A vent'anni, Marguerite Yourcenar aveva tratteggiato un immenso romanzo storico che abbracciava, trasfigurate dalla fantasia, tutte le generazioni della sua famiglia, ma solo negli anni '70 questo progetto prese forma. Care memorie inizia dal racconto della sua nascita per dilatarsi, a ritroso nel tempo, fino al XVI secolo, tessendo la storia di un gruppo di personaggi che copre, come una rete, tutto un territorio: le Fiandre. Dietro questa ricostruzione, che è al contempo storia e romanzo, vi è il tema della felicità, che mette in gioco il senso stesso del mondo, rispecchiato nell'immagine, cara alla Yourcenar, del Labirinto.
Marguerite Yourcenar, original name Marguerite de Crayencour, was a french novelist, essayist, poet and short-story writer who became the first woman to be elected to the Académie Française (French Academy), an exclusive literary institution with a membership limited to 40. She became a naturalized U.S. citizen in 1947. The name “Yourcenar” is an imperfect anagram of her original name, “Crayencour.”
Yourcenar’s literary works are notable for their rigorously classical style, their erudition, and their psychological subtlety. In her most important books she re-creates past eras and personages, meditating thereby on human destiny, morality, and power. Her masterpiece is Mémoires d'Hadrien, a historical novel constituting the fictionalized memoirs of that 2nd-century Roman emperor. Her works were translated by the American Grace Frick, Yourcenar’s secretary and life companion. Yourcenar was also a literary critic and translator.
This book is not an autobiography. It begins, however, with Marguerite Yourcenar's birth, but then she tells about her parents, their genealogy, and the history of their region/country. And she forgets to talk about herself, which is a bit the goal of an autobiography at the base. Suddenly, as much as I loved the beginning, the first pages, I found the rest heavy even if the writing remains fluid. Is this possible, fluid and heavy at the same time? "Let us try to evoke this house between 1856 and 1873, not only to carry out the experiment, still valid, which consists in reoccupying, so to speak, a corner of the past. But especially to try to distinguish in this gentleman, which in our eyes are little more than specimens of the humanity of their time, which is different from us, despite appearances, resembles us".
" Qual era il tuo volto prima che tuo padre e tua madre s'incontrassero ? " (K. Zen)
"Care memorie" fa parte della trilogia 'biografica' che Marguerite Yourcenar scrisse alle soglie della vecchiaia, ormai celebre autrice riconosciuta fra i Grandi della Letteratura. Il libro è suddiviso in quattro sezioni : la prima e l'ultima incentrate sulle figure del padre e soprattutto della madre, morta quando Marguerite aveva appena dieci giorni di vita ; le due centrali, invece, sugli avi del ramo materno e in particolare su due parenti che, per affinità con la scrittrice, ne hanno acceso l'immaginazione, pur poggiando su solida documentazione. In particolare il cugino Octave Pirmez, autore di testi a suo tempo lodati ma poco conosciuti, diventa personaggio vibrante per sensibilità verso tutti gli elementi del Creato. Aspetto che non poteva non piacere alla Yourcenar per l'attenzione verso gli animali, "questi esseri occupati, come l'uomo lo è, nell'avventura di esistere", per il "suo gusto appassionato di meditare sulla fine delle cose" e la propensione alla solitudine come scelta, in quanto "ci ritroviamo dovunque e comunque di fronte a noi stessi".
Molto interessante e affascinante la rappresentazione dei genitori e del loro mondo, benché l'autrice dicesse di non aver mai avvertito la mancanza della figura materna. Lo sfondo dove fa muovere questi due personaggi è lo scenario della Belle Epoque. Loro sono facoltosi esponenti di quella società che stava scoprendo il piacere dei viaggi e delle comodità offerte dai grandi alberghi : il sole della Costa Azzurra garantiva gradevolezza nella stagione invernale, mentre la Svizzera diventava allettante d'estate per il clima e i bei paesaggi. "Quelle due persone smarrite, si direbbe, tra la folla del Tempo Perduto", ad un certo punto, devono fermarsi : la gravidanza scoraggia i frequenti spostamenti. Si avvicinano il dramma e il lutto. Poi "le ruote della vita ricominciano a girare".
