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Ritratto di un matrimonio
Life Drawing
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«Impressionante. Uno studio finissimo sulle luci e sulle ombre di un matrimonio». Vogue
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Lo termini e, poi, vorresti essere amica della protagonista, di Gus, e poterle parlare. O forse abbracciarla soltanto...
Lia wrote: "Lo termini e, poi, vorresti essere amica della protagonista, di Gus, e poterle parlare. O forse abbracciarla soltanto..."A me mancano 40 pagine; avverto che siamo a una clamorosa svolta.
Angelo wrote: "Lia wrote: "Lo termini e, poi, vorresti essere amica della protagonista, di Gus, e poterle parlare. O forse abbracciarla soltanto..."
A me mancano 40 pagine; avverto che siamo a una clamorosa svolta."
Addolorato per Gus? Letto...? Intensissimo, no?
A me mancano 40 pagine; avverto che siamo a una clamorosa svolta."
Addolorato per Gus? Letto...? Intensissimo, no?
Lia wrote: "Angelo wrote: "Lia wrote: "Lo termini e, poi, vorresti essere amica della protagonista, di Gus, e poterle parlare. O forse abbracciarla soltanto..."A me mancano 40 pagine; avverto che siamo a una..."
Intenso, sì. Ma sono più addolorato per Owen.
Noto con sollievo che il titolo italiano è stato modificato. “Matrimonio d'amore con tradimento”, a parte la cacofonia, non rendeva giustizia all'immaginifico “Life drawing” che, oltre al senso figurato, rimanda anche, in senso letterale, all'incapacità di Gus di ritrarre volti umani. Forse, è solo una mia impressione ma, in alcuni casi ( questo, come anche “Uno strano luogo per morire” ) la scelta del titolo italiano mi è sembrata orientata ad “imbeccare” il lettore, cercando quasi di concentrare la trama nel titolo.
Secondo me, il titolo dovrebbe limitarsi ad evocare: per tutto il resto, c'è la quarta di copertina ( la seconda, la terza) e, naturalmente, la copertina.
Il punto focale è il disegno, e dunque la rappresentazione, certamente l'immaginazione - "Faccio sembrare viva qualunque cosa, non qualunque persona". Non del tutto, invece, il matrimonio. Seguendo le riflessioni di Gus si leggono espressioni di un più ampio ritratto della realtà. Femminile, relazionale, filiale ecc.
Lia wrote: "Il punto focale è il disegno, e dunque la rappresentazione, certamente l'immaginazione - "Faccio sembrare viva qualunque cosa, non qualunque persona". Non del tutto, invece, il matrimonio. Seguend..."Anche il titolo "Ritratto di un matrimonio", nella sua univocità, non rende giustizia all'ambiguità del titolo inglese (come potrebbe?) ma, perlomeno, rispetto al primo, è stato epurato dalle parole "amore" e "tradimento", che mi sembravano dei puri e nudi ammiccamenti al lettore.
Le figure si intrecciano in maniera forte e a volte si confondono, i sentimenti dell'uno si riflettono su quelli dell'altro. I personaggi ai margini, della vicina, di Alison, della figlia e di tutti questi caratteri di contorno, non sono altrettanto credibili. Sviluppano solo una loro entropia. Determinante, sì, per gli accenni di giallo. Questo velare, accennare, fare intendere, questo tratto della Black convince.Ha tratteggiato bene, poi, ha insinuato, un elemento trasversale. L'insinuazione del sospetto sul vissuto di tutti, di ciascuno di loro, attraverso i personaggi principali e non, è decisiva. Non sono dubbi, più propriamente sospetti: che la loro vita potesse andare diversamente da come è andata. Non mi è parso il solito dubbio, quello esistenziale, ma qualcosa di più, trasferito rispettosamente con la scrittura.
Attraverso la pittura e la scrittura i personaggi di questo libro cercano di decodificare la vita.Molti gli spunti di riflessione; leggendo si vedono i colori della tavolozza o i tratti del viso del soldato che Gus non riesce a disegnare in modo definito, per non parlare poi del blocco dello scrittore di Owen. Un bel libro, un bel viaggio una bella emozione. La copertina esprime molto il libro come anche il titolo.
