Il rapimento di una bambina in Val d'Ayas, un sacerdote che la chiama in aiuto e un uomo che la cerca, ogni notte, per parlare con lei. Questa volta l'ispettore Maria Dolores Vergani ha più che un'indagine da affrontare...
Il mio primo incontro con questa autrice milanese raggiunge la sufficenza. Ottimo il soggetto, con una doppia trama e doppia ambientazione (una storia di pedofilia in un paese della Val D'Aosta e una storia di prostituzione e corruzione nella Milano da bere) per quanto abbia comunque faticato, alla fine, a cogliere un legame, sempre che esista, fra le due. Non mi è piaciuto invece lo stile di scrittura secco, schematico, dato talvolta addirittura da frasi nominali in successione, buttate lì una dopo l'altra: funziona magari in alcune parti narrative, ma nei dialoghi a mio avviso impoverisce e banalizza la costruzione piscologica dei personaggi, prima fra tutti la protagonista, l'ispettrice Maria Dolores Vergani che risulta spesso incomprensibile, oltre che, personalmente, arida, scialba e antipatica. Insomma, sembra un libro che procede un po' "a scatti" con un nervosisimo e una velocità che si trasferiscono dalle parole all'immagine, rendendo difficile una comprensibile visione d'insieme. E, quando si arriva alla scoperta dell'assassino, viene spontaneo chiedersi "Ma come? E perchè?" ma la Bucciarelli sorvola. Sorvola un po' troppo a mio avviso. Peccato, perchè con un altro stile e con maggiore introspezione e approdondimento, avrebbe potuto essere un noir grandioso. Invece sono costretta a fermarmi al sei.
Il mio esordio con Elisabetta Bucciarelli mi lascia con un po' di amaro in bocca. Da parte mia c'è l'errore di aver iniziato senza rispettare l'ordine cronologico dei romanzi con protagonista Maria Dolores Vergani. Trama interessante ed attualissima, ovvero reiterati casi di pedofilia in un piccolissimo paesino della Val d'Ayas che scorrono paralleli con due indagini nel Milanese legate alla prostituzione e a un molestatore da tram. In mezzo la "storia" sentimentale della protagonista, storia travagliata dettata da indecisioni varie. Scrittura rapida e concisa, fatta di periodi brevissimi, anche di una parola; cosa che solitamente non mi dispiace; ma che nel caso di questo romanzo mi ha "appesantito" la lettura, forse perché di più difficile presa per me che non conoscevo ancora nulla della protagonista dagli episodi precedenti. Proseguirò in ogni caso cercando anche di colmare i miei buchi iniziali.
Storia: improbabile e troppa carne al fuoco. Protagonista che a me personalmente. Cordialmente. Epidermicamente. Sta antipatica. Degli affari suoi sentimentali o meno, ne sappiamo troppo. E francamente. Sinceramente. Spassionatamente. Non me ne può importare di meno. Forma: Bucciarelli: che ti hanno fatto di male le subordinate? Scrittura che spesso e volentieri sembra una sventagliata di AK-47, che possono segare in due un uomo. O un lettore. In questo caso. Poco piaciuto. Direi. Scriverei. Ho scritto. Anzi.
Obwohl das Buch mit dem italienischen Krimipreis ausgezeichnet wurde, muss man wohl Italiener sein um dass Gefühlschaos, welches die Rahmenhandlung bildet, zu verstehen.
So gerät die eigentliche Handlung - verschwundene und mißhandelte Kinder - leider in den Hintergrund.
Als es dann endlich zur Auflösung kommt, wird diese in drei Sätzen abgehandelt. Leider extrem enttäuschend für mich, dass die Autorin dort den Roman nicht noch etwas vertieft hat.
Stile scarno, asciutto, che all'inizio può spiazzare il lettore. Ma che proprio per questo lascia posto solo a un impatto crudo e immediato con una storia che è un pugno nello stomaco. Anzi un colpo al cuore. Perché "...si può morire di crepacuore... un dolore capace di sventrare il cuore. Di modificare un ventricolo. E' dilaniante."