Lester del Rey

“Sentì gli occhi dell'Usurpatore su di lui, e si sforzò di non lasciarsi guardare. E, come per la paura, trovò che aveva imparato alcune preghiere dagli Usurpatori; pregava disperatamente rivolto a un niente che conosceva. Non ottenne risposta.
— Andiamo! Questa terra è un luogo santo e tu non puoi restare qui. Il nostro verdetto è stato emesso e abbiamo già preparato un posto per te. Vieni. Ti accompagno. — La voce era soave, ma aveva una forza che zittì perfino lo stormire delle foglie.
Ora lasciò che lo sguardo dell'Usurpatore lo raggiungesse, e la sua preghiera era ormai muta e diretta lontano… e senza speranza, poiché sapeva che doveva essere così.
— Ma… — Le parole erano inutili, ma l'amarezza dentro di lui costrinse le parole a uscire suo malgrado. — Ma perché? Io sono Dio!
Per un momento, qualcosa di molto simile alla tristezza e alla pietà comparve negli occhi dell'Usurpatore. Poi passò e la risposta venne. — Lo so. Ma io sono l'Uomo. Vieni!. E lui si inchinò silenziosamente, e lo seguì lentamente. Intanto, il sole giallo si stava tuffando dietro le pareti del giardino.
E fu sera e fu mattina: era l'ottavo giorno.

Vespro, Lester del Rey (racconto incluso nell'antologia Dangerous Visions)”
― Lester del Rey