Si tratta di un libro bellissimo : M. Yourcenar sa raccontare in modo mirabile, abbinando semplicità e profondità. E' un'opera che non può lasciare indifferenti: tocca corde a cui tutti siamo sensibili perché riguardano il destino comune. Unica avvertenza : non perdersi fra i rami intricati dell'albero genealogico, che troviamo nella prima parte della seconda sezione: se ne può fare tranquillamente una 'lettura verticale' .
Impegnativo per la minuziosa ricerca delle proprie origini mai fine a sè stessa ma proiettata nel contesto storico-letterario di un'intera epopea. Sorprende e colpisce ancora una volta questa spiccata capacità evocativa a partire da pochi frammenti letterari, da una fotografia o da un dipinto. "La création littéraire est un torrent qui emport tout; dans ce flot, nos caractéristiques personnelles sont tout au plus des sédiments."
To uphold a highly curious and inter-mixed line of ancestry and beat the passing of time, I guess that was the one resolve of the writer. All those long lists of ancestors and relatives, close or far distant, were pieces in her game, and all that storytelling has no business with passion, or passions, but chiefly with her cursed acuteness 😃 For me this was a fine read.
Yourcenar sur la trace de ces ancêtres, du coté maternelle. Donc, sorte de généalogie, et dans ce sens pas si intéressant. Mais en même temps c'est une évocation des temps passés, et comment ils ont été vécus par des personnes concretes. Alors, quand même un vrai récit yourcenarien.
Marguerite Yourcenar explores her maternel lineage, going back to roman times. Not so interesting, but a typical evocation of how people lived through everchanging times. For me, the sequel "Archives du Nord" was much more interesting.
Che scrittura quella della Yourcenar! Elegante, poetica, profonda ed intelligente. Questa scrittrice è in grado di aprirti la visione di un mondo, di una particolare atmosfera o soltanto dei pensieri di un personaggio attraverso l’attenta osservazione di semplici dettagli che ai più passano inosservati. Ed è in grado di ricostruire un periodo storico anche complicato, utilizzando pochissimi dettagli ma a lei basta l’uso attento e preciso del linguaggio di cui è padrona assoluta. Questo è il primo dei libri dedicato ai ricordi della sua famiglia, un viaggio a ritroso che, attraverso l’utilizzo di taccuini, lettere, foglietti, frammenti di ricordi anche di seconda o decima mano, tenta di ricostruire la storia della famiglia della madre, Fernande, morta una settimana dopo la sua nascita per febbre puerperale. Ci ritroviamo con il racconto della nascita della scrittrice ma poi il tempo si dilata incredibilmente per abbracciare la vita di sorelle, fratelli, zie, zii e cugini della famiglia belga della madre a ritroso nel tempo fino al XVI secolo. E alla fine poi si ritorna alla madre, agli anni della sua giovinezza e del matrimonio e alla giovane Marguerite. Un complesso ma intrigante cerchio che si chiude. Non è facile né riassumere né commentare questo libro, così come non sempre è facile la lettura perché la Yourcenar cerca di nascondersi in questa ricostruzione, non è un io narrante sempre dichiarato, ora si cela nella psicologia della madre, ora in quella dello zio Octave e ora riappare in un altro personaggio e lo fa rivivere. È comunque sempre un enorme piacere leggere un libro come questo, che richiede al lettore una grande attenzione ma gli regala anche il piacere di leggere finalmente delle considerazioni profonde ed intelligenti.
Potrebbe essere un diario, un diario di memorie questo romanzo della Yourcenar, anche se non ha la forma strutturale che solitamente ha un diario o dovrebbe avere. "Care memorie" non è solo un romanzo storico, è un memoriale in cui la Yourcenar parte dalla sua infanzia, in Belgio per poi raccontare la sua vita, la storia della sua famiglia. Racconta della sua vita, di sua madre morta di parto, della sua giovinezza, delle sue letture ( a 8 anni leggeva già Racine), di suo nonno, di sua madre, una storia del XIX secolo nel Belgio, le Fiandre, la terra natìa della Yourcenar. Un affresco che non è solo storico, ma anche un omaggio alla sua terra fiamminga, ai suoi castelli, i suoi viali, la sua storia, le battaglie che si sono dovute combattere. I ricordi di sua madre, tra vecchi bauli e lettere, documenti ormai ingialliti costituiscono il corollario della vita della Yourcenar e dei suoi ricordi pervasi di solitudine, di amore, di malinconia.
