"Era questa la vita che volevi?" Alzi la mano chi può rispondere di sì. Chi non ha mai rimpianto un'occasione mancata o una decisione che non ha preso. E non ha mai fantasticato un'altra vita; la vita che, forse, voleva davvero. È quel che succede ai personaggi di questo libro lieve e imprevedibile: Laura che credeva di aver fatto pace con gli uomini e non sa che la guerra è appena cominciata; Maddalena che ha sbagliato incrocio e ha perso la sua unica chance; Lorenzo che, grazie a uno sguardo, finalmente apre gli occhi; Patrizia e Carla, casalinga l'una, donna in carriera l'altra, che fanno i conti con la stessa "assenza di fondo", mentre i mariti giocano a un tavolo di poker il loro "ultimo giro". Uomini e donne che si guardano indietro, o allo specchio, e scoprono, con sorpresa, curiosità o spavento, che come dice Lorenzo: "lo di vite ne avrei potute fare almeno cinque o sei". Perché le vie del destino sono infinite, e se è vero che Dio ha inserito nelle nostre esistenze la variabile "caso" per movimentare un po' la situazione, è anche vero che a volte del caso nemmeno ci accorgiamo, perché fa capolino nelle cose più piccole: una sveglia che non suona, un numero di telefono sbagliato, un caffè preso in un bar diverso dal solito. Ma non c'è motivo di disperare: forse, sembra suggerire Licalzi con il tono scanzonato di sempre, tutte le vite che avremmo voluto le stiamo vivendo, proprio ora, in altri universi, in cui altri noi sono alle prese con altre storie.
Scrittore e psicologo italiano. Nel 2003 il suo primo romanzo, Io no, è diventato un film omonimo, diretto da Simona Izzo e Ricky Tognazzi.
Nel 2005 è stato finalista del Premio Bancarella, vinto poi da Gianrico Carofiglio e nel 2009 ha vinto il premio Selezione Bancarella con il libro 7 Uomini d'oro.
Oggi, durante l'ora di letteratura francese, mi ritrovo a finire di leggere "La vita che volevo", sentendomi pienamente soddisfatta della mia lettura. Per quanto il libro mi sia stato consigliato in audiolibro (il narratore è lo stesso Lorenzo Licalzi, che rende magnificamente in entrambi i ruoli), l'ho letto in e-book, e ne sono rimasta estasiata. Premetto che non amo i libri con racconti singoli, mi piace entrare nella storia, e così poche pagine non mi bastano. Licalzi mi ha fatto capire che ciò che conto in qualsiasi testo è la mano, non la lunghezza. Oltre al fatto che la scrittura è estremamente scorrevole, la varietà stessa dei racconti ha la capacità di attrarre il lettore magneticamente. Ho apprezzato moltissimo che l'autore "ci abbia messo la faccia", raccontando situazioni che lo riguardano in prima persona, trovo che renda il tutto estremamente più realistico e più facile l'immedesimazione per il lettore. Un'altra sfaccettatura del libro di cui mi sono innamorata è come è quali temi vengano trattati. É chiaro che il tema principale è quello della soddisfazione personale nei confronti di sé stessi e delle proprie azioni (questa è solo una piccola parte dell'argomento enorme che viene trattato), ma "sotto" ce ne sono molti altri che in qualche modo si legano a quello principale o alla trama della storia. Ho amato il come questi argomento vengano trattati perché a tratti mi sembrava di leggere un saggio riguardante i suddetti argomenti, nonostante questi vengano visti attraverso il punto di vista di un personaggio, di una situazione, che quindi rendono il tutto molto più specifico ma anche generale allo stesso tempo, come se volesse fungere da esempio. Per quanto mi piacerebbe commentare ogni storia singolarmente, mi limito a dire che ognuna mi ha colpito per la varietà di personaggi, ambientazioni, tempi, dialoghi e chi più ne ha più ne metta perché in ognuno di essi traspare l'attenzione che l'autore ha presumibilmente messo nel selezionare anche i dettagli più minuziosi. Morale della favola, il libro mi è piaciuto tantissimo e leggero altro dell'autore che, tra parentesi, avendo letto solamente un libro, mi sembra già di conoscere.
La vita che volevo è stata una lettura interessante e coinvolgente, con un testo leggero e fluido. Le storie proposte mi hanno saputo trasmettere le giuste emozioni, arrivando anche a farmi rattristare durante una lettura di esse.
