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L'Italia finisce: Ecco quel che resta

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Rusconi [Published 1981]. Hard cover, 288 p. Text in Italian. This book was first published in New York in 1948; it was written in English because Prezzolini wanted to explain to the Americans, after the catastrophe of the Second World War, how and why Italy was what it was. For twenty years Mussolini had built the myth of a direct descent of the Italian people ("saints, poets, navigators") from the ancient Romans; the First World War, according to the vulgate, had been won by Italy for all the Allies; our "moral and civil" primacy was not called into question; the Risorgimento had been carried out by a whole people eager for redemption. Punctually and ironically, with his icastic spirit, Prezzolini dismantles these cliches. [From jacket flap] "Questo libro e la confessione d'un esule volontario dall'Italia. Mi accorsi dopo averlo scritto, ch'era uno sguardo gettato indietro per rendermi conto di me stesso, 'non un lavoro fatto per acquistar cattedre, o pubblico.Stando solo, senza nessuna delle due patrie accanto, leggevo, annotavo, pensavo. Il mio mestiere di professore me ne dava l'occasione; ma le soluzioni venivan da me. Questa e la traduzione in italiano di un libro pensato in italiano e scritto in inglese, ossia quasi la traduzione di una traduzione. Ma appunto perche le tesi di questo libro sono state accennate in inglese come fa un pianista, con la sordina, colgo l'occasione che mi si presenta, di estrarne alcune . . . . Cos' scrive Giuseppe Prezzolini nella prefazione a L'Italia finisce ecco quel che resta. Le "tesi" sono quelle care soprattutto agli stranieri che vedono l'Italia, attraverso il cannocchiale della loro cultura, ingrandita o ridotta, e soltanto raramente nella misura reale. L'"esule" Prezzolini usa quel cannocchiale, ma lo usa da italiano. Mette a fuoco, analizza, rivisita quelle tesi con intelligenza e amore, da quel grande Italiano che...

288 pages, Paperback

First published January 1, 1958

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Giuseppe Prezzolini

94 books4 followers

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Profile Image for S©aP.
407 reviews72 followers
November 16, 2017
Per tanti anni in libreria, acquistato e lasciato lì, a maturare. Poi, come accade, un richiamo quasi casuale a leggere un saggio sull'Italia del dopoguerra e la sorpresa. Per tanti versi sembra scritto ieri, anziché nel 1948.
Quando fu concepito, in inglese, aveva l'intento autonomo di spiegare l'Italia agli americani, freschi vincitori del conflitto mondiale. Oggi sarebbe perfetto, fosse minimamente considerato, per spiegare l'Italia agli stessi italiani. E ce ne sarebbe un gran bisogno...
Testo ideale per riassumere e coordinare gli studi liceali, la formazione storico-politico-umanistica e letteraria che precede una specializzazione universitaria. Composto di capitoli-saggi indipendenti che infine compongono un discorso unitario, un esatto quadro d'insieme. Ricco di rimandi, associazioni d'idee, deduzioni brillanti, arguzia, logica, di una cultura sconfinata e dimenticata, ma sensatissima. Chiaramente indirizzato a menti razionali, cosmopolite, positive e libere da collosi pregiudizi ideologici.
Quindi, da noi, quasi sconosciuto...
Profile Image for Marco Svevo.
433 reviews21 followers
August 25, 2017
"È meglio bere alla propria tazza di legno che non al calice d'oro di altri". Hic!

Dante antitaliano. Non penetrò mai nella massa del popolo. Non fu quello che schiller divenne per i tedeschi: ovvero? "È stato giustamente notato che nel vangelo l'umorismo i motti di spirito o gli scherzi mancano completamente" Capitolo sul Machiavelli (ora sì che si ragiona): "se gli uomini fossero buoni non vi sarebbe bisogno dell'inganno e della violenza" capitolo sugli avventurieri (aretino e casanova). itaglia definita DISORDINATA e itagliani INDIVIDUALISTI, individualismo, scriverà nel capitolo seguente, che consiste anche nel sentimento di riverenza del popolo (itagliota) per gli individui straordinari. capitolo sui briganti. agostino san si chiedeva "cosa sono gli imperi se non un brigantaggio su vasta scala"? come dargli torto... capitolo sugli stranieri in italietta, dove prevaleva un'atmosfera di reciproca tolleranza per gli errori e i difetti degli altri, dove nessuno prendeva troppo sul serio il proprio lavoro...dove la maggioranza della popolazione non si interessò mai di politica, considerando il governo come una seccature (tasse e servizio militare), dove i soli vincoli forti erano quelli della famiglia e della città. "di un paese si vede soltanto ciò che la propria cultura prepara a trovarvi. i paesi non sono delle realtà, ma occasioni per il nostro sviluppo personale". ahhhhhhhhhh e addiveniamo al capitolo filosofi italiani, ovvero grandi uomini non necessari (il non so che e il quasi nulla) capitolo il risorgimento italiano, ovvero una rivoluzione compiuta dagli altri cosa ha andato storto? questo: "socialismo/comunismo e democrazia cristiana tendono entrambi a mettere i concetti di nazione e libertà al di sotto di quelli di società e fede rispettivamente. il resto, ancora una volta, è conseguenza. e finalmente si arriva anche al fascimo, "che potè vantarsi di essere idea italiana che trovò imitatori in altri paesi (...) corrispondendo ad uno sviluppo generale verificatosi in tutto il mondo, caratterizzato dall'espandersi delle funzioni economiche dello stato". "non esiste quasi epoca della storia italiana né regione italiana che non abbia avuto i propri fuorilegge, sempre benvoluti". questa dovrebbe sostituire la targa "la legge è uguale per tutti".
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