L'idea di una "riscrittura" della Commedia dantesca venne in mente a Pasolini fin dal 1963, e lo accompagnò per il resto della vita. Solo nel 1975, infatti, egli si decise a dare alle stampe le pagine già scritte, che videro la luce postume. Con l'intenzione di creare qualcosa di "ribollente e magmatico", Pasolini si addentra in un inferno neocapitalistico e, dando voce a polemiche culturali e sociali, in un continuo intreccio di realtà e invenzione, offre un catalogo dei peccatori della sua epoca: i conformisti, i volgari, i cinici, i deboli, gli ambigui, i paurosi, i piccoli benpensanti, i servili... Nonostante ci restino solo i primi due canti, più alcuni frammenti del III, IV e VII, La Divina Mimesis rimane un'opera forte, necessaria, l'eredità dell'ultimo poeta civile italiano.
Italian poet, novelist, critic, essayst, journalist, translator, dramatist, film director, screenwriter and philosopher, often regarded as one of the greatest minds of XX century, was murdered violently in Rome in 1975 in circumstances not yet been clarified. Pasolini is best known outside Italy for his films, many of which were based on literary sources - The Gospel According to Saint Matthew, The Decameron, The Canterbury Tales...
Pasolini referred himself as a 'Catholic Marxist' and often used shocking juxtapositions of imagery to expose the vapidity of values in modern society. His essays and newspaper articles often critized the capitalistic omologation and also often contributed to public controversies which had made him many enemies. In the weeks leading up to his murder he had condemned Italy's political class for its corruption, for neo-fascist terrorist conspiracy and for collusion with the Mafia and the infamous "Propaganda 2" masonic lodge of Licio Gelli and Eugenio Cefis.
His friend, the writer Alberto Moravia, considered him "the major Italian poet" of the second half of the 20th century.
"En silencio adivinamos algo: al modo ingenuo de un muchacho que se siente inferior, y envidia a los animales y a los antepasados. Sueña que es ocioso y brutal, que vuelve de África con miembros de acero, la piel morena, la mirada audaz. Adivinamos cierta condición general del hombre, que interesa a todo hombre. Pero es poco. Contra nuestro íntimo conformismo sólo luchamos, en realidad, a ratos y con pereza. Nunca de verdad lo hemos analizado antes y rechazado después punto por punto. Nuestro íntimo conformismo encuentra oposición sólo en una fuerza misteriosa, en una gloria de vitalidad, idolatría y amor al sacrilegio.
Odiamos el conformismo de los demás porque nos impide interesarnos por el nuestro. Cada uno de nosotros odia en el otro como en un lager su propio destino. No toleramos que los demás tengan vida y costumbres bajo otro cielo. Quisiéramos siempre que algo externo, como por ejemplo un terremoto, un bombardeo, una revolución, rompiera las costumbres de los millones de pequeños burgueses que nos rodean. Por eso nuestro verdadero, absoluto héroe ha sido Hitler. Él ha sido el diputado de los Rimbaud de provincia, que se han paseado por el empedrado de sus ciudades, con la misma arrogancia con lo que otros jóvenes pequeñoburgueses —y sobre todo los que de trabajadores estaban a punto de llegar a ser pequeñoburgueses— han aceptado el conformismo de sus padres. Convencimientos y costumbres; miedos y violencias; trabajo y fiestas; patrias e iglesias. Hitler ha realizado los discursos —dulces e hipotéticos, fanáticos y confusos— mezclados con las pequeñas estelas verdes de las luciérnagas que indicaban tibieza bajo las oscuras vides; o con las voces de los chóferes en las plazas polvorientas, que indicaban nostálgicamente una capa de humedad en los escalones de piedra de los monumentos…
Hitler, nuestro héroe horroroso, encarnación de los muchachos desgraciados, que habrían querido detener el sonido de las campanas detrás de los campos de maíz, o las sirenas en el fondo de perspectivas de pórticos municipales —para que la pequeña burguesía dormida se despertara, corriera a la calle para repetir, malgré soi, los sufrimientos creadores de Cristo".
