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La strega e il capitano

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Nel febbraio del 1617, a Milano, Caterina Medici, serva «carnosa ma di ciera diabolica», viene condannata al rogo: «Sia condotta sopra un carro al luogo del pubblico patibolo, ponendole sulla testa una mitra con la dicitura del reato e figure diaboliche, e percorrendo le vie e i quartieri principali della città col tormentarla nel corpo con tenaglie roventi, per poi essere bruciata dalle fiamme...». In apparenza, uno dei tanti casi di stregoneria depositati nei nostri archivi. Ma la scrupolosa, o meglio accanita, ricostruzione che all’atroce caso – ricordato da Manzoni nel XXXI capitolo dei Promessi sposi – dedica Sciascia in questo libro del 1986 ci mostra che non è così, giacché tutta la vicenda nasconde tra le pieghe interrogativi e zone d’ombra. Nello sbrogliare l’esasperante «pasticciaccio» con le cadenze e il montaggio di un thriller, egli non si limita tuttavia a consegnarci una delle sue inconfondibili miniature microstoriche, ma dilata l’avversione della Chiesa Cattolica per le «antiche fantasie e leggende» a immagine dell’eterno schema che vede ogni «sistema dominante» combattere tutte le fonti di «ingiustizia, di miseria, d’infelicità» nel momento in cui «ingiustizia, miseria e infelicità» vengono da quello stesso sistema «in maggiore quantità e con accelerazione prodotte». Ancora una volta quel che preme a Sciascia è scrostare dalla Storia le innumerevoli maschere del potere, sino a svelarne il volto ripugnante e primigenio. E ancora una volta egli riesce ad assimilarsi sapientemente allo stile dei documenti, affidando la luce del giudizio al contrappunto mentale dei lettori.

88 pages, Paperback

First published January 1, 1986

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Leonardo Sciascia

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Displaying 1 - 30 of 45 reviews
Profile Image for Laura V. لاورا.
543 reviews80 followers
December 5, 2017
Quando, alcuni mesi fa, venni a conoscenza dell’esistenza di questo libro, non immaginavo che avrei avuto occasione di reperirlo e leggerlo tanto presto. Ne trovai un accenno tra le note de “I promessi sposi” di Alessandro Manzoni, all’interno del capitolo XXXI per la precisione, mentre nella narrazione dilagava la peste.
Ed è proprio da questo capitolo che prende le mosse il libro di Sciascia, un ottimo saggio-racconto che riconsegna alla Storia una piccola e anonima vicenda destinata altrimenti, al pari di chissà quante altre, a restare sepolta nell’oblio. La piccola storia in questione è quella di Caterina Medici, “strega professa” dalle demoniache frequentazioni secondo chi la giudicò e condannò, ma più che avvezza a pratiche magiche e ad amplessi con Belzebù la donna era rassegnata a fare il bucato, strigliare i pavimenti e tenere aperta la porta della propria camera da letto per chiunque avesse voluto godere della sua intima compagnia, dal momento che la sua condizione di domestica sembrava autorizzare padroni e servi ad approfittare di lei.
Mentre al Manzoni bastò chiamarla semplicemente “povera infelice sventurata”, senza per nulla dilungarsi sul suo caso, a costei Sciascia ridà nome e dignità, ricostruendone, sulla base degli atti del processo istruito a suo carico, la triste e sfortunata vicenda umana terminata anzitempo su un patibolo in quel di Milano. Il 4 marzo del 1617, esattamente a distanza di un mese dalla fine del processo, Caterina venne strangolata e messa al rogo, dopo essere stata esposta al pubblico ludibrio e generosamente dilaniata con una tenaglia rovente a bordo di un carro che percorreva le vie e i quartieri principali della città. Inutile dubitare della partecipazione della folla milanese (e forse anche di quella della provincia) al terribile e diabolico (quello sì!) spettacolo; del resto, è presumibile che fosse intenzione delle autorità politiche dare un forte monito in materia di stregoneria professionistica e, nel contempo, non distaccarsi dal saggio dettato di romana memoria del “panem et circenses” (oggi si continua a non farci mancare almeno i secondi…).
Sono rimasta colpita dall’accento posto sulla questione della tortura, argomento che mi porta ad accostare questo libro a un’altra nota pubblicazione del Manzoni ovvero “Storia della colonna infame”, letto di recente: streghe da una parte e untori dall’altra, tutti presunti e creati ad arte più che reali, creature forgiate dal pregiudizio, dall’oscurantismo e dall’ignoranza dei tempi; ma anche dagli stessi trattamenti coercitivi (e la mente umana sì che ne ha partoriti fin dalla notte dei tempi) che inducevano persino i più resistenti ai dolori del corpo a confessare crimini inverosimili mai commessi e chiamare in causa complici mai avuti. Possibile che di questo difetto della tortura nessuno fra coloro che la prescrivevano con tanto zelo, manco si fosse trattato di una medicina, fosse consapevole? Essa veniva davvero considerata un mezzo infallibile per scoprire la verità nient’altro che la verità?
Senza dimenticare che la tortura non è un vecchio e sbiadito ricordo del passato ed esiste purtroppo ancora oggi, per rispondere a tale quesito niente di meglio delle stesse parole dell’autore…
Ma “la tortura non è un mezzo per iscoprire la verità, ma è un invito ad accusarsi reo ugualmente il reo che l’innocente; onde è un mezzo per confondere la verità, non mai per iscoprirla”: e questo i giudici lo sapevano anche allora, si sapeva anche da prima che Pietro Verri scrivesse le sue Osservazioni sulla tortura, si è saputo da sempre. Nella mente e nel cuore, in ogni tempo e in ogni luogo, ogni uomo che avesse mente e cuore l’ha saputo: e non pochi tentarono di comunicarlo, di avvertirne coloro che scarsa mente e poco cuore avevano.

