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Sfida dei Buoni Propositi
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i 2022 Buoni Propositi di Dagio_maya
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✅1)Letto Giugno
✅2)Letto Maggio
✅ 3) Letto- Marzo
✅ 4) Letto- Marzo
✅ 5) Letto- Febbraio
✅ 6) Letto- Marzo
✅ 1) Letto- Marzo
✅2)Letto – Giugno
✅3)Letto – Giugno
-->> Il disprezzo di Alberto Moravia- 320 pag. 6 punti
✅4)Letto Giugno
✅5) Letto- Aprile
Casa di giorno, casa di notte di Olga Tokarczuk - 351 pag. 7 punti
✅ 6) Letto- Febbraio
✅1) Letto- Aprile
✅2) Letto- Maggio 2)
✅3) Letto- Febbraio
✅4) Letto tra Aprile e Maggio
✅1) Letto-Aprile
-->> L'amico ritrovato di Fred Uhlman- 92 pag. .1 punto
✅2) Letto-Aprile
✅3)GDL di aprile Testamento
-->> La tregua di Primo Levi- 278 pag. 5 punti
1)
http://it.wikipedia.org/wiki/Scienze_...
✅ 2)
http://it.wikipedia.org/wiki/Scienze_...
Letto-Febbraio/ Marzo -->> Donne difficili. Storia del femminismo in 11 battaglie di Helen Lewis- 447 pag.8 punti
Letto-Aprile -->> Elogio del margine / Scrivere al buio di bell hooks- 264 pag.5 punti
✅3)
http://it.wikipedia.org/wiki/Pseudosc...
Letto- Marzo -->> Non ce lo dicono: Teoria e tecnica dei complotti dagli Illuminati di Baviera al Covid-19 di Errico Buonanno - 270 pag.5 punti
✅4)
Letto- Marzo -->> I fratelli Ashkenazi di Israel J. Singer- 759 pag. 15 punti
✅5)
Letto- Aprile -->> L'uomo che fu Giovedì di J. K. Chesterton- 227 pag. 4 punti
- Totale Lista -->> 153 punti
- Totale Categorie terminate - E/D/C /A/B -->> 100 punti
MiniSfide
🔸 Febb/Marzo- “Diamo i numeri” -->> 40 punti
🔸Aprile/Maggio “Nesting Dolls” -->> 48 punti
Totale 341 punti
(Aggiornato il 16 giugno)
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Il punteggio sarà così strutturato:
-1 punto ogni 100 pagine, arrotondando sempre per difetto, per i graphic novel
-1 punto ogni 50 pagine, arrotondando sempre per difetto, per tutti gli altri generi (narrativa, saggistica, non-fiction, poesia e teatro)
-20 punti per ogni categoria terminata.

Fanti e puttane di Guy de Maupassant
⭐⭐⭐⭐⭐
"Lei,
una cosiddetta donnina allegra.."
Tre meravigliosi racconti pubblicato tra il 1880 ed il 1882 ed ambientati in Normandia, terra natale dell’autore.

Il primo fu quello che rese famoso Maupassant.
S’intitola Boule de suif tradotto come “palla di sego”, “palla di burro” o “Pallina” ma che Mario Fortunato -il traduttore di questa edizione- lascia giustamente in originale.
Il racconto nasce così: u gruppo di scrittori si ritrova nella casa di Emile Zola a Médan a discutere di letteratura. Su proposta del padrone di casa ciascuno scriverà un racconto dove si parla dell'invasione prussiana in Francia.
Maupassant scriverà, per l’appunto, “Boule de suif” così intitolato per il soprannome dato alla protagonista, una giovane prostituta che si ritrova a viaggiare con una compagnia di alcune coppie di notabili...
”Lei, una cosiddetta donnina allegra, era celebre per la sua precoce pinguedine che le aveva valso il soprannome di Boule de suif. Piccola, rotonda, grassoccia, con dita gonfie e strette alle falangi che parevano salsicciotti; la pelle tenera e liscia, un petto generoso che debordava dal vestito, era tuttavia eccitante e ricercata, tanto la sua freschezza era piacevole a vedersi.”

”La maison Tellier è il secondo racconto che si svolge sempre nella provincia normanna. Madame Tellier è la tenutaria di un bordello di paese le cui sgargianti signorine si ritrovano a vivere una giornata particolare...
”Ci andavano ogni sera, verso le undici: come si va al caffè. Né più né meno.
Si ritrovavano in sei o sette, sempre gli stessi, e non erano bellimbusti, ma gente per bene, commercianti, ragazzi a posto. Bevevano il loro liquorino scherzando un po’ con le ragazze, oppure chiacchieravano di cose serie con Madame, che era rispettata da tutti.”

