La vigilia di un Ferragosto afoso. Chiamato dall'infermiera, venuta per le quotidiane iniezioni di insulina e insospettita perché nessuno le apre la porta, il commissario Ambrosio trova un il dottor Andrea Bulgari è riverso sul letto, in pigiama, pare che dorma. Per un diabetico così grave, niente di più probabile di un collasso. Ma qualcosa non convince Ambrosio, che si trova coinvolto nella vicenda solo perché un'amica gli ha chiesto una cortesia. Inizia così una paziente ricerca tra gli intrighi di una Milano deserta ma spaventosamente cinica. Chi è davvero John, l'eccentrico socio americano di Bulgari? Quale legame li univa? Perché la giovane figlia del defunto, Lia, è così tormentata e sua madre, la sofisticata signora Bulgari, è invece tanto sfuggente? E Alima, bellissima fotomodella, che ruolo potrebbe aver giocato nella sordida vicenda? L'indagine è delicata. La verità si rivela, di momento in momento, sempre più sconcertante.
Senza dubbio una delle migliori indagini del commissario Ambrosio (qui ancora vice). Introspezione, estrema cura per il profilo caratteriale dei personaggi, notevole capacita' di svolgimento con notazioni e atmosfere simenoniane. A coronamento, va sottolineata la pregiata qualita' della scrittura che da' sapore a una trama per larghi tratti stagnante (come l'atmosfera di un umido ferragosto) ma mai noiosa. Un bel giallo e la grande Milano sempre li' presente.
Consigliato da un’amica secondo la quale Olivieri ricorda un po’ Scerbanenco. Non mi è dispiaciuto ma direi che i gialli di Scerbanenco, oltre a una più ricca qualità di intreccio, mi lasciavano quel senso di malinconia che Olivieri, in questo nostro primo e tuttavia discreto incontro, non mi ha lasciato. L’ambientazione è la Milano annoiata e borghese degli anni ’70, alla soglia di un caldo Ferragosto. La vittima è un medico, trovato cadavere sul suo letto. Chi indaga è il commissario Ambrosio, un uomo solo e riflessivo che, più che il Duca Lamberti di Scerbanenco, mi ha ricordato Adamsberg, lo spalatore di nuvole nato dalla penna di Fred Vargas. Il ritmo lento e la trama a tratti stagnante ben si adattano all’atmosfera di una Milano cinica e insolitamente deserta nella quale l’indagine di Ambrosio risulta delicata e complessa, quanto complesse sono le personalità dei personaggi. La risoluzione apparrà intricata, tanto da suscitare qualche interrogativo. Non sarà Scerbanenco ma è comunque un autore da approfondire.
Prima opera che leggo di questo autore italiano, Renato Olivieri. Mi sono deciso a leggerlo visto che mi piace il genere investigativo alla Maigret, e un po' gli somiglia al nostro commissario francese.
Al povero vice commissario Ambrosio gli tocca un caso nel pieno dell'estate milanese e dovrà investigare su una sospetta morte di un diabetico. Sinceramente mi aspettavo più colpi di scena, perché la vicenda si svolge lentamente in modo quasi stancante, ma tutto ha una logica. Scrive benissimo Olivieri, e mi spiace che non sia molto conosciuto. Da ammirare la pazienza di Ambrosio, che nonostante tutto lo porti a una morte normale lui fin dall'inizio ha sospettato ben altro e a ben donde.
