Per Nazim Hikmet una poesia d'amore è un nucleo di emotività e di pensiero in cui occorre riuscire a fondere tutti gli aspetti della propria vita. Poeta d'amore e contemporaneamente poeta di battaglie, la forza dei suoi versi, lontanissima dai cliché del lirismo erotico, risiede proprio in un'inesausta partecipazione a tutto cià che accade nel mondo. E' così che in un dettato poetico unico, nato dall'incontro tra dolcezza orientale e moderna asprezza dei ritmi occidentali, due culture e due modi di vivere si uniscono, in poesie che sono sintesi magnifica di due facce, quella lirica e quella epica, della personalità di Hikmet.
Nazim Hikmet was born on January 15, 1902 in Salonika, Ottoman Empire (now Thessaloníki, Greece), where his father served in the Foreign Service. He was exposed to poetry at an early age through his artist mother and poet grandfather, and had his first poems published when he was seventeen.
Raised in Istanbul, Hikmet left Allied-occupied Turkey after the First World War and ended up in Moscow, where he attended the university and met writers and artists from all over the world. After the Turkish Independence in 1924 he returned to Turkey, but was soon arrested for working on a leftist magazine. He managed to escape to Russia, where he continued to write plays and poems.
In 1928 a general amnesty allowed Hikmet to return to Turkey, and during the next ten years he published nine books of poetry—five collections and four long poems—while working as a proofreader, journalist, scriptwriter, and translator. He left Turkey for the last time in 1951, after serving a lengthy jail sentence for his radical acts, and lived in the Soviet Union and eastern Europe, where he continued to work for the ideals of world Communism.
After receiving early recognition for his patriotic poems in syllabic meter, he came under the influence of the Russian Futurists in Moscow, and abandoned traditional forms while attempting to “depoetize” poetry.
Many of his works have been translated into English, including Human Landscapes from My Country: An Epic Novel in Verse (2009), Things I Didn’t Know I Loved (1975), The Day Before Tomorrow (1972), The Moscow Symphony (1970), and Selected Poems (1967). In 1936 he published Seyh Bedreddin destani (“The Epic of Shaykh Bedreddin”) and Memleketimden insan manzaralari (“Portraits of People from My Land”).
Hikmet died of a heart attack in Moscow in 1963. The first modern Turkish poet, he is recognized around the world as one of the great international poets of the twentieth century.
Avevo scoperto Nazim Hikmet su Instagram, tramite le sue poesie d'amore, e quindi quando anni dopo mi sono trovato davanti questo libro non ho potuto evitare di prenderlo. Ma mi aspettavo ciò che avevo visto su Instagram e ciò che raccontava il titolo, delle poesie d'amore.
Ci sono, ma sorprendentemente non sono state, per me, il piatto forte del volume. Anzi, ammetto che mi avevano lasciato in buona misura un poco deluso.
Poi arriva il resto.
Le poesie sulla morte e quelle in esilio, la lunga composizione quasi allucinata sul tempo e su Cuba, l'autobiografia e i poemetti. E questi, si, hanno fatto breccia con maggior forza in me.
Le mie poesie preferite sono sempre state quelle dei poeti ermetici, perchè sono convinto che ciò che la poesia può dare di importante rispetto alla prosa è proprio l'estasi della singola parola. Eugenio Montale su tutti. Era quindi abbastanza normale che io non sapessi nulla di Nazim Hikmet, poeta turco celebre nella seconda metà del Novecento, autore di belle poesie d'amore ma soprattutto cantore dell'esilio e della disillusione del mondo socialista. Leggere una poesia in traduzione è sempre pericoloso e sminuente, perchè la musicalità della parola cambia; ancora peggio se il poeta appartiene ad una cultura ed ad una sensibilità che non è la nostra. Pure, sono convinto che "Poesie d'amore" di Nazim Hikmet sia un libriccino prezioso. In una mondo grigio ed efficientista come il nostro, un'immagine delicata potrebbe essere vista come un'inutile smanceria. Pura, prendersi un minuto di tempo, leggere una poesia, accorgersi che è comunque preziosa, copiarla sul whatsup ed utilizzarla per mandare una telematica carezza alla propria compagna è cosa che accade di rado, e della quale comunque vale la pena. Le poesie dell'esilio raccontano un mondo. In fuga dalla patria turca che lo perseguita per le sue idee, Hikmet insegue il sogno socialista che in quegli anni riempiva la mente degli oppressi di tutto il mondo. Nonostante il socialismo reale resti un obiettivo, il lugubre grigiore degli squallidi sobborghi delle città dell' URSS sommato alla struggente nostalgia della patria e dell'amore lontano riempiono le poesie degli ultimi capitoli di un anelito e di un palpitante dolore che sono un atto d'accusa nei confronti di un mondo che non sembra trovare posto per l'amore e per la libertà.