L’ultimo s’intitola ”Mademoiselle Fifi e ancora una volta vede come protagonisti soldati prussiani e prostitute che s’incontrano per un festino..
Questo racconto ha un’inquietante nota di preveggenza mettendo in scena un soldato prussiano ed una donna ebrea... ”che col suo nasino ricurvo confermava la regola del becco adunco tipico della sua razza,”
Sarebbe un peccato parlare nel dettaglio di queste tre storie che vanno lette e non raccontate.
Quello che mi son chiesta è perché ho aspettato così tanto per leggere ancora Maupassant.
Che penna sopraffina!
Che ironia sottile per far risaltare le ipocrisie e la perfidia della cosiddetta gente per bene.
Chapeau!!!!

ho letto La regola d'oro di Amanda Craig
⭐⭐
..too much
Stazione di Londra ai giorni nostri.
Hannah sale sul treno per andare in Cornovaglia dalla madre che sta morendo.
Uno stato d’animo, dunque, non certo dei migliori anche per mille altre preoccupazione che l’assillano da quando Jack, suo marito, l’ha lasciata per un’altra donna ed ora si ritrova a fare lavori faticosi per mantenere la loro bambina.
Sale sul treno al volo e si dirige in seconda classe: uno scompartimento affollato e con l’aria condizionata rotta.
Da una porta a vetri intravede la prima classe: uno scompartimento mezzo vuoto e perfettamente climatizzato.
Ad un certo punto il suo sguardo si incontra con quello di una donna bella ed elegante.
In un attimo quella le fa un cenno di raggiungerla e così la vita di Hannah cambia anche se lei ancora non lo sa.
Complice una bottiglia di vino, di lì a poco, le due si saranno scambiate confidenze sui reciproci disastrosi rapporti di coppia e, in men che non si dica, progettano un doppio omicidio..
Ottime le basi che non sono certo originali ma s’ispirano ad un classico della letteratura di genere noi, ossia Sconosciuti in treno di Patricia Highsmith.
Ottimo lo scenario socio economico ma i temi affastellati sono veramente troppi.
Hannah è un personaggio con lo spessore di un cartamodello.
Una cosiddetta millennian (neologismo coniato appositamente per dipingere tutta una generazione ambivalente: o vincenti con grande spirito imprenditoriale da start up oppure “bamboccioni” che non possono permettersi una casa ecc..
Una laurea nel cassetto, ex marito che da pezzo di merda si è trasformato dopo la nascita della figlia in mostro brutale.
Tutto ci sta, per carità.
La situazione è purtroppo molto realistica.
Interessante è non solo la denuncia della questione di genere per cui una donna può trovarsi in situazioni terribili quando un uomo decide di essere violento (si decide, basta dire che sono malati, vanno curati, capiti ecc.) ma anche la questione sociale.
Quello che trovo interessante in questa storia è il potere assoluto dei soldi:
”Si dice che con i soldi non si compra la felicità, ma questo è il genere di cose che dicono i ricchi per allontanare l’invidia.
Dal punto di vista di Hannah, la ragione per cui valeva la pena di avere denaro era esattamente perché ti permetteva di comprare gli ingredienti della felicità, anche se ci sono persone troppo stupide per amalgamarli insieme.
Perché fingere che non sia così?”
Le disparità sulle retribuzioni, le molestie nei luoghi di lavoro, gli uomini stalker, le difficoltà di una generazione che non riesce a trovare l’indipendenza per le congiunzioni economiche avverse.
Insomma, tutti temi importanti e transnazionali a cui la Craig aggiunge le questioni più british: la Cornovaglia che rappresenta ogni zona periferica lasciata a sé dalla forza accentratrice di Londra ed, ovviamente, la questione della Brexit con tutti gli annessi e connessi.
Insomma, tanta, tanta, roba stipata in una trama che vorrebbe essere noir e finisce (view spoiler) .
La ricetta di Amanda Craig è di quelle fatte senza bilancia ma sì sa che solo i cuochi molto bravi sanno mettere le giuste dosi andando ad occhio.
Due stelle anche se non così terribile ma voglio cercare di essere più equilibrata nelle mie valutazioni.