Superb literary memoir, forty or so years before this sort of meta-thing started happening in Brit Lit.
I really liked the lack of sentimentality that Yourcenar applies to her past: mother isn't romanticised in the least, poet uncle Octave comes across as a bit of an idle hack poet with that annoying 19th century obsession with Classics, father a bit aloof, etc. Lots of interesting proto-environmentalism there as well, observing the effects of industrialisation on the region and the griminess of 19th century Liege.
Interesting to observe that 19th century upper middle class Belgium was every bit as uptight and ridiculous as Victorian Britain - don't look at men / take creepy photos of the recently deceased / do lots of praying and sewing / marry your cousin. Slow going, but rewarding. Bravo, Maggie.
E' insieme storia e romanzo. Inizia dal racconto della nascita della scrittrice per spaziare, indietro nel tempo, fino al XVI secolo, nelle vite di un gruppo di personaggi della sua famiglia vissuta nelle Fiandre. La Yourcenar ci regala pagine delicate e fini soprattutto quando immagina la vita della madre, che non ha conosciuto, con fantasia, ma senza lasciarsi andare a sentimentalismi o pietismi; più lenta e, secondo me, meno interessante la parte dedicata alla vita di Octave.
The writer was the first woman in the French Academy and is most known for her historical novel 'Memoirs of Hadrian' from 1951. This book bears the subtitle 'a memoir', but is rather a biography, as it only depicts snippets of her own life, and instead focuses on her ancestors of the last three generations. The book has a genealogical chart which is very helpful, as many relatives are depicted, and many bear the same name, especially repeated names are Octave, Fernand, Fernande.
Being foremost a writer of historical fiction, Yourcenar's writing is very erudite for a family memoir/biography, with many references to historical events (e.g. Caudine Forks 321BC, Defenestration of 1618AD), which I had to look up and learned more about from other sources.
Whereas, I like this element of erudition, one of the drawbacks of the book is the constant academic tone it sets, creating an emotional distance to the characters and stories. This definitely also makes the book a bit heavier to read, which made me savor the book in small bites, and now and then put down the books for several weeks.
What I enjoyed most is the poignant depiction of pre-war aristocratic life. It's a bubble of privilege, and most time is spent on fancy travel and next-to meaningless leisure. The lower classes are barely mentioned; only the writer's uncles three generations back (named Octave and Fernand, of course) seem to have spent time trying to come to understand social issues, by means of contact with other classes and through tavel, reading and writing.
In the background the well-read noblemen read about demands for reforms and revolutions all over Europe, which creates a constant air of doom in their chateaux.
An excerpt about the writer's intellectual and relatively open-minded, yet privieged, father Michel sums it up (pg. 324):
Europe, through which he is wandering accompanied by a lady in boa and veil, is still a lovely park where the privileged can stroll about as they please... ...He tells himself that someday there will be war and that times will be hard for a while but that afterward the lamps will be lighted again. If the Great Darkness comes, the middle class, which he detests, will have got what it deserves, but this upheaval will doubtless take place after he himself is gone.
In summary, despite the cumbersome academic style, this is an educational and enjoyable read: 3.5 stars rounded down to 3.
Primul volum din trilogia ‘Labirintul lumii’ a reusit sa ma surprinda. O scriitura atat de proaspata, de actuala, de cinica uneori si romantioasa alteori, de apropiata si indepartata de subiectul sau, care nu e altul decat familia autoarei. Folosind ca pretext legaturile sale de rudenie mai apropiate si mai (foarte) indepartate, Yourcenar reuseste sa ma faca interesata - si sa ma tina acolo! - de oameni care au fost acum 1-2-10 generatii, intr-o tara in care nu am fost inca (Belgia), si totul prin talentul de a reda istorii trecute. O mama pe care nu a cunoscut-o. Rude pe urmele carora porneste zeci de ani mai tarziu. Am inceput volumul al doilea...:)
Note : mes commentaires se basent sur des impressions rapides et ne devraient pas être pris pour une critique.