Avrei forse gradito "disegno dal vero" ma il nuovo titolo va senz'altro meglio. Non ho terminato la lettura, mancano una cinquantina di pagine. Trovo il romanzo, come scrive Gio, ricco di spunti e meritevole di riflessione. I personaggi sono convincenti e ben delineati; la semplicità (apparente) della vicenda -in contrasto con l'attuale tendenza a "incalzare" il lettore- mi sembra un ulteriore motivo d'interesse. A presto!
Parlerò di 'Life drawing' prendendo le mosse dalle due citazioni che l'autrice pone in testa al suo romanzo: la prima è di Victor Hugo, l'altra di George Eliot."Nella vita, la felicita piu grande è la convinzione di essere amati; amati per come siamo o, piuttosto, nonostante quello che siamo". Victor Hugo
L'amore. L'amore nella coppia e l'amore materno si fronteggiano nel romanzo in un'altalena d'emozioni che spaziano dall'esclusione alla gelosia, dall'autocommiserazione all'invidia, dalla passione all'indifferenza. Una sfida irresolubile, almeno per Gus, essendole stata negata la maternità in entrambi i sensi, sia come madre che come figlia.
La chiusura verso il mondo è la sua strategia di vita, come quando da bambina, senza mamma, esercitava "il potere di rendere l'irreale realtà, e di far scomparire la realtà stessa". E Gus stessa a descriversi così: "Jan è il cervello, Charlotte era il cuore, e io, ogni tanto, penso a me stessa come alla pelle, non costruita per la logica e neppure per l'amore, ma pensata per tenere costantemente separato il mondo dall'io, per impedirmi di impazzire".
Anche il suo rapporto con Allison, più che della sincera amicizia, ha i tratti della catarsi terapeutica, in quel raccontarsi rimodellando la verità ("potevo rendere tutto molto meno scomodo, mettendo un piccolo accento qui, apportando una piccola omissione là") e nel distratto ascolto dell'altro ("Non avevo prestato abbastanza attenzione (ad Allison), non mi ero sforzata di immaginare").
Escludendo Owen ("siamo un universo, noi due. Il nostro bellissimo, inspiegabile, dannato universo"), Laine sembra l'unica vera eccezione a questa chiusura, l'unica persona "degna della sua adorazione". Laine che non solo le ha donato Bill ma che è anche riuscita a scalfire quel marchio di "inetta" che Gus stessa si è impresso. Laine che "aveva bisogno di lei. Che aveva acquisito il suo modo di vedere le cose, la sua essenza". Laine che la gratifica col suo amore, proprio come Owen.
Nonostante una vaga forma d'anaffettività, Gus suscita, comunque, empatia e anche simpatia; c'è un'ingenuita, una trasparenza nei moti egocentrici del suo cuore che irrita, intenerisce, spiazza.
Come nell'ultimo dialogo con Owen, dove, alle considerazioni di lui sul male fatto a Nora, sull'averla usata per dare slancio a una sessualità sopita e fors'anche inibita dalla propria sterilità fisica e intellettuale ("Lui aveva represso a tal punto il desiderio di Nora da potermi concedere quell'inesauribile energia sessuale", dice Gus, "e il fatto che fosse cosi eccitato mi eccitava"), fanno eco le parole rabbiose di Gus ad Allison, "a nessuno interessa quello che pensa o che sente (Nora)".
Ma "quello che fai, ti torna indietro", avverte Laine. Nel bene e nel male.
E Nora, "la cerva a cui lui (Owen) va incontro a tutta velocità", è il giro di vite della storia: perchè, come aveva predetto il poliziotto a Gus e a Allison, anche le cerve "sono malvage come serpenti, quando sanno di non avere speranze". E Gus "come una bambina che ha attraversato la strada senza guardare, sa di avere commesso uno sbaglio".