Profile Image for Dagio_maya .
1,108 reviews351 followers
September 18, 2021
Nel capitolo XXXI° de I Promessi Sposi, il Manzoni riferisce (secondo quanto riportato del Verri nella sua "Storia di Milano") di un certo:

” ...protofisico Lodovico Settala, allora poco men che ottuagenario, stato professore di medicina all’università di Pavia, poi di filosofia morale a Milano, autore di molte opere riputatissime..” che, nonostante la stimata posizione cadde nella trappola dei pregiudizi (” era più avanti di loro, ma senza allontanarsi dalla schiera”) quando si rese complice dell’accusa di stregoneria d una povera infelice sventurata,.

La storia a cui il Manzoni si riferisce, e che Sciascia va a recuperare, ha luogo nel 1616 quando una serva, Caterina Medici, è accusata di aver ammaliato il senatore Luigi Melzi da cui era a servizio.

Una storia che risulta essere tanto intricata negli avvenimenti quanto semplice nella sua risoluzione.
Il caso vuole che un certo capitano Vacallo vada ad alloggiare a casa Melzi, dove scopre che il senatore è da giorni preda di lancinanti dolori addominali a cui nessun medico riesce a trovare rimedio.
Il capitano è, allora, folgorato da un sospetto quando vede la Caterina in quella casa perché, caso vuole, lui la conosce fin troppo bene, anzi racconta che di serve col nome Caterina Medici ce ne sono ben due a lui note per una storia di incantesimi.

Dal sospetto all’accusa il salto è breve ed ancora prima di sporgere denuncia si istituisce un tribunale inquisitorio domestico che, di fatto, ha già reso rea la donna.

Lei non si sottrae ma fa delle ammissioni dichiarando di saperne qualcosa di stregoneria e da lì si lega mani e piedi ai suoi accusatori che arrivano a torturala e, come scriveva il Verri:

“la tortura non è un mezzo per iscoprire la verità, ma è un invito ad accusarsi reo ugualmente il reo che l'innocente; onde è un mezzo per confondere la verità, non mai per iscoprirla”:

Sembra una commedia degli equivoci, questa storia, ma nella sua apparente comicità ha troppo risalto lo spessore tragico che ci parla di come era facile la strada per superstizioni e pregiudizi quando:

” si formava una massa enorme e confusa di pubblica follia.” (I promessi sposi- Capitolo XXII°)
Profile Image for Siti.
406 reviews165 followers
October 10, 2024
Lodovico Settala, chi era costui? potremmo chiederci ricalcando il noto passo manzoniano a proposito di Carneade e dei dubbi di Don Abbondio. E Manzoni va proprio richiamato visto che tale Settala è quel Ludovico, protofisico, nominato nel capitolo XXXI dei "Promessi sposi" che il volgo negazionista insultò quando l'illustre uomo divulgò la notizia della presenza della peste al fine di salvare il maggior numero di persone e che lo stesso volgo probabilmente plaudì quando concorse a mandare al rogo una donna accusata di essere una strega.

Sciascia non si ferma all'episodio citato da Manzoni e alle consuete e pacate ma pungenti considerazioni sull'agire umano ma segue i rimandi e le fonti citate dallo scrittore fino a scoperchiare una storia che nei particolari è sempre rimasta oscura, taciuta.
La donna condannata come strega era infatti una cameriera del senatore Melzi e i fatti accaduti nel Seicento avrebbero potuto ripercuotersi sul buon nome della stessa famiglia, tra le più note del primo Ottocento a Milano.

