"Fra tre giorni ci vai da Carmine, a papà?". Questa frase, e per Pietro ricomincia a pulsare il segreto. Un segreto racchiuso nel favore da fare a suo padre senza che nessuno lo venga a sapere e senza nessun errore. Questa frase, e per Pietro niente è uguale a prima. Così il sole forte del giardino diventa il buio cattivo della cantina e l'odore buono della piccola casa si trasforma nel fetore di cemento della grande città. Non ci saranno più le sfide con l'amico Luigi e neanche le lucertole da catturare per poi tagliar la coda, né i pomeriggi con Nino, il vecchio giardiniere dalle mani callose e il sorriso buono. Non ci saranno più nemmeno le carezze di sua madre, soffocate da una verità crudele e silenziosa. Per Pietro, all'improvviso, ci sarà solo il mondo adulto di suo padre: quello di Carmine e del suo viso bucato, di Toni il pasticcere e dei suoi occhi da topo, degli uomini del cancello e di una cosa dentro che graffia e morde lo stomaco. Il mondo crudele che Pietro scoprirà attraverso i suoi occhi innocenti e a cui si ribellerà fino in fondo. Un romanzo d'esordio dolce e potente che sa di antico, fa rabbia e commuove. Con un linguaggio corporeo e visivo, l'autore racconta del delicato rapporto fra un padre e un figlio, della scoperta del male e della sua ineluttabilità, di un bambino che cambia pelle e diventa grande.
Vive a Rimini fino alla maturità scientifica, trasferendosi successivamente a Bologna per iscriversi al corso in Scienze della comunicazione dell'Alma Mater Studiorum. Nel 2002, segue i corsi della Scuola Holden a Cesena esperienza conclusa non in modo positivo. Si laurea nel 2005 con la tesi L'oggetto culturale nell'industria italiana. Il caso del Signor M. ovvero i criteri di pubblicazione di un libro. Il suo romanzo d'esordio, Senza coda (Fanucci, 2005), ha ricevuto nel 2006 il Premio Campiello Opera prima; si tratta di un'opera che racconta "di un'infanzia che si misura angosciosamente con il mondo adulto, con le sue sopraffazioni e violenze, varcando la linea d'ombra che conduce ad una pensosa maturità". Il 22 marzo 2007 pubblica con Guanda il romanzo Il buio addosso (premio Insula romana 2008). Il 12 febbraio 2009 viene messo in commercio il terzo romanzo, Bianco (Guanda), che vince la XXVIII edizione del Premio Comisso, il Premio Tondelli 2009 e il premio della critica Ninfa-Camarina 2010. Il 23 febbraio 2012 viene pubblicato il romanzo Il senso dell'elefante (Guanda), che vince il Premio Campiello Giuria dei Letterati 2012, il premio Vigevano - Lucio Mastrolonardi, il premio Bergamo. È tradotto in Germania, Francia, Spagna, Stati Uniti, UK, Canada, Svezia. Nel febbraio 2015 esce per Feltrinelli il romanzo Atti osceni in luogo privato. Vive a Milano, dove lavora come caporedattore di una rivista di psicologia. Scrive per la cultura del Corriere della Sera.
Mi ha ricordato molto "Io non ho paura". Ho letto Senza coda dopo esser passato per Atti osceni in luogo privato e Fedeltà, ma non mi ha convinto come i primi due. Il libro è evidentemente un'opera prima, non trascina il lettore come riesce a fare nei romanzi più maturi e manca di quel coinvolgimento che tanto mi ha fatto apprezzare Missiroli. Resta un buon romanzo, non imperdibile.
Avrei voluto leggere e giudicare questo libro senza il peso di Atti Osceni e Fedeltà, letti e adorati. Non ho ritrovato lo stesso Missiroli tra queste pagine, il lessico è completamente diverso, la storia anche. Il libro parte un po'in sordina, confuso, poi si schiarisce e la storia diventa coinvolgente. Un racconto doloroso visto tramite gli occhi di un bambino, la cui innocenza si perde strada facendo.
