Questa è la storia vera di Jun, nato autistico in un paese, la Corea del sud, che guarda con estrema diffidenza alla disabilità. Dopo aver cercato per anni di “curare” il figlio, i suoi genitori scoprono la sua grandissima passione per la musica tradizionale, e attraverso il suo straordinario talento Jun riuscirà a esprimersi appieno, come mai aveva fatto prima, arrivando perfino a imparare finalmente a parlare e a raccontarsi. Una storia familiare autentica e toccante, da una delle più grandi narratrici del reale della sua generazione, Keum Suk Gendry-Kim.
Keum Suk Gendry-Kim was born in the town of Goheung in Jeolla Province, a town famous for its beautiful mountains and sea. Her graphic novels include The Song of My Father, Jiseul, and Kogaeyi, which have been translated and published in France. She also wrote and illustrated The Baby Hanyeo Okrang Goes to Dokdo, A Day with My Grandpa, and My Mother Kang Geumsun. She received the Best Creative Manhwa Award for her short manhwa “Sister Mija,” about a comfort woman. She has had exhibitions of her works in Korea and Europe since 2012, and her graphic novels and manhwa deal mostly with people who are outcasts or marginalized.
A autora conheceu Jun nas aulas de pansori, uma forma de entretenimento musical da Coreia. Jun é um jovem neurodivergente, que conseguiu começar a falar graças à música e reconhecia beleza e ritmo em sons do quotidiano que, para os comuns mortais, são apenas ruído.
Nesta obra temos a história de Jun, dos seus pais e irmã mais nova. Vemos o seu percurso, desde que viram que não se desenvolvia como as outras crianças da sua idade, as terapias que frequentava e que em nada o ajudavam, o preconceito dos pais das outras crianças, a preocupação constante do seu pai e da sua mãe para que nada de mal lhe acontecesse. Jun consegue comunicar através da música e consegue executar as tarefas básicas do dia a dia, tudo graças aos esforços da sua mãe que, de tanto lhe repetir indicações, ele acaba por conseguir navegar no mundo. A sua irmã, que não o trata como "especial", também o ajudou a desenvolver competências básicas. Ultrapassaram muito preconceito e são unidos na diferença que este filho lhes trouxe.
Non ero nemmeno sicura di voler scrivere due righe per questa graphic: mi risulta molto difficile visto il livello di rabbia, nervoso, impotenza per questa narrazione fortemente abilista (TW enorme – io sto ancora male dopo averlo letto).
Purtroppo non me la sento di consigliarla, per me una storia di finzione ben scritta, rispettosa e attenta all’inclusione, al linguaggio ed eventualmente che propone una lettura critica delle pratiche istituzionali e sociali batte una ”storia vera di autismo, amore materno e di un incredibile talento”. Ovviamente so che il libro non fa altro che rispecchiare la società abilista, ma ci sono delle scene parecchio violenti che non vengono criticate o messe in discussione, la situazione non evolve. Dovrebbe invece: il libro inizia quando il protagonista, nato nel 1990, ha tre anni e finisce nel 2020 – io mi rifiuto di credere che in questi trent’anni non sia avvenuto anche il minimo cambiamento sociale.
