La prima indagine del detective "per forza" Lazzaro Sant'Andrea: un bambino scompare, poi un altro; si verifica così un infame delitto nell'apparente tranquillità di un paese trentino, Bellamonte. Prima che avvenga una terza sparizione, Lazzaro, eroe disinibito e colmo di difetti, inizia le sue ricerche. Tra personaggi troppo magri o troppo grassi, illusionisti nani e adolescenti giganti, sullo sfondo di montagne minacciose, si aggira il nostro pericoloso detective che indaga per amore delle donne e per un senso tutto personale della giustizia, in una sfida personale all'assissino e a ogni ansia di "normalità".
Andrea G. Pinketts nasce a Milano nel 1961 sotto il segno del leone ascendente ariete, sin da piccolo dimostra una pertinace tendenza all'insubordinazione e alle armi da fuoco, specialmente a quelle puntate contro di lui. Studi irregolari, espulsione dal liceo linguistico per avere mal-menato il preside disossandolo. A 17 anni dà prova di resistenza nella giungla urbana quando, essendo rimasto chiuso all'interno di un cinema periferico a causa di un colpo di sonno indotto da una bottiglia di whiskey tracannata durante la proiezione di "Tre contro tutti", demolisce il portone del cinema a colpi di mannaia. Dopo dodici giorni di servizio militare evade dalla caserma dei granatieri di Orvieto e, per evitare spiacevoli conseguenze, si finge psicopatico. Tra le sue attività annoveriamo: fotomodello, cacciatore di dote, istruttore di arti marziali, giornalista investigativo (premio "Una Remington per la strada" 1991). Le sue inchieste sul settimanale "Esquire" lo hanno visto di volta in volta sviluppare l'arte del trasformismo diventando negro, barbone, viado, satanista, pornodivo col nickname di "Udo Kuoio il re della frusta". Ha sempre avuto una passione sfrenata per le cattive compagnie, la letteratura, i bar equivoci, i sigari e le donne. Non necessariamente in questo ordine.
Si sa, la morte nobilita quasi chiunque, soprattutto quando la morte è ancora tiepida e il tempo non ha permesso di prendere le debite distanze che ristabiliscano il giudizio o la valutazione più equa su chi ci ha lasciato. Succede continuamente, per le morti di personaggi famosi, pubblici vip, giornalisti, artisti, politici, scrittori. Sull’onda della commozione chiunque ci sembra migliore di ciò che veramente è, la morte spaventa, livella, e ci fa sentire parte di un destino comune e ineluttabile.
Andrea G. Pinketts ci ha lasciato da poco, nello scorso dicembre, a causa di un cancro bastardo, anzi due, che non gli hanno dato tregua e che in meno di un anno se lo sono portato via. Come spesso accade nell’era dei social, Pinketts ha voluto condividere in rete la sua malattia con amici, fan, followers, come un colpo di coda di quella vita che lo stava abbandonando, o come un modo per sentirsi meno solo.
In realtà è un autore che ancora non avevo letto, benchè volessi farlo da tempo ma c’erano sempre letture che gli passavano davanti, la sua morte mi ha finalmente dato l’accelerata che mi mancava.
Perché Pinketts è stato davvero un personaggio eccentrico, sopra le righe e fuori dal comune, colto ed istrionico; pare, a detta di chi lo ha conosciuto dal vero, anche molto buono e generoso, dietro la sua palese ruvidezza. Pugile, attore di teatro, giornalista di nera e scrittore di noir, genere che aveva abbracciato quando ancora non imperversava così brutalmente nelle librerie, vincendo alcuni premi tra cui il prezioso Premio Scerbanenco
Si è ritagliato una sua nicchia di originalità ambientando le sue storie in alcune zone di Milano minori, a cui per la verità sono molto legata, anche da lì proviene il mio interesse per lui: Piazza Napoli e limitrofi dove mio padre è cresciuto in una villa a due piani con annesso giardino e orto, realtà anacronistica in città, un baluardo di un mondo passato stritolato e soffocato dall’incombere dei palazzi vicini; e ancora il Lorenteggio e il Giambellino quartieri che Pinketts ha percorso e fatto percorrere ai suoi personaggi malavitosi, zone di Milano che una ventina d’anni fa erano piuttosto dark, tanto lontane dai quadrilateri della moda di oggi, o dalle movide berluccicanti degli apericena che affollano in questo esatto istante Corso Como.