J'ai hésité entre mettre trois étoiles ou quatre; trois parce que je me suis ennuyée à certains passages, mais ça en mérite au moins quatre parce que c'est quand même un ouvrage brillant et réfléchi. Yourcenar y va d'une généalogie de sa famille du côté maternel, avec (à la fois) détachement et compassion. Un « souvenir pieux » est ce que je connais comme une « carte mortuaire », et ce que fait Yourcenar est plutôt d'essayer de mettre de la chair autour du squelette indifférencié qu'on retrouve généralement dans celles-ci. J'ai l'impression que je l'aurai longtemps en tête, avec ses questions qui me ramènent au fond à l'importance d'une vie, et à ce qui en reste une fois qu'on l'a quittée.
(Trois jours plus tard) Une de ces idées qui me restent et à laquelle elle réfère quand même régulièrement : « L'immense écart entre ce que se disent deux personnes bien élevées causant devant une table à thé et la vie secrète des sens, des glandes, des viscères, la masse des soucis, des expériences et des idées tus, a toujours été pour moi un sujet d'ébahissement » (p. 155)
Het is duidelijk dat dit boek meer een soort persoonlijk project was dan een handuitreiking naar de lezer.
Een ongeziene hoeveelheid, vaak onbelangrijke, personages passeert de revue. Langdradige uitleggingen over het huwelijk van de ene en de dood van de andere worden gestoffeerd met onnodige en louter toevallige chronologische gelijklopendheden. Deze overload aan feitelijkheden leidt vaak ook tot overcomplexe en verwarrende zinnen.
Er is geen echt verhaal, er is geen clou. Het is een reconstructie van een geschiedenis die er, dat geeft ze zelf haast toe, geen is. Vaak zegt ze ook letterlijk geen info te hebben en dan doet ze er twee pagina’s over om zich daarvoor te vergoelijken.
Waarom heb ik dit uitgelezen? À la limite heemkundige interesse. Ik had nog maar zelden iets gelezen over de Franstalige en Waalse kant van de 18e, 19e en 20e eeuw. Voila, nu wel. Al vermoed ik dat er vast ook leuk lezende werken zijn die zich in die context afspelen.
Πολλοί συγγραφείς γράφουν την αυτοβιογραφία τους προς το τέλος της ζωής τους. Κανείς όπως η Μαργκετίτ Γιουρσενάρ! Φυσικά κανείς συγγραφέας δεν είναι σαν την τεράστια Γιουρσενάρ.
Αυτό το πρώτο μέρος των αναμνήσεών της ξεκινά με τη γέννησή της και μετά, αντί να προχωρήσει προς τα εμπρός κανονικά, κάνει ένα άλμα εκατό ετών στο παρελθόν και μας διηγείται την ιστορία των προγόνων της (και του νεογέννητου Βελγίου), ολοκληρώνοντας με τον γάμο των γονιών της και την γέννησή της, που κόστισε στη μητέρα της την ζωή της.
Εκατοντάδες ονόματα, σχέσεις, πολιτικά γεγονότα, ταξίδια, πύργοι, καθολικές τελετές, θάνατοι σε νεαρή ηλικία, σκάνδαλα, ξεπερασμένα (δυστυχώς) έθιμα, κεντήματα, πίνακες, αμέτρητα κυριολεκτικά βιβλία και λησμονημένοι συγγραφείς που διάβαζαν μανιωδώς οι Λατινοτραφείς ανώτερες τάξεις του 19ου αιώνος. Πάνω απ΄όλα, η γραφή της Γιουρσενάρ: πυκνή, πολύτιμη, δουλεμένη, πρωτότυπη, αργόσυρτη, βαριά κι ασήκωτη. Οι 357 σελίδες μού φάνηκαν 500! Άξιζε όμως ο χρόνος των τριών εβδομάδων και η υπομονή μου.
