Accadde una volta, nel 1955, che Faulkner fosse preso da una furia memorabile in conseguenza della caccia che i giornali americani stavano dando a fatti della sua vita privata (soprattutto amorosa). Così, per questa unica occasione, Faulkner si lanciò in un pamphlet micidiale, che investe non solo la stampa americana e la macchina dei media – da lui quotidianamente subìta a Hollywood – ma l’intero «sogno americano». Nella parola privacy, infatti, come sappiamo oggi in maniera più chiara che mai, si addensano tutto il peggio e tutto il meglio della società democratica, e in particolare di quella che conserva il sigillo delle origini americane. Da una parte il culto dell’individuo, realtà ultima e non scalfibile; dall’altra la disponibilità di ogni aspetto della vita del singolo al consumo vorace della società stessa, qualora la libido del Grande Animale lo richieda. Al pari degli oratori antichi, Faulkner riesce a far trasparire, dietro il caso specifico, l’enormità della posta in gioco. Ma nessuno degli oratori antichi avrebbe osato servirsi, come lui osò fare nella circostanza, di una tale maestosa prosa alluvionale, simile al ritmo del delta del Mississippi.
William Cuthbert Faulkner was an American writer. He is best known for his novels and short stories set in the fictional Yoknapatawpha County, Mississippi, a stand-in for Lafayette County where he spent most of his life. A Nobel laureate, Faulkner is one of the most celebrated writers of American literature and often is considered the greatest writer of Southern literature. Faulkner was born in New Albany, Mississippi, and raised in Oxford, Mississippi. During World War I, he joined the Royal Canadian Air Force, but did not serve in combat. Returning to Oxford, he attended the University of Mississippi for three semesters before dropping out. He moved to New Orleans, where he wrote his first novel Soldiers' Pay (1925). He went back to Oxford and wrote Sartoris (1927), his first work set in the fictional Yoknapatawpha County. In 1929, he published The Sound and the Fury. The following year, he wrote As I Lay Dying. Later that decade, he wrote Light in August, Absalom, Absalom! and The Wild Palms. He also worked as a screenwriter, contributing to Howard Hawks's To Have and Have Not and The Big Sleep, adapted from Raymond Chandler's novel. The former film, adapted from Ernest Hemingway's novel, is the only film with contributions by two Nobel laureates. Faulkner's reputation grew following publication of Malcolm Cowley's The Portable Faulkner, and he was awarded the 1949 Nobel Prize in Literature for "his powerful and unique contribution to the modern American novel." He is the only Mississippi-born Nobel laureate. Two of his works, A Fable (1954) and The Reivers (1962), won the Pulitzer Prize for Fiction. Faulkner died from a heart attack on July 6, 1962, following a fall from his horse the month before. Ralph Ellison called him "the greatest artist the South has produced".
"Pamphlet micidiale" di William Faulkner, in cui lo scrittore americano esprime il suo dissenso nei riguardi della stampa, dei media e addirittura del cosiddetto "sogno americano". Il Sogno americano è andato perduto, l'uomo si è assopito e non l'ha protetto; l'individuo ha perso l'individualità che lo rendeva libero, la legge non tutela più la privacy dell'individuo stesso e la vita privata diventa una vera e propria merce. Un discorso molto lungimirante se si pensa che adesso nella società privata molti individui non cercano di tutelare la propria privacy ma, al contrario, la usano per avere più visibilità, per diventare qualcuno. Qualcuno, ma chi? Come si può diventare qualcuno se ci priviamo della nostra individualità?
• Il pamphlet che Faulkner dedica al tema della privacy nasce da una ferita personale, e poi trasforma quell’urto in un discorso di portata civile.
• La stampa lo aveva ridotto a oggetto di cronaca e lui reagisce con un testo che assume la forma di un richiamo severo rivolto all’intera comunità chiedendo di ristabilire il confine tra l’essere umano e l’immagine manipolata, tra ciò che costituisce l’intimità e ciò che la vorrebbe violabile.
• La forza del testo sta nella diagnosi di una frattura profonda: l’America che Faulkner aveva conosciuto e raccontato, cioè quella che prometteva dignità e autonomia all’individuo, mostra le crepe di una trasformazione culturale che erode proprio quel nucleo originario.
• La privacy in questo caso è un un pilastro della vita democratica. Quando viene aggredita viene intaccato anche il sogno di un paese fondato sull’idea che ogni persona possieda un valore inviolabile.
• Il ritmo della prosa riflette la tensione del momento. È una voce che sale, si infiamma, ritorna su se stessa, accumula, insiste. Ed è proprio questa capacità di trasformare un episodio contingente in una questione morale a dare al testo un peso inatteso.
• Faulkner non si limita a denunciare l’invadenza dei media ma richiama l’America a una responsabilità che le appartiene fin dalle origini. Certo, la visione di Faulkner può apparire assoluta. La privacy assume una dimensione quasi sacrale e su questa sacralità poggia tutto il suo argomentare. L’assenza di sfumature non è però un limite reale: rispecchia l’urgenza morale che sostiene ogni parola del pamphlet.
• A distanza di decenni il testo non risulta attenuato. L’inquietudine che lo anima è diventata il clima della nostra epoca. L’esposizione continua, la consegna volontaria dei dati personali, la trasformazione della vita intima in materiale narrativo pubblico rendono la critica di Faulkner sorprendentemente attuale. Il suo monito prefigurava un paesaggio dove la sorveglianza non è più un’intrusione esterna, ma una condizione condivisa.
• La violazione che lo scrittore subì contro la sua volontà è oggi una dinamica che molti accettano come inevitabile. Siamo entrati in un mondo in cui ciò che lui difendeva con tanta ostinazione viene spesso ceduto con leggerezza. La sua voce, rivolta a un’America che si stava trasformando, finisce per parlare anche alla nostra epoca, che ha fatto della visibilità un destino quotidiano.
Che dire? Il poeta vate aveva già capito tutto. Qualità che gli invidio. Lo stile no. Anche se mi piace molto e mette alla prova la mia capacità di comprensione. La privacy è un tema scottante soprattutto nel nostro Paese - qualcuno lo dica a Barbarella D'Urso - che continua a provocare dibattiti, ma solo quelli, nell'attesa che vengano stabilite delle norme democratiche per tutelare la sfera personale di ogni individuo. Lo so: è un argomento che non appassiona. Ripeto: nel '55 William aveva capito già tutto. Lo consiglio. Alla prossima.
Un pamphlet sulla riservatezza e la dignità che conserva e garantisce alle persone. Interessante leggerlo oggi e ritrovare uno spirito di pervicace lotta per il mondo che era prima della bulimia del conoscere degli altri per non vivere la propria vita, forse. Ma ci si chiede subito, come l'autore, se questo desiderio della vita d'altri non sia esistito anche prima e cosa abbia determinato il superare la soglia della decenza e del rispetto iniziando ad offrire al pubblico la raccolta di dettagli intimi sulla vita altrui. Un testo molto denso che raccoglie nells sue prime pagine il segreto svelato dell'intima distinzione culturale e politica degli Stati Uniti rispetto all'Europa. Da un lato l'individuo dall'altro la massa che è tale per un potere che la gestisca e forse anche opprima per poterci costruire cosa, per essere. La libertà dell'individuo come antidoto alla massa e al potere statuale, eterodiretto rispetto al suo oggetto. Origini politiche che appaiono chiaramente siderali e su cui si vorrebbe interrogare più a lungo l'autore al di là della ridotta dimensione di orizzonte e tono apodittico tipica del pamphlet.