Il più bello dei mari è quello che non navigammo. Il più bello dei nostri figli non è ancora cresciuto. I più belli dei nostri giorni non li abbiamo ancora vissuti. E quello che vorrei dirti di più bello non te l’ho ancora detto.
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La tristezza sulle mie spalle è una camicia di tela di vela lavata all’acqua di mare con una spazzola di ferro sul ponte spazzato dal vento. E in questo villaggio del sud, senza sosta nè tregua, il sole rosseggia e si gonfia di miele sulle fanciulle e dentro le albicocche.
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Nelle mie braccia tutta nuda la città la sera e tu il tuo chiarore l’odore dei tuoi capelli si riflettono sul mio viso.
Di chi è questo cuore che batte più forte delle voci e dell’ansito? è tuo è della città è della notte o forse è il mio cuore che batte forte?
Dove finisce la notte dove comincia la città? dove finisce la città dove cominci tu? dove comincio e finisco io stesso?
Ogni poesia è una perla, talvolta barocca, talaltra australiana, oppure oriente completo: bianco puro e sfumature rosa, che la luce trasforma in perfetto arcobaleno. Politico, partecipe, etimologicamente patetico. Non ripetitivo a dispetto di poche, scarne tematiche trattate (ovvero l'amore, certo, nelle sue modulazioni). Meno immediato di quanto possa apparire, per ogni età e per ogni sentire. Profondamente erotico nella maestria del taciuto.
Di chi è questo cuore che batte più forte delle voci e dell'ansito? È tuo è della città è della notte o forse è il mio cuore che batte forte? Dove finisce la notte dove comincia la città? Dove finisce la città dove cominci tu? Dove comincio e finisco io stesso?
La vita non è uno scherzo. Prendila sul serio come fa lo scoiattolo, ad esempio, senza aspettarti nulla dal di fuori o nell’al di là. Non avrai altro da fare che vivere. La vita non é uno scherzo. Prendila sul serio ma sul serio a tal punto che messo contro un muro, ad esempio, le mani legate, o dentro un laboratorio col camice bianco e grandi occhiali, tu muoia affinché vivano gli uomini gli uomini di cui non conoscerai la faccia, e morrai sapendo che nulla é più bello, più vero della vita. Prendila sul serio ma sul serio a tal punto che a settant’anni, ad esempio, pianterai degli ulivi non perché restino ai tuoi figli ma perché non crederai alla morte pur temendola, e la vita peserà di più sulla bilancia.