"L'universo non pareggia i conti. Non rende la vita giusta", come nel caso di Owen e Gus. Ma, forse, seguendo il suggerimento di Lillian e Wolf, i genitori di Owen, si può trovare conforto nella consapevolezza di non essere "gli unici a soffrire" e nella necessità "di tener conto anche degli altri".
"I cari estinti non sono mai morti per noi, fino a quando non ci scordiamo di loro". George Eliot
Il ricordo. Il libro si apre "ricordando" e si chiude "immaginando". "Immaginare e ricordare non sono la stessa cosa", dice Gus, eppure solo apparentemente quei confini sono distinti. Ricordi e immaginazione in lei si mescolano, si contaminano per ricostruire o reinterpretare la realtà, per "dare un senso a tutto quanto", per fare "assumere una forma", "per capire". E in questa ricerca c'è una simmetria dolorosa tra l'isolamento di Gus ("gli schemi mentali che s'impone" e la casa in cui vive ritirata con Owen) e la prigionia "mentale" e "fisica" del padre di Gus, affetto da Alzheimer; così come non è casuale quell'ancorarsi nel finale della figlia al padre, nel tentativo di ricostruire la memoria di entrambi attraverso l'immaginazione (proprio come aveva fatto, tempo prima, raccontando al padre i ricordi sulla madre della sorella Charlotte). E proprio dove viene meno il ricordo dei viventi, lì si innesta l'immaginazione, l'immaginazione artistica, la scrittura, o, come in questo caso, la pittura. I quadri di Gus, ispirati dal fortuito ritrovamento di necrologi d'un secolo prima, ambiscono, in qualche modo, a conservare la memoria di quei soldati-ragazzi del 15/18, morti e senza più viventi a ricordarli: fermare sulla tela non ciò che "erano" (che è proprio del ricordo) ma ciò che "avrebbero potuto essere" (che è immaginazione).
Il rammarico di Gus per il loro apparire 'morti' anzichè 'vivi (“Faccio sembrare viva qualunque cosa, non qualunque persona”) mi ha riportato alla mente i versi di Keats sull''Ode on a grecian urn': la stessa immobilità dei corpi ( 'with brede Of marble men' ) e lo stesso ruolo eternatrice dell'arte ( 'Thou, silent form, dost tease us out of thought as doth eternity' e ancora 'When old age shall this generation waste, Thou shalt remain, in midst of other woe Than ours')
È in questa prospettiva che, immergendomi un'ultima volta nella storia, mi piace pensare ai quadri dei soldati di Gus, non come a un grido d'indistinta condanna di ogni guerra (le ipotesi di Laine e Nora), ma come a un inno sull'assoluta irripetibilità di ogni vita.
Un romanzo intenso, bellissimo a mio avviso, che tratta dell’amore (di tutte le infinite sfaccettature di questo sentimento), del dolore e dell’elaborazione del lutto. Scrittura elegante, pungente a volte, profonda e desolante. tanti gli spunti di riflessione (il matrimonio, il tradimento, l’amore filiale, l’amicizia, la malattia, la morte, l’arte, la perdita, la fiducia…e tanto ancora!) Ottima mossa di Neri Pozza il cambio del titolo, il precedente non rendeva giustizia. Un libro da non perdere e da assaporare e far sedimentare.
Come sopra detto avevo interrotto la lettura... La cesura ha probabilmente compromesso il coinvolgimento emotivo nella storia: infatti ho trovato meno soddisfacente la parte conclusiva e provato una certa delusione per il finale. Mi aspettavo infatti un esito differente; credo che quello prescelto - anche a prescindere dal personale gradimento- non sia del tutto indovinato.
A parte questa forse opinabile considerazione, il romanzo è meritevole di elogio.
Suscitano interesse i temi trattati (la relazione di una coppia senza figli, l'elaborazione del tradimento, l'amicizia al femminile, il rapporto madre-figlia) e le "professionalità" dei protagonisti. La peculiarità delle loro occupazioni accresce lo spessore della storia. Il blocco dello scrittore che affligge Owen e, soprattutto, le molte considerazioni sulla pittura di Gus consentono infatti ampie digressioni e aggiungono un elemento di novità alla narrazione.