L'Istituto per la Regolazione degli Orologi di Ahmet Hamdi Tanpınar
⭐⭐⭐⭐
” No, non era una questione di vero o falso,
ma di essere o non essere. ”
Lo ammetto: sono arrivata a questo libro attirata dal titolo che m'incuriosiva molto.
Poi ho letto che Orhan Pamuk considera questo romanzo come il vero capostipite della letteratura turca moderna e non ho potuto fare a meno di leggerlo.
La voce narrante è quella del protagonista Hayri İrdal e l’intento è scrivere le sue memorie.
Non aspettatevi, però, un racconto lineare ma dalle mille sfumature e divagazioni in un contesto che oscilla tra il reale ed il grottesco.
Hayri era un ragazzino svogliato, continuamente bocciato a scuola, quando, quasi per caso si ritrova nella bottega di un orologiaio: Nuri Efendi.
Più che un semplice artigiano quest’uomo sentenzia come un filosofo e Hayri non impara tanto il mestiere quanto frasi come:
«L’orologio è lo spazio, il suo movimento è il tempo e la sua regolazione è l’uomo. Ciò dimostra che nell’uomo il tempo e lo spazio coesistono!»
Un continuo di paragoni tra uomo e orologio, tra orologio e società,.
L’esistenza disgraziata di Hayri è costellata da continue cadute dove, nel tentativo di rialzarsi, si aggrappa a chiunque incroci il suo cammino.
Ed è proprio il caso a far muovere le lancette di questa storia dove l’ordine razionale del tempo è scombinato in continuazione tanto da creare una matassa narrativa che il lettore dovrà sbrogliare con attenzione.
Una geografia umana (che fatica con i nomi!!) che incasella tutti in una categoria e necessita di etichettare con soprannomi, ad esempio:
Hayri è l’Orfano, Halit il Regolatore, Ahmet il Tempistico e così via..
Racconti folli accompagnano queste pagine che fanno sorridere.
Hayri si troverà a fare esperienze disperate e disparate ma sempre da spettatore (”Per me la vita era una storia che ci si inventava tenendo le mani in tasca.”).
La casualità gli farà incontrare Halit il Regolatore e, pian paino, diventerà attore del suo vissuto.
Allora capirà che l’esistenza è qualcosa che si inventa giorno dopo giorno.
Si parla di questo romanzo prevalentemente in termini di satira verso la burocrazia statale.
La fondazione di un Istituto per la Regolazione degli Orologi è, infatti, centrale e regala al lettore pagine bellissime che descrivono con grande sarcasmo come dal nulla di una menzogna si possano costruire delle verità condivise.
Al netto di tutto, tuttavia bisogna riconoscere a quest’opera anche una sintonia con il pensiero europeo che negli anni’50 andava per la maggiore, ossia l’esistenzialismo e l’espressione artistica del teatro dell’assurdo.
L’esistenza come insensatezza è traslata nella specificità del mondo turco dove il sistema politico/sociale/economico e rivestito con abiti talmente sgargianti da rendersi palesemente ridicolo.
L’effetto è tragicomico perché poi solo alla fine si acquisti un’unica certezza:
non è il sapere la cosa importante ma il fare, l’agire e, soprattutto l’atto creativo.
” La conoscenza ci rallenta. Del resto non ha né un fine né un obiettivo. La questione è fare e creare. Se lo sapessero, se lo sapessero… Ma se lo sapessero non potrebbero farlo. Non sarebbero riuscite da sole a raggiungere questo entusiasmo, questa inventiva. La loro conoscenza sarebbe stata un ostacolo. “

” Avanti e indietro, avanti e indietro nel corridoio,
lei aveva visto il medico camminare,
avvinghiandosi a quella solitudine e preferendola ad uno scompartimento con altri viaggiatori.”
Un libro pieno di speranze disattese.
Immagini dolorose per quella solitudine umana che condanna tutti ad essere chiusi nei propri pensieri, limitati dalla propria prospettiva e costruttori di certezze a cui ci si aggrappa come disperati, finchè le crepe diventano baratri in cui si scivola.
.
Un treno è un luogo dove, inevitabilmente, s’incrociano gli sguardi.
Se quel treno è, però, a lunga percorrenza gli sguardi diventano dialoghi e la possibilità di relazioni aumenta.
Se quel treno poi si chiama "Orient Express" entra in gioco la dimensione storica.
Da Ostenda ad Istanbul.
Dal cuore dei rancori europei( i cui umori agitati presagiscono una realtà fatta di odio e violenza che sta per tracimare) alla capitale turca così bifronte nel suo essere contemporaneamente Occidente ed Oriente.
Greene non solo accompagna il lettore gradualmente a conoscere le storie private ma ci fa intravedere il doppio fondo che può esserci in ognuna di esse.
Colpisce il sottotitolo:" Un Divertimento".
C’è poco da ridere: la vita che scorre dietro ai finestrini s’intravede a malapena tra il ghiaccio che copre i vetri.
Scorre ed è già dimenticata se non fosse per una malinconia costante che non abbandona i passeggeri.
Ecco, mi viene da pensare che forse questo divertimento ha più un significato etimologico piuttosto che letterario.
Forse è da recuperare nel suo uso latino e quindi:
divèrtere, ossia, “volgere altrove deviare”.
Il destino è, infatti, qualcosa che si compie in modi, tempi e luoghi inaspettati come la fermata ad un’innocua stazioncina di un villaggio serbo...
”Ma nel rimbombare del treno in corsa il rumore era così regolare da equivalere al silenzio, il movimento era così continuo che dopo un po’ di tempo la mente lo accettava come immobilità. Soltanto fuori del treno era possibile la violenza dell’azione, e per tre giorni il treno avrebbe tenuto al sicuro lui e i suoi progetti”

