C'è un momento, in molti romanzi di Simenon, in cui il protagonista «raggiunge il limite», attraversa cioè una invisibile frontiera al di là della quale l'immagine che ha di sé va in pezzi – ed egli si trova di fronte a qualcosa che somiglia molto alla verità. Così accadrà anche a Petit Louis in questo romanzo. Uno che si dà arie da gangster e invece è solo una mezza cartuccia. Uno che al massimo può fare il palo, o distrarre con le sue prodezze di giocatore di bocce i turisti di Le Lavandou, mentre i gangster veri, i Marsigliesi, rapinano l'ufficio postale. E che non sa tenere la bocca chiusa: tant'è che, alla matura signora che quella notte se lo porta nella sua camera d’albergo, lascia intendere che di quel colpo qualcosa lui sa. Della signora (che si è presentata come contessa, ma è fasulla quanto lui e si fa mantenere da un ex funzionario delle dogane) Petit Louis diventa l'amante: vitto, alloggio, bei vestiti e qualche oggettino di valore gli regalano un'esistenza da mediocre gigolo che sembra appagare tutti i suoi desideri. Eppure un giorno, quando meno se l’aspetta, si troverà in mano delle carte truccate, e verrà accusato di un delitto che non ha commesso, ma in cui tutte le apparenze sono contro di lui. Solo allora, costretto a confrontarsi con una giustizia che si rivelerà «una macchina mostruosa» decisa a stritolarlo, il piccolo, fatuo malavitoso comincerà a vivere «la sua vera vita, la vita secondo il suo Destino».
Georges Joseph Christian Simenon (1903 – 1989) was a Belgian writer. A prolific author who published nearly 500 novels and numerous short works, Simenon is best known as the creator of the fictional detective Jules Maigret. Although he never resided in Belgium after 1922, he remained a Belgian citizen throughout his life.
Simenon was one of the most prolific writers of the twentieth century, capable of writing 60 to 80 pages per day. His oeuvre includes nearly 200 novels, over 150 novellas, several autobiographical works, numerous articles, and scores of pulp novels written under more than two dozen pseudonyms. Altogether, about 550 million copies of his works have been printed.
He is best known, however, for his 75 novels and 28 short stories featuring Commissaire Maigret. The first novel in the series, Pietr-le-Letton, appeared in 1931; the last one, Maigret et M. Charles, was published in 1972. The Maigret novels were translated into all major languages and several of them were turned into films and radio plays. Two television series (1960-63 and 1992-93) have been made in Great Britain.
During his "American" period, Simenon reached the height of his creative powers, and several novels of those years were inspired by the context in which they were written (Trois chambres à Manhattan (1946), Maigret à New York (1947), Maigret se fâche (1947)).
Simenon also wrote a large number of "psychological novels", such as La neige était sale (1948) or Le fils (1957), as well as several autobiographical works, in particular Je me souviens (1945), Pedigree (1948), Mémoires intimes (1981).
In 1966, Simenon was given the MWA's highest honor, the Grand Master Award.
In 2005 he was nominated for the title of De Grootste Belg (The Greatest Belgian). In the Flemish version he ended 77th place. In the Walloon version he ended 10th place.