Τέλος, λάτρεψα την μετάφραση της κας. Χατζηνικολή από τις αρχές της δεκαετίας του 1980. Θα ήθελα κάποιες υποσημειώσεις μα πέρα απ΄αυτό δεν μπορώ να φανταστώ το επίπεδο των Γαλλικών της και το πόσους μήνες θα της πήρε να βρει και να μεταφράσει όλους αυτούς τους συγγραφείς, τους τίτλους τους, τις τοποθεσίες, τις μάχες, τα κινήματα! Λάτρεψα την παραδοσιακή ορθογραφία της, το πολυτονικό που πρώτη-πρώτη η ίδια θα εγκατέλειπε από το επόμενο κιόλας βιβλίο της Γιουρσενάρ που μετέφρασε (ήταν προσωπικές φίλες και της είχε δώσει την απόλυτη άδεια να μεταφράζει τα βιβλία της). Υπήρχε ένα δημοφιλές άρθρο σε ένα μπλογκ πριν καμμιά δεκαετία που την έψεγε πολύ για την μεταφραστική της ικανότητα. Εγώ που την πρωτογνωρίζω εδώ της βγάζω το καπέλο.
Teleurstellend en zelfs wat saai door enerzijds scrupuleus vasthouden aan disparaat bronnenmateriaal, en anderzijds koketteren met adellijke of getalenteerd genenmateriaal. Wèl gelardeerd met magnifieke beschouwingen, die voor mij het boek van nul tot drie sterren optrekken.
« L'accouchement » introduit les membres les plus proches de la famille et narre la mort de sa mère à la suite de la naissance de Marguerite Yourcenar le 8 juin 1903 à Bruxelles. L'auteur évoque le mariage de ses parents quelques années plus tôt et imagine la grossesse de sa mère. L'accouchement lui-même est décrit au travers des tâches accomplies par les domestiques et la sage-femme. Bien que l'état de l'accouchée ait d'abord paru satisfaisant, une fièvre ne lui laisse pas de repos et conduit à son décès le 18 juin. Le récit s'attache ensuite au baptême de l'enfant puis à l'enterrement de la mère. Puis l'auteur raconte un voyage fait aux Pays-Bas, en Allemagne et en Belgique en 1956, au cours duquel elle s'est rendue sur la tombe de sa mère, mais « sa tombe ne [l']attendrissait pas plus que celle d'une inconnue1 » ; Yourcenar précise par ailleurs que l'absence d'une mère ne l'a jamais traumatisée.
Le récit de ces événements est illustré par des documents retrouvés dans une cassette léguée par son père : quelques phrases écrites par sa mère pendant sa grossesse constituant une conversation avec son mari, alors que des douleurs dentaires l'empêchaient de parler ; le relevé de sa température et de son pouls du 11 au 18 juin ; les faire-part de baptême et de décès, ainsi que le souvenir pieux.
vue sur un jardin carré, derrière lequel s'élève un château rose à un étage, plus un étage sous un toit d'ardoise Le château Bilquin-de Cartier à Marchienne-au-Pont « La tournée des châteaux » constitue une vision d'ensemble de sa famille maternelle, les de Cartier de Marchienne, famille noble du pays de Liège et du Hainaut. Bien qu'elle regrette qu'il s'agisse surtout d'une « longue série d'ascendants et de collatéraux dont on ne sait rien, sinon leur date de naissance et d'entrée dans la mort2 », Yourcenar déroule l'histoire de sa famille depuis le xive siècle, où ses ancêtres exerçaient des fonctions politiques à Liège. C'est aussi l'occasion d'évoquer les châteaux de famille : Flémalle, Marchienne, et Suarlée, où ont vécu sa mère et ses oncles et tantes.