Ho letto:
Viaggio intorno alla mia camera di Xavier de Maistre
Un militare di carriera, di buona casata ed appassionato di pittura, ecco chi era Xavier de Maistre.
E’ il 1794.
In seguito ad una punizione viene confinato nella sua camera per 42 giorni.
Tranne che per la presenza del fedele domestico, Joannetti, e per la cagnolina Rosina, trascorrerà questo tempo da solo.
Isolamento, termine che rimastichiamo da ormai più di due anni è quello a cui de Maistre è costretto.
Per non soccombere alla noia o a qualche forma di paranoia, comincia a scrivere descrivendo la sua condizione come fosse un avventuroso viaggio.
Così intraprende il cammino verso il letto e l’immaginazione descrive altri luoghi, il pensiero tocca altri lidi. I quadri che adornano la camera diventano spazi da occupare.
Bella idea, insomma, ma, sinceramente, ciò che è stato definito «finissimo ed arguto» io l’ho trovato noioso.
de Maistre espone la sua filosofia con un’immagine un po’ infantile:
ognuno ha in sé la Bestia e l’Anima ossia una parte più pratica e razionale e una più sensibile ed emotiva.
Così ci racconta di come distribuisce i compiti della sua giornata a queste due entità (!)
Un po’ dissociato il signore..

Ho letto: Orlando di Virginia Woolf
”Era giovane, era ricco, era ben fatto”
Finzione e verità duellano tra queste pagine.
Virginia Woolf si finge biografa a scrive un romanzo;
Orlando protagonista di questa storia è frutto di immaginazione eppure è vero nel ricalcare la figura dell’amante Vita Sackville West.

Vita Sackville West nei panni di Orlando nella prima edizione del libro
Anche i tempi narrativi vivono in una dimensione che gioca sui due poli del vero/falso.
Si comincia in epoca elisabettiana (e quindi nel ‘500) a raccontare di un giovane e ricco nobiluomo, Orlando, per l’appunto e si arriva al 1928.
Fenomeni atmosferici trasportano il/la protagonista da un’epoca altra;
sonni fiabeschi trasformano il suo corpo da uomo a donna.
In mezzo c’è un po’ di tutto ma spicca la Letteratura verso cui Orlando non perderà mai propensione.
La Woolf adotta una lingua aulica e un tono divertente e sarcastico.
La punta di diamante è l’ironia con cui colpisce sia lo stile di vita nobiliare così ligio a gli inutili cerimoniali, sia l’ambiente letterario così farcito d’invidia in ogni epoca.
Mi ha sorpreso un pensiero così lucidamente moderno rispetto alla distinzione di genere ed orientamento sessuale, in passaggi come questo:
” I sessi, per quanto diversi, si mescolano. Non c’è essere umano che non oscilli da un sesso all’altro, e spesso sono solo i vestiti a serbare l’apparenza maschile o femminile, mentre il sesso profondo è tutto l’opposto di quello superficiale.”
Una lettura che fa sorridere per i tanti sassolini nella scarpa che la Woolf riesce a togliersi non senza, tuttavia, lasciare quella traccia amara che inesorabile l’attrae verso la morte:
"Siamo dunque fatti in modo tale da dover prendere la morte a piccole dosi, giorno per giorno, per continuare ad affrontare l’impresa di vivere?"