Il romanzo è diviso in due parti, la prima parte ci fa conoscere, con eccellente scavo psicologico, il protagonista, Petit Louis, una mezza calzetta che è capace solo di fare il palo per la banda criminale dei marsigliesi, di realizzare piccole truffe come aggirare signore di una certa età contando sul suo aspetto fisico e sfruttarne poi soldi e case, uno che crede di essere un malavitoso ma in realtà è un buono a nulla, anche il suo nome lo fa pensare, “petit”, piccolo, così come lo vedono gli altri, mentre lui avrebbe voluto essere il contrario. Nella prima parte del breve romanzo seguiamo le vicende movimentate del protagonista, che, coinvolto in una rapina, si trova invece invischiato in un reato molto più grave, un omicidio, che non ha commesso. Quella che mi è piaciuta molto è la seconda parte, quella strettamente giudiziaria, in cui leggiamo come la macchina della giustizia giunga a stritolare l’esistenza di una persona, una giustizia mostruosa, con tratti kafkiani, che procede per pregiudizi e non valuta i fatti, che comprime il diritto di difesa dell’imputato fino ad annullarlo, che monta un processo indiziario, con testimoni che omettono di parlare, con avvocati incapaci di difendere, con magistrati che sanno soltanto sfogliare fascicoli, un processo il cui esito è scritto. Petit Louis inizialmente tenta di opporsi al sistema, ma alla fine arriva alla presa di coscienza di una giustizia ottusa e prepotente, i cui ingranaggi sanno solo stritolare un imputato, un uomo che da “piccolo” reagisce a suo modo, nell’unico modo in cui riesce. Dicono sia un romanzo minore di Simenon, ma sempre notevole.
Si, grazie , Simenon, per queste atmosfere in bianco e nero, con i bistrot del sud della Francia, i pernod e i pastis, e il sottofondo di Jaques Brel e degli chansonniers ad accompagnare questa storia. Ma soprattutto grazie per la vecchia giustizia ritrovata, lontana da quella rutilante degli avvocati del diavolo americani, dove il vero colpevole, alla fine, non ha mai scampo. Una giustizia come la conosciamo noi, ancora non impastoiata dal diritto alla privacy, dai permessi per le intercettazioni, o dalle scadenze della prescrizione, dove il mariuolo, solo perché tale, fin dall'inizio è sempre colpevole, anche se la verità è un’altra. Grazie davvero Simenon. Commossa…
Una mezza calzetta. Un penoso delinquente che non incute timore agli avversari ne' alle vittime. Peggio, un dilettante del crimine. L'insulto piu' sanguinoso nell'ambiente della malavita. In realta' Petit Louis e' solo un ragazzo che vuole disperatamente lasciarsi alle spalle una vita di stenti, di abbrutimento fisico e morale, una madre che forse gli vuole bene ma che non riesce a sollevarsi dal suo stato quasi ferino per capirlo, per comprendere le sue esigenze di ragazzo. Niente di piu' semplice che cercare la scorciatoia nei soldi facili, nel crimine, per quanto meschino sia. Anche di fronte al rischio di una ingiusta condanna capitale non recede dal suo atteggiamento nei confronti della vita. Mai accusare il colpo. Mai darla vinta a chi lo vuole ferire. Una disperata ossessione di liberta' lo conduce invece alla segregazione. Un racconto non particolarmente originale ma dai frequenti accenti poetici.
Entra la corte / sarà condanna a vita / oppur a morte?
Simenonissimo romanzo, d'impianto giallo pur non essendolo, scritto nell'anteguerra a felicissima metafora di quell'ipocrita società francese di tracotante sicumera, nell'imminenza della debacle che subirà entro pochi mesi da una wehrmacht sorda e cieca alle millanterie.
Il direttore di un giornale non certo destinato alle educande ne rifiutò la pubblicazione tacciandolo di assoluta immoralità. Mostra infatti il re, nudo (e non è un bel vedere) un vecchio nano deforme, pure con delle pretese anche se non racconta barzellette sdate. Forse si può leggere almeno in tre modi. Uno della racaille è utilizzato come esterno volonteroso da una banda, essendo un teppistello si vanta di questo anche con la signora (ha il doppio di suoi anni) delle quale aspira a diventare il mantenuto, questa ed altre leggerezze lo porteranno nella seconda parte del romanzo dove dovrà affrontare un processo in corte d'assise. Oppure come quadro di grande formato - alla Grosz - della decrepita società francese d'anteguerra che dovendo comparire come testimone, testimonia implicitamente di sé stessa: il famoso laido retroscena della vecchia. (cit.) Tanto laido lo sfondo, da smorzare e di molto il nostro cinico sguardo, col quale si contemplano le traversie del malcapitato e della povera signora. Infine è un saggio pratico dei pericoli insiti nelle tecniche del c.d. processo inquisitorio (franco-italiano) contrapposto al processo accusatorio tipico della common law. La costruzione del teorema implicito nel fascicolo d'istruttoria redatto dal giudice è un capolavoro kafkiano.