Questo agile libello è dunque la ricostruzione degli atti processuali e della triste vicenda di una donna condannata ingiustamente in nome della stregoneria a coprire invece rapporti di ben diversa natura.
Profile Image for AlbertoD.
153 reviews
June 17, 2025
l tema della giustizia è un tema caro a Sciascia, che ne ha affrontato aspetti e sfumature varie ricorrendo a diverse forme letterarie: il romanzo (Una storia semplice e Todo modo per citarne un paio); la ricostruzione romanzata di un fatto storico realmente accaduto (Il Consiglio d’Egitto); il saggio storico (I pugnalatori).
Nella Strega e il capitano, che appartiene alla sua ultima produzione (il libro è apparso nel 1986), ricorre ancora una volta al saggio storico e ricostruisce una vicenda avvenuta nella Milano del Seicento: il processo a Caterina Medici, domestica accusata di aver “malefiziato” il suo padrone (il senatore Luigi Melzi) allo scopo di ammaliarlo, processata per stregoneria, torturata e mandata al rogo.
Un episodio che potrebbe sembrare minore o simili ad altri, ma che, nella ricostruzione di Sciascia, diviene fortemente emblematico di una giustizia ottusa, inetta, malamente amministrata, che si accontenta di una verità “verosimile”, e incline alla protezione degli interessi del potente di turno.
Una storia che evidenzia l’ignoranza e l’oscurantismo religioso del tempo, e che, nel lettore moderno, genera disgusto e indignazione.
Sciascia dimostra la solita abilità nel penetrare la documentazione storica e reinterpretarla con occhio critico e lucido. Storie che potrebbero sembrare marginali e scontate assumono una luce diversa attraverso la penna dello scrittore siciliano, capace sempre di aprire mondi nuovi, stimolare riflessioni e cogliere parallelismi con i tempi moderni.
Profile Image for arcobaleno.
649 reviews163 followers
March 5, 2015
Mi è capitata inaspettatamente tra le mani questa ricostruzione storica di Leonardo Sciascia e, avendo recentemente apprezzato quella che lo stesso Sciascia aveva scritto a proposito di Ettore Majorana, mi ha incuriosito.
L.S. prende spunto da un episodio riportato da Manzoni nel XXXI capitolo de “I promessi sposi”: lì si legge che il protofisico Ludovico Settala cooperò a far torturare, tanagliare e bruciare, come strega, una ‘povera infelice sventurata’ *, perché il suo padrone pativa strani dolori di stomaco, e un altro padrone di prima era stato fortemente innamorato di lei; episodio confermato dal Verri negli Annali sotto l’anno 1617.
Precisa e chiara la ricostruzione e interessante il quadro del periodo che ne risulta: le credenze, le superstizioni, gli atti di stregoneria, le azioni del diavolo e, su tutti, l’assurda legge dell’Inquisizione.
Il modo come il “delitto” fu scoperto rende questo processo per stregoneria meno ripetitivo e banale […] di altri che conosciamo. Uguale a tanti altri nell’atrocità del procedimento e dell’esito, ma diverso in quel che Ludovico Melzi proclama aiuto divino ed è invece, semplicemente, l’aiuto di un cretino che non riconosce in sé il divino. Il divino dell’amore. Il divino della passione amorosa. E viene da invocare […]: perché il canto quinto dell’ “Inferno” di Dante o quello della pazzia di Orlando dell’Ariosto, un sonetto del Petrarca, un carme di Catullo, il dialogo di Romeo e Giulietta (proprio in quell’anno Shakespeare moriva) non volarono ad aiutare un tal nefasto cretino a guardare dentro di sé, a capirsi, a capire? (Poiché nulla di sé e del mondo sa la generalità degli uomini, se la letteratura non glielo apprende.)

* e si noti, dice Sciascia, come queste tre parole del Manzoni, una sull’altra in crescendo, ne riassumono la vita e ci rimandano, potremmo aggiungere, ad altre figure manzoniane di scolastica memoria.

(mi scuso con la proprietaria del libro per l’indiscrezione usata leggendo la dedica per lei scritta da un giovane… ‘Capitano’. L’associazione col titolo mi ha fatto sorridere;-)…)
Profile Image for Cogito.
3 reviews9 followers
March 24, 2020
L'infamia, la stupidità e l’assurdità dell'uomo (inteso come essere umano).
Un senso di disgusto permea l'intera mia lettura, rendendomi difficile proseguire a leggere – e, soprattutto, immaginare – certi passaggi; più volte mi sono interrotta percependo una stretta alla gola. Sciascia riesce a guidarci con assoluta precisione e coinvolgimento nella ricostruzione di ciò che successe tra il lontano dicembre del 1616 e il fatidico 4 marzo 1617.

  “ [...] ed è da tener presente che questa vicenda di tragica stupidità, e sordida, si agita in casa Melzi nei giorni della festività natalizia e ne è come la dolorosa, negativa, blasfema parodia. ”


Amo l’amara e pungente ironia di Sciascia, seppur talvolta colpisca in pieno viso come uno schiaffo. Una nota importante: non si tratta di un romanzo, s’è ciò che cercate.