Un Libro che rientri nella letteratura Yiddish
Ho letto: I fratelli Ashkenazi di Israel J. Singer
” il ghigno malefico del Mefistofele”
Pubblicato nel 1936, I fratelli Ashkenazi, è un vero e proprio affresco che mette in scena tutta una serie di cambiamenti epocali nell’Europa dell’Est tra Ottocento e Novecento.
Tutto comincia con un grande flusso migratorio verso la città polacca di Lodz.
Un folto gruppo eterogeneo ma con un comune denominatore: tutti portano con sé un telaio di legno.
Sono i tessitori che, attirati dai benefici governativi volti a sviluppare il territorio, accorrono per aprire le fabbriche tessili.
Così Lodz, col passare degli anni, diventa non solo un importante centro industriale ma anche una delle città polacche con la più alta concentrazione di cittadini ebrei.
Protagonisti principali sono i due figli del ricco mercante Reb Abraham Kirsch Ashkenazi,.
Sono gemelli ma diversi tanto nell’aspetto quanto nel carattere.
Simcha Meyer, il primogenito, è più piccolo di corporatura ma molto sviluppato nell’ingegno.
Javcob Bunin è più sviluppato fisicamente, meno sveglio ma sicuramente più simpatico.
Partendo da questi due fratelli, Singer ci dipinge un mondo in fermento dove nulla è omogeneo e compatto ma anzi presenta delle crepe che man mano si allargano.
A partire dalla comunità chassidica da cui si allontana chi vuole fare affari con i gentili ma anche da coloro che si uniscono ai movimenti operai socialisti e rifiutano il credo religioso.
L'umanità messa in scena è una variegata schiera di narcisisti di cui l’autore ci dà una panoramica interessante e distaccata anche grazie alla scelta narrativa di raccontare attraverso una terza persona onnisciente e senza (o quasi) discorsi diretti.
Ho trovato molto interessante l’attenzione prestata alla condizione femminile soprattutto all’interno della comunità chassidica.
Singer è riuscito bene a render l’idea della chiusura del mondo ortodosso con delle figure femminili molto differenti tra loro ma accomunate da una condizione che le rende prigioniere del ruolo di genere a loro assegnato.
Un romanzo ricco di tematiche.
Mentre le nuove generazioni si staccano dai padri tradendo le loro aspettative la Polonia vive l’occupazione russa prima e la tedesca poi, incamerando tutti questi velenosi ingredienti che si sfogheranno poi nel più bieco nazionalismo dove l’ebreo si presta, come sempre, ad essere il perfetto capro espiatorio.
«Tutto quel che abbiamo costruito, l’abbiamo costruito sulla sabbia.»
Un grande romanzo: denso, mai noioso.
Un quadro realistico di un’Europa mai soddisfatta e intenta a sventolare bandiere e alzare il pugno scatenando la follia di massa per nascondere i propri fallimenti.
Ieri come oggi appare ” il ghigno malefico del Mefistofele”

L'opera di Emile Zola.
”... lui che dipingeva a denti stretti,
con una fredda rabbia, non appena sentiva che la natura gli sfuggiva.”
Un temporale tanto improvviso quanto violento.
Claude Lantier, giovane pittore, dopo aver girovagato per le strade di Parigi, sta rientrando nella sua mansarda, quando davanti al portone di casa appare una misteriosa ragazza.
La pioggia inizia a battere sempre più forte i lampi illuminano il suo viso disperato:
è così che Claude e Christine si vedono per la prima volta.
Lei, orfana cresciuta in un convento.
Lui (già presente ne Il ventre di Parigi) che dall’età di sette anni è stato separato dalla madre (la Gervaise Maquart protagonista de L'Assomoir) e messo sotto l’ala protettrice di un mecenate che finanzia i suoi studi artistici.
Christine sale da Claude.
La descrizione del percorso per salire nella sua stanza che apre questo romanzo, mi è sembrata una metafora di tutta questa storia:
gli alti e scricchiolanti gradini, il buio, la mancanza di una ringhiera.
Tutto così precario, tutto così difficile.
Un romanzo che si muove sui binari della passione:
da un lato il viaggio dell'Amore carnale tra i due protagonisti,
dall’altro un rapporto tormentato con l’Arte.
Una scrittura emozionata dai ricordi di cui è impregnata a partire dalla cerchia di giovani artisti così ammirati e temuti, allo stesso tempo, con quel loro bisogno di incrinare le regole e di dettare le nuove forme dell’Arte.
Questo movimento rivoltoso ha come bersaglio principale L'Académie e il Salon, insomma i luoghi che sono l’istituzionalizzazione di un arte romantica che vogliono abbattere.
Il movimento che propone l’en plain air vuole liberare ogni forma artistica. Il naturalismo che rivendica il ruolo della Verità.

