Et si l'on concevait la tche de l'historien comme l'enqute d'un Sherlock Holmes Si la guerre pouvait tre assimile un crime, les coupables se dissimulant, des alibis tant invoqus, des innocents dsigns du doigt Dans cet ouvrage - ni " livre difiant " ni " commmoration " -, Luciano Canfora aborde la guerre non comme un monument, mais comme un vnement vivant qu'il s'agirait de retourner dans tous les sens pour comprendre " ce qui s'est vraiment pass ". L'enqute mene au fil de ces pages - puisqu'il s'agit bien d'une enqute - se droule en une vingtaine de courts chapitres, tirs de confrences la radio publique italienne, lire d'une traite comme autant de petites histoires. Les ides reues - surtout celles qui ont cours dans les pays vainqueurs - ne survivent pas l'examen. La fin ne nous livre pas un unique coupable, mais nous laisse vaccins contre les reconstructions apologtiques. C'est le livre que doit lire qui veut se faire en quelques pages une ide de la multiplicit des causes et des conjonctures qui ont conduit la Premire Guerre mondiale.
Luciano Canfora (Bari, 1942) è un filologo classico, storico, saggista e accademico italiano. Canfora è figlio dello storico della filosofia Fabrizio Canfora e della latinista e grecista Rosa Cifarelli, entrambi docenti del prestigioso Liceo Ginnasio Quinto Orazio Flacco di Bari nonché antifascisti protagonisti della vita culturale e civile della città nel secondo dopoguerra. È professore emerito di filologia greca e latina presso l'Università di Bari e coordinatore scientifico della Scuola superiore di studi storici di San Marino. È membro dei comitati direttivi di diverse riviste, sia scientifiche sia di alta divulgazione, come il Journal of Classical Tradition di Boston, la spagnola Historia y crítica, la rivista italiana di alta divulgazione geopolitica Limes. È membro della Fondazione Istituto Gramsci e del comitato scientifico dell'Enciclopedia Treccani. Dirige inoltre, sin dal 1975, la rivista Quaderni di Storia (ed. Dedalo, Bari), la collana di testi La città antica presso l'editore Sellerio, la collana Paradosis per le edizioni Dedalo e la collana Historos per la Sandro Teti Editore.
Il 1° novembre 1999 andò in onda, su Radio Rai2, la prima puntata di “Alle otto della sera”. Ogni sera, alle 20, era possibile ascoltare personaggi di grande levatura parlare di storia antica o contemporanea, arte, letteratura, cinema, scienza e altri temi appassionanti. Luciano Canfora fu uno dei grandi ospiti. Ogni sera, dal lunedì al venerdì, per 20 sere, con un linguaggio semplice e discorsivo raccontò uno dei più tremendi avvenimenti storici, lo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Le puntate (queste come quelle degli altri protagonisti) vennero raccolte in una collana della casa editrice Sellerio, che prende il nome dall’omonima trasmissione. Il libro scorre veloce. Varie le citazioni di importanti autori letterari che nei loro romanzi descrissero il clima che si respirava in quel periodo. E dalle citazioni, dalle riflessioni, dal confronto con la storia antica, procede fino a porre un interrogativo. L’attentato di Sarajevo del 28 giugno 1914, fu il motivo o il pretesto per dare inizio alla catastrofe? Canfora analizza e spiega perché quell’attentato fu soltanto la scusa per iniziare il conflitto. E racconta come quei “quarant’anni di pace” precedenti al conflitto furono in realtà costellati da una lunga serie di incidenti e dissapori. Ci riporta così al 1870, alla tensione franco-tedesca, all’incidente del Daily Telegraph, alla crisi di Agadir e a tutti quei focolai tenuti a bada per anni da un’intensa attività diplomatica. Riprendendo l’osservazione dello storico francese Fernand Braudel: «Nel 1914 l’Europa era sull’orlo del socialismo, ma anche della guerra; in pochi giorni, in poche ore precipitò nel baratro», Canfora sottolinea un fatto: nel 1912 in Germania il risultato delle elezioni politiche generali il partito socialista tedesco ottenne 4milioni di voti , in parlamento si passò da 43 a 110 deputati. Il figlio dell’imperatore di Germania, suggerì al padre l’idea di mettere in atto un colpo di stato. Quando s’arriva a un bivio, si può scegliere quale direzione prendere. Il socialismo poteva essere un’alternativa al baratro. Non fu così.