Aderenza al vero Il vice commissario Ambrosi- quarantanovenne divorziato, irrimediabilmente solo, benché abbia appena iniziato una nuova storia- si trova invischiato in un'indagine su una presunta morte naturale per collasso diabetico, che però tanto naturale non è e che si lega a quella smaccatamente inferta di un uomo-verme (giustamente) pugnalato al cuore, che fino a quel momento avevo sospettato non avesse. Sulla vicenda aleggiano donne fragili e seducenti- l'elegante Valeria, l'infelicissima figlia Lia, la pantera di cristallo Alima- o popolane, comprimarie costrette dalle esigue risorse economiche a passare il Ferragosto nell'infuocata Milano deserta (io sono una, però, che ama passare il 15 agosto in città...la riconosco e la sento vera e sincera, come avesse dismesso gli abiti di scena e si mostrasse nuda e reale al mio sguardo innamorato). Della saga legata alle vicende dell'Ambrosi mi piace l' estrema concretezza della lingua e dell'azione: mai una parola in più del necessario; nessuna preoccupazione altra che non sia quella di raccontare una storia di anime morte, annientate dalla tristezza e dall'isolamento; i malinconici interrogatori informali del vice commissario, che scarrozza gli indagati in giro per la città sulla sua Golf e che al commissariato ci va solo se costretto, sempre a disagio. Mi piace la Milano di Ranieri- umida e nebbiosa anche quando c'è il sole- una Milano degli anni '70, prima di tanti cambiamenti, prima delle apericene e dell'Expo- una città fatta di nomi di strade, di gente sospettosa che occhieggia dagli usci, di asfalto, di drammi e ferite che si rimarginano male. Non c'è sfavillio, glitter, cipria a coprire le magagne; non ci sono anglismi reiterati a confondere e rendere 'brand' qualsivoglia cosa. Mi ha fatto un po' pensare alla Parigi di Maigret (un pochino, eh...) e mi ha fatto venir voglia di avere un Tardis personale perché, da figlia degli anni '80, di certi scorci di strade e di vite posso leggere solo nei libri.
Per il povero commissario Ambrosio è già un brutto Ferragosto perché “l’amica” Emanuela va in vacanza con una sua amica a Forte dei Marmi e lo lascia a Milano con l’afa terribile di questo mese. Ma non solo. Prima di partire, gli chiede di aiutare una sua amica infermiera che non riesce più a raggiungere un suo paziente, che si scoprirà morto. Andrea Bulgari era diabetico e sembrerebbe morto per un infarto sopraggiunto nel sonno, ma allora cos’è che agita tanto il commissario? Man mano conoscerà la stramba famiglia del morto con la ex moglie Valeria e la figlia Lia, e anche il socio in affari insoliti John Ragusa, americano, dai modi eccentrici. E in tre giorni verrà catapultato in un mondo alquanto lontano dalla sua vita abituale, in una Milano deserta “come in uno dei quadri metafisici di De Chirico”. Non conoscevo questo autore ma devo dire che, sia il modo di scrivere che la personalità del protagonista mi hanno conquistata. Purtroppo la lunghezza contenuta del libro non permette a mio parere l’adeguata caratterizzazione di alcuni personaggi che restano un po’ in ombra, o l’approfondimento di alcuni passaggi. Ma gli ingredienti per un giallo di successo ci sono davvero tutti. Mi mancava davvero un bel giallo!
Incastrato dalla fidanzata (ma sono poi veramente fidanzati, se lui non è ancora divorziato e vivono sostanzialmente due vite distinte?), il commissiario Ambrosio si ritrova coinvolto a Ferragosto nella strana morte di un “consulente”. Quello che apparentemente avrebbe dovuto essere il delitto perfetto - tutto il piano era stato studiato meticolosamente e in maniera tale da non lasciare alcun sospetto -, per una serie di coincidenze viene sottoposto all’attenzione di un caparbio ed annoiato vicecommissario che non potrà fare a meno di andare a fondo della vicenda e smascherare i colpevoli. Il tutto sul magnifico sfondo di una Milano a Ferragosto, quindi deserta.
Nel consueto giro in biblioteca post vacanze mi sono imbattuta nel secondo giallo del commissario (qui ancora vice) Ambrosio: ho trovato la trama più avvincente (e non scontata), l'ambientazione nella "Milano da bere" ancora in nuce, non ostentata o presa come modello ma come "semplice" modo di essere di alcune persone annoiate e con troppo tempo e soldi a disposizione. Giallo con risoluzione un po' arzigogolata ma non banale.