I personaggi, anche secondari, sono ben delineati anche quando occupano uno spazio limitato. Dei quattro principali, il più "debole" riesce in certo senso quello maschile, mentre le tre donne, pur nella dominanza di Gus, la moglie, sono scolpite con encomiabile energia.
Facendo parlare in prima persona la protagonista, l'autrice dimostra un'ottima capacità di descrivere sentimenti e sensazioni forti, e insieme di dare spazio a riflessioni, ricordi e rimorsi che sucitano empatia e condivisione nel lettore.
Efficace e ben curata la scrittura, un elogio anche alla traduttrice.
e' da leggere! ...è da leggere scritto in maniera elegante trascina riuscendo ad evitare tutta una serie di cliché: il romanzo di genere, il triangolo amoroso, la maternità, l'amicizia tra donne, uomini e dintorni, l'arte e l'artista....
RITRATTO DI UN MATRIMONIO.NELLA VITA, LA FELICITA’ PIU’ GRANDE E’ LA CONVINZIONE DI ESSERE AMATI; AMATI PER COME SIAMO O, PIUTTOSTO, NONOSTANTE QUELLO CHE SIAMO. v. hugo
…gli ultimi giorni prima della sua morte, mio marito Owen…
e Gus inizia così l’accompagnarci nel racconto della sua vita:
Gus, che riflette e sente che il suo tempo è cominciato quando si è fermato quello di sua madre. Gus, che sente che il momento preciso di quella scomparsa segna nettamente un prima e un poi nella propria vita.
Gus, alla quale il destino porta via la migliore amica, sua sorella Charlotte.
Gus, rimaneggiatrice di luoghi, che ama Owen, attento acquisitore di nuove conoscenze.
Gus, che è incapace di dipingere le figure umane, tanto quanto è incapace di sentirsi libera, poichè “censurata” dal padre e dal marito solo per compiacere il prossimo.
Gus, che vorrebbe porre a suo padre domande mai formulate, rendendosi conto che lui non potrà più darle quelle risposte, perché l'Alzheimer è ormai suo compagno.
Gus, che conosce Laine, prova con lei un'intesa perfetta e le si affeziona, e si chiede “cosa prova una madre quando non può aiutare un fìglio, nonostante l'amore immenso e il senso devastante di protezione tumultuoso che batte nel petto”.
Gus, che si rifugia in un tradimento, cercando solo “gioia”, perché pensa che la felicità sia solo illusione.
Gus, che dipinge per Bill.
Gus, che incontra Alison, donna sempre ben vestita e curata, che le fa capire che è difficile ammettere a se stessi che “una persona non ti ami veramente, che non ti ami come pensavi, che non ti ami come avevi sperato”!
Gus, che conosce Paul e tramite lui capisce che quando una voce si altera, “quando ha un peso fisico connesso ai muscoli e ai tessuti”, porta con sé una notevole potenziale violenza.
Gus, che patisce Nora, ragazza bella e giovane che si innamora di Owen, poichè abbagliata più dal ruolo che lui ricopre che dalla sua bellezza.
Gus, che prova ancora emozione nel sapere che Bill si sposa.
Gus, che resta prima quasi inerme e poi combattiva, nel vedere Owen che, quasi inconsciamente per renderle pariglia per il tradimento subito, si crogiola nel subire il fascino del corteggiamento di Nora.
Gus, che sa di portare avanti, con Owen, due tipi di conversazioni contemporaneamente: ”quella ufficiale e quella silenziosa” che inizia quando ci si allontana mentalmente.
Gus, che non sa se credere che Owen le rimanga davvero fedele, mentre gioca con Nora che, a sua volta, non riesce a metabolizzare che ciò avvenga, nonostante la sua gioventù, la sua avvenenza e la sua dolcezza.
Gus, che ascolta Owen dirle che “il loro amore è il frutto del lavoro di una vita” e che lui prova per lei un amore assoluto, anche perchè “lei è tutta la sua famiglia”.