Nonostante ogni storia ha come “filo collegante” il fatto che i protagonisti avrebbero voluto cambiare qualcosa nella loro vita, “Il marziano” sembrerebbe non avere questo significato, anzi, per quanto uno dei due ragazzi sia molto realista non sembra scontento della sua vita, potrebbe anche voler parlare che è la droga il loro problema, ma nel momento di sobrietà si nota che sono abbastanza felici e si mettono d’accordo per realizzare i propri sogni.
Un’ultima critica che farei è l’esagerato uso dei luoghi comuni: non posso dire che sia sbagliato scrivere una storia tramite l'utilizzo di essi, ma basare più storie su una visione stereotipata dei personaggi (uomini e donne che siano) rovina l’esperienza, almeno per me, creando solo un’atmosfera esagerata e insensata, rischiando di rendere la psicologia dei personaggi piatta (per fortuna non è un problema ricorrente del libro); può anche darsi che l’anno di scrittura di questo libro abbia avuto meno consapevolezza su alcuni temi quindi ciò che è stato scritto è figlio del suo tempo, non voglio quindi spingere troppo su questo punto.
In conclusione affermo che, per me, è stata un’idea ottima e ben gestita, pochi personaggi hanno avuto problemi di piattezza e molti mi sono piaciuti, in più mi ha dato modo di riflettere molto sulla mia vita e filosofia.
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Dalla trama mi aspettavo di più. Di certo non mi sarei mai immaginata di leggere una serie di racconti, che non amo particolarmente in quanto non riesco ad entrarci fino in fondo. A tratti molto scorrevole, a tratti estremamente confuso. Parti filosofiche infinite, decisamente arzigogolate, che mi facevano quasi voglia di saltare alcune parti. Alcuni racconti mi sfioravano delicatamente, rimanendomi dentro, facendomi provare emozioni, ma altri..assolutamente inutili e difficili da seguire. Mi veniva voglia, in certi punti, di gridare a Licalzi di smetterla con tutte quelle pippe mentali, ma paziente sono arrivata alla fine. E posso affermare che mi ha delusa, anche se mi ha mosso un po' d'orgoglio, descrivendo la mia Genova e le strade che conosco così bene, così lontane dalle sempre citate Roma-Firenze-Napoli.
Uno strano libro, un incrocio tra tra il fato e la realtà, tra l attimo fuggente e le occasioni perse. Quanti di noi hanno pensato almeno una volta: è questa la vita che volevo? Se potessi tornare indietro farei le stesse scelte? Alzate la mano, io l ho ripetuta un milione di volte. Questo libro raccoglie una serie di storie, una serie di personaggi, che affrontano situazioni diverse. A volte basta una sveglia che non suona, o sbagliare strada, o sbagliare momento, e questo cambia completamente le nostre prospettive e anche le nostre azioni future. A volte l ho trovato divertente e a volte l ho trovato un po' macabro. Però da da pensare...chissà che quel giorno sbagliando strada, non abbia cambiato il mio destino, mette in un altra dimensione, un altra me compie un altra azione, passa per un altra strada e vive una vita parallela. È un discorso un po' contorto, mi rendo conto, ma è da leggere, perché fa pensare
Si tratta di una raccolta di 11 racconti legati da un unico filo conduttore: la vita che viviamo ci soddisfa? Cosa sarebbe successo se avessimo fatto una scelta diversa? Il destino è scritto da qualche parte, o è il caso il motore di tutto? Belle domande! Sicuramente un argomento interessante su cui tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo riflettuto e belli tutti i racconti. Molto intrigante la scelta dell'autore che ci fa ritrovare alcuni personaggi in più racconti (e anche il mio adorato Francesco Massa, protagonista di "Io no"), magari per raccontarci la stessa storia attraverso punti di vista diversi. Un bel libro, davvero!
Lettura molto piacevole anche se non amo particolarmente i racconti. Alcune storie mi hanno coinvolta di più, alcune commuovono e altre fanno sorridere ma tutte, in modo diverso, fanno riflettere sulla vita e il destino. Bravo Lorenzo!
La sensazione che l'autore abbia dato alle stampe i racconti che gli erano rimasti nel cassetto esiste. Ciò nonostante, il tema del libro tocca da vicino me-quarantenne. E alcuni racconti sono effettivamente ben scritti.
Un libro scorrevole che si legge con piacere e che ruota intorno alla domanda che ognuno di noi ogni tanto si pone: è questa la vita che volevi? Esistono il fato, il destino, le coincidenze, il karma? Ogni racconto porta più di una riflessione.