Jun è un bambino a cui, a 30 mesi, viene diagnosticato l’autismo. Jun, il fumetto, non parla solo di lui e di questo disturbo ma anche di come la famiglia affronta questa notizia e il modo di essere di Jun in varie fasi importanti della sua vita; e parla anche della sorella, che spesso si sente invisibile e meno amata. È interessante come i genitori trattino Jun come se fosse un bambino (anche quando è adulto) che non sa prendersi cura di sé. E certo, alcune cose non riesce proprio a farle, in altre ha bisogno di un suggerimento o un aiuto, in altre ancora però non ha problemi. Eppure i genitori lo trattano sempre come se fosse totalmente dipendente da loro, anche quando non è così. E la sorella si arrabbia spesso con loro per questo motivo. Penso sia un confine sottile e difficile. Se già quando hai un figlio neurotipico i genitori (non tutti, lo so) tendono a fare da chiocce e hanno difficoltà a lasciarlo andare, con un figlio disabile (perché l’autismo è una disabilità) è ancora peggio. È come se nella testa scattasse un meccanismo mentale – e di conseguenza comportamentale – per cui se sei disabile non puoi assolutamente essere indipendente, in nessun campo. (Secondo altri, se sei indipendente in qualche campo, allora non puoi assolutamente essere disabile. *sospiro*). Ci sono dei momenti in cui sono stata parecchio male e ho pianto. Ho pianto per la tristezza, ma anche per la rabbia causata dall’ignoranza e dalla cattiveria delle persone, che sto cominciando a conoscere sempre meglio, ahimè. Quello che emerge poi è sicuramente una società satura di pregiudizi e stereotipi che non è in grado di aiutare le persone con disabilità e nemmeno le loro famiglie, che a loro volta hanno bisogno di supporto, che sia emotivo, economico e/o educativo. In generale mi è piaciuto però sono dei “ma”. Ho trovato gli ultimi capitoli un po’ affrettati. E non mi piace che sul retro sia scritto “storia di un ragazzo speciale” perché questa narrazione che le persone autistiche – o disabili in generale – siano speciali è sbagliata e mi fa pure incazzare. Voglio dire, che cosa c’è di speciale quando determinati stimoli ti fanno stare mentalmente e fisicamente male? Quando non riesci a condurre una vita “normale”? Quando non riesci a lavorare? Quando non riesci a comunicare e instaurare delle relazioni amicali? E potrei anche continuare. Se l’autismo (o la disabilità in generale) è una cosa così speciale, vorremmo essere tutti così, no? EH. Il contenuto comunque l’ho trovato migliore del retro. Viene messa in luce non solo la storia di Jun, la storia di un bambino-ragazzo-adulto autistico, ma anche la storia della sua famiglia; famiglia che tenta di fare ogni giorno la cosa giusta per il figlio, ma che non sempre ci riesce. E questo la rende una storia ancora più vera.
Ho dei sentimenti contrastanti legati a questa narrazione: c'è qualcosa che non mi ha convinto nella forma di questo racconto – non riesco a capire se sia abilista/accondiscendente o meno, ma vista la società coreana posso capire perfettamente quanto veri siano alcuni episodi. Secondo me le cose più riuscite sono le prefazioni, il che è tutto dire, visto che l'opera lavora anche sul medium visivo. I rimandi politici a cosa significhi essere autisticə in Corea del Sud e a cosa significhi avere un figlio o fratello che lo sia, ad ogni modo, e l'invocazione di maggiori misure di assistenza e inclusività mi sono sembrate le parti più interessanti e significative.
Très belle découverte. Le parcours de Jun est impressionnant; grâce au pansori Jun grandi, et évolue. Le regard des gens, la méchanceté des gens est constante, toujours présente. Il grandi dans un foyer aimant, avec une petite soeur qui prend le relais quand les parents sont trop fatigués ou trop de travail.
Interessante fumetto sulla disabilità. Tra dolore e speranze, ritrae il dramma di una famiglia, ma anche le possibilità che possono trovarsi per cercare di affrontare una vita "normale".
Ho ritrovato tutto quello che ho amato ne "Le Malerbe". Autrice di grandissimo talento e una sensibilità rara. Una delle grandi caratteristiche di questa artista straordinaria è senza dubbio la sincerità e il realismo con cui affronta temi sociali difficili e a volte scomodi. L’utilizzo del bianco e del nero nelle tavole è visivamente molto forte, l’abbondanza del nero enfatizzando i momenti più drammatici e il bianco ad aprire scenari emotivamente più leggeri delineano perfettamente i confini di una storia semplice, di vita vera, ma di grande impatto. Non c’è retorica e non c’è la paura di mostrare qualcosa che si preferirebbe non vedere. "Jun" è la storia vera di un compositore nato nel 1990 a Seoul e nasce da un incontro tra l’autrice e Jun, appunto, durante un corso di musica. Un incontro che sembra quasi predestinato, tra un musicista che comunica attraverso la musica e un’autrice che sa comunicare perfettamente tramite la sua arte storie ed esistenze. Una storia che parla di una società incapace di affrontare la disabilità e di una famiglia che lotta contro il pregiudizio e muri che sembrano invalicabili. Quello che però mi ha colpita, è che Keum Suk Gendry-Kim, non espone solo i limiti della società, ma anche le paure, i dubbi, le incertezze e gli errori nella famiglia stessa. Perché è innaturale pensare che nonostante le difficoltà con insegnati e medici inadeguati, la famiglia fosse il luogo perfetto. Non è facile capire quale possano essere le scelte giuste, il pensiero del futuro incerto è un tormento continuo e anche la gelosia della sorellina che spesso si sente messa da parte è legittima e verosimilmente espressa. Con altrettanta forza viene espresso il coraggio di questa famiglia che non vuole cedere alla rassegnazione e cerca in tutti modi di donare a Jun una vita il più possibile stimolante ed equilibrata. Il mezzo che trova Jun per comunicare col mondo esterno è la musica tradizionale, il pansori e lo padroneggia a tal punto che inizia a comporre lui stesso sperimentando generi e strumenti. È un racconto davvero emozionante che mira a mostrare i vari aspetti di una disabilità, a darne una chiave di lettura e a guardarla con occhio più attento e un atteggiamento meno giudicante. Insomma Keum Suk Gendry-Kim mi ha conquistata ancora una volta.