colonna sonora: Thievery Corporation: the richest man in Babylon.
forse coi detriti di questa demolizione, Izzo ci si costruì una casa
Louis Bert, da sempre chiamato Petit Louis, ha lasciato da qualche anno il lavoro di falegname perché poco redditizio. Lui aspira a una vita comoda e facile, ma al momento campa di piccoli espedienti oltre che di quanto gli passa la sua protetta e amante Luise. Petit Louis ha cercato in tutti i modi di entrare nella malavita marsigliese, sua grande aspirazione, ma considerato sbruffone e inaffidabile, ha ottenuto solamente modesti incarichi da palo, come l'ultimo che gli è stato dato.... Fa tenerezza, Petit Louis: fatuo malvivente dilettante, vanta colpi ai quali non ha mai partecipato e millanta conoscenze che non ha mai avuto. Non è un gangster come vorrebbe essere, non è nemmeno un gigolò di alto bordo: la contessa anziana che conquista, si rivela essere falsa, ma lui si accontenta ugualmente di vitto,alloggio e qualche bel vestito. Un uomo mediocre, quindi, con un passato di miseria economica ed affettiva, con una gran ribellione dentro che lo spinge a voler essere qualcuno riscattandosi così da un passato che lo vede una mezza cartuccia. Ma la sua vita di frottole e sbruffonate gli si ritorcerà contro: la macchina della giustizia sarà implacabile ... Non è un romanzo ai livelli di Lettera al mio giudice, ma ci si avvicina molto. Evidente la critica di Simenon ad un sistema giudiziario indifferente alla verità, con giudici e avvocati ottusi ai quali Simenon non risparmia il suo disprezzo. Come in Lettera al mio giudice, lo scavo psicologico è superbo, e sin dalla prima pagina si è trascinati sempre più nel profondo di una disperazione senza speranza.
More like 3.5. And for what it's worth, this is not a Maigret courtroom drama like the Goodreads synopsis suggests. That's another book. Anyway, this was an interesting one to read on the heels of Blind Path (from the two story collection Lost Moorings), in that both books are interested in justice and truth and the importance of context as justification for an act, but Blind Path was slavishly Dostoyevskian to the point of no joy. Justice, on the other hand, has a lot more zing in its step, with its tail of a not a good guy who has done a lot of not good things but maybe not the one not-good-thing he's on trial for. For a novel written so long ago, it's interesting/saddening to see how apropos it still feels (there's even a "gloves don't fit" moment). It does get bogged down a little in the end with the very Simenon-ish back and forth dialog that occassionally sacrifices interest for authenticity, but overall, a worthwhile read.
Eccellente. Una bigia vicenda di mala-vita marginale, diviene invece un autentico percorso esistenziale quasi epico, dove il cinismo dei protagonisti è dote naturale dell'esistere e lo scenario è una Francia di sommessa bellezza. Lo scavo mediatico nella vita pregressa dell'imputato è di inquietante attualità, se si pensa che il romanzo risale al 1941. In quello stesso anno esce in USA Quarto Potere di Orson Welles, gli intellettuali di tutto il mondo occidentale riflettevano sul potere della stampa e Simenon aveva dei presentimenti sui salotti di Porta a Porta con i plastici...
Petit Louis est un coupable idéal ! Alors, quand elle en tient un comme ça, la justice ne le lâche pas facilement !
Dans cette cour d’assises, Simenon brosse un portrait bien peu reluisant des machines policières et judiciaires, bien plus occupées à trouver un coupable que la vérité.