Proprio in questa Milano minore un giorno ho incrociato Pinketts a tenere banco in un bar di Via Vespri Siciliani: sigaro in bocca, impermeabile ampio e morbida coppola in testa; era il tipo di scrittore che passava le giornate nei bar a leggere robe altrui e a scrivere cose sue, quasi tutti i suoi libri sono nati così, fuoriusciti dall’aroma di un caffè o dalla schiuma di un boccale di birra o dalle volute fumose del suo toscano. Devo confessare per la verità che mi risultò un po’ antipatico, troppo milanese bauscia, ma per curiosità nel tempo ho continuato a tenerlo d’occhio.
Nella fattispecie il libro che ho letto Lazzaro vieni fuori non mi ha fatto proprio impazzire. Lazzaro Sant’Andrea è protagonista ricorrente dei suoi noir, un po’ un alter ego del suo creatore non un investigatore né un poliziotto ma uno che le disgrazie se le va a cercare da sé. La storia è discreta e si fa leggere piacevolmente, gradevole l’ambientazione questa volta montana in un piccolo paese trentino, ma lo stile dell’autore mi ha un po’ irritato, perché Pinketts gioca troppo a fare il duro, soprattutto il duro simpatico che è anche peggio, ed eccede in un umorismo che non giunge mai alla trivialità ma abbonda nel gusto della battuta grottesca che non sempre apprezzo...
Se la curiosità è femmina, ogni mese Ugo Milan doveva avere le mestruazioni
Anche se invece questa battuta è decisamente carina:
Quando fate ridere premeditatamente una donna, metà del lavoro è fatto. L'altra metà quando la fate piangere
Con quel guizzo per il rimando letterario ad una citazione criptata, o quella pillola di saggezza cinica, o aforisma pret a porter, che servono a stemperare la gravità di un fatto doloroso come può esserlo la morte di un bambino
la morte di un bambino, anche sconosciuto, ci colpisce tutti. È l’insulto più estremo che si possa fare alla vita. Gli si preclude la possibilità di diventare un imbecille compiuto e meravigliosamente fallibile
Peccato, volevo rendere omaggio ad uno scrittore scomparso avrei dovuto dire che il suo libro é bellissimo, invece forse ho fatto il contrario, forse gli ho fatto più male, che bene. Però mi piace pensare che ora Pinketts stia seduto ad un tavolino, nel paradiso letterario e come elogio funebre vorrei lasciare, per lui, una frase che ho sempre tanto amato:
Ogni morte di uomo mi diminuisce, perché io partecipo dell’umanità; e così non mandare a chiedere per chi suona la campana: essa suona per te
Un egocentrico sguardo al passato con un occhio al presente
Lazzaro, ritornando a Bellamonte, frazione di Predazzo in Trentino, per visitare i luoghi della sua fanciullezza, si ritrova, per curiosità e noia, ad arrangiarsi investigatore dopo aver scoperto casualmente la notizia della morte di un bambino.
Romanzo che potrebbe essere divertente, se l'umorismo, le infinite similitudini e i personaggi non dipendessero interamente dall'autore, che non rinuncia a farsi vivo in ogni frase/pensiero del protagonista autoreferenziale Lazzaro per strappare ad ogni costo un sorriso o stemperare una situazione, oscurando di fatto la già debole trama e gli altri personaggi, rendendoli comparse cartonate dietro le quinte.
Il pretesto che dà il via alla storia è deboluccio, così come la svolta finale m'è parsa abbastanza forzatella. Nel mezzo però c'è un bel libro, l'intreccio funziona, i personaggi sono forti e Pinketts ha uno stile bello frizzante. A volte il suo cercare la battuta a tutti i costi è eccessivo ma nel complesso la scrittura spigliata e divertente, e il plot abbondante fanno di Lazzaro un bel libro d'intrattenimento. Non è il mio genere e non credo leggerò altro di Pinketts ma son felice di averlo conosciuto.
Çocuksu karakterler, tırt bir olay örgüsü, başarısız bir kurgu; daha ne diyeyim? Karakterler sanki büyük insanlar gibi davranmaya çalışan çocuklar gibi konuşuyorlar. Zorlama komik benzetmelerinse kitaba hiçbir faydası olmuyor. Yeraltı edebiyatı kategorisi bu kitabı iyi açıklayamıyor. Daha çok yerüstü serpme edebiyatı, bir nevi gübre edebiyat. Gübrenin işlevselliğini aklınıza bile getirmeyin, ben daha çok kokusuna benzetmeye çalıştım.