  “ Ma « la tortura non è un mezzo per iscoprire la verità, ma è un invito ad accusarsi reo ugualmente il reo che l’innocente; onde è un mezzo per confondere la verità, non mai per iscoprirla »: e questo i giudici lo sapevano anche allora, si sapeva anche da prima che Pietro Verri scrivesse le sue Osservazioni sulla tortura, si è saputo da sempre. Nella mente e nel cuore, in ogni tempo e in ogni luogo, ogni uomo che avesse mente e cuore l’ha saputo: e non pochi tentarono di comunicarlo, di avvertirne coloro che scarsa mente e poco cuore avevano. Ma il Senato e la Curia non volevano la verità, volevano creare un mostro che perfettamente si attagliasse al grado più alto di consustanziazione diabolica, di professione del male, di cui i manuali di demonologia, classificando e descrivendo, deliravano. Si voleva, insomma, costringere Caterina, coi tormenti, a uguale delirio. E Caterina non può che accontentarli. ”


...
October 8, 2021
Continua la saga della raffigurazione del potere come macchina dell'artificio, che si afferma tramite la manipolazione del linguaggio. E qua, l'illuminista Sciascia va a braccetto con don Alessandro Manzoni il romantico di sinistra ( a sua insaputa, non risultando nessun approccio al Manifesto di Marx).

Siamo nel seicento, secolo paradigmatico ( parola in disuso che ai miei tempi era sulla bocca di tutti a proposito e a sproposito) di ogni finzione innalzata a filosofia di vita e adottata dall'arte come ragionata illusione della verità.
[Ragionata/illusione: ossimoro che mi ricorda l'inviato di dio per il salvamento dalla peste coronata e dalla miseria: il ragionato rischio. Tanto, se va male muoiono una manciata di vecchi improduttivi e si salvano gli chef stellati che non sono riusciti a sbarcare il lunario in tv. Due giorni di "dolore" e via...]*
E che c'era di più vero delle streghe che levavano le castagne dal fuoco a emeriti medici che non riuscivano a guarire illustri pazienti?
Le streghe erano "femmine", femmine a cui solo qualche anno prima era stata riconosciuta "l'anima" ( vero o falso che sia, il fatto che se ne discutesse la dice lunga) e quindi il gioco era facile: le prove dei malefizi si potevano creare senza che il dubbio vi facesse capolino.

E così Sciascia parte da quelle poche righe del capitolo XXXI dei Promessi sposi che riguardano l'illustre protofisico Settala, un prof Galli antelitteram della peste bubbonica, che scivola sulla buccia di banana. Scivolone che non era passato inosservato neanche a me adolescente, perché l'indignazione di don Alessandro si taglia con il coltello:

"Il protofisico Lodovico Settala, allora poco men che ottuagenario, stato professore di medicina all’università di Pavia, poi di filosofia morale a Milano, autore di molte opere riputatissime allora, chiaro per inviti a cattedre d’altre università, Ingolstadt, Pisa, Bologna, Padova, e per il rifiuto di tutti questi inviti, era certamente uno degli uomini più autorevoli del suo tempo. Alla riputazione della scienza s’aggiungeva quella della vita . Fu quasi linciato dalla folla per le sue raccomandazioni igienico sanitarie sulla peste. ... E, una cosa che in noi turba e contrista il sentimento di stima ispirato da questi meriti, ... il pover’uomo partecipava de’ pregiudizi più comuni e più funesti de’ suoi contemporanei: era più avanti di loro, ma senza allontanarsi dalla schiera quando, con un suo deplorabile consulto, cooperò a far torturare, tanagliare e bruciare, come strega, una povera infelice sventurata, perché il suo padrone pativa dolori strani di stomaco, e un altro padrone di prima era stato fortemente innamorato di lei ... allora ne avrà avuta presso il pubblico nuova lode di sapiente e, ciò che è intollerabile a pensare, nuovo titolo di benemerito .

E' dalla rilettura di queste righe e dalla folgorazione del ripetersi della parola "sventurata" che alla memoria (parola chiave della filosofia di Sciascia) "sovvien" il nutrito fascicolo "dimenticato" sulla povera Margherita Medici, l'infelice sventurata di Manzoni: lo riprende e ne viene fuori la storia di questa donna che a differenza delle altre tantissime sventurate avrà un doppio epitaffio di due dei maggiori scrittori italiani.
Magra consolazione se pensiamo alle torture con cui fu prima processata e poi giustiziata con sadica pervicacia dai suoi fraudolenti giudici, tra cui il Settala.

La cosa che stupisce noi e Sciascia è la quasi complicità della "sventurata" che asseconda le accuse dei suoi aguzzini fino a riconoscere come sua opera ridicoli oggettini del malocchio, nella falsa convinzione di essere assolta per il suo pentimento e collaborazione.
Quindi quasi una tenzone tra opposte falsità: false le accuse dei testimoni e dei giudici, e falsa l'ammissione di colpa. Ma come in altri campi vince chi ha il coltello dalla parte del manico. La forza del potere è pervasiva e imbattibile.
L'intreccio di menzogne tra la vittima della jettatura e l'ipotetica jettatrice è complesso: la presunta vittima vuole nascondere i suoi "negozi" con la serva appellata brutta e vecchia ( ma come la Lupa di Verga, quarantenne e "interessante"). La jettatrice, dal canto suo come nell'immaginario collettivo dell'epoca, dà ai "doni stregonestri" di alcune donne anche un senso di distinzione e di potere sulle comuni mortali: il fascino del male.
Ed è questo, chiamiamolo falso orgoglio, che perde Margherita prima, e poi sotto tortura, consapevolmente comminata per far confessare rei e innocenti. Allora come oggi.
Un'altra perla dello scettico, cinico ma incazzatissimo Sciascia contro il potere costituito sulla "furberia delle parole". Una crociata, giusta, destinata a fallire.