« Deux voyageurs en route vers la région immuable » est consacré aux grands-oncles de l'auteur, l'écrivain Octave Pirmez et Fernand, dit Rémo. Yourcenar s'étend longuement sur ce qu'elle perçoit de la personnalité d'Octave à travers ses livres, et sur les sentiments de ce dernier à l'égard de son frère suicidé ; c'est avec un plaisir évident qu'elle s'intéresse à ces « deux voix qui s'expriment avec fougue, ou au contraire avec réticence, deux êtres qu'on entend soupirer, quelquefois crier2 ». Les portraits se veulent honnêtes et font alterner les jugements négatifs et une admiration doublée de complicité : « J'ai pour Rémo une brûlante estime. « L'oncle Octave » tantôt m'émeut et tantôt m'irrite3. »
Enfin, « Fernande » retrace la vie de la mère de l'auteur depuis son plus jeune âge : enfance à Suarlée, pensionnat à Bruxelles, retour à Suarlée, mort de son père et réinstallation avec sa sœur dans la capitale, voyages solitaires en Allemagne, rencontre et mariage avec le père de l'auteur, les trois années de vie commune essentiellement occupées par les voyages avant le décès prématuré.
A combination of things recently had me going down the rabbit hole of internet searching for Brussels history. The result was surprisingly underwhelming (even for Belgium overall), but included a list by the website Five Books on Belgian history, curated by Oxford historian Martin Conway. I was caught by Marguerite Yourcenar's biographical memoir that figured among them.
Beginning with her birth, she paints a portrait of her parents and extended family, including her mother who died 10 days after her birth (pictured on the cover). I appreciate her writing style that captures the pre-World War French-Belgian culture of the 19th and early 20th centuries, adding to its 'time capsule' effect. Aside from the pervading melancholy and her family's history of mothers dying during childbirth, other elements that stood out for me (and partially connected to one of my next short stories in my next collection) is the destruction of architecture and the detrimental impact of industrialization. She also dedicated over 100 pages to her maternal great uncle and Belgian author, Octave Pirmez.
Lately I've been thinking about 'reasons' for writing, and the concept of 'writing to preserve what should be remembered' rings true, especially in this case.
This is one of those books that has been on my "haven't read yet" shelf for years. I am working to clear that shelf (only 20 more!). Many of these I can't even remember how or why I got them.... Anyway, this was fascinating. Yourcenar was a highly respected Belgian author, the first woman elected to the Academie Francaise. This is not a memoir in the usual sense at all. Although she begins with the story around her own birth, she soon leaves her own story, and begins to explore what she can know of the stories of her mother's forebears. Certainly, some of this was lost on me, as it was quite particular to Belgium at the time, with all the political back and forth. But so much of it is so very interesting. She tries very hard to use the actual words of her ancestors, when she can, but she also fleshes out the story, making it feel so much more real. Her descriptions of ordinary family life at the end of the nineteenth century - as seen from the lens of the middle of the twentieth - are very telling.
J’ai aimé relire «Souvenirs pieux», dont le récit généalogique, loin d’être une suite de données de l’histoire de sa famille, cherche à pénétrer dans l’âme de ses ancêtres. De leur passé lointain, grâce à Yourcenar, ils nous parlent encore:
… lettre d’Octave à Félicien Rops, du 20 mars 1874. Félicien s’était mis en tête de publier dans un petit journal parisien certaines de ses propres lettres à Octave, décorées de croquis, et ornées de vignettes de Cupidons. Ces messages, à en croire Octave, étaient «d’un ton léger et fantaisiste», et il n’était que trop à craindre qu’on soupçonnait le destinataire d’avoir répondu dans la même clef.
«… J’ai passé avec toi des heures charmantes, pendant lesquelles nous nous livrions à notre expansion naturelle et à mille fantaisies d’imagination… Mais cette vie intime devait-elle se répandre sur une feuille publique et entrer aux cafés et aux tavernes ?… Je t’en prie, remplace mon nom par un pseudonyme.» (P. 235-236)
Mi rendo conto che, rileggendolo a distanza di anni, non ho modificato il mio giudizio su questo libro. Ho trovato entusiasmanti le pagine in cui l'autrice dà vita, nel suo modo chiaro, completo e attento, alla complessità del mondo interiore dei personaggi e tediose le pagine in cui si dilunga su interminabili e troppo particolareggiate descrizioni storiche che utilizza per inquadrare in un contesto più generale una famiglia e delle persone delle quali , alla fine, sa ben poco. Nell'insieme, comunque, il mio rimane un giudizio positivo.