La vecchiaia la solitudine e io e poi una malinconia tutti e quattro camminiamo fianco a fianco senza parlarci ciascuno cammina solo ma siamo l'uno a fianco dell'altro che cosa non avremmo dato gli uni e gli altri per non sentire il rumore dei passi gli uni degli altri dentro di noi abbiamo pietà imprechiamo gli uni contro gli altri ma ci amiamo perché non crediamo gli uni negli altri che cosa non avremmo dato per arrivare a un incrocio e infilare presto quattro strade diverse ma non so se uno di noi morisse se quelli che restano sarebbero contenti la vecchiaia la solitudine e io e poi una malinconia tutti e quattro camminiamo fianco a fianco la notte prendiamo il tram i tram che non sappiamo dove vadano la notte i tram puliti larghi a tre vagoni ci portano in qualche luogo con stridori sferragliamenti a un tratto si levano davanti a noi dei muri bruciati e sotto il riverbero dei lampioni marciano diritti e testardi verso di noi delle finestre appaiono davanti a noi e vengono in folla verso di noi schiaciandosi l'una con l'altra finestre che non hanno nè vetri nè infissi che non sono finestre delle stanze degli uomini ma finestre del vuoto passiamo davanti alle porte senza battenti le porte che aprono su nulla sui marciapiedi degli uomini con tre punti sopra il bracciale aspettano il tram sono appoggiati sui loro bastoni dalle punte di gomma non so se tutti i muti sono anche dei sordi ma certo la maggior parte dei ciechi sono dei ciechi con gli occhi aperti e le luci dei tram cadono nei loro occhi aperti ma loro non si rendono conto che la luce cade nei loro occhi vecchie bigliettaie stanche fanno salire i ciechi sui tram donne che mi avete guidato teneramente tenendomi per mano a quasi tutte voi non ho dato che qualche poesia e forse un po' di tristezza sono grato a voi tutte traversiamo le tenebre degli spiazzi vuoti dove crescono i ciuffi d'erbacce i tram traversano le piazze i cui palazzi barocchi sono distrutti e le pietre bruciate spezzate si somigliano talmente che la testa ci gira e giriamo in tondo questa città è tutta bucata perché ha mandato i suoi soldati a distruggere altre città ho visto città rase al suolo avevano mandato i loro soldati a distruggere altre città e i soldati delle altre città le avevano rase al suolo ho visto città che preparavano i loro soldati per mandarli a distruggere altre città ed essere distrutte esse stesse dei violinisti salgono in tram con le scatole dei violini sotto il braccio e i loro lunghi capelli tristi non riescono a nascondere la loro calvizie questo agosto è forse l'ultimo agosto del mondo ha chiesto uno dei violinisti alla bigliettaia in una lingua che non conosco sulle piattaforme dei tram ci sono dei giovani in collera credo ch'essi stessi non sappiano perché e contro chi sono in collera che ora sarà adesso all'Avana amore mio sarà notte o giorno le ragazze scendono dai tram le loro gambe sono abbastanza ben fatte senza fare un gesto seduto dove sono le seguo e sotto il ponte di pietra sento vicinissimo al mio viso il calore delle loro bocche e volto la testa a una giovane donna che mi tocca la spalla senza ch'io sappia dov'è i suoi capelli son paglia d'oro le sue ciglia azzurre il suo collo bianco è lungo e rotondo alle fermate vecchie donne terribili con cappelli di paglia nera traversano le rotaie tenendosi per mano l'uomo seduto alla mia destra s'è inabissato dentro se stesso s'è perduto dentro se stesso è così lo so è così che la vecchiaia comincia tuttavia non è in mio potere non cadere nelle onde tristi così comincia la vecchiaia l'uomo seduto alla mia destra è caduto ancora nelle onde tristi alla porta del deposito siamo scesi dall'ultimo tram rientriamo a piedi tutti e quattro la vecchiaia la solitudine e io e poi una malinconia quando arriviamo all'albergo il sole comincia a spuntare nella nostra stanza apriamo la radio parla dei vascelli cosmici.
Semplicemente bellissima. Una delle raccolte più belle che io abbia mai letto in vita mia. Ci ho messo tantissimo a finire questo libro, perché ogni giorno mi concedevo il piacere di leggere solo qualche pagina, affinché non finisse troppo presto. È stata un’esperienza, non solo una lettura.
Tu immagina di essere un uomo che sa di dover essere ghigliottinato. Forse oggi, forse domani, ma comunque molto presto. Immagina voler scrivere una lettera a tua moglie, a tuo figlio ancora piccolo, e non sapere quale sarà l’ultima che riceveranno. Immagina aprire il portone di casa per prendere il giornale, esattamente la mattina dopo aver scritto «Forse l’ultima lettera a tuo figlio», e venir colpito da un infarto fulminante. Immagina il dolore che deve aver sopportato quel cuore, nel sorreggere il peso di una condanna imminente e di una famiglia lontana che volevi continuare a costruire, ma che hai dovuto abbandonare contro la tua volontà, per proteggere chi più ami.
E poi immagina leggere queste pagine di Hikmet, che ti vengono vendute come delle “poesie d’amore”, e che l’amore lo abbracciano davvero tutto, in ogni sua forma più sincera. Immagina finire un libro a cui ti sei affezionata, e di sentirti vicina ad un’anima ormai deceduta più di sessant’anni prima, senza poter fare nulla, se non crogiolarti nella compassione, in solitudine.