Non sono molto sicura di aver afferrato qualcosa di tangibile di questa serie di "canti" in cui le parole si inseguono, ma a me sfugge il significato complessivo. Poema in prosa, riscrittura dell'Inferno in chiave moderna, un Pasolini sia Dante che Virgilio: tutti questi sono gli unici punti fermi, il resto aggiungetelo voi.
Sorrise, sorrise ancora, come un colpevole, quasi volesse attenuare quello che aveva detto, o volesse scusarsi per la genericità a cui era costretto dalle circostanze, o anche dalla sua angoscia.
当代但丁,小资产阶级的地狱,啊多少人曾有过这样注定破碎的野心?(我也有过!)不过我还挺喜欢这个开头,50年代的自己做向导真是神来之笔哈哈哈(“为何生死关头我只捞到一个如此低配的向导,我以为葛兰西或者兰波会来。”)其实他后来设想的笔记体拼贴Inferno还是有一点可行性的。但是如今回看,反倒觉得电影才是他真正有但丁范儿的body of work。
“Non appena un uomo rappresenta – con la propria fisicità – il proprio modo di guadagnarsi il pane, suscita pietà. E allora lui se ne difende; e per difendersi cerca altri traguardi che non siano il pane. Traguardi mondani che lo salvino dalla sua condizione di produttore di merce che, valutata in oro, lo fa vivere sempre, comunque, come un piccolo borghese. E allora prendono corpo, come negli incubi, i particolari trascurabili dei suoi generi di consumo, la sua giacca, i suoi pantaloni, le sue scarpe indifese allo sguardo sui suoi piedi prosaici, che nessuna poesia potrà mai riscattare, la sua cravatta, la sua camicia, ahi, lievemente scura sull’orlo del colletto, e comprata in qualche negoziuccio snob della città, o in qualche grande magazzino luminoso uguale per tutti (cosa di una crudeltà intollerabile).”
Mi sorprende sempre la grandezza poetica di Pasolini, che in questo abbozzo di una sua Commedia dantesca attribuisce volti e forme a gruppi sociali in mezzo a ragionamenti notevolissimi su come le persone stanno al mondo, una sorta di geografia morale (l’atteggiamento piccolo-borghese di codardo anonimato o di odio distruttivo del conformismo altrui, la sofferenza ansiosa del poeta produttore e acquirente di merce e che vorrebbe esserne scisso), ed è incredibile la continuità che traccia tra i tratti fisici e biografici e le tendenze esistenziali; ovviamente centrando tutto su di sé e sulla sua esperienza del mondo, proprio come Dante, qui guidato in parte da un suo doppio e in parte da Rimbaud, dopo l’incipit in cui trova l’impasse della vita guardando la luce che cade su un incontro di operai e militanti comunisti in un cinema. Sarebbe stato bello leggere i Paradisi (ne prevedeva uno neocapitalistico e uno comunista) scritti in una neolingua più moderna, mentre concentrava nei frammenti infernali un linguaggio più prossimo a quello dantesco. Come pure sognava un’opera stratificata e fatta di note, di frammenti contra e sovrapposti, un non finito un po’ come Petrolio e a suo modo Salò, in questa sua nuova fase di costruzione di architetture letterarie che si disperdono in rivoli comunque magmatici. È un Pasolini programmatico e al contempo disperato, che nella realtà da meta-romanzo si sa morto bastonato a Palermo con frammenti di poema nella tasca della giacca; in questa confusione e commistione tra vita e opera, in questo fare poesia attraverso la propria carne c’è letteratura pura.
Oggi, 5 marzo 2022, centesimo anniversario della nascita di Pier Paolo Pasolini inizia un mio piano di lettura (e possibilmente di ri-lettura) di alcune delle sue opere, in particolare di quelle che non ho ancora affrontato e di quelle di cui non ho ancora parlato e di cui sento il bisogno di ritornarci sopra.