Giovedì in edicola sarà il ventesimo inserto delle opere di Sciascia.

* Per i posteri di appena dopodomani: Mario Draghi il salvatore delle banche
Profile Image for Diabolika.
245 reviews51 followers
May 26, 2024
L'idea era buona - presentare il processo a Caterina Medici, ricordato da Manzoni nel XXXI capitolo de I Promessi Sposi - ma il suo sviluppo non mi ha convinta molto. Sciascia si limita quasi ed esclusivamente a presentare i fatti. Manca l'affabulazione, la narrazione, che dovrebbe trascendere e/o romanzare la realtà. Una nota positiva: l'ironia ed il sarcasmo dell'autore verso l'idiozia umana della caccia alle streghe.
Profile Image for Libriletti.
365 reviews74 followers
September 19, 2022
Voto: 7,5

In questa breve opera Sciascia si occupa di un caso realmente accaduto, quello dell'uccisione sul rogo di Caterina Medici, una donna accusata di stregoneria nel 1617. L'autore, come al solito, non si ferma davanti alle cause e giustificazioni apparenti, ma scandaglia fino in fondo tutti i dati e le testimonianze raccolte.

"La strega e il capitano" è un libro interessante, ma molto specifico, da leggere quindi se si vuole approfondire la questione della stregoneria e della storia di una strega in particolare, ma non è imperdibile. Quel che è davvero apprezzabile dell'opera è l'intento di Sciascia, che cerca sempre e comunque di svelare il volto terrificante che si cela sotto le maschere del potere.
Profile Image for B˚⟡˖ ࣪.
264 reviews235 followers
May 29, 2023
in conclusione gli uomini cominciassero a temere il momento in cui la fortuna finalmente li abbandonerà e le donne gli renderanno tutto ciò che hanno patito nel corso della storia con tanto di interessi.
Profile Image for 0803Anna.
136 reviews2 followers
February 4, 2021
3 stelle e 1/2
Libro del gruppo di lettura Pensieri d'inchiostro e di cui non conoscevo assolutamente la trama. Conoscevo solo l'autore per il suo Il giorno della civetta.
Un piccolo libro che racconta la vicenda drammatica di Caterina Medici che nel febbraio del 1617 a Milano venne condannata al rogo per stregoneria. In circa 80 pagine, l'autore riesce non solo a delineare con estrema precisione il contesto storico, ma anche i personaggi con la loro mentalità religiosa e le "ragion di Stato" che portarono una delle tante donne al rogo.
Lo stile è molto particolare ma ti permette di entrare dentro la storia in maniera abbastanza coinvolgente, sebbene non del tutto uniformemente
Profile Image for Isabel.
92 reviews17 followers
July 5, 2022
Lo stile di scrittura è così all'antica che mi sto preoccupando di essere una persona troppo sempliciotta, ma ho capito tutto quindi non dovrebbe essere un problema
Profile Image for c. ✶.
102 reviews
November 5, 2025
felicissima che questo sia stato il mio primo approccio con sciascia perché altrimenti avrei rimandato per sempre la lettura di questo autore che ammetto senza vergogna avermi fatto sempre un po' paura. "la strega e il capitano" è la ricostruzione storica di un fatto non-giudiziario nel senso che di giustizia (che mi sembra aver capito essere un tema molto caro all'autore) qua non ce n'è ma quando ci sono di mezzo donne mi pare di capire che di giusto da parte dello stato e della società c'è sempre ben poco. non solo il tema della giustizia ma anche quello della tortura, degli errori giudiziari, del sopruso, che purtroppo non invecchia mai, perché di caterine ce ne sono stante tante e continuano ad essercene troppe
Profile Image for Samuele Petrangeli.
433 reviews79 followers
March 24, 2020
Samuele
Samuele

