a meno.
Fin qui pazienza, ma le ultime pagine completamente diverse dal resto del libro, sia nel tenore che nel ritmo, e la assoluta mancanza di un senso in questo balzo in avanti nel tempo e nello stile sono stati la classica goccia che fa traboccare il vaso.
Profile Image for Teresa.
39 reviews
February 12, 2022
Persone, luoghi, odori, sapori, vestiti, mobili, luci, suoni... L'autrice racconta l'infanzia e la preadolescenza, la vecchiaia e il lasciarsi andare di tre donne - una nonna, una madre, una figlia - in cui racchiude tratti della propria biografia. Sempre in bilico tra reali fragilità e rozzezze, e miti familiari; tra ricordo di epoche splendide, e un doloroso rifiuto della miseria presente; tra linguaggio e immagini sontuose, e materialità fatta di umori, sudori, prodotti corporei.
Profile Image for Accumulatrice di libri.
337 reviews13 followers
August 19, 2024
Quando mi specchiavo, la forza delle convenzioni mi spingeva a chiedermi se ero bella, mentre la vera non formulata domanda era: “Chi, che cosa sono?”



Si muove Ramondino, tra Woolf e Ginzburg avendo letto quasi certamente entrambe e condividendo la coscienza che certe parole utilizzate o no, come i merletti dismessi o no, e certe stoffe e i vestiti in genere, mascherano e smascherano. (Prefazione di Chiara Valerio)
Profile Image for Domenica (_salsedine).
87 reviews2 followers
February 7, 2023
Questo romanzo è scritto divinamente da una mano che vuole raccontare la sua storia fino a quel momento esatto. Centrale è la presenza femminile: nonna, madre, figlia, nelle loro solitudini e amori, dolori e piccole felicità.
I libri così mi fanno battere il cuore.
Profile Image for Zia Tantia.
37 reviews1 follower
June 15, 2021
L'ho adorato. Così vivido e pungente. Scrittura molto interessante. Una grande scoperta, naturalmente del tutto ignorato a scuola.
Profile Image for Lavinia:).
14 reviews
September 15, 2022
Assolutamente un capolavoro, il rapporto con la madre e l'infanzia è esplorato in maniera superba.
Profile Image for melissa minò.
193 reviews13 followers
April 7, 2023
Prosa incredibile, ma dovete amare in modo particolare le descrizioni se no impazzite.
È un romanzo fatto di luoghi, di case vissute e abbandonate, di figure fugaci e ambienti vissuti con le parole.
Displaying 1 - 30 of 38 reviews

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