Gus, che porta il peso doloroso dell'aver “tradito qualcuno che ami”.
Gus, che si chiede “come si possa attraversare una stanza senza che i nostri altri io ci facciano lo sgambetto”.
Ed ancora Gus e Owen che provano con tutte le loro forze, a modo loro, ad elaborare un tradimento per non far terminare un grande amore!
Gus, che ci mette di fronte a come avrebbe potuto terminare diversamente la loro storia d'amore, suggerendoci diverse conclusioni, quasi a farci credere che si possa davvero sostituire il finale di una vita, semplicemente adoperando, tra una frase e l'altra, una congiunzione disgiuntiva come “o”.
Ed infine Gus che, per tutti i giorni della sua vita, preparerà “quando cade il sole nel laghetto, uno stufato che dividerà con Owen seduti sul divano davanti al fuoco”, poiché solo insieme formano “il loro bellissimo, inspiegabile, dannato universo”!
Robin Black, magistralmente, lettera dopo lettera, unisce le parole che formano i pensieri che ci fanno compagnia in questa lettura e ci fanno chiedere sino a che punto si possa amare!
Lo fa molto bene, senza eccessiva ed inutile enfasi, con una scrittura chiara, mai confusa, mai pesante, mai noiosa, inducendoci, dopo aver toccato i temi più vari, alla riflessione, in primis, sul tema del matrimonio e del tradimento.
Come evidenzia la lunga lista di Rita, 'Ritratto di un matrimonio' è il romanzo di Gus, il romanzo della 'sua' vita, del 'suo' modo di approcciarsi all'amore, all'amicizia, all'arte, alla vita. Un'analisi psicologica, quella realizzata da Robin Black, di una finezza straordinaria: il 'life drawing' di Gus è un ritratto di rara precisione e bellezza (sebbene Gus, a dire il vero, non susciti proprio le mie simpatie).In diversi, stasera, all'incontro del Book Club, hanno espresso delle riserve sul finale: spiazzante, eccessivo rispetto all'equilibrata 'misura' del resto del libro, un po' troppo 'americano' (io stessa ho ripensato al finale devastante di 'Annus mirabilis' della Brooks, un libro perfetto con una caduta di stile rovinosa nelle ultime trenta pagine).
La mia opinione, in questo caso, è che il finale si inserisca perfettamente nell'economia e nelle dinamiche del romanzo: il mondo, per quanto si tenti di spingerlo fuori dalla propria vita (come fanno Gus e Owen), alla fine, in un modo o nell'altro, finisce per entrarci, perchè come dice Owen a Gus "il semplice fatto di essere vivi significa ammettere delle possibilità che potrebbero essere lontane da quello che avevi pianificato, o addirittura sperato". Come una malattia o una morte violenta.
Concordo con Stefania quasi su tutto. Ho trovato il finale molto appropriato, psicologicamente studiato perfettamente! Ho interpretato questa chiusura del racconto perfetta. Il "message in a bottle" che io ho decifrato è che puoi chiuderti agli altri quanto vuoi, ma proprio dagli "altri" (insieme al rapportarsi con essi) può dipendere la tua vita! Non si è padroni della propria vita totalmente, nemmeno se lo si vuole con tutte le proprie forze.
Gli altri (per invadenza, per gelosia, per troppo o poco amore, per necessità o per pura follia) possono travolgerla e stravolgerla questa meravigliosa vita, fino ad ergersi ad onnipotenti padroni in grado di scriverne la parola fine!
Le critiche sono state rivolte all'omicidio (movente, autore ecc.); apprezzate invece le ultimissime pagine e in particolare la risoluzione del rapporto con il padre.
