Uno scrittore deve scrivere un romanzo che ha in testa da moltissimo tempo; ma un giorno dopo l'altro, la scrittura non arriva, e più s'inceppa e si perde, più la vita dello scrittore preme con potenza, con passione, con la necessità del sangue che corre, per trovare una forma. Intorno allo scrittoio vuoto, la stanza si riempie di pensieri, di sensi di colpa, di desiderio, di telefonate clandestine, di disperati tentativi di reprimere per amore della moglie un nuovo amore nascente, giocoso e irresistibile. Lo scrittore si chiama Mauro Covacich, le giornate che racconta sono quelle del suo matrimonio con Anna, le notti sono quelle tormentose del desiderio di Susanna, di un amore nuovo e dirompente. E più lunghe e arrovellate si fanno le giornate davanti alla pagina bianca, più chiaramente emerge che la storia di un amore che nasce e di un amore che muore è l'unica che abbia senso raccontare.
Mauro Covacich è uno scrittore italiano contemporaneo nato a Trieste nel 1965. Il suo esordio avviene nel 1993 con “Storie di pazzi e di normali” (Theoria 1993, Laterza 2007). Romanzo incentrato su uno dei profili più misteriosi dell’essere umano poichè racconta storie di persone apparentemente normali che improvvisamente diventano efferati omicidi. Tematica molto attuale e che riempie le pagine della cronaca nera dei nostri quotidiani. La sua attività Attento alle varie sfaccettature dell’individuo nel contesto sociale contemporaneo, il suo stile caratterizza tutta la sua produzione narrativa. Nello specifico, le successive pubblicazioni sono “Colpo di lama” (edito da Neri Pozza 1995), “Mal d’autobus” (edito da Tropea 1997), “Anomalie” (edito da Mondadori 1998/2001), “La poetica dell’Unabomber” (casa editrice Theoria 1999), “L’Amore contro” e “A perdifiato” editi da Mondadori, “Trieste sottosopra, quindici passeggiate nella città del vento” (edizioni Laterza 2006). E poi ncora “Prima di sparire” e “A nome tuo” e „Fiona“ editi da Einaudi Edizioni. I suoi racconti si trovano in varie antologie della moderna narrativa italiana. Questo ha attirato l’attenzione del comitato scientifico della fondazione americana all’Università di Vienna che nel 1999 gli ha conferito il premio internazionale Abraham Woursell Prize. Premio che gli ha dato la possibilità di dedicarsi completamente ai soui scritti abbandonando definitivamente il ruolo di insegnante di filosofia che sino ad allora svolgeva nei licei. Ha scritto vari reportage per famose riviste tra le quali “Panorama” e ” Diario della settimana”. Ha realizzato il radiodramma “Safari” ed alcuni radio documentari per la RAI. E ‘ un collaboratore costante del Corriere della Sera del quale è stato corrispondente della prima edizione del “Grande Fratello” la cui esperienza caratterizza l’elaborazione del romanzo “Fiona” , continuazione del romanzo “A perdifiato”. Il carattere E’ uno scrittore particolare, innovativo che ha tutte le potenzialità per attrarre l’attenzione dei giovani che intravedono nelle sue opere il riflesso della società in cui vivono con una ricercatezza viva, geniale e velatamente personalizzata. Egli stesso dichiara in alcune interviste di scrivere per capire qualcosa di sè che ancora non sa. Questo carattere abolisce le distanze con l’autore che spesso i giovani avvertono nella lettura di molti testi. Sperimenta progetti innnovativi che vanno oltre la scrittura come il romanzo visivo “L’Umiliazione delle stelle” dove il protagonista è Mauro Covavich nella veste di Dario Rensich il cui filo conduttore è la corsa.
Covacich scrive un romanzo all’interno del quale il protagonista ne sta scrivendo uno a sua volta. Mi era capitato il caso in cui il personaggio principale leggesse un romanzo famoso e ciò condizionasse le sue azioni, qui invece il romanzo è ignoto e ciò fa sembrare la vicenda principale una cronaca. Una prima considerazione che mi viene in mente è l’impatto che ha avuto whatsapp sulla nostra vita. Il romanzo è stato scritto nei primi anni 2000 e gli SMS trascritti (con le abbreviazioni), sembrano i rupestri delle grotte di Lascaux. Il protagonista è uno scrittore e prende appunti per scrivere il suo romanzo sul tradimento dietro scontrini fiscali e cartoline. Scrive del tradimento mentre tradisce, parla di un maratoneta divenuto artista performer (Covacich è un ex atleta) a sua volta tradito. È uno scambio continuo fra ciò che sembra reale e ciò che sembra inventato. Da metà in poi portare avanti la lettura è stato come trascinare il cadavere di un uomo su una barella legata ad un cavallo. Il romanzo non voleva finire e anche se i capitoli erano brevi, il tempo che impiegavo a leggerli era interminabile. La storia sobbalzava come avrebbe fatto il cadavere su un fondo pietroso. Quando finalmente sono arrivato a destinazione e ho legato il cavallo esausto all’asse, Covacich ha fatto luce sulla metastoria e sulla storia, lo ha fatto all’interno del libro, non in postfazione o nella sezione dei ringraziamenti. Credo che sia stata l’assenza di ironia a generare la mia fatica. Covacich, che non scrive assolutamente male, è troppo serioso per i miei gusti. Deve esserne consapevole anche lui, in alcuni passaggi accenna alla sua ruvidezza nordica contrapponendola alla caciara capitolina, non facendo mistero di apprezzare quest’ultima. Le sue descrizioni di Roma (pur essendo lui triestino) non hanno niente da invidiare a quelle di Piperno. Il tradimento è il tema centrale, il romanzo però nutre anche ambizioni artistiche e filosofiche. Il tradimento da consumarsi in mezzo all’arte moderna e alla filosofia antica, lui sì, immutabile dalla notte dei tempi. E invece no, Covacich vi racconterà di un triangolo diversamente tragico, basterà che siate disposti a cavalcare con la barella sobbalzante al seguito.