I know many people might be taken aback and even incensed by the blatant ableism depicted in this novel, yet I bet this was Keum's intent all along when writing this manhwa. As a disabled individual I was also overprotected in some measure and uncomfortable stares were my bread and butter for some time. I am not afraid to dub her a modern female Charles Dickens of sorts given the topics that she explores. This is the fourth book of hers that I have read so that should speak volumes. Thank you for giving voice to these in need!
Le narrateur de cette bande dessinée est la soeur plus jeune d'un jeune autiste possédant un talent pour la musique.
Basée sur une histoire vraie, cette histoire est bien plus qu'une belle histoire.Beaucoup plus que cela.
Les préjugés sont grands envers cette condition. Particulièrement en Asie, en Corée dans ce cas-ci. Le combat des parents est grand, eux qui ne tentent que d'avoir un enfant..."normal".
Que mangá delicado, me tocou muito. É sobre um autista e conta principalmente as rejeições que ele sofreu desde pequeno até conseguir se encaixar na vida. Através da música ele conseguiu se comunicar e achar uma profissão. É interessante ver a relação da irmã mais nova, que também se anula para poder ajudar o irmão. O final me tocou bastante, principalmente os desejos dos pais. Já tenho os outros mangás da autora e com certeza será uma autora que irei acompanhar.
Jun, como o nome diz, narra a história de um músico autista, apresentando de forma sensível as dificuldades que não apenas ele, mas toda sua família passou ao longo de seu desenvolvimento, e como ele usou a música para superar tais dificuldades e se comunicar com as pessoas ao seu redor. Uma história necessária para que possamos entender melhor que pessoas que não são como nós somos podem conviver conosco desde que nós saibamos dar a elas condições para que possam ser incluídas.
Nunca tinha parado para pensar nos irmãos das das pessoas portadoras de alguma deficiência, juro que esse livro e Extraordinário me fizeram ver as coisas por outro ponto de vista.
Eu amo os livros dessa autora, ela tem muita sensibilidade. Uma forma tocante de contar histórias sem ser emotiva demais, não que isso seja ruim. Mas a forma direta e verdadeira que ela aborda o tema é emocionante por si só, nem sei se isso faz sentido, mas é o que achei.
Um dos livros mais lindos e sensíveis que já li, vale muito muito a leitura. Ao mesmo tempo que é leve e com lindas ilustrações, é áspero, complexo e incômodo.
"Me desculpe, filho. Perdoe a mãe por não ter confiado em você, sempre pedi aos outros que te dessem uma chance, mas eu mesma nunca tinha dado."
Dopo “le malerbe” anche questa nuova Gn dell’autrice mi è piaciuta tantissimo. Parla di Jun, della sua famiglia e della loro accettazione e gestione della diversità del figlio/fratello, genio della musica tra l’altro. Davvero bella, i disegni a volte parlano più dei dialoghi! “In quella diversità, esiste la bellezza”
Eu amo os livros da Keum Suk Gendry-Kim. Esse, ao contrário dos outros que falam sobre a guerra das Coreias ou sobre as mulheres de “conforto”, é uma graça. É muito gostoso saber sobre como o Jun experiencia a música e como ela o ajudou a aprender a linguagem
impulse purchase at the local bookstore close to home heh really beautiful artwork but i guess i expected it to dive deeper? maybe i’m just already aware of these problems within korean society lol
emocionante, direto, por vezes cruel, mas que faz refletir, repensar, abrir horizontes na mente, dar novas perspectivas de olhar, de imaginar.... perceber que existe mais de um mundo em que as pessoas vivem dentro de si.
Tutti viviamo nel nostro mondo da cui, quasi tutti, possiamo entrare e uscire a piacimento. Poi c'è Jun che per uscirne deve essere forzato dall'esterno.
Accettare la diversità che è in ognuno di noi ma che in alcuni è più marcata e respingente è il grande insegnamento di Keum Suk Gendry-Kim.