Meravigliosa raccolta di poesie sulla donna, sulla patria, sulla morte e sulla vita. La raccolta accompagna un arco di tempo piuttosto corposo (che per lo più Nazim trascorse in carcere ed in esilio e temendo la morte per impiccagione). Indimenticabili i versi dedicati alla separazione dai suoi affetti che la lotta comunista aveva comportato, soprattutto i versi dedicati al figlio (che vide pochissimo). La raccolta si chiude con una poesia sulla sua stessa morte, visionario. Da leggere almeno una volta nella vita.
3.5⭐️ a differenza di come si possa pensare, in questa raccolta di poesie vi è un faccia a faccia con tutti i tipi d’amore: l’amore per la propria persona, per la propria compagna, per la famiglia e sopratutto per la propria patria. alcune poesie sono state davvero un colpo al cuore, struggenti altre ripetitive e quasi noiose nel complesso è stata una bella lettura ma non imperdibile
Un autore che nn conoscevo fino a poco tempo fa. Poesie molto profonde. Nell’edizione del libro che ho letto io poi ci sono anche foto di uno dei miei fotografi preferiti, Doisneau.
Sei la mia schiavitù sei la mia libertà sei la mia carne che brucia come la nuda carne delle notti d’estate sei la mia patria tu, coi riflessi verdi dei tuoi occhi tu, alta e vittoriosa sei la mia nostalgia di saperti inaccessibile nel momento stesso in cui ti afferro
Nei miei studi di letteratura non ho mai incontrato Nazim Hikmet, l’ho conosciuto lavorando a scuola. L’antologia del primo liceo in cui ho lavorato si intitolava “Il più bello dei mari”, e poi sono stati gli stessi ragazzi a suggerirmi proprio quella poesia. Forse Hikmet è entrato nel canone degli autori studiati soltanto di recente? Ho usato “è l’alba” per un confronto con la poesia trobadorica. Appunto quest’ultima poesia mi è piaciuta moltissimo, come anche “Il più bello dei mari”, ma quella che mi è conquistata è una specie di romanzo in versi, “Uno strano viaggio”. Alcuni testi in traduzione italiana non suonano granché bene, in altri si è preservata un’ombra della musicalità del turco, è in momenti come questi che vorrei leggere in originale senza mediazioni.
Si può scegliere a caso (come sfogliare un atlante)
Anima mia chiudi gli occhi piano piano e come s’affonda nell’acqua immergiti nel sonno nuda e vestita di bianco il più bello dei sogni ti accoglierà anima mia chiudi gli occhi piano piano abbandonati come nell’arco delle mie braccia nel tuo sonno non dimenticarmi chiudi gli occhi pian piano i tuoi occhi marroni dove brucia una fiamma verde anima mia. Prigione di Bursa, 1948 ---------------- I pesci Nuotano nel boccale, i pesci di corallo nel boccale, in mezzo alle stelle, com'è bizzarro, mia rosa, com'è bizzarro la stupidità dei pesci di corallo sanguina dalla ferità di tante canzoni. Mosca, 1955 ---------------- La tristezza sulle mie spalle è una camicia di tela da vela lavata all'acqua di mare con una spazzola di ferro sul ponte spazzato dal vento. E in questo villaggio del sud, senza sosta né tregua, il sole rosseggia e si gonfia di miele sulle fanciulle e dentro le albicocche. Bakù, 1957 ------------------- Durante tutto il viaggio la nostalgia non si è separata da me non dico che fosse come la mia ombra mi stava accanto anche nel buio non dico che fosse come le mie mani e i miei piedi quando si dorme si perdono le mani e i piedi io non perdevo la nostalgia nemmeno durante il sonno Durante tutto il viaggio la nostalgia non si è separata da me non dico che fosse fame o sete o desiderio del fresco nell'afa o del caldo nel gelo era qualcosa che non può giungere a sazietà non era gioia o tristezza non era legata alle città alle nuvole alle canzoni ai ricordi era in me e fuori di me. Durante tutto il viaggio la nostalgia non si è separata da me e del viaggio non mi resta nulla se non quella nostalgia. Varsavia, 1960 ----------------- Sono cent’anni che non ho visto il suo viso che non ho passato il suo braccio attorno alla sua vita che non mi son fermato nei suoi occhi che non ho interrogato la chiarità