La partenza l'ho trovata geniale, folgorante questo racconto parallelo di due persone (o personaggi): l'io che narra, che coincide con l'autore, e il protagonista del romanzo che sta scrivendo. Ma, dopo un pochetto, questa alternanza, a mio parere caotica e gestita non benissimo, stanca e non porta da nessuna parte. Un peccato vedendo l'incipit e l'explicit che si conferma una delle cose più interessanti del romanzo.
E' come fare il bagno nell'anima di qualcuno. Come poter essere in casa, davanti a un camino, fuori tre metri di neve, un brandy in mano, e lui ti racconta. Non una storia, non una finzione, non la storia per fare un libro, no, lui ti racconta la sua parte della verit�, i suoi pensieri, quelli pi� semplici ma che fanno "la vita". La cosa che mi ha colpito di pi� � l'ammissione della sua debolezza, il fatto che le due donne protagoniste decidano sempre per lui, mentre lui � in balia dei suoi sentimenti, non riesce a prendere posizione, non vince mai, � succube di ci� che succede e ci� che vorrebbe.... Mi � piaciuto, e credo che lo rilegger�, nel tempo. Un libro da tenere in biblioteca, da prestare alle persone sensibili, scritto in un italiano degno della nostra bellissima lingua.
Mi aspettavo sinceramente qualcosa di più dopo avere letto "A perdifiato". La struttura del racconto sui due filoni (quello autobiografico dello scrittore e il racconto che scrive) non si svolge in modo fluido, l'unico punto di osmosi è il malessere esistenziale dei protagonisti di fronte a scelte di separazione sofferte. Alcune pagine molto belle, tutte molto sentite, scavate nella carne.. Si rimane con un senso di incompiuto, come peraltro tutto quello che ha a che fare con il divenire delle nostre vite.
La noiosa storia di un omino che vorrebbe emozionare con le sue introspezioni fintamente profonde, ricche di frasi a effetto degne della miglior mini-serie medio-borghese in stile Rai da prima serata, che a fatica maschera l'autocompiacimento di essere uomo e avere sempre una donnina per le mani. Scrittura mediocre. Si legge in due orette, e sono buttate via.
Un libro che non mi ha entusiasmato, a tratti noioso ma didatticamente utile per la stesura del mio primo romanzo/memoir. Considero la nota finale è la parte più interessante del libro a cui dedico le tre stelle di questa breve review.
un libro da leggere al momento giusto, perché altrimenti viene fuori una mia recensione di qualche tempo fa (ma cos'è questa schifezza? ma l'Einaudi non era la casa editrice di cultura del nostro paese? la storia è banale, ok - "la cronaca di un amore che uccide un altro amore" recita la quarta, il racconto di un tradimento - ma i primi capitoli sono sinceri e ben scritti. poi diventa tutto furbo: osceno, intricato, grottesco, ma in modo finto appunto, costruito, intricato, arzigogolato. non sono riuscita ad andare oltre pagina 80 (e mi sembra di avergli già dato fin troppo, sono diventata esigente negli ultimi tempi), ma di leggere di un uomo inutile che mangia il suo vomito surgelato, si piscia addosso e si gloria di auliche citazioni e riflessioni su lettura e scrittura e della sua amante stupida come un'oca che scrive messaggini con K, X e TAT non me ne facevo veramente nulla!) in realtà è illuminante e fa sentire meno soli ed è in fondo assai vero e commovente.
Un romanzo in cui si para di quel difficile momento in cui ci si accorge di non essere più innamorati di una donna, e ci si scopre innamorati di un'altra. Almeno, questo dovrebbe essere il contenuto del romanzo. Eppure non lo si capisce mai fino in fondo. Quello che ci ho ritrovato io, invece, è un uomo che non ha il coraggio delle proprie azioni, un uomo che si lascia trasportare dagli eventi. Non parlerei neanche di amore. Insomma, per quanto mi riguarda un altro romanzo in cui un uomo parla di amore, e leggerlo non mi piace affatto. Continuo a pensare che se lo stesso soggetto l'avesse affrontato una donna, l'avrebbe fatto molto meglio! Per non parlare poi della storia immaginaria che ritroviamo ogni tanto qua e là... Maura, alter ego femminile di Mauro: questa volta chi tradisce è femmina. Interdetta e amareggiata. L'avevo comprato aspettandomi un romanzo completamente diverso.
L'autore l'ho scoperto per caso attraverso l'annuncio della presentazione del suo ultimo libro proprio nella mia città. Incuriosita ho deciso di leggere qualcosa di suo.L'ho letto volentieri e abbastanza velocemente anche se è permeato da una logica troppo "maschile". L'ho assolto solo perchè alla fine ha ammesso che i ricordi di una storia divergono a seconda dei protagonisti e la sua versione è sicuramente falsata da questo.
Vediamo un po'... Scrittore "bloccato" che, immaturo ed egocentrico, fa soffrire le donne che hanno avuto la sventura di innamorarsi di lui. Mi piace molto come scrive Covacich, e non posso dire di non ritrovarmi anche un po' nel personaggio Ma il romanzo sembra soffrire un po' della sindrome dell'autore/protagonista (e anche del protagonista del "romanzo nel romanzo"). Insomma, narcisismo al cubo.
Non riesco a dare un voto a questo libro che ho trovato molto doloroso da leggere. Posso solo immaginare il dolore dell'autore nel ricordare quel momento della sua vita e il dolore delle persone coinvolte mentre lo leggevano.