La bottega di un macellaio geloso, le orge fallite in un albergo, un mercante di pelli che ha la mania di dipingersi la casa (mobili compresi), una scuola di ballo senza donne... Sono alcuni dei personaggi e degli ambienti scelti da Bohumil Hrabal per rivelarci un mondo tragico, ridicolo e così autentico da risultare surreale. Scritte in uno stile originalissimo, le storie che compongono questa raccolta scaturiscono da una grande passione per il raccontare, quasi da un'interna e vitale necessità di comunicare: sono storie che presentano realtà grottesche, ma che hanno alle spalle un incanto segreto e impalpabile, quello che lo stesso autore ha definito «l'ironia praghese», una raffinata commistione di drammaticità e umorismo bizzarro che richiama alla mente Kafka e Hašek, i due padri spirituali di Hrabal.
Born in Brno-Židenice, Moravia, he lived briefly in Polná, but was raised in the Nymburk brewery as the manager's stepson.
Hrabal received a Law degree from Prague's Charles University, and lived in the city from the late 1940s on.
He worked as a manual laborer alongside Vladimír Boudník in the Kladno ironworks in the 1950s, an experience which inspired the "hyper-realist" texts he was writing at the time.
His best known novels were Closely Watched Trains (1965) and I Served the King of England. In 1965 he bought a cottage in Kersko, which he used to visit till the end of his life, and where he kept cats ("kočenky").
He was a great storyteller; his popular pub was At the Golden Tiger (U zlatého tygra) on Husova Street in Prague, where he met the Czech President Václav Havel, the American President Bill Clinton and the then-US ambassador to the UN Madeleine Albright on January 11th, 1994.
Several of his works were not published in Czechoslovakia due to the objections of the authorities, including The Little Town Where Time Stood Still (Městečko, kde se zastavil čas) and I Served the King of England (Obsluhoval jsem anglického krále).
He died when he fell from a fifth floor hospital where he was apparently trying to feed pigeons. It was noted that Hrabal lived on the fifth floor of his apartment building and that suicides by leaping from a fifth-floor window were mentioned in several of his books.
He was buried in a family grave in the cemetery in Hradištko. In the same grave his mother "Maryška", step father "Francin", uncle "Pepin", wife "Pipsi" and brother "Slávek" were buried.
He wrote with an expressive, highly visual style, often using long sentences; in fact his work Dancing Lessons for the Advanced in Age (1964) (Taneční hodiny pro starší a pokročilé) is made up of just one sentence. Many of Hrabal's characters are portrayed as "wise fools" - simpletons with occasional or inadvertent profound thoughts - who are also given to coarse humour, lewdness, and a determination to survive and enjoy oneself despite harsh circumstances. Political quandaries and their concomitant moral ambiguities are also a recurrent theme.
Along with Jaroslav Hašek, Karel Čapek, and Milan Kundera - who were also imaginative and amusing satirists - he is considered one of the greatest Czech writers of the 20th century. His works have been translated into 27 languages.
Apparentemente sei racconti ma se mai avete letto qualcosa di Hrabal saprete già che niente è come appare all’inizio. Così le sei storie sono contenitori che raccolgono e accolgono altri fili di narrazione.
Si parte con “Jarmilka” (cinque stelle piene per me):
”Sono nuovamente in fonderia. Di lontano vedo Jarmilka, sta trascinando le marmitte con la minestra. Mi affretto verso di lei e la fisso a lungo fino a farle abbassare gli occhi. E’ incinta di sei mesi, quando apre la bocca posso vedere che le manca una buona metà della dentatura. Ma è una ragazza semplice e, proprio per questo, una vera bellezza.”
Così ci introduce l’ignota voce narrante di un operaio testimone della tragica storia della giovane ragazza: sedotta abbandonata al suo destino di maternità e derisa dagli altri uomini.
Una storia che offre ben pochi spiragli alla consueta comicità dello scrittore ceco e a cui fanno eco altri tragici scenari. Sono le memorie di Vashek Prucha, amico e collega che non riesce a cancellare l’incubo dei ricordi di un passato non tanto lontano. Sono i giorni della prigionia nel campo di concentramento. Anedotti in cui era testimone inerme della follia disumana.
”Carichiamo ancora, poi ci riposiamo un po’, ma a Vashek tutto ricorda quei sei anni. «Là lavoravo nei trasporti. Una volta col Rollwagen stavamo passando sopra a una cava di sabbia abbandonata dove avevano messo il cosiddetto Sonnenkommando. C’erano dei vecchi nudi che morivano sotto il sole ardente di luglio. Stavano là finché non morivano e se non morivano li picchiavano a morte. I loro corpicini erano ormai come degli stecchini, ma avevano le gambe gonfie come annaffiatoi… le S.S. li prendevano a calci in quelle vesciche e quei vecchi squittivano… in modo strano… noi stavamo col Rollwagen sopra di loro e ridevamo di cuore, ridevamo a crepapelle, tanto era comico lo spettacolo. Poi ci siamo scambiati un’occhiata e ci siamo detti: ‘Ma dove siamo?’ Vedi, quel nostro riso era qualcosa di peggio del pianto».
Gli altri racconti sono permeati da una crescente vena surreale propria dell’autore.
Devo dire che in alcuni casi ho faticato a tenere il filo del discorso (se un discorso c’era!!), in altri le scene sono di una comicità è assoluta.
«Ma non è tutto, il colmo fu davanti al tribunale, quando il giudice ha cominciato a urlare, ma come è potuto accadere! E quella serva, una donna gigantesca come lei, ha chiesto al piccolissimo giudice vuole vedere Praga d’oro e il giudice ha risposto sì, voglio. E la serva ha stretto la testa del giudice fra le palme e lo ha sollevato verso il soffitto. Quando lo ha deposto il giudice è caduto a terra, era morto anche lui!» «Una ghiottoneria surrealista», disse il poeta alzando gli occhi al cielo, e aggiunse in tono di accusa: «Io sono alla ricerca col lanternino di storie simili e scavo nelle piazze, e costui», e indicò il proprietario dell’impresa di pompe funebri, «e costui ne ha il sacco pieno!»
In questa raccolta di racconti come altrove, la forza di Hrabal sta nell'innescare l'elemento surreale a partire dalle condizioni materiali e dall'universo simbolico in cui sono immersi quotidianamente i lavoratori più disparati (dall'operaia della fonderia al notaio, dall'assicuratore pensionistico al venditore di pelli, dal poeta all'impresario di pompe funebri...). Altrettanto paradossale è la sua scrittura: tanto più prosaica è la materia narrativa quanto più lirica è la capacità di generare immagini.
Rinnovato il mio amore nei secoli dei secoli amen.
Avevo grandi aspettative, che purtroppo sono rimaste totalmente disattese. A parte qualche momento di maggior guizzo, è un’opera che non lascia davvero nulla. Più leggevo però, e più mi chiedevo quanto fosse andato in realtà “lost in translation”: il ceco è una lingua dalle sfumature assai diverse dall’italiano, e sicuramente una certa prontezza di spirito, oltre che di umorismo, è andata perduta nel processo. Peccato.