E, dopo questo e Atti Osceni in Luogo Privato, ho deciso che intendo leggermi tutti quanti i libri scritti da Missiroli; sperando ne abbia scritti parecchi.
4*1/2 Secondo libro di Missiroli che leggo (dopo Atti osceni in luogo privato); secondo capolavoro di Missiroli che leggo! Ancora una volta questo autore mi ha stupita. Forse sono affine al suo tipo di scrittura ed è proprio questa che mi è piaciuta immensamente: intensa, diretta, semplice.. A inizio lettura non capivo il senso, poi ho capito il titolo e poi tutto è diventato chiaro.
Le parole che usa sono estremamente semplici, d'altro canto il nostro protagonista è un bambino, e allo stesso tempo sono estremamente forti e precise. Quello che mi ha colpito, oltre alla scrittura, è la differenza tra un bambino e un adulto. Alla prima lettera che viene aperta (non faccio spoiler, leggete il libro!!) ogni adulto capisce che c'è qualcosa che non va e che di certo non cela un intento positivo. Il bambino no. Il bambino vede il lato buono, non prende in considerazione la cattiveria o degli intenti cattivi. Tutta la vicenda, narrata attraverso gli occhi di un bambino, è estremamente toccante. Proviamo la sua paura, la sua ansia e il suo sconcerto quando, alla fine, anche se in maniera inizialmente inconscia, capisce quello che sta succedendo. Duro, forte, immediato, toccante, in qualche modo sconvolgente, rapido e diretto. Bellissimo.
Mi piace molto Marco Missiroli, come persona e come scrittore. Il suo Atti osceni in luogo privato è a mio parere un gran bel libro. Questo invece non mi è piaciuto. Non ho amato né la scrittura troppo "chiusa" né la vicenda, né l'ambientazione. Ho scoperto che eravamo in Sicilia solo nella post fazione. Nessun riferimento esplicito, né di tipo climatico, né gastronomico tipico... Onestamente ci ho capito ben poco. All'inizio pare che tutto ruoti intorno a Carmine che pare faccia cose orribili al bambino protagonista, poi ne se ne fa più alcun cenno. Pietro recapita delle buste a questo personaggio che poi si rivelerà essere un sicario. Non ho ben capito nemmeno cosa ci facciano le auto fuori dal cancello della villa dove vive Pietro. Per non parlare del finale... Peccato!
Missiroli rientra a pieno titoli tra i miei autori italiani preferiti. Ho comprato questo libro tempo fa,giusto per leggere il suo esordio. Mi è piaciuto? Non tanto come gli altri, , di certo, si capisce che è un esordio. Mi ha ricordato un po' certe atmosfere di Ammaniti, che non è che mi faccia impazzire. Poi i detesto le storie raccontate dai bambini, quindi è facile capire che questo romanzo non mi ha entusiasmato. Però c'è tutta la scrittura che verrà fuori più avanti, c'è un certo modo di raccontare e c'è uno chesa scrivere
Non è così facile. In queste parole dette ad un certo punto della storia dalla madre del protagonista, ci sono tutta la difficoltà e la disperazione di qualcuno che si trova coinvolto in problemi di mafia, camorra, o quel che sia. Il vivere nella paura di quello che può accaderti senza capirne i motivi è il filo conduttore di questo libro, con la realtà che viene alla luce poco a poco, facendo rimpiangere il tempo in cui non si sapeva nulla.
Avevo tanto sentito parlare di questo autore, quindi appena ho visto il libro al mercatino non ho potuto non prenderlo. Mi dispiace dire che per l’ennesima volta le mie aspettative sono state disattese.
Non sono riuscita a entrare completamente in sintonia con lo stile dell’autore. Ho avuto la sensazione di leggere tante belle parole ma vuote. Quella che viene raccontata è una storia forte che però non mi è arrivata, complici probabilmente i numerosi sottintesi. L’autore non è riuscito a farmi provare delle emozioni durante la lettura, non è riuscito a farmi sentire vicina al piccolo protagonista e a provare rabbia verso il padre. Ho letto tutta la storia come se fossi stata una lontana spettatrice, non coinvolta al suo interno. Questo è uno di quegli aspetti che per me conta di più quando mi trovo a dover giudicare quanto un libro mi sia piaciuto.