“ Il passato è bello perché è passato, prima era bello perché era presente. Se cercate di far diventare presente il vostro passato, come minimo sbagliate la coniugazione dei verbi. “
Bellamonte, paese del Trentino, è il luogo dei ricordi felici dell'adolescenza in cui Lazzaro Sant'Andrea decide di dare l'addio all'età della spensieratezza. Tre giorni alla ricerca delle emozioni del passato, prima di affrontare un lavoro serio con le responsabilità che comporta. Due orribili fatti di cronaca si insinuano in questo suo Amarcord, quasi a segnare uno spartiacque preciso tra l'esistenza precedente e quella che lo aspetta. La trama gialla è molto diluita, sembra più un sottofondo che un tema centrale. Ma lo stile pirotecnico, la narrazione arguta priva di tempi morti, l'uso sapiente delle parole, che l'autore padroneggia come pochi altri, danno vita a un libro divertente e allo stesso tempo molto profondo. È un rito di passaggio, in cui Bellamonte rappresenta il ponte, un punto fermo tra due fasi della vita.
Lazzaro Santandrea si trova ad un bivio della vita: continuare una vita dissoluta (adattandola alla proprie personalistiche regole) oppure cambiare, assumendosi responsabilità con un impiego fisso che decreterebbe la fine della sua stagione (molto prolungata della adolescenza);
Il mezzo per iniziare questo cambiamento è Bellamonte, località trentina, dove ha vissuto la spiensierata giovinezza che cerca di salutare con un ultimo viaggio catartico, ma tra scazzottate, personaggi grotteschi e fanciulle, si verificano degli omicidi di bambini e per il protagonista sarà il pretesto per indagare e cercare di non pensare al suo travaglio interiore.
Prima opera di Pinketts che tra acrobazie letterarie e sofismi ci regala un romanzo divertente che consacrerá l'autore nell'olimpo degli scrittori.
È più un 4.5 che un 4. Racconto fresco, divertente, scorrevole, si fa leggere velocemente! Ho preferito lo stile di scrittura alla trama non troppo complessa. Non conoscevo Pinketts, è stata una piacevole sorpresa.
La trama ci introduce in un mistero avvolto nell'atmosfera inquietante della tranquilla Bellamonte, nel cuore del Trentino (anche se l'autore dichiara che sono entrambi inventati). Attraverso la scomparsa di bambini e un oscuro delitto, l'autore dipinge un affresco ricco di eccentrici personaggi e scenari montani minacciosi.
La figura del protagonista, Lazzaro, emerge come un eroe disinibito, colmo di difetti, impegnato in una ricerca personale contraddistinta da un senso singolare di giustizia e un'ossessione per le donne. Tuttavia, alla lunga, alcuni tratti della sua personalità mi sono risultati stancanti e avrei preferito una maggiore varietà di toni e sfumature. Così se, da un lato, la trama e l'ambientazione sono coinvolgenti e affascinanti, dall'altro, il protagonista è risultato eccessivamente dark per i miei gusti e la scrittura, seppur brillante e ricca di battute sagaci, ripetitiva.
E' certamente un giallo sui generis, intriso di ironia, malinconia e alcool, ma mi sa che proseguirò la serie con molta calma...
Un addio alle armi di Lazzaro Santandrea, l'ultima avventura, a modo suo, prima del benvenuto della normalità. Pinketts colora col suo stile unico un passaggio fondamentale nella vita di tutti gli uomini e metaforicamente ci presenta un nuovo avvincente caso da risolvere. Ancora una volta, se ne poteva stare buono ma non lo fa.
lazzaro ha un debole per le donne. lazzaro ha un debole per l'alcol. lazzaro torna nei luoghi dell'infanzia. lazzaro si mette nei guai. divertente, spumeggiante, amaro.