Questa ad esempio penso sia una delle sue opere più complesse in assoluto ma anche una delle sue più interessanti lette negli ultimi tempi. Nonostante la brevità (una novantina di pagine circa) l'opera è utilizza un linguaggio molto difficile e spesso fa riferimento ad eventi specifici in funzione critica. L'opera è un poema in prosa (seguito da una parte di "poema fotografico" in conclusione ad accompagnamento al poema a parole) mostrando già alcune forme metanarrative e di decostruzione totale di quello sperimentalismo che si ritroverà anche in Petrolio . Nella Divina Mimesis si riscrivono i primi due canti dell'inferno in chiave attuale, un inferno contemporaneo con i suoi gironi e i suoi dannati, l'inferno del neoliberismo, del neocapitalismo e del neofascismo (anche nell'accezione pasoliniana del termine ovviamente). Si mischiano elementi autobiografici e storici, aneddoti personali e riflessioni sulla mutazione antropologica dell'Italia tra gli anni '60 e '70. Pasolini lavorò all'opera sin dal 1963 e fu l'ultima opera che diede alle stampe seppur non fece in tempo a vedere, in quanto pubblicata nel novembre del 1975, alcuni giorni dopo la sua morte. Inquietante la "nota dell'editore" posta in conclusione in cui un ipotetico editore (Pasolini stesso nella realtà) scrive dell'organizzazione per la pubblicazione postuma dell'opera dato che l'autore sarebbe morto ucciso a bastonate (presso Palermo) che, per puro caso ma inquietantemente, anticipa il vero destino di Pasolini. Un libro poco noto ma essenziale per ogni persona appassionata di Pasolini come di sperimentalismo letterario.
¿Fanfic? ¿Retelling? ¿Acaso podemos aplicar estos términos tan modernos a algo que fue escrito en 1975? Claro que sí, pero la gente se enfada, así que hay que llamarlo "reescritura", que es otra forma de llamarlo, pero queda más culta. En cualquier caso, la intertextualidad está ahí, latente y presente. En este caso, Pasolini es Dante y Virgilio, está en su propio infierno personal, uno donde el capitalismo y el egoísmo está devorando todo. Escrita en prosa y, sin duda, con un lenguaje complejo (lo leí en italiano pero su traducción al español también es enreversada), La Divina Mimesis es una "imitación" (como su propio nombre, mimesis, indica) de la obra del escritor más representativo de Italia, Dante. Se mezcla la autobiografía con los problemas sociales de la época y, lamentablemente, está sin terminar, pues durante la escritura de esta obra, asesinaron a Pasolini.
Si te apasiona el experimentalismo o Pasolini, es una obra que deberías leer.
El "poema fotográfico" armado por PPP que cierra el libro:
-Grimau -Lambrakis -Reggio Emilia 1960 -Roma: muchedumbre anónima y siglo XVII -Viejas -El autor y Gadda -Mitin comunista -Muchachos, como eran al final de los años 50 -Grupo de partisanos -La tumba de Gramsci en el Testaccio -Gianfranco Contini -Escena del Bautismo -Portada de Poesia in forma di rosa -Algunos del Grupo 63 -Primeros años 60: fascistas -En el Ninfeo de valle Julia -Emilio Cecchi -Sandro Penna -La plaza de la iglesia en Casarsa -Paisaje africano
Una alegoría escrita en el siglo XX. Pasolini recurre a la dilatada tradición de la poesía italiana para construir esta reescritura de la Comedia, sus cantos nos llevan al inframundo, develan la miseria del mundo (la hipocresía de los burgueses, los intelectuales y los poetas) con humor. Cantos hechos de versículos en los que la visión del poeta puebla el infierno de fieras alegóricas, de diablas y de las figuras que él observaba y consideraba, al modo de Dante, merecedoras de habitar ahí.