del suo pensiero che non ho toccato il calore del suo ventre eravamo sullo stesso ramo insieme eravamo sullo stesso ramo caduti dallo stesso ramo ci siamo separati e tra noi il tempo è di cent’anni di cent’anni la strada e da cent’anni nella penombra corro dietro a te. Stoccolma, 1960 -------------------- Veder cadere le foglie mi lacera molto soprattutto le foglie dei viali soprattutto se sono ippocastani soprattutto se passano bimbi soprattutto se il cielo è sereno soprattutto se ho avuto, quel giorno, una buona notizia soprattutto se il cuore, quel giorno, non mi fa male soprattutto se credo, quel giorno, che quella che amo mi ami soprattutto se quel giorno mi sento d’accordo con gli uomini e con me stesso. Veder cadere le foglie mi lacera dentro Soprattutto le foglie dei viali Dei viali d'ippocastano. Lipsia, settembre 1961
Numero ventinove, dedicato a Hikmet: è stato un poeta, drammaturgo e scrittore turco naturalizzato polacco. Definito "comunista romantico" o "rivoluzionario romantico", è considerato uno dei più importanti poeti turchi dell'epoca moderna. Continua così, questa bellissima iniziativa del Corriere della Sera, che porta un secolo di poesia nelle nostre case con le grandi voci del Novecento in una collezione di antologie inedite, con ricchi apparati e nuove introduzioni. Un appassionato racconto del mondo attraverso i versi dei più grandi poeti italiani e stranieri.
Hickmet, ebbe vita travagliata, subì il carcere e l'esilio, fervente comunista viaggiò molto ma soprattutto amò molto, si sposò quattro volte e comunque ebbe molti amori. È ricordato principalmente per il suo capolavoro, la raccolta "Poesie d'amore", che testimonia il suo grande impegno sociale e il suo profondo sentimento poetico.
I poeti che cantano dell'amore mi piacciono tantissimo, la poesia è essa stessa amore secondo me, Hikmet non è ermetico, è di facile comprensione e le parole arrivano direttamente al cuore del lettore: « Il più bello dei mari / è quello che non navigammo. / Il più bello dei nostri figli / non è ancora cresciuto. / I più belli dei nostri giorni / non li abbiamo ancora vissuti. / E quello / che vorrei dirti di più bello / non te l'ho ancora detto » (Nazim Hikmet, Il più bello dei mari).
Questa raccolta è egregia e le poesie che più mi sono piaciute sono state: "Il più bello dei mari", "I giorni sono sempre più brevi", "I tuoi occhi, I tuoi occhi, I tuoi occhi", "La notte", "Nel cortile c'è neve fino al ginocchio", "Foglie morte", "Ti sei stancata di portare il mio peso", "La vita non è uno scherzo", "Il mio funerale".
Hikmet fa parte parte dei miei poeti preferiti e ribadisco ancora una volta la bellezza, anche editoriale e la cura di questa collana che è forse la più riuscita del Corriere, rimango sempre ansioso di scoprire nuovi orizzonti poetici con le prossime uscite che consiglio vermante a tutti.
Sei la mia schiavitù, sei la mia libertà, sei la mia carne che brucia come la nuda carne delle notti d'estate. Sei la mia patria, tu, coi riflessi verdi dei tuoi occhi, tu, alta e vittoriosa. Sei la mia nostalgia di saperti inaccessibile nel momento stesso in cui ti afferro.
Versi drammatici quelli di Hikmet. Straordinaria l'ultima lettera al figlio Mehmet. "Non ci si può saziare del mondo" è uno dei versi che ho più amato.
Le poesie di Hikmet...✨ mi hanno fatto inevitabilmente pulsare il cuore più forte, ho tremato e sorriso. ho fatto certe parole di Hikmet mie.
mi ha fatto sognare in alcune città, tenendo però i piedi per terra visto il contesto in cui le scrive, siamo nel periodo durante e dopo la guerra per l'indipendenza turca, parla anche dell'esilio e mette in versi emozioni che noi, un po' di anni dopo, possiamo solo immaginare.
> consiglio questa raccolta di poesie perché restano nel cuore. i tanti post-it dimostrano come certe parole hanno perforato la mia anima tanto da doverle sottolineare, postillare.
p.s fate un salto sulla mia pagina @/libridimar su instagram per avere tanti consigli di lettura e leggere recensioni come queste!