Zola è riconoscibile nell’amico più caro di Claude:
Pierre Sandoz, scrittore che conoscerà il successo grazie ad un suo progetto:
"Prenderò una famiglia e ne studierò i membri, uno per uno da dove vengono, dove vanno, come reagiscono, gli uni rispetto agli altri; infine, una umanità in piccolo, la maniera in cui l’umanità preme e si comporta.
D’altra parte, metterò i miei pupazzi in un periodo storico determinato, per disporre dell’ambiente e delle circostanze, un brano di storia... Eh? Capisci, una serie di libretti, quindici, venti, episodi che saranno connessi pur avendo ciascuno una propria autonomia, una serie di romanzi che mi procureranno una casa per la vecchiaia, sempre che non mi distruggano"
Il progetto zoliano e il naturalismo stesso possono essere non condivisibili (” Car la vérité absolue, la vérité sèche, n’existe pas, personne ne pouvant avoir la prétention d’être un miroir parfait. “ scriveva Maupassant) ma è proprio qui tra queste pagine che l’autore ci rende partecipi della passione e della fede nella sua idea letteraria.
Grande amore per la Letteratura.
Grande Romanzo!

Donne difficili. Storia del femminismo in 11 battaglie di Helen Lewis-
Non dovete chiedere per favore.
Potrete essere difficili senza che nessuno vi dia della difficile
Essere donna non significa essere femminista.
Essere femminista non significa essere perfette (e ci mancherebbe!).
Così la Lewis vuole ricondurre alcune figure emblematiche ed il movimento stesso ad una dimensione meno epica e più umana.
Troppo spesso le macchie sono state candeggiate ed necessario restituire un’immagine più veritiera, ossia quella che ci racconta di personalità complicate e, a volte, contraddittorie, insomma non certamente monocromatiche.
Donne arrestate, torturate, denigrate per aver portato avanti le loro idee ma le stesse donne hanno ristretto il campo al loro vissuto oppure hanno radicalizzato e/o escluso gli altri punti vista.
Attenzione, le 11 battaglie annunciate nel titolo hanno tutte come protagoniste donne inglesi ciò non toglie che le tematiche siano assolutamente transnazionali.
Nello specifico si parla di:
divorzio
voto
sesso
gioco (sportivo)
lavoro
sicurezza
amore
istruzione
tempo
aborto .
Molte domande rimangono senza risposta.
Molte problematiche insolute.
La questione femminile è ancora aperta e, per di più, tormentata dalle continue polemiche, divisioni che hanno nel tempo solo i detrattori facendo spesso fare dei passi da gambero al movimento.
Helen Lewis, è una scrittrice e giornalista britannica con una brillante carriera ci parla degli attacchi che lei stessa ha subito.
Lo racconta, a mio avviso, senza voler fare la vittima ma con il chiaro intento di far capire il pericolo amplificato dalla rete della diffusione dell’odio.
In ogni caso, essere difficile, in fin dei conti, è una prerogativa del movimento femminista stesso.
“Uccidere l’angelo del focolare”, come scrisse Virginia Woolf (a sua volta citando una vecchia poesia inglese), vuol dire scontrarsi con immagini del femminile talmente calcificate che non possono essere demolite se non con la forza.
Seppure la storia del movimento racchiuda anche questo, non è un richiamo alla violenza fisica quello che si intende ma alla forza verbale ed intellettuale; alla capacità di risultare persone problematiche pur di rendere visibili le ingiustizie.
Le donne devono combattere quella che Lewis chiama «la tirannia della gradevolezza» perché questa è una prerogativa (cioè essere gentili, piacevoli ecc.) che viene considerata innata nelle donne.
Beh, non è così.
Così come non è reale pensare che le donne che si sono spese nelle battaglie sociali e politiche siano donne che devono piacere per forza.
Insomma:
”La donna difficile non è sgarbata, gretta o cattiva. E’ solo decisa a fare la problematica se la situazione lo richiede; l’esigente se la circostanza lo vuole e l’ostinata se qualcuno prova a raggirarla. Non le importa un fico secco se “si è sempre fatto così”. E’ insensibile all’idea che per le donne sia “naturale” agire in un certo modo o rassegnarsi a uno status inferiore.”