No idea how this book ended up on my bookshelves but I think it'll be making a quick exit. Proof that impeccable style does not necessarily translate to interesting/worth reading. I was bored to tears by the time I got to the third chapter (the first one was deceptively engaging!), just as Yourcenar was launching into a detailed description of the life of her great-great-uncle's brother's dog. I skipped the middle bit and resumed reading when she finally returned to the subject of her parents.
"Le linee che s'intersecano fra quell'uomo nudo e quel signore in abito bianco sono più complicate di quelle di un fuso orario. Zénon si trova in quel punto preciso del mondo tre secoli, dodici anni e un mese, quasi esattamente, prima di Octave, ma io lo creerò solamente una quarantina d'anni più tardi, e l'episodio del bagno sulla spiaggia di Heyst si presenterà alla mia mente solo nel 1965. L'unico legame fra quei due uomini, quello invisibile che non esiste ancora ma che va in giro con i suoi vestiti e i suoi accessori del XVI secolo, e il dandy del 1880, che tre anni dopo sarà fantasma, è il fatto che una bambina, alla quale Octave ama raccontare delle favole, porti sospesa in sé, infinitamente virtuale, una parte di ciò che un giorno sarò io. Quanto a Rémo, sta anche lui in qualche angolo della scena, fibrilla della coscienza del suo malinconico fratello. Otto anni prima ha affrontato anche lui, certo più brevemente, una cruenta agonia paragonabile a quella dell'uomo del 1568, ma il racconto di essa mi giungerà soltanto nel 1971. I tempi e le date rimbalzano come il sole sulle pozze e sui granelli di sabbia. I miei rapporti con quei tre uomini sono molto semplici. Ho per Rémo un'ardente stima. "Lo zio Octave" a volte mi commuove a volte mi irrita. Ma amo Zénon come un fratello."
La Yourcenar indaga con delicatezza e sensibilità la storia della famiglia materna, come poi farà con quella del padre in "Archivi del Nord". Particolarmente belli ed emozionanti i capitoli dedicati alle figure - così tipiche della loro epoca - di Octave Pirmez, evanescente poeta e intellettuale belga minore e del tormentato fratello Fernand, detto Rémo, troppo idealista per quella famiglia e per quell'epoca, testimone della Comune, morto suicida ("Ho bisogno, per vivere, di sentirmi utile").
Ricostruire la propria storia familiare è ricostruire la storia del mondo, perché osservandola via via a ritroso nel tempo, è sempre più evidente e profonda la commessione tra noi e ogni persona, ogni evento e semplice oggetto. Una infinita serie di circostanze precedenti, di cause ed effetti, ci separano e, ugualmente, ci uniscono al passato, alla vita e agli uomini prima di noi, fino a noi. “Qual era il tuo volto prima che tuo padre e tua madre si incontrassero” (K: Zen) La citazione che introduce il libro anticipa chiaramente questa riflessione. Più espressamente, le memorie della Yourcenar sono una tale mole di ricordi di persone, fatti, di collegamenti storici attraverso la famiglia, la politica, l’arte, la società e l’attitudine alle convenzioni del tempo che si attraversa nella lettura, da darci la sensazione non di guardare passivamente il suo album di fotografie, ma di sentire che anche noi siamo in un flusso di ben più ampio respiro, che apparteniamo al divenire della storia già prima di venire al mondo. Colpisce questo taglio inaspettato che l’autrice riesce a dare al suo libro. Allo stesso modo colpisce la sua intelligenza nell’affrontare i ricordi, il suo spirito indipendente e tuttavia capace di immedesimazione. Lucida, coraggiosa, onesta, la Y. si guarda indietro senza sentimentalismi e ipocrisie ma con lealtà e discrezione, capace anche di essere critica senza diventare irrispettosa verso il passato. Ho trovato emozionante il suo ricordo della madre, così privo di retorica e sincero, comunque appassionato dal suo punto di osservazione. Elegante lo stile, diretto, senza note superflue e soprattutto capace di portare il lettore nella direzione giusta. E qui la direzione è la corrente del fiume dei ricordi; da seguire con “fede” cogliendo l’essenza, la pienezza dei caratteri distintivi di una famiglia e della Storia stessa.