Un roman plutôt bien foutu, avec un petit voyou un peu gigolo, un peu souteneur accusé de meurtre. Une sorte de pied de nez au commissaire Maigret et à toutes ses enquêtes où la vérité triomphe
Un romanzo in cui nessuno si salva, ma che porta comunque a far immedesimare emotivamente il lettore – quasi a malincuore – nel protagonista, gagà di provincia con alle spalle un curriculum di piccolo truffatore, sfruttatore, rapinatore dilettante. Vittima della società, su cui cerca una maldestra rivincita, e di una giustizia narcisistica e autoreferenziale, che cerca il successo sulla ribalta della più becera cronaca nera.
One of Simenon's more substantial novels. At an early age, Petit Louis got fed up of earning a living as a woodworker, and aspired to lead the idle life of a pimp. His problem was that real criminals didn't take him seriously, and his sense of humiliation at not being treated as an equal by them played a huge role in shaping his destiny. At the beginning of the novel, however, he's on a roll: a gang has asked him to distract attention from the postoffice where they are going to break in, and he does so by playing pétanque, his only real skill. While successfully fulfilling his mission, he also scores by seducing a lonely middle-aged woman, Constance, who quickly becomes his ticket to easy money. But he can't stop himself boasting to her of his involvement in the robbery, and that's the first of a series of terrible mistakes. Eventually, his accomplices will find a way to make him do time for the murder of Constance, of which he is completely innocent. Simenon gives an empathetic character study of an unpleasant loser who nonetheless ends up the victim of a miscarriage of justice. Since the body of Constance is never retrieved, the judge mounts his case on the basis of the defendant's well-established violent and unscrupulous behaviour. What deals are done between the police, the justice system and the crime syndicates isn't fully explained, but the novel seems to say that even without actual bribes, it is easy for organised criminals to steer a trial in such a way as to secure a convenient verdict. As always in Simenon, every character is either a cad or a dunce, which is one reason why I can't understand why he has so many avid readers. I, for one, can't take his dystopian view of mankind in large does, but this particular story works just fine.
Another wonderful Simenon, rich in every way. Petit Louis is a small-time crook on the French Riviera, good looking, excellent at playing bowls and performing card tricks, confident, happy being a 27-year old lower-tier hoodlum. But somewhere between his older woman, his girlfriend, a gang of heavier criminals, various corrupt cops and officials, concierges, the old woman's weekly lover, and the girl next door, Petit Louis finds himself accused of something he would never do--probably. When the net falls on him, and he is put in jail and subjected to the grisly process of an investigation and trial, he changes.
It's a fine book. I'd like to go lie in the sun, have a pernod, and read it again.
The first half is quite entertaining, since the main character Petit Louis is feckless, footloose and fancy-free. At first he seems to be just a braggadocious overgrown adolescent, ready to profit from whatever momentary opportunity comes his way, but gradually Simenon deepens the portrait until you see what lies beneath his craving for status, his persistent self-pity and his readiness to perceive himself as a victim. In the last half of the book, he becomes a real victim of a kangaroo court, tried by innuendo for every petty misdeed from his childhood to the murder of which he is wrongfully accused. When he becomes a real victim, he also becomes a man and takes responsibility for himself, at least avoiding the hypocritical myopia of those who condemn him. It's a fine book.
This entire review has been hidden because of spoilers.
I don't read French so I missed a lot in this book. the main character is Petit Louis, which to me meant he was a small, diminutive man. His character was actually a slick, street-smart con man, so I had trouble reconciling the two.
A petty criminal is wrongly accused of killing a woman he is living off of. Not much of a character study. Perhaps it was meant as a critique of the French legal system. Rather mechanically constructed. Just shows Simenon didn't hit the bull's eye every time.
I loved Simenon when I first discovered him in the 1980's and plowed through all his books back then. Still a good read all these years later. Can never pass a Simenon when I see a copy at a book sale.