Inoltre la storia mi ha ricordato qualcosa di già visto e letto, non l’ho trovata così originale.
Tempo fa lessi la recensione di questo libro sul blog di letteratura Telegraph Avenue, fonte di autori interessanti da scoprire, soprattutto italiani e statunitensi, tra cui nomi divenuti ormai classici, come Roth e Foster Wallace. Quella recensione m’incuriosì non poco, tanto da farmi acquistare Senza coda, tra l’altro vincitore del premio Campiello Opera prima del 2006, durante una delle mie visite in Italia. Il libro mi è piaciuto molto, per la storia e soprattutto per lo stile dell’autore.
Il libro è scritto benissimo - Missiroli ha un talento di scrittura notevole - ma non è bello quanto "Atti Osceni in luogo privato" con cui ha vinto il Premio Campiello. Si vede che è un romanzo più immaturo, che tuttavia racconta una storia dolce-amare di formazione (come Atti Osceni): la storia di Pietro e della sua famiglia, dei suoi amici, della sua ingenuità di bambino di 8 anni in una Sicilia dura e flagellata dalla resa dei conti della Mafia. Lettura piacevole e scorrevoli, vale comunque la pensa di leggerlo!
Pietro è appena un bambino e come tale vive nella sua beata ingenuità anche se il mondo intorno a lui è duro anzi durissimo, a cominciare da quell'orco di suo padre. Ma Pietro e il suo amichetto Luigi sono bambini e si divertono a tagliare la coda alle lucertole e a fare giochi da bambini. Alla fine però il mondo dei grandi prende il sopravvento e quei bambini capiscono quanto può essere crudele il mondo dei grandi, altro che tagliare le code alle lucertole...
Come può un bambino comprendere la rabbia, la cattiveria, la triste realtà che lo circonda? Come può un bambino saper distinguere il "sangue dei cattivi" dal "sangue dei buoni"? E chi decreta a quale categoria un uomo appartiene in realtà? Una breve ma intensa lettura che racconta una consueta realtà vista da un bambino, i quali sentimenti e ingenuità fanno da attori.
E' la prima volta che leggo un libro di questo autore e credo che ne leggero altri. La lettura è molto scorrevole e invoglia a leggere pagina dopo pagina. La storia di Pietro è una storia caratterizzata dalla violenza del padre e dalla speranza che questo quest'ultimo torni ad essere il padre allegro e amorevole che era prima. Consigliato
"Pietro non sapeva più quali erano le sue gambe, e le braccia, e tutto il corpo. Forse lui era diventato Luigi e forse Luigi era diventato lui. Da quel momento in poi sarebbe stato per sempre l'altro e non più se stesso. Mai più."
Primo libro di Missiroli ma quarto libro suo che leggo. Devo dire che, nonostante si intuisca che sia il suo esordio, è ben riconoscibile lo stile particolare che caratterizza tutti i suoi futuri libri. Anche qui, affronta un argomento delicato ma solitamente poco trattato.
Primo libro che leggo di questo autore, la sua opera prima. Un po’ semplice e acerbo, una storia già letta. Scritto molto bene, là pagine scorrevano veloci. Come sempre se mi interessa un autore parto dalla sua opera prima. Questa lettura mi ha convinto e leggero’ anche il successivo.
Che tristezza quando leggo di infanzia rubata!! Questo è un esempio. Un padre che usa il figlio per i suoi loschi affari, un bambino che conosce la morte troppo presto. Mi ha fatto male leggerlo,quindi è sicuramente un bel libro!