Ha scritto il 24/03/20
In un libricino di appena 60 pagine, Leonardo Sciascia ripercorre la storia del processo a Caterina Medici, domestica di un senatore milanese, nei primi anni del 1600. La donna fu accusata di stregoneria e condannata a morte.
Sciascia si immerge in un momento particolarmente buio. Buio per due motivi: uno, per l'oscurità di un momento storico in cui la ragione (in particolar modo quella illuministica tanto cara a Sciascia) langue, appartiene a pochi, è il momento della caccia alle streghe; e due, perché è una storia, quella di Caterina Medici quasi dimenticata, che sopravvive come nota di una nota nei Promessi Sposi di Manzoni. Sotto questo aspetto, che possiamo dire storiografico, allora la ricerca di Sciascia, che si avvale dei documenti stessi del processo, e che racconta attraverso una storia la Storia, ha la stessa valenza della microstoria di Ginzburg, di cui, sorprendentemente (o forse, a ben pensarci, non così sorprendentemente), condivide anche il tema dei processi della Controriforma. L'opera di Sciascia, allora, riesce a portare un lumicino di luce in quest'epoca di oscurità. Non tanto, ovviamente, nella modifica del passato, quello di Caterina è ormai immutabile, quanto più nel trarlo fuori dall'oblio. Partendo anche proprio dalla cosa basilare di riuscire a distinguere la presenza, in realtà, di due donne nella Storia e che Mazoni aveva unita in un'unica. Il primo passo è proprio questo: circoscrivere l'identità. Darle un'identità.
Sciascia, con il suo solito stile ironico e ricercato, uno stile profondamente etico, ricostruisce la storia di Caterina. Sciascia mostra l'azione del potere, in particolare quello della chiesa cattolica e dell'Inquisizione, e di come venga condotta l'indagine al di fuori di ogni criterio etico o anche soltanto giuridico o razionale. Oltre alla mancanza di una vera e propria indagine, nel senso di ricerca di indizi e ricostruzione, ciò che colpisce è l'utilizzo della tortura e di come essa venga ritenuta uno strumento valido per la ricerca della verità. O, meglio, della verosimiglianza, di cui ci si accontentava e a cui si costringevano le vittime. Che la tortura non fosse metodo per scoprire realmente la verità, "nella mente e nel cuore, in ogni tempo e in ogni luogo, ogni uomo che avesse mente e cuore l'ha saputo: e non pochi tentarono di comunicarlo, di avvertirne coloro che scarsa mente e poco cuore avevano". Ma, in fondo, non è la verità che si cerca nella caccia alle streghe.
Questa ricostruzione, però, non appare astratta, Caterina non è soltanto un nome. Sciascia riesce a rendercela ben presente, con le sue debolezze e le sue ingenuità, ma anche con la sua concretezza di persona reale e vissuta. Di persona ": il che con alquanta difficoltà si accetta oggi possa essere una donna, e figuriamoci nel XVII secolo, e nella condizione di Caterina". La strega e il capitano è, quindi, oltre che una storia di ingiustizia e di storiografia, anche la storia di una donna in una società bigotta e patriarcale, in cui un uomo scambia l'amore per una stregoneria.
La strega e il capitano è, quindi, un distillato perfetto. Un racconto curatissimo di quanto sia terrificante "l'amministrazione della giustizia, e dovunque. Specialmente quando fedi, credenza, superstizioni, ragion di Stato o ragion di fazione la dominano o vi si insinuano".
Profile Image for Samanta Sitta.
Author 1 book9 followers
June 23, 2021
Non so se considerarlo un vero e proprio racconto, romanzo breve o forma di narrativa, o una sorta di saggio romanzato. È difficile capire cosa sia "La strega e il capitano", ma è facile perdersi nella prosa di Sciascia. Il modo in cui si cala nello spirito e nella lingua del tempo di cui di parla è elegante e piacevole, sembra di leggere una cronaca antica ammodernata quel tanto da essere alla portata di qualunque lettore.
E il suo senso critico? Meraviglioso. Ricostruisce la vicenda di Caterina Medici, una fantesca che fu bruciata sul rogo nella Milano del 1617. Fu qualcosa di tanto spiacevole che persino Manzoni si sentì in dovere di menzionare questa donna nei suoi Promessi sposi. Essere citati da Manzoni non è cosa per tutti, no?
La ricostruzione è intervallata, con molto garbo, dalle riflessioni pacate e ironiche di Sciascia sui corsi e ricorsi della storia, sugli assoluti che regolano la vita degli uomini e sui grandi conflitti creati dal potere per potersi auto-preservare, un'ironia piena di amarezza che ci spinge a sorridere e a sentire male al cuore nello stesso istante.
Raccontando la storia di Caterina, Sciascia ci mette in guardia dagli abusi e dalle follie del potere e dalla giustificazione che le sue guerre offrono alle follie del popolo, in un ciclo potenzialmente eterno in cui vittime e dittatori si nutrono gli uni degli altri, rafforzandosi a vicenda.
Sono soltanto un'ottantina di pagine, ma difficilmente se ne troveranno di altrettanto intense, riflessive e potenti, utili sia per l'intrattenimento fine a se stesso sia per la nostra crescita come umani e cittadini dotati di senso critico. Una vera chicca!
Profile Image for Barbara Valotto.
224 reviews9 followers
July 19, 2015
3 stelle con tanti meno. Se escludiamo lo stile narrativo dell'autore, ironico e sarcastico, acuto e intelligente, questo racconto è un'esposizione quasi giornalistica di un evento. Manca di coinvolgimento, di una trama romanzata, di personaggi raccontati e non solo sfiorati....o forse io non l'ho capito!
Profile Image for heidola.
213 reviews10 followers
August 9, 2020