Incastrato dalla fidanzata (ma sono poi veramente fidanzati, se lui non è ancora divorziato e vivono sostanzialmente due vite distinte?), il commissiario Ambrosio si ritrova coinvolto a Ferragosto nella strana morte di un “consulente”. Quello che apparentemente avrebbe dovuto essere il delitto perfetto - tutto il piano era stato studiato meticolosamente e in maniera tale da non lasciare alcun sospetto -, per una serie di coincidenze viene sottoposto all’attenzione di un caparbio ed annoiato vicecommissario che non potrà fare a meno di andare a fondo della vicenda e smascherare i colpevoli. Il tutto sul magnifico sfondo di una Milano a Ferragosto, quindi deserta.
Quarta di copertina La vigilia di un Ferragosto afoso. Chiamato dall'infermiera, venuta per le quotidiane iniezioni di insulina e insospettita perché nessuno le apre la porta, il commissario Ambrosio trova un cadavere: il dottor Andrea Bulgari è riverso sul letto, in pigiama, pare che dorma. Per un diabetico così grave, niente di più probabile di un collasso. Ma qualcosa non convince Ambrosio, che si trova coinvolto nella vicenda solo perché un'amica gli ha chiesto una cortesia. Inizia così una paziente ricerca tra gli intrighi di una Milano deserta ma spaventosamente cinica. Chi è davvero John, l'eccentrico socio americano di Bulgari? Quale legame li univa? Perché la giovane figlia del defunto, Lia, è così tormentata e sua madre, la sofisticata signora Bulgari, è invece tanto sfuggente? E Alima, bellissima fotomodella, che ruolo potrebbe aver giocato nella sordida vicenda? L'indagine è delicata. La verità si rivela, di momento in momento, sempre più sconcertante.
Enne sügise saabumist tuli tahtmine midagi päevakohast lugeda. „Maledetto ferragosto“ valisin pigem Marco Petruse kaanepildi kui pealkirja pärast, aga ennäe üllatust, nii head Itaalia krimkat pole mulle seni veel kätte sattunud.
Algus oli sihuke hillitsetud ja sündmus ise ei kuulunud selliste hulka, millest annaks erilist intriigi välja arendada. Itaalia autorite puhul pole eeskuju tavaliselt raske leida ja mingi hetk tuli hilise Simenoni tunne peale. Aga mida edasi, seda paremaks lugu läheb. Giulio Ambrosio, kes kannab Rolexi kella ja pakub kahtlusalustele Muratti sigarette, on märksa aktiivsem sell kui Maigret, tsiteerib Machiavellit (mitte neid kõigile tuntud kohti) ja üritab enne Ferragosto algust kogu seda jama kaelast ära saada.
Lühike raamat ja vähe tegelasi, aga palju dialooge, kirjeldusi (!!) ja tegevust. Lõpp on samamoodi originaalne ja ootamatu.
....mah, sì, forse. Forse se fossi partita da lui per la full immersion nel giallo dell'ultimo anno. Ma ormai, dopo averne letti tanti il decoroso commissario Ambrosio non mi fa impazzire. L'ambientazione (annoiata borghesia danarosa anni '70-'80) è resa bene (ma già letta e riletta). La storia poi, dopo la metà del racconto diventa un po' troppo barocca anche se parte della soluzione non è del tutto scontata.
Già il concetto in se di Ferragosto è piuttosto evocativo... profumi bruciacchiati di natura, ricerca spasmodica di ombra, cieli pesanti azzurro, strade stanche e trascurate e deserte... Luca scompone l'epica della festività in deliranti e meravigliosi tratti di penna, tanto sconnessi quanto incisivi. E bravo!
due morti a distanza di poche ore nella milano deserta e calda dei giorni di ferragosto- e il commissario ambrosio che si trova quasi per caso invischiato in una faccenda semplice eppure piena di personaggi complessi. secondo della serie e si conferma la bravura di olivieri nel raccontare non solo milano ma anche una storia verosimile e avvincente.