Lazzaro vieni fuori è più un romanzo di formazione che un giallo vero e proprio. Il protagonista, Lazzaro Santandrea, torna nei luoghi d'infanzia in Trentino per dire addio a se stesso e prendere una strada più sicura voluta dai genitori. "Niente più alluvioni di birra, solo vino a tavola. La moderazione sarebbe stata il colpo di grazia. Sarei diventato integrato come un bullone in una catena di montaggio. Era il mio funerale. Avrei voluto ritrovarmi, a Bellamonte, ancora una volta prima di perdermi definitivamente, prima di accettare il fatto che dovevo adattarmi alle regole della vita, perché non potevo più adattare la vita alle mie regole".
Un articolo di giornale appallottolato nella sua camera d'albergo, un bambino scomparso e trovato morto tempo prima, un altro bimbo ucciso e Lazzaro si trova dentro una situazione che lo metterà nei guai, improvvisandosi investigatore. Nel mezzo cinque donne, tutte a loro modo affascinate da lui.
L'alter ego di Andrea G. (sta per Genio) Pinketts, pseudonimo di Andrea Giovanni Rodolfo Pinchetti è un concentrato di spavalderia, eloquenza, ironia, charme.
Il romanzo ha un bel ritmo e di sicuro il punto di forza sono proprio le invenzioni linguistiche, le metafore, i pensieri di Lazzaro. Una scrittura che mi ha accalappiata sin dall'incipit, uno dei più originali mai letti: "Per molto tempo sono andato a letto tardi. La differenza tra me e Proust".
Alla fine del giallo ti importa poco, qui siamo di fronte a un esercizio di stile letterario. Più divertente seguire le vicissitudini di Lazzaro tra scazzottate, donne e sbronze.
Il libro andrebbe tutto sottolineato, vi lascio alcune frasi:
"Una traccia di un incubo che non mi apparteneva, ma che avevo ereditato per caso e di cui dovevo pagare le tasse di successione".
"La morte per violenza è una violazione di domicilio a opera della morte stessa, è un abuso di potere, è comprare un chilo di mele nel giardino dell'Eden e metterle sul conto di Adamo".
"Quello che tra capelli e occhi era chiaroscuro, in lei era però luminoso, trasparente come il cristallo della scarpetta che avrebbe perso a mezzanotte. Luccicante come srebbe stato il brillante del diadema di una regina, se avesse potuto scegliersi una padrona".
"Erano un richiamo per una specie sconosciuta di creature mattiniere, che ti fanno sperare non venga mai il pomeriggio".
"«Mio padre è un militare...» Ghiaccio nella schiena. «... Ma io sono antimilitarista.» Ghiaccio in un whysky".
"Quando incontri una sconosciuta, hai più o meno due minuti per interessarla. Se li superi, hai diritto alla mezz'ora successiva".
"Le confessioni di Monica erano più lusinghiere di quelle di Sant'Agostino".
"Da quando, bambino, avevo scoperto che i tre moschettieri erano quattro e che il protagonista non figurava nel titolo, non mi stupivo più di niente".
"La menzogna, come forma d'arte, è un privilegio di Oscar Wilde. Io mi accontentavo di un paio di risposte".
"Un uomo ha il diritto di coltivare le proprie illusioni come può coltivare gerani. Non c'è nemmeno bisogno d'acqua".
"L'unica alternativa alla paura è il coraggio".
La prefazione di Andrea Carlo Cappi è una delle più azzeccate mai lette anche perché rende giustizia alla figura di Pinketts giornalista d'inchiesta ed esperto di serial killer quando ancora i serial killer non andavano granché di moda.