Con la sua scrittura sincera ed incalzante, Sciascia racconta brevemente delle superstizioni seicentesche che portarono alla morte sul rogo una donna “calda di natura”, tacciata di stregoneria. Strega perché che una donna sia calda di natura -dice Leonardo Sciascia- “con difficoltà si accetta oggi, [...] figuriamoci nel XVII secolo”. Attualissimo.
Profile Image for Eddy64.
589 reviews17 followers
February 2, 2025
Caterina Medici, serva “carnosa ma di ciera diabolica” fu condannata per stregoneria Milano nel 1617 e quindi bruciata sul rogo. Sciascia partendo da una nota dei Promessi Sposi riprende questa piccola storia sepolta e la ricostruisce in un romanzo inchiesta molto breve di circa settanta pagine. Caterina, scaltra o sempliciotta che sia, è solo una povera vittima finita al supplizio, un esempio di fermezza delle autorità volte a combattere con ogni mezzo le “fonti di ingiustizia, miseria, e infelicità” che affliggono il popolo, che nello spettacolo della serva portata al patibolo su una carretta, attanagliata ad ogni angolo e infine (misericordiosamente) strangolata e data alle fiamme, può scaricare rabbia e frustrazione. Caterina è a servizio in casa di un senatore, e che da qualche tempo soffre di forti dolori di stomaco. Riconosciuta da un capitano ospite di passaggio come la stessa che aveva messo zizzania in una sua storia d’amore precedente, è presto accusata di essere la causa dei mali del padrone, ottenuti con un vero e proprio maleficio per farlo innamorare. Una banale storia di amorazzi più o meno clandestini, lei è una che non si sottrae ai piaceri della carne, che però finisce presto in tribunale. Caterina teme la tortura e il rogo, per evitarli confessa subito, o meglio afferma quello che gli accusatori vogliono sentir dire, si ingarbuglia, racconta di sabba con il diavolo, di pozioni nefaste, si autoaccusa della morte di diverse persone e così il suo destino è segnato. Sciascia racconta con precisione, cita i documenti dell’epoca, evidenzia le contraddizioni, i buchi, come se fosse un’inchiesta dei nostri giorni, deplora le credenze del popolino ma anche la malafede dei giudici, la cretineria dei sedicenti esperti, la malapolitica imperante allora come ora, l’avversione cattolica per ogni leggenda o culto in odore di paganesimo, l’abuso della tortura e della carcerazione: parla di fatti del seicento per riflettere sui nostri giorni. Una piccola storia d’altri tempi ancora attuale. Tre stelle e mezzo.
27 reviews
June 23, 2023
Libretto sui generis, questo. Sciascia ricostruisce la storia di Caterina de' Medici a partire da un passo del Manzoni, alla ricerca della verità e delle ragioni (emotive e irrazionali) che hanno portato alla condanna al rogo della donna, imputata di stregoneria. Nonostante le premesse accattivanti, la storia non risulta avvincente, trattandosi quasi di un vero e proprio rapporto giuridico. Tra una ricostruzione e l'altra, però, Sciascia arricchisce la narrazione di massime e osservazioni con cui sintetizza perfettamente la natura umana e le cose umane, troppo umane. Particolarmente intense le sue parole sull'amore, unico vero malefizio imputabile a Caterina: «Il divino della passione amorosa. E viene da invocare (...): perché il canto quinto dell'Inferno di Dante o quello della pazzia di Orlando dell'Ariosto, un sonetto del Petrarca, un carme di Catullo, il dialogo di Romeo e Giulietta (...) non volarono ad aiutare un tal nefasto cretino a guardare dentro di sé, a capirsi, a capire? (Poiché nulla di sé e del mondo sa la generalità degli uomini, se la letteratura non glielo apprende).» O quelle lucide e quasi illuministiche sulla ragione, che «perennemente è corsa, vena più o meno affiorante, anche nel tempo più distante e oscuro».
Ne risulta un'impressione ambivalente. Numerosi sono i passi che avrei voluto sottolineare: da un lato perché "isole felici" in una trama, ripeto, molto scientifica e poco intrigante, dall'altro perché Sciascia - tramite l'uso impeccabile della parola - riassume magistralmente sentimenti universali sull'uomo e sul potere.
Profile Image for Gabriella.
173 reviews2 followers
November 8, 2021
Leggere Sciascia fa sempre bene!
Questo brevissimo scritto, che ricostruisce una vicenda citata in un capito dei Promessi Sposi, vuole certamente essere un omaggio a Manzoni, ma finisce con l'essere molto di più.
È soprattutto una denuncia e un monito sull'uso di metodi investigativi tendenziosi nei confronti di persone fragili e ignoranti, come Caterina, che credono di trovare la via per la libertà e la "redenzione" nel compiacimento degli uditori, spianando invece la strada al vero inferno, quello terreno, operato per mano di "diavoli" autorizzati.
Soprattutto Sciascia ci tiene a evidenziare come l'impiego della tortura evidenzi l'esplicita volontà di abbandonare la ricerca della verità, ma l'autore in questo, citando Verri, si riferisce all'impiego di "macchine di tortura", ma in realtà per tutto il periodo di detenzione Caterina si legge chiaramente l'impiego di torture di vario tipo (la privazione del sonno, del cibo, etc).
Credo che sarebbe molto utile adottare questo volume a compendio della lettura dei promessi sposi nelle classi (magari lo si fa già!) per aiutare gli adulti di domani a sviluppare il giusto senso critico.
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Profile Image for flooower85.
177 reviews3 followers
February 5, 2023
Libri e documenti sulla condanna a rogo di Caterina de Medici accusata di stregoneria, giacevano da tempo sulla scrivania di Leonardo Sciascia. Un giorno rileggendo i promessi sposi, al capitolo XXXI, lo scrittore si sofferma su una frase del Manzoni che ricorda questo caso. Ciò fece scattare in Sciascia un tale interesse che dopo tre settimane ne venne fuori questo racconto.

