Agnese, presentato per la prima volta in lingua Italiana, è forse il primo lavoro su un fenomeno recente ma di grande impatto culturale quale in transessualismo. L'Autore non cerca le cause del transessualismo all'interno dei soggetti, in una loro supposta normalità o anormalità, bensi vuole fornire un quadro dei presupposti culturali in base ai quali vengono organizzate e negoziate le identità sessuali.
Agnese aveva una costante preoccupazione pratica, quella di essere competente come persona di sesso femminile.
La femmina naturale, normale era per Agnese un oggetto ascrittivo. "Passare", il lavoro diretto a ottennere e garantirsi il diritto di vivere come una femmina normale e naturale, lavoro che essa svolgeva entro condizioni socialmente strutturate e tenendo conto della possibilità di essere scoperta e rovinata, (...) era per Agnese una necessità. (...) Ciascuna di queste situazioni richiedeva vigilanza, inventiva, tenacia (...) un piano preordinato continuamento accompagnato dall'improvvisazione (...) e, cosa molto importante, la disponibilità a fornire "buone ragioni".
La routine come condizione necessaria dell'azione razionale: noncuranza ostentata.
*In sostanza, un lavoro di etnometodologia, che parte da una minuziosa analisi empirica della vita quotidiana per giungere alle nostre grandi classificazioni culturali. Agnese non è altro che un pretesto, un esempio, di come categorie culturali come il genere stesso, la femminilità quanto la mascolinità, non siano altro che costruzioni sociali – performativi, "un fare" in pratiche quotidiane invece che ascrittivi, "un essere" –, continuamente prodotte dall'interazione.
La femminilità diventa dunque un decalogo di caratteristiche tanto fisiche e sessuali, che morali. Bill riveste un ruolo essenziale nella definizione e nel consolidamento dell'identità femminile di Agnese. È con lui che riesce a sentirsi "femmina al 120%": l'eterosessualità si fa accessorio della femminilità. Agnese non vuole sovvertire il sistema, vuole solo sentirsene parte, ad ogni costo. Ma che cosa significa essere donna?
Commovente è il primo stato d'animo che suscita questo libro. È il saggio emblematico di Garfinkel sulla "condizione" di Agnese, donna transgender, che in una società avversa al concetto di diversità e focalizzata verso un'accezione di normalità come unica concezione di vita nella quale devono esistere solo uomini e donne "normali", si trova a dover combattere moralmente ed eticamente per adattarsi alla società affermando la sua genuina esistenza. Il saggio è uno spunto di riflessione alla valorizzazione della propria condizione e nonostante l'ambientazione negli anni 50, come realistica evidenza della storia narrata, ci spinge a comprendere la difficoltà di identificazione delle persone transessuali e non solo che, tuttora, hanno un'oggettiva difficoltà di identificazione in una società di carattere implicitamente di stampo cristiani che non fuoriesce dai suoi beceri schemi mentali e avvalendosi del concetto naturali di uomo e donna in grado di essere membri naturali della società. Perciò, questo libro è uno spunto di riflessione e un esempio di coraggio ad identificarsi come entità con proprio diritti e propri valori che devono essere considerati legittimi per l'esistenza di ogni individuo.
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