“Lazzaro Santandrea, il Cyrano di una Milano dagli angoli bui eppure luminosi. Dove gli scarabocchi si tramutano in opere d’arte. E viceversa. Lazzaro prende le difese di chi ha ragione a prescindere. Di quelli che a colpirli si fa meno fatica che a proteggerli. E non per ossequio al ‘politicamente corretto’. È che gli viene così.” - Corriere della Sera
Anche Andrea G. Pinketts è stato piccolo, Lazzaro Santandrea no. Era già grande alla sua prima avventura, che è una fiaba d’azione dove il Bene e il Male si scontrano con il bene o male e ne escono sconfitti. Quando i cani latrano e i maiali abbaiano, quando i nani e i giganti si incontrano nello stesso piccolo paese, allora è il caso che Lazzaro intervenga. Fra Peter Pan e il Mostro di Düsseldorf, fra Mary Poppins e Mary Reilly, fra pedofili e cinefili, fra Swift e swing, la genesi della letteratura pinkettsiana. - Andrea G. Pinketts
Con questo volume ha inizio la nuova edizione delle opere di Andrea G. Pinketts, a partire dalla serie dei romanzi con protagonista Lazzaro Santandrea. Straordinarie invenzioni verbali, mirabolanti giochi linguistici, meravigliose atmosfere noir e personaggi indimenticabili, come il loro geniale creatore. ------------ Tre *** e mezzo
Semplicemente un giallo sui generis, proprio come l'autore. Per chi ha avuto la fortuna di conoscere il Genio di Pinketts, leggere questo libro sarà come tornare a fare una chiacchierata con lui! Se dovessi sintetizzare la sua scrittura con una citazione, userei questa: "Sì, sono un serial killer della parola. Ammazzo con mucho gusto le parole inutili, mutilo quelle fuorvianti, macello le vaccate". (Da L'Enciclopedia dei serial killer, 1997) E, dato che "i proverbi vanno bene per chi non sa inventarsi le proprie frasi" (cit.), dico che... Le parole sono lo specchio dell'anima. E Pinketts è riuscito nella nobile arte di rendersi riconoscibile attraverso la sua scrittura - che è poi riflesso della sua dialettica. Leggerlo è ascoltarlo.
Pinketts è un virtusosista della parola. Questo romanzo d'esordio trasuda la sua eccentricità ed il suo vivere "al limite" attraverso il protagonista che è in tutto e per tutto il suo alter ego. La storia in se, divertente quanto basta per farti andare avanti, è un giallo "a prestesto", dove di fatto l'intreccio noir sembra più l'occasione per far parlare il protagonista e mostrare la sua visione del mondo, che non la convinta messa in scena di una storia crime. Da questo punto di vista "Lazzaro, vieni fuori" è una storia abbastanza modesta. Nel complesso un romanzo godibile, ma nulla di memorabile.
La scrittura di Pinketts è unica, il suo noir grottesco è indimenticabile. Si legge benissimo, ci sono però un paio di cose che danno fastidio. Capisco che il romanzo sia stato scritto negli anni ‘80, ma chiamare omosessuale un uomo che abusa di bambini e li uccide è la cosa più sbagliata del mondo. Siamo davanti ad un pedofilo psicotico e non c’entra nulla con l’omosessualità. Poi, il protagonista è un donnaiolo e va bene, ci sta, ma ci sono certe battute che non sono accettabili.
Per il resto riconosco la genialità, l’umorismo nero e la teatralità dell’autocelebrazione.
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Audiolibro Sentirselo leggere dall'autore in persona è decisamente un'esperienza. Una storia con parecchia introspezione in cui un protagonista alla ricerca di sé stesso si trova un po' per caso e forse anche suo malgrado a improvvisarsi detective indagando su un omicidio avvenuto mesi prima. La storia è interessante ma a tratti ingenua (compro siringhe e quindi sono uno spacciatore?). A volte sembra un po' un manuale del broccolatore: divertente le prime due/tre volte, ma poi diventa noioso. Stile particolare, probabilmente innovativo per l'epoca, oggi ricco di epigoni e seguaci.
All'annuncio della sua morte mi sono incuriosito perché tanti amici ne erano dispiaciuti...io nn lo conoscevo e allora ho preso uno dei suoi libri più apprezzati.... Devo dire che ho scoperto, purtroppo tardi, un grande scrittore. Il giallo è in secondo piano rispetto ai pensieri e conflitti del protagonista/scrittore. Non vedo l'ora di leggerne altri
Niente da dire. Per pura casualità e un pizzico di curiosità sono inciampato in questo libro. Uno dei primi gialli italiani. Lucarelli, Montanari e Pinketts i padri italiani del genere. Bellissimo coinvolgente e un uso del linguaggio ineccepibile e originale. Consigliatissimo. Voto 10
Un racconto carino, scritto bene, ma non mi ha colpita particolarmente. Mi avevano attratto delle recensioni entusiaste su Pinketts, forse si è espresso meglio su altre sue opere.
Per molto tempo sono andato a letto tardi. La differenza tra me e Proust[....] Anche la sera precedente ero andato a letto tardi, ma come Proust, avevo perduto un sacco di tempo, le aspirazioni si effetuano solo con l'aerosol.Il resto era una giovinezza consapevolmente, orgolgiosamente dissipata nell'avvicinarmi alla trentina.