In un periodo in cui tutti leggono Atti osceni in luogo privato, l'ultimo romanzo di Missiroli (che fra l'altro non vedo l'ora di leggere anch'io), ho voluto tornare alle (sue) origini e leggere il primo. Dopo Il buio addosso, Il senso dell'elefante e Bianco, ero davvero curiosa. Questo primo romanzo è più o meno come me lo aspettavo: ben scritto, un po' oscuro, non maturo come i successivi ma con una buona idea di fondo. Vediamo le cose dal punto di vista del piccolo protagonista, Pietro, che ogni tanto il padre manda a consegnare qualcosa a uno strano omaccione che lo spaventa. Pietro vive in una casa con le guardie all'ingresso, non può entrare e uscire liberamente, e ha solo due amici: il suo compagno Luigi e il giardiniere Nino. E poi c'è la Bianca, l'auto di suo padre su cui immagina viaggi meravigliosi. Pietro è un grande cacciatore, in un barattolo pieno d'alcol conserva quasi venti code di lucertola. Un bambino qualsiasi, insomma, se non fosse per quelle lettere misteriose che deve consegnare a Carmine. E per tutto quel sangue che fanno vedere al tg. E per le botte occasionali a lui e alla madre... Un romanzo duro, intenso, che si legge col fiato sospeso per la voglia di capire che cosa sta succedendo. Sicuramente non il migliore di Missiroli, ma comunque da leggere se si ama questo autore dalla penna così abile.
Mi trovo un po' in difficoltà a scrivere questa recensione...libri piccolo dai tanti contenuti, emerge la violenza domestica, un killer nell'ombra, l ingenita di un bambino...ma è talmente ermetico che ho fatto difficoltà a capire come finisce la storia, o per lo meno come si arriva al finale per he è un misto da sogno e realtà...quando lo leggerete mi capirete 😂. Trama: il tutto comincia con una frase: porta questa busta a Carmine, va bene a papà? Pietro è solo un bambino e la sua vita è quella di andare a scuola e giocare con il suo amico Luigi a tagliare le code alle lucertole in giardino e metterle in un barattolo..ma questa cosa di portare una busta a Carmine dopo la scuola, proprio non gli va giù... Non capisce, ma d"istinto sa che questa cosa non gli piace...poi un giorno apriranno quella busta. Pietro è un bambino che vive la sua infanzia ma si scontro anche con un mondo di adulti dove il padre, tranquillo può o meno con lui,busa violenza su sua madre solo perché devono obbedire. Questa cosa lo sconvolge e non la capisce, ma la realtà è dura per la visione di un bambino. Non voglio consigliarlo, perché è troppo ermetico in alcuni punti e troppo crudo in altri, non mi piace questa cosa che i bambini debbano crescere troppo in fretta. Do due stelle.
I più assidui frequentatori di questo blog – o anche i più anziani – ricorderanno sicuramente il mio incredibile entusiasmo rispetto ad “Atti osceni in luogo privato” e la totale fascinazione subìta (se non hai letto cosa ne penso o vuoi rinfrescarti la memoria, trovi la recensione qui). Con quel libro mi sono innamorata di Parigi senza mai averla vista, ho deciso di conoscerla e, soprattutto, mi sono innamorata della penna di Missiroli. Quando mi innamoro di un autore succede che decido di leggere tutta la sua bibliografia, io ordine cronologico. E’ così che arriviamo a Senza coda, opera prima di Marco Missiroli.
Fedele al mio approccio ai libri, non conoscevo la trama prima di leggerlo. Tutto è stato un’immensa scoperta.
Doloroso e infinitamente tenero. Il male incarnato da un padre crudele e criminale e il bene e la purezza incarnati da una madre troppo sottomessa e spaventata. Bello, è il secondo libro di Missiroli che leggo (questo è, in realtà, il suo debutto) e sono totalmente affascinata da questo giovane autore italiano. Consigliatissimo.
Bella penna, soprattutto considerato che, se ho ben capito, è un esordio. Ma frettoloso sul finale, quasi da racconto lungo: se ne tirava fuori facilmente un'epopea bellissima da 300 pagine.