"Qualunque ipotesi facciamo sulla strana zona d'ombra dalla quale siamo usciti e nella quale rientreremo, è sempre un errore eliminare dalla nostra mente i dati semplici, le realtà banali eppure anch'esse così strane che non combaciano mai completamente con la nostra realtà."
Marguerite Yourcenar nasce da una famiglia di antiche origini e in "Care memorie" ne ricostruisce, per quanto possibile, le vicende, in un viaggio a ritroso nel tempo che è allo stesso tempo affascinante ma anche complesso. È la storia dei suoi genitori a dare il via ad un esame approfondito di carte, oggetti, luoghi che significano e hanno significato molto nella storia della propria famiglia, dispersa tra l'alta Francia e il Belgio. Yourcenar intraprende un percorso, che è sia fisico che spirituale, tra nomi, caratteri e opere di nonni, zii, prozii e ancora più indietro, con puro scopo aneddotico. Non c'è infatti la volontà di ricercare fili rossi o origini di qualche tara o qualche suo talento. Il racconto è sentimentale, perché ogni reperto assume un significato memoriale, soprattutto se esso appare sottoforma di rovina. Ecco dunque che la ricerca storica si fa ricerca del cuore. E ciò traspare anche dal tono che l'autrice utilizza nel racconto: non quello asettico di un testo di consultazione, ma quello quasi di una prosa d'arte, dove le emozioni e le memorie possano affiorare e portare tutto il loro contributo ad esprimere l'affetto per persone che sono vissute e che hanno lasciato qualcosa dietro di loro. Lo stile è, conseguenza di tutto ciò, aulico, perché di queste persone è necessario sottolineare l'importanza, che se non è universale è quantomeno privata. Ma siamo sicuri che la vita privata non sia così comunque universalmente valida?
c’était d’un ennui indescriptible, une torture à lire (heureusement que j’écoutais du cocteau twins en même temps, j’aurais jamais survécu sinon)
en fait je comprends pas tellement l’intérêt du livre, genre je m’en fou un peu de ses ancêtres, en plus à chaque fois j’étais perdue avec tous les noms (surtout dans le 2e chapitre, c’était vrm le pire avec les descriptions de château et tt bref)
après je pense que j’aurais pu avoir un avis complètement différent si j’avais pas dû le lire dans le cadre des cours et avec un temps limité (donc c’est vrm pas un avis objectif)
le seul truc que j’ai bien aimé et qui me fait mettre quand même 1,5/5 c’est déjà quand elle parlait de Rémo (j’ai pas capté qui c’était mais j’ai bien aimé le personnage) (pcq c’est moi #sosie) et aussi le premier chapitre ça allait y’avait quand même des passages moins ennuyants
bref c’est carrément pas objectif et j’aurais pu plus aimé si je l’avais lu à un autre moment et dans un autre contexte (j’ai quand même eu 17 sur le truc que j’ai rendu sur ce livre dans le truc les métamorphoses du moi en hlp 😝😝) (merci chatgpt)
Souvenirs Pieux 10 mai 1996 Lu il y a quelques années. Je me souviens encore du romanticisme de ce livre "autobiographique". Yourcenar raconte des impressions de sa jeunesse, les mythes de sa famille, avec un brin d'imagination. Les critiques ont fouillée les détails, trouvant inexactitudes, inventions, souvenirs imprécises, mais ce qui importe en fait c'est les impressions qui ont fait cette femme extraordinaire. On peut être d'accord avec elle, la respecter ou la mépriser, mais elle est quand même exceptionnelle, douée, et a eu un impact important sur le monde intellectuel français. J'ajoute la suite à la liste de livres à lire.