Qui, il link per ascoltare, dalla viva voce di Luciano Canfora, le puntate trasformate poi in un libro che merita un posto di rilievo nella biblioteca personale. http://www.rai.it/dl/portaleRadio/med...
Si legge con l’attenzione che merita un documentato e impeccabile testo di storia che ricostruisce un momento della storia europea di prima importanza; ma anche con la facilità e la chiarezza che ogni maestro degno di questo nome sa infondere nella presentazione di una materia che ama e domina con stile.
In occasione del centenario dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, il pericolo che venissimo sommersi da un diluvio di retorica patriottarda era davvero alto: al punto da inquinare il nostro ricordo di che cosa sia veramente stata quella tragedia. Luciano Canfora non ha sottovalutato il rischio ed ha scritto questo piccolo, chiarissimo libriccino pieno di riferimenti molto utili per fare luce sulla catena di eventi che ha fatto piombare l' Europa nella grande guerra: non ci può essere spazio nel ricordo per ideologie strane, e l' unica cosa che vale la pena di celebrare è il sacrificio delle povere vittime cadute negli spaventosi campi di battaglia in nome di un ideale che chi lo sa se è vero.
La prima guerra mondiale non è cominciata a causa dell' assassinio di Francesco Ferdinando, ma perchè dopo il lunghissimo periodo di pace della Belle Epoque il bisogno di sangue era diventato insostenibile. Un bisogno ideologico (legato al nazionalismo ed all'espansionismo striscianti in quei tempi, ma anche alla voglia di eroismo e di grandi gesta che pervadeva tutte le generazioni); un bisogno economico (la seconda rivoluzione industriale cominciava a perdere colpi a causa della carenza di materie prime e di mercati, il confronto tra i sistemi produttivi dei diversi paesi cominciava a farsi feroce), ed anche un bisogno politico ( tutte le grandi potenze del periodo portavano avanti politiche espansionistiche, e semplicemente non c'era più terra disponibile. A questo si aggiunga la necessità di porre un freno al dilagare delle idee socialiste e delle rivendicazioni sindacali, concentrando le energie su un nemico esterno, non su un nemico interno).
Quindi la guerra come un evento storicamente inevitabile, verso la quale non sussistono responsabilità? Certo che no. Gli intrecci di alleanze sempre più complessi quanto più lontani dalla realtà (La triplice alleanza è stata qualcosa di davvero anacronistico); l'incapacità e la goffaggine delle ambasciate e dei ministeri degli esteri, le letture sbagliate delle intenzioni dei vari paesi; la scelta sbagliata delle forze sociali di perseguire obiettivi grettamente nazionali e locali contro l'interesse generale ( l'interventismo dei partiti socialisti segna definitivamente il fallimento dell' Internazionale) hanno contribuito ad accelerare il precipitare degli eventi anzichè frenarlo.
Canfora traccia un quadro non approfonditissimo ma sicuramente chiaro e preciso paese per paese di quello che successe, mostrando con evidenza quanto gli stia a cuore il mostrare che ben poco di eroico e di ideale c'è stato in quell'anno decisivo: ed anche noi che leggiamo e ricordiamo le vittime di quel conflitto spaventoso dobbiamo avere ben presente quanto esso sia stato innanzi tutto un crimine contro l'umanità, e che di quel crimine esistono dei colpevoli. Esistono eccome.
Saggio veloce e rapido, che purtroppo finisce troppo presto, in cui Canfora - lontano qui dai suoi consueti ambiti di studio storico - analizza la fatidica estate del 1914.
Il luglio '14 è solo la conclusione (non l'unica possibile) di una lunga serie di avvenimenti, incroci politici, incidenti diplomatici, interessi economici affastellatisi nei decenni precedenti. E la guerra, o la resa dei conti rispetto a tutti gli accidenti di cui sopra, fu la conclusione da tutti quanti voluta (per "tutti quanti" intendendo i governi delle principali potenze dell'epoca e i potentati economico-finanziati a questi legati). Non l'unica conclusione possibile, ma la più probabile. E Sarajevo, l'attentato a Francesco Ferdinando e consorte solo il pretesto perfetto: l'Austria-Ungheria, sciaguratamente, utilizza con cinismo l'episodio per risolvere una volta per tutte i problemi con la fastidiosa Serbia, sapendo di avere le spalle a Est coperte dall'intervento tedesco (perché la Russia, protettrice di tutte le popolazioni slave dei Balcani, interverrà).