Un primo approccio a questo poeta molto positivo. In Turchia Hikmet è noto per il suo attivismo politico, che ne influenza fortemente l'opera. Effettivamente, nonostante questa sia una selezione di poesie che hanno come tema portante l'amore, la dimensione politica non è mai troppo lontana. In chiusura c'è la bellissima "Ultima lettera al figlio", anche nota come “Prima di tutto l’uomo”, un vero e proprio manifesto di speranza. Spero di leggere presto altre opere di questo poeta.
Non solo il più grande poeta turco del novecento, ma uno dei più grandi in assoluto.
Il più bello dei mari
Il più bello dei mari è quello che non navigammo. Il più bello dei nostri figli non è ancora cresciuto. I più belli dei nostri giorni non li abbiamo ancora vissuti. E quello che vorrei dirti di più bello non te l’ho ancora detto.
Il mio poeta preferito, personaggio iconico. Il libro contiene varie poesie prese da vari periodi della sua vita (esilio, carcere e altro). Credo che rappresenti perfettamente la situazione del poeta, anche nei momenti più difficili.
... Da una parte gli aguzzini ci separano come un muro dall’altra questo cuore sciagurato che mi ha fatto un brutto scherzo
mio piccolo Mehmet forse il destino non mi concederà di rivederti. Sarai già un ragazzo biondo, snello, alto di statura tale e quale una spiga di grano come una volta lo sono stato anch’io; i tuoi occhi infiniti, come quelli di tua madre quello strascico amaro di tristezza che alle volte li assale, quella tua fronte chiara e senza fine e quella bella voce -in confronto la mia era davvero atroce- Le canzoni che intonerai spezzeranno i cuori, sarai anche un brillante oratore -in questo me la cavavo pure io, quando ancora la gente non mi dava sui nervi- dalle tue labbra colerà copioso il miele. Ah, mio piccolo Mehmet quanti cuori ruberai!
E’ difficile allevare un figlio senza padre non rendere più duro il compito a tua madre io di gioia non gliene ho potuta dare dagliene tu per me, ti prego.
Tua madre forte come la seta tua madre che sarà bella anche all’età delle nonne come il primo giorno in cui la vidi quando aveva diciassette anni sulla riva del Bosforo…..
Non ho paura di morire, figlio mio; però malgrado tutto a volte quando lavoro trasalisco di colpo oppure nella solitudine del dormiveglia contare i giorni è difficile non ci si può saziare del mondo Mehmet non ci si può saziare.
Non vivere su questa terra come un inquilino oppure come un turista nella natura vivi in questo mondo come se fosse la casa di tuo padre credi al grano al mare alla terra ma soprattutto all’uomo.
Senti la tristezza del ramo che si secca del pianeta che soffre dell’animale infermo ma senti innanzitutto la tristezza dell’uomo.
Che tutti i beni terrestri ti diano gioia che ti dia gioia l’ombra e anche il chiaro di luna che le quattro stagioni ti diano gioia ma che soprattutto la gioia dell’uomo ti dia gioia.
E’ un bel paese, la Turchia tra tutti i paesi della terra i suoi uomini sono di buona lega sono lavoratori pensosi e risoluti e atrocemente miserabili.
Si è sofferto e si soffre ancora ma il futuro sarà senz’altro luminoso.
Lo costruirai tu stesso insieme al nostro popolo lo vedrai coi tuoi occhi riuscirai a carezzarlo con le mani.
Mehmet, forse morirò lontano dalla mia lingua dalle mie canzoni lontano dal mio sale e dal mio pane con la nostalgia di tua madre e di te del mio popolo e dei miei compagni ma non in esilio non in terra straniera morirò nel paese dei miei sogni nella bianca città dei miei giorni più belli.
Me ne vado ma sono calmo la vita che si disperde in me si ritroverà in te per lungo tempo e nel mio popolo per sempre.
Riporto l’introduzione, che può forse aiutare a scegliere tra le edizioni chi volesse leggere qualcosa di Hikmet: In questa nuova edizione, alle precedenti "Poesie d'amore", sono stati aggiunti sedici componimenti di varie epoche, la cui lettura può accrescere la conoscenza dell'opera del poeta. Vi si notano soprattutto le «Poesie sulla morte» fra cui «Ultima lettera da Berlino» e «Il mio funerale», le ultime scritte da Hikmet prima della scomparsa.