Non ce lo dicono: Teoria e tecnica dei complotti dagli Illuminati di Baviera al Covid-19 di Errico Buonanno
Il virus della paranoia
Mentre leggevo questo libro non sapevo se ridere o piangere.
Nel dubbio ho fatto entrambe le cose.
La miriade di cazzate che può partorire la mente umana non può, infatti, non far crepare dal ridere. Il problema è quando ci si rende conto di quanta gente viva in allucinanti paranoie.
Il libro di Buonanno fa una disanima molto attenta di varie teorie complottistiche.
Da subito colpisce la radice di alcune idee che crediamo completamente contemporanee ed invece non sono altro che nuove versioni di pensieri deliranti vecchi anche di qualche secolo.
Ogni nuova ricetta si applica su uno schema consolidato.
Innanzitutto, chi parla divide il mondo tra un Noied un Loro; una divisione fondamentale per chi legge l’esistenza in modalità manichea.
”Il complottismo non è altro che un’interpretazione forzata di alcuni eventi reali, che spesso si basa su uno scambio tra la causa e l’effetto.”
A seconda dei tempi nascono nuovi nemici, meglio se appartenenti ad una minoranza che gente odia già
Attenzione, però. chi si fa coinvolgere non cambierà idea. Per ogni cospirazione c’è infatti sempre una prova scientifica e prove di ogni genere.
Mi chiedo: come vivrà una persona che legge gli eventi contemporanei come una continua minaccia?
Come si può vivere serenamente pensando in continuazione che dietro ad ogni cosa si celi la decisione di governi occulti che vogliono distruggere e/o manipolare la Verità e l’Umanità?
Addirittura i cambiamenti climatici non sono altro che messa in scena organizzata per terrorizzarci o per arricchire le industrie green.
Io non potrei vivere con quest’ansia.
Oltretutto se penso a quelli che credono ai Rettiliani mi si risvegliano le paure infantili di quando guardavo V- Visitors...
Comunque non si salva nessuno: provate a googlare “teletubbies messaggi subliminali “; provate anche con i Puffi, Dragon Ball!!!
Veramente è incredibile.
Come è possibile complicare così tanto un mondo già di per sé complicato?
"Nulla è vero, tutto è artefatto. Perché il potere, costantemente, ci mente; perché viviamo in un gigantesco Matrix, in cui agenti in nero vogliono distrarci, mentirci, soggiogarci. Non sono vere le opere d’arte: c’è chi afferma, per esempio, che il David di Michelangelo non sia altro che un uomo pietrificato grazie a tecniche speciali, anche se nessuno vuole rivelarcelo."

L'uomo che fu Giovedì di J. K. Chesterton
Chiudo il libro un po’ perplessa.
Che chiave di lettura dare a questa storia che scivola inesorabilmente nel grottesco virando, nel finale, in una digressione metafisica?
Noto per la serie di romanzi con protagonista Padre Brown ( o forse più popolare, in Italia, ne è stato lo sceneggiato interpretato da Renato Rascel), Gilbert K. Chesterton (1874-1936) è stato un autore con una produzione varia e di spessore più di quanto si possa comunemente pensare.
Scorrendo la sua bibliografia, infatti, si notano molti scritti di economia, politica e filosofia.
Un personaggio particolare:
convertitosi al cattolicesimo, anti socialista ma propulsore di un movimento chiamato “distributismo” (https://it.wikipedia.org/wiki/Distrib...).
Idee bizzarre le sue come quella in cui si spiega l’avversione al movimento delle suffragette (!!!)
(view spoiler)
Pubblicato nel 1908, L'uomo che fu Giovedì, è un breve romanzo di natura bizzarra.
Tutto comincia nel quartiere londinese di Saffron Park dove aleggia un atmosfera fantastica:
” Chi entrava nella sua atmosfera sociale aveva l'impressione di entrare nel copione di una commedia .
Questo attraente senso d'irrealtà pesava su di esso in special modo al cader della notte, quando i tetti bizzarri si stagliavano contro l'ultimo rossore del tramonto e tutto quel pazzo villaggio pareva lontano e separato come una nuvola passeggera.”
In questa scenografia Lucian Gregory, poeta dai capelli rossi, di credo anarchico, incontra Gabriel Syme.
I due intraprendono una vivace discussione finché Gregory decide di svelare il suo segreto.
Così i due si ritrovano nel covo anarchico dove sta per avere luogo la riunione del Consiglio Supremo.
Ma ecco che Syme si rivela come agente di Scotland Yard arruolato proprio in un’Unità anti anarchica.
Legato da un giuramento, il poliziotto non solo assiste alla riunione sediziosa, dove i partecipanti si celano dietro ai nomi della settimana, ma ne rimane coinvolto..
Un susseguirsi di fitti dialoghi per un’edizione che vanta una nuova veste grafica ma una traduzione a cui non si mette mano sicuramente da decenni.
Se inizialmente mi sono fatta qualche risata, mano a mano che si calano le maschere si degenera a tal punto da perdere orientamento.
Da sogno a vero e proprio incubo...
(sarebbero ⭐⭐e ½)