Tutti hanno i loro scheletri nell'armadio: persino i russi, che si pongono quali difensori dei Balcani in nome di un ideale panslavista, hanno interesse in realtà in un solo, decisivo argomento, ossia l'occupazione degli Stretti al fine di raggiungere la secolare ambizione d'accesso indisturbato ai mari caldi. Non diversamente la Gran Bretagna, che persegua da secoli con lodevole coerenza un unico scopo in Europa, ossia impedire il formarsi di uno stato egemone: che sia francese, tedesco o russo, poco importa.
E in questo ginepraio di piani d'interesse intersecantesi, la guerra è alla fine la soluzione più ovvia.
Canfora, giustamente, si concentra anche sul grande tradimento alla causa che i partiti socialisti europei commisero in quel frangente: pochissime furono le voci fuori dal coro. La vicenda di Mussolini, da gran banderuola e superbo demagogo qual era, ne è la più perfetta sintesi. In effetti la trasformazione repentina di quelle classi politiche, e in particolare di quella tedesca (il più potente e organizzato partito socialista d'Europa), da forza anti-sistema a spalleggiatori dei loro vecchi nemici conservatori e reazionari è sbalorditiva, ma le cui motivazioni sono ben riassunte da Canfora stesso: i vecchi ideali pacifisti e internazionalisti barattati con il sostegno indiscriminato alla guerra patriottica, con lo scopo di ottenere briciole da far piovere poi sul proletariato tedesco in caso di guerra vittoriosa e successive, profittevoli annessioni.
Canfora non lo dice, lo aggiungo io: mi chiedo cosa sia cambiato oggi, dato che si rivedono le stesse, identiche dinamiche. Non è che forse la Germania unita sia, indipendentemente da qualunque regime o idea politica là imperante, un problema esiziale per l'equilibrio e la stabilità europea? Perfino per la sua stessa pacificazione?
Ovviamente il fatto che tutti avessero i propri motivi per desiderare il conflitto assolve i tedeschi dalla responsabilità unilaterale - così come affibbiatagli a Versailles dai vincitori, con sommo sprezzo del ridicolo ma in generale coerenza con la martellante propaganda dei quattro lunghissimi precedenti anni - di aver causato la guerra.
Più semplicemente, si può dire la Grande Guerra che fu qualcosa che sfuggì quasi subito dal controllo degli attori in campo, che erano totalmente impreparati di fronte a un massacro e a uno sforzo sociale, economico, industriale di quella spaventosa entità.
Consiglio in definitiva il libro, molto ben scritto e molto godibile (pur nella sua brevità).
Agile saggio, trascrizione di una trasmissione radiofonica, che con stringatezza e maestria riesce a inquadrare alla grande un anno e un periodo fondamentali per la storia del '900 (e non solo). E' incredibile la chiarezza di esposizione e la messe di spunti di approfondimento che si possono leggere in cosi' poche pagine. E' altresi' stupefacente constatare invece, come sui libri in dotazione alle superiori o anche all'universita', gli stessi avvenimenti brillino, o per l'assenza o per una incongruente laconicita' su cause ed effetti. Quando si ha a che fare con uno storico vero si nota.
Luciano Canfora adota três teses (premissas?) centrais para a obra, originalmente publicada em 2006. Primeiramente, a de que 1914 foi o estopim de uma série de tensões entre as maiores e menores potenciais europeias, principalmente no que se refere às disputas coloniais (e também por território na Europa), o que envolve outras nações (Império Otomano, Estados Unidos, as colônias em si etc.), dando o caráter “mundial” à guerra. Essa tese vai de acordo, embora não seja inteiramente coincidente, com o que Lênin escreveria sobre a guerra como ponto de chegada das disputas imperialistas, fase final do capitalismo. O fato é que o autor ressalta a não-existência de uma única culpa pela guerra.
A segunda tese ou premissa é a interconexão entre revolução e guerra — as tensões revolucionárias fazem com que a guerra, uma saída externa, seja interessante e, de outro lado, a guerra aumenta as tendências revolucionárias (basta ver a Rússia).