Mi sono avvicinato a Nâzım Hikmet dopo aver letto su di lui in Modi di vedere di John Berger, e poi su Wikipedia. Mi pare straordinario come privazioni, il carcere, l’esilio non abbiano "incattivito" il suo animo.
"Il mio funerale partirà dal nostro cortile? Come mi farete scendere giù dal terzo piano? La bara nell'ascensore non c'entra e la scala è tanto stretta.
Il cortile sarà, forse, pieno di sole, di piccioni forse nevicherà, i bambini giocheranno strillando forse sull'asfalto bagnato cadrà la pioggia e al solito ci saranno i bidoni per l'immondezza.
Se mi tiran su nel furgone col viso scoperto, come usa qui, forse mi cadrà in fronte qualcosa di un piccione, porta fortuna, che ci sia o no la fanfara, i bambini accorreranno i bambini sono sempre curiosi dei morti.
La finestra della nostra cucina mi seguirà con lo sguardo il nostro balcone mi accompagnerà col bucato steso. Sono stato felice in questo cortile, pienamente felice. Vicini miei del cortile, vi auguro lunga vita, a tutti."
A poetry book with a lot of history, both personal and universal, and the two things seems to be at once. Just like the love of the poet's life are a woman and a city at once. It's the story of a man, it's the story of nostalgia being one's companion but they both leave each other alone. It's the story of evoking a woman and coming to love more the image of her than her, as she's a memory and then more and more of a painting. The flow of the poet is immaculate and strong, with repetitions that some times are at the brink of obsession for certain images, certain concepts, that reinforce themselves in their impact. The woman is a mythological creature, but Istanbul is even more of a mythological creature. And so you follow the footsteps of a stranger in lonely cities without his love.
“Il miracolo del rinnovamento, mio cuore, è il non ripetersi del ripetersi.”
Non conoscevo questo libro e sfogliandolo in libreria ho deciso di prenderlo e leggerlo.
Mi aspettavo di più devo dire, non so perché mi è piaciuto, ma non mi ha fatto impazzire ecco.
Le poesie sono nostalgiche e tragiche per quello che l'autore vive e ha vissuto, spesso c'erano delle ripetizioni che mi stancavano un po' e a tratti poesie che mi invogliavano a lasciare il libro.
Dall'altra parte, c'erano versi d'amore che mi faceva piacere leggere e versi che mi segnavano nel profondo portandomi a riflettere su determinate cose.
Per i miei gusti, direi carino. A chi cerca delle poesie ''leggere'' non lo consiglio molto.
« […] Parliamo con Abidìn delle piazze degli edifici ed egli traccia il segno della velocità infinita della piazza infinita su di un rettangolo con dei colori; e io mangio i colori come se fossero frutti. Matisse fruttivendolo vende i frutti del cosmo anche Abidìn e Levà le piazze e i colori del microscopio del telescopio degli oblò dei razzi e i loro poeti e i loro pittori e i loro astronauti e l'arancione diventa azzurro poi seta nera tutta nera: ma tutti, anche sulla più lontana frontiera del mondo, sono colori del nostro mondo. […]».
Nazim Hikmet, “Uno strano viaggio L’Avana 1962” in “Poesie d'amore”, [1963], 2002,
“Sono cent’anni che non ho visto il suo viso che non ho passato il braccio attorno alla sua vita che non mi son fermato nei suoi occhi che non ho interrogato la chiarità del suo pensiero che non ho toccato il calore del suo ventre eravamo sullo stesso ramo insieme eravamo sullo stesso ramo caduti dallo stesso ramo ci siamo separati e tra noi il tempo è di cent’anni di cent’anni la strada e da cent’anni nella penombra corro dietro a te”. Stoccolma, 1960 la miglior descrizione che potrei immaginare..
Emozioni che trafiggono come lame e carezze. La nostalgia risuona in tutte le poesie che sono capaci di esprimere anche grande affetto, impotenza, amore attraverso immagini semplici e quotidiane che abbracciano il mondo.
"E muore e nasce a tutta forza Albero stella uomo Virus eccetera eccetera
Un tumulto uno strepito Speranza malinconia Nostalgia E nasce e muore A tutto vapore"❤