L’autore ricostruisce scrupolosamente il processo che condannerà al rogo Caterina de Medici riportando fedelmente fatti realmente accaduti nonché le testimonianze varie.

È palese come Sciascia abbia scritto questo racconto di appena 60 pagine come sommesso omaggio al Manzoni e che si fa leggere per il contenuto ma non per la scrittura, troppo datata. Infatti l’autore si rifà allo stile dei documenti e ciò rende la lettura ostica ma non meno coinvolgente.
Profile Image for Fabrizia.
3 reviews
August 13, 2021
"Una perversa e dolorosa circolarità"

Sciascia riporta una vicenda accaduta nel XVII secolo che con le dovute modifiche potrebbe essere avvenuta nel nostro secolo: storie di potere che si intrecciano con storie di chi potere non ne ha.

Uomini di Chiesa, uomini d’armi et simili innescano ingiustizia, infelicità e miseria. Per assurdo ma non troppo, le vittime di questa esplosione si rivolgono all’altro lato della religione, la stregoneria.

Da leggere se si è appassionati al tema.

Consiglio anche:
La magara. Un processo di stregoneria nella Sicilia del Cinquecento
Profile Image for Giulia Jumanji.
61 reviews9 followers
August 3, 2023
La strega e il capitano- Sciascia
⭐️⭐️⭐️,5/5
Qui si è davanti a un docu-libro: ci viene raccontato un processo di stregoneria fin nei minimi dettaglia, dai sospetti alle confessione, fin anche all 'esecuzione
💫siamo nel 1600, in piena epoca di intolleranza religiosa, verso i mori ma anche verso le streghe. Sullo sfondo di un'inquisizione spietata e una società fanatica emerge la figura di Caterina de Medici, strega professa, che riesce ad ammaliare grazie ad un incantesimo un capitano e un senatore
💫 Sciascia, grazie a fonti storiche, ricostruisce in maniera lucida tutte le fasi di questa procedura inquisizionale, ponendo il lettore di fronte a questioni esoteriche di alto livello.
Profile Image for Carlo Bugni.
383 reviews9 followers
June 1, 2021
Caterina Medici credeva di essere una strega o, quantomeno, aveva fede nelle pratiche di stregoneria. E forse una fede meno intera di quella dei suoi accusatori: poiché, in fatto di stregoneria, l’inquisitore e l’inquisito, il carnefice e la vittima, partecipavano dell’uguale credenza; ma streghe e stregoni, dal vedere tante loro pratiche non sortire alcun effetto, qualche dubbio dovevano pur averlo, mentre ovviamente non ne avevano coloro che li temevano o che di pratiche stregonesche si credevano affetti - e ancora di più i padri inquisitori, i giudici.
Profile Image for Danilo Ruocco.
Author 10 books
January 31, 2022
La strega e il capitano di Leonardo Sciascia non è un saggio di facile e immediata lettura in ragione del fatto che l’Autore cita di continuo lunghi estratti processuali scritti nella lingua in uso a Milano nella prima metà del Seicento.

Intera recensione: https://www.daniloruocco.it/2021/10/l...
70 reviews1 follower
October 18, 2025
Ricostruzione molto avvincente di un evento del passato in cui una donna era stata accusata di stregoneria, ma Verri e poi tutti gli altri che ne avevano scritto, Manzoni compreso, avevano confuso una Caterina con un'altra e spesso avevano omesso nomi per timore di discendenti potenti, come nel caso del Senatore Melzi D'Eril.
Profile Image for Elisa.
684 reviews19 followers
August 8, 2019
1616年米兰Melzi家族控佣人Caterina de Medici女巫案。LS说,通过那篇专门分析1630所谓瘟疫投毒案的Storia della colonna infame才能理解I promessi sposi;我说通过LS才能理解曼佐尼,因为为什么AM在两百年后,LS在三百年后,还要拉上同时代的读者一起研究十七世纪的“迷信惨剧”?因为启蒙主义者们说错了,这不是迷信的问题,而是公权力的问题。LS的garantismo [这个词怎么翻] 始终先于他对其它正义和变革的渴望,不久之后他那篇关于反黑的争议文章只是再度证明这一点。
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