Terceiro e último, Canfora afirma que é possível tratar as duas guerras mundiais como um só conflito da Europa e do mundo. Suas bases e consequências não iniciam em 1914 e não acabam em 1918 — mantém-se os conflitos nos Bálcãs e as disputas coloniais. Isso não é muito ressaltado — é dito quase en passant —, mas me parece importante. Não sei se estou inteiramente de acordo, mas também não tenho suficiente conhecimento do assunto para tecer alguma outra opinião — até porque Canfora não diz que não haja diferenças entre os dois conflitos, mas sim que podem ser vistos como um conflito com duas etapas, afinal a causa de um (Segunda Guerra) já está no outro (Primeira) e, no fundo, pode ser vista como a disputa entre potencias imperialistas.
A partir dessas teses — e de forma a construí-las (não são tão apriorísticas) —, Canfora aborda e explica (com maestria) essas tensões nos Bálcãs, na Alemanha, na Áustria, passando pelas propagandas e falsificações, por incidentes específicos (Daily Telegraph; o atentado), pelas conjunturas e também pelas cadeias de eventos (declarações de guerra, por exemplo). É feita uma reflexão bastante interessante sobre a atuação dos partidos socialistas na Alemanha, França, Itália, Inglaterra e Rússia. Na Alemanha, França e Inglaterra, nenhum conseguiu, de início, se colocar contra a guerra, o que era uma contradição em partes. Já na Itália e na Rússia isso ocorreu. Também trata-se muito bem da reação no mundo do cristianismo frente à guerra.
A conclusão é de que as bases para o autoritarismo da Europa nas décadas de 20 e 30 não surgem só a partir das consequências do conflito, como se costuma dizer. Mais do que isso, elas estão ainda em 1914, no caso da Alemanha com a progressiva tomada de poder do alto comando militar (Luddendorf e Hindenburg) e, em 1917, com a fundação de um partido de direita populista (Partido da Pátria), anexacionista e chefiado pelo próprio Hindenburg. Esse partido surge concomitantemente ao Partido Socialista Independente, explicitamente contra a guerra, e conquista imediatamente um enorme apoio popular. O interessante é que a esquerda anti-guerra ficou marcada na historiografia alemã (e não só alemã) como a culpada pela perda do conflito — uma mentira, é claro, mas algo muito importante de se saber para entender o pensamento alemão nas décadas que se seguiriam. É interessante também que essa esquerda não soube se defender dessas críticas falsas, mas pode-se dizer que o essencial dessa ascensão autoritária é, no fundo, a suspensão da política.
Enfim, um excelente resumo das temáticas e reflexões acerca da Primeira Guerra, com teses bem desenvolvidas pelo autor. Gostei muito do estilo de escrita e de algo bem marcante — às vezes, Canfora fala brevemente sobre um tema que fica meio em aberto, mas mais para frente, esse mesmo tema surge novamente e é melhor explicado.
In poche pagine fa piazza pulita delle solite storielle sulle cause della prima guerra mondiale. Dovrebbero farlo leggere alle superiori al posto di certi libri di testo
Neste breve livro com prosa leve e envolvente, o classicista Luciano Canfora aponta quais são as causas profundas da Grande Guerra, mas sem descuidar das causas de curto e médio prazos e mesmo imediatas.
Para o leitor do século XXI, não é uma novidade que a Primeira Guerra Mundial não tem apenas uma causa ou um culpado. Isso era comum décadas atrás, quando a historiografia de esquerda mais ortodoxa, que, seguindo a tese de Lenin, colocava a culpa no Imperialismo, ou para os que jogavam a culpa na agressividade dos países aliados, especialmente da Alemanha. Com maestria, Canfora constrói uma rede de causas profundas, mal-entendidos e julgamentos errôneos dos atores políticos e militares que, somados, levaram os países à guerra no trágico ano de 1914.
Canfora escolhe alguns temas para lidar com um pouco mais de profundida, como a reação dos partidos social-democratas ao ouvirem os tambores de guerra, o uso da propaganda durante a guerra e a posição da Igreja Católica. Por fim, como bom classicista, Canfora também não descuida da cultura e torna sua análise ainda mais interessante com comentários sobre literatura e cinema.
Pessoalmente, acharia bom se o livro tivesse indicações bibliográficas para além das que são citadas no corpo do texto, mas o trabalho de Canfora se sustenta sem isso. Obra altamente indicada para quem tem interesse no tema.
Un libro molto interessante, soprattutto leggendolo nell'ottica di quello che sta succedendo adesso. Ho ascoltato anche la trasmissione. Bravissimo l'autore - racconta nel modo molto coinvolgente.
Libro molto interessante che offre descrizioni e informazioni sugli eventi della Prima Guerra Mondiale che vanno oltre la nozionistica proposta nelle scuole