In piedi, le mani sui fianchi. Le erbe aromatiche, i suoi quarantasette anni, il matrimonio, la vita isolata. Owen è nel granaio e la giudica tanto intelligente da capire cosa significhi, per lui - per uno scrittore - tentare di creare e non riuscire a farlo. L'uomo nei suoi pensieri, suo marito Owen, deve sentirsi mancare la terra sotto i piedi; è una sensazione strana, in quelle giornate di fine luglio, una sensazione scura, essere agguantati da un'idea e in preda a un'orribile angoscia dover tacere. Non immagina di assolversi, nelle sue riconosciute responsabilità e in certo senso, come se il tradimento non fosse bastato, è pronta a credere che la nascente tela, il suo lavoro, possa permettere al marito di raddoppiare il dramma. «Questa» è Gus, «poco prima di incontrare Alison». Gus, una pittrice che osserva, che fa «sembrare viva qualunque cosa, non qualunque persona». Gus, che non dipinge seguendo l'immaginazione. Gus, i cui particolari diluiscono una temperie di ferite, e risentono di uno sguardo, che «tuttavia non sempre guarda nella direzione giusta»...
Chiedersi quale sia il volto di un matrimonio, cioè ricercare la sua identità e la sua verità, chiedersi cosa contengano i due grandi silenzi di Owen e Gus, sarebbe scontato in partenza, ma meriterebbe attenzione. Per chi cerca semplici sfumature domestiche, la storia si svolge in campagna ed è la storia intimamente inquieta di un matrimonio, anche se in realtà e con incredulità i suoi significati e le sue prospettive saranno tormentosamente ferini. Semmai, e con molta astuzia della Black, le origini più oscure della fine della storia dei due coniugi, per chi vuol leggere un romanzo che non distolga dalla realtà, ci condurranno verso il chiaro intendimento dell'irreparabilità di certi legami e verso un severo monito; l'uno per la farsa umana e il pericolo delle confidenze a cui conducono certa solitudini, l'altro, invece, per l'eccessiva fiducia in tutti quei rapporti che appaiono dare vigore e sicurezza alle speranze. Un ritratto doloroso: se non altro vero.
www.mangialibri.com
Chiedersi quale sia il volto di un matrimonio, cioè ricercare la sua identità e la sua verità, chiedersi cosa contengano i due grandi silenzi di Owen e Gus, sarebbe scontato in partenza, ma meriterebbe attenzione. Per chi cerca semplici sfumature domestiche, la storia si svolge in campagna ed è la storia intimamente inquieta di un matrimonio, anche se in realtà e con incredulità i suoi significati e le sue prospettive saranno tormentosamente ferini. Semmai, e con molta astuzia della Black, le origini più oscure della fine della storia dei due coniugi, per chi vuol leggere un romanzo che non distolga dalla realtà, ci condurranno verso il chiaro intendimento dell'irreparabilità di certi legami e verso un severo monito; l'uno per la farsa umana e il pericolo delle confidenze a cui conducono certa solitudini, l'altro, invece, per l'eccessiva fiducia in tutti quei rapporti che appaiono dare vigore e sicurezza alle speranze. Un ritratto doloroso: se non altro vero.
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"Nulla è in grado di sconvolgere le fondamenta di un amore,
come il desiderio inappagato di un figlio o il tradimento.
Uno dei romanzi più intensi e commoventi sui segreti
che alimentano e, insieme, minacciano di distruggere l’amore.
La follia di una donna innamorata incontra La metà di niente e Istruzioni per un’ondata di caldo."
La critica
«Impressionante. Uno studio finissimo sulle luci e sulle ombre di un matrimonio».
Vogue
«Un romanzo mozzafiato, brillante e originale».
Chicago Tribune
«La prosa di Robin Black è dotata di una precisione devastante. E questa è una lettura memorabile».
The Sunday Times
«Robin Black illumina, senza inutile enfasi, la complessità delle storie personali. E non ha paura di sconcertare i suoi lettori. Questo romanzo è sconvolgente. Come la vita».
The Guardian
«Avvincente… La potenza di una storia che indaga la complessità di una coppia che cerca di salvare il proprio matrimonio dopo un tradimento».
O: The Oprah Magazine
«Personaggi a tutto tondo, una suspense funambolica e una conclusione devastante».
The Daily Mail
«Un romanzo perfetto o, almeno, quello che mi è sembrato più vicino a un romanzo perfetto».
The Bookseller