Quindici racconti di scrittori giapponesi moderni e contemporanei, tra i quali i premi Nobel Yasunari Kawabata e Kenzaburo Oe, in una raffinata antologia che mette in evidenza gli aspetti affascinanti ed enigmatici di un universo narrativo che ha ancora molto da rivelarci.
Hayashi Fumiko, La città della fisarmonica e dei pesci Hayashi Fumiko, Il tardo crisantemo Dazai Osamu, Il suono del martello Hirabayashi Taiko, Sono viva Hirabayashi Taiko, La vita di un uomo Yoshiyuki Junnosuke, Il venditore di rose Kawabata Yasunari, Luna d'acqua Fukunaga Takehiko, La palude Enchi Fumiko, L'ammaliatrice Abe Kōbō, Il gesso magico Abe Kōbō, L'uovo di piombo Fukuzawa Shichirō, Nankinkozō Ōe Kenzaburō, Uno strano lavoro Ōe Kenzaburō, L'orgoglio dei morti Endō Shūsaku, Un uomo di quarant'anni
Questa raccolta di racconti mi sembra un ottimo modo per avvicinarsi alla letteratura giapponese. Raccoglie infatti testi di autori conosciuti anche in Occidente, come Yasunari Kawabata e Kenzaburō Ōe, e di scrittori a noi ignoti, spesso tradotti qui per la prima volta in italiano. Il difetto è forse che si tratta di un’antologia ormai piuttosto vecchia, ristampata nel 2001 ma edita originariamente nel 1992: dunque non può tenere conto delle tendenze contemporanee della letteratura nipponica.
Come per tutte le antologie, il livello dei racconti è vario, ma comunque in generale piuttosto buono.
L’autore che ho preferito è stato senz’altro Kōbō Abe, del quale in Italia sono stati tradotti alcuni libri, ma che io non conoscevo. Nell’introduzione, Cristiana Ceci afferma che questo scrittore, considerato un grande della letteratura giapponese, è stato da più parti avvicinato a Kafka. I suoi due racconti qui presenti hanno come tema la difficoltà a esistere, Montale direbbe il male di vivere, anche se in realtà si tratta di qualcosa di diverso.
Nel primo racconto di Abe, Il gesso magico, il protagonista è un uomo che vive in tale stato di indigenza da non avere da mangiare. Preso dalla disperazione dovuta alla fame, inizia a disegnare cibo e bevande su una parete con un gesso che, chissà come, si ritrova in mano. Magicamente ciò che disegna prende forma e si materializza nella sua povera stanza. L’uomo prende gusto a questo “gioco” e finisce per vivere solo per quello, arrivando a sbarrare porte e finestre quando si rende conto che la magia ha effetto soltanto al buio. Il protagonista si pone in definitiva come demiurgo, creatore di un nuovo mondo in cui poter abitare in armonia – ma non c’è alcuna armonia in questo racconto.
Il secondo racconto di Abe è forse il più bello dell’intera raccolta. Si intitola L’uovo di piombo ed è in sostanza un racconto di fantascienza, ambientato in una società a noi posteriore di ben ottocentomila anni. Durante alcuni scavi minerari vengono scoperte delle antichissime civiltà fossilizzate e viene portato alla luce uno strano oggetto di piombo a forma di uovo. Si tratta di una capsula utilizzata dagli scienziati del 1987 per ibernare uno di loro fino a una data ben precisa, esattamente cento anni dopo, così da permettergli di entrare a contatto con quella società del futuro e riportare indiero le sue scoperte. Ma qualcosa è andato storto, e il risveglio non è avvenuto. Lo scienziato si risveglia solo ora, dopo ottocentomila anni, e l’impatto sarà ovviamente devastante.
Non intendo riassumere tutti gli altri racconti, voglio soltanto notare come quelli di Oe siano belli ma durissimi, impregnati di morte e di inutilità così tanto da impedire di respirare.
In generale, tutti i racconti hanno un velo di angoscia e disperazione, neanche tanto sottile, a dire il vero. Anzi. La povertà, il dolore sono elementi onnipresenti. Vengono poi trattati la vecchiaia incipiente, la morte, la malattia… Non si tratta assolutamente, dunque, di racconti allegri: tanta angoscia tutta insieme potrebbe anche essere deleteria, pertanto consiglierei a chi fosse interessato al libro di leggerlo a piccole dosi.
Allora allora allora. Ci siamo, sono grosso modo soddisfatta. Raccolta che comprende alcuni dei racconti più iconici di certe personalità letterarie nipponiche particolarmente frizzantine (soprattutto voi due là in fondo, Abe Kobo e Oe Kenzaburo). Ho apprezzato la maggior parte delle storie, alcune di esse a dir poco geniali ("L'ammaliatrice" di Enchi Fumiko e "L'uovo di piombo" di Abe Kobo), altre un filino più debolucce ("La città della fisarmonica e dei pesci" di Hayashi Fumiko e "Il suono del martello" di Dazai Osamu).
un bel libro curato bene con molte informazioni sul periodo storico e gli autori. i racconti non sono molto allegri, ma visto che sono del dopoguerra, è facile immaginare che l'atmosfera in giappone non era la stessa che si respirava in italia. interessante leggere questi classici anche per capire meglio da dove arrivano i vari Mishima, Murakami, Yoshimoto .... lo consiglio a tutti gli appassionati di giappone.
Finalmente sono riuscita a finire questo libro. E' stato piuttosto difficile arrivare fino in fondo ho avuto la tentazione di abbandonare più volte. Nel libro ci sono quindici racconti, più o meno lunghi, ma personalmente non sono riuscita a leggerne più di uno per volta a causa dell'argomento che fa un po' da filo conduttore, che a mio avviso è la perdita della speranza. Sono racconti spesso tristi, dove la morte è la protagonista, i più difficili da leggere i due di Kenzaburo Oe. Quelli che mi sono piaciuti di più non hanno nulla a che vedere con la cultura giapponese ma hanno elememti magici e di fantascienza.
15 racconti diversi di altrettanti autori. Nella prima parte narrano di episodi quotidiani durante il dopoguerra giapponese, alcuni sono racconti surreali. Comunque una lettura interessante