Elogio del margine / Scrivere al buio di bell hooks
Mi scuso da subito per lunghezza di questo commento ma poteva andare peggio:
mi sono trattenuta...
Grande emozione nel rileggere bell hooks dopo più di vent’anni.
Emozione rafforzata dalla recente scomparsa (15 dicembre 2021).
Questa rilettura non ha il sapore della riscoperta poiché nulla di ciò che è scritto tra queste pagine non è stato rimosso dalla mia memoria come accade, invece, per moltissime letture.
Questo succede con le riflessioni per cui sentiamo l’affinità di pensiero e non fatichiamo a farle proprie,
Il tempo non ha scolorito, anzi, se proprio si vogliono trovare cambiamenti sono di tipo aggiuntivo perché arricchiti dal bagaglio di esperienze personali che ci si porta appresso assieme alle molte letture.
Rileggere bell hooks oggi ha, dunque, per me, il valore intrinseco della riconferma.

bell hooks è il nome scelto da Gloria Jean Watkins: poetessa, scrittrice, saggista, attivista.
Due nomi che non hanno maiuscole:
bell che riprende il nome materno;
hooks il cognome della nonna materna.
In questa scelta di rinominarsi c’è già tantissimo del suo pensiero.
In primo luogo, rappresenta la sua (ri) nascita come soggetto politico.
Nata nel profondo sud statunitense, cresce in un contesto di segregazione; basti dire che vide per la prima volta un bianco all’età di sedici anni!
Donna con una spiccata intelligenza, entrò ben presto nel mondo accademico dimostrandosi, tuttavia, da subito ostile alle chiusure tipiche di quell’ambiente e cercando di ristabilire il contatto con la gente comune.
In questo senso, va interpretata la sua assidua partecipazione ai talk show della tv americana rendendola un volto noto.
Questo volume riunisce due pubblicazioni del 1998 corrispondenti a due tentativi di far conoscere bell hooks in Italia.
Il primo è una raccolta dei saggi più significativi titolata Elogio del margine .
Il secondo, Scrivere al buio è un’intervista di Maria Nadotti.
Il fulcro del pensiero di bell hooks in particolar modo, si concentra nelle connessioni tra razzismo, sessismo e classe sociale.
hooks, ci spiega, come il movimento femminista degli anni ’60, ad esempio, fu frenato, da un razzismo costante che, seppure non abbia assunto forme di odio esplicito è stato più subdolo in quanto ha negato l’esistenza e l’importanza di altre donne.
In “Elogio del margine” ritroviamo i temi “caldi” che l'autrice ha affrontato negli anni:
dal concetto di “casa” come luogo di resistenza, attraverso tutta una carrellata di immagini che nel pensiero comune la cinematografia e la letteratura hanno rafforzato calcificando tutto il perimetro degli stereotipi.
La forza di questo pensiero sta ne suo aspetto propositivo.
Partendo dal palese riconoscimento della marginalità della donna afroamericana senza potere economico, bell hooks propone di far sì che lo spazio marginale si trasformi in un laboratorio attivo di decostruzione:
” Non si tratta di una nozione mistica di marginalità.
È frutto di esperienze vissute. Voglio chiarire, tuttavia, che cosa significhi lottare per mantenere questo tipo di marginalità quando si lavora, si produce, si scrive «dal centro».
È da tempo che non vivo più in quel mondo segregato al di là dei binari della ferrovia.
Per vivere in quel mondo era fondamentale una consapevolezza sempre maggiore del bisogno di opposizione.
Quando Bob Marley canta «We refuse to be what you want us to be, we are what we are, and that’s the way it’s going to be» (rifiutiamo di essere ciò che voi volete farci essere, siamo quel che siamo e voi non ci potete fare proprio niente), lo spazio del rifiuto da cui si può dire no al colonizzatore, a chi ti opprime, sta sui margini. E si può solo dire no, far parlare la voce della resistenza, perché è lì che esiste un contro-linguaggio.”
Con il riconoscimento della convivenza della pluralità femminile con la peculiarità di ognuno, bell hooks, fa convergere e riconciliare le parti di un movimento da sempre frazionato.
Così, a mio avviso, nel panorama italiano, le sue riflessioni sono altrettanto preziose e per un duplice motivo.
Il primo è per me fondamentale e si riferisce al fatto che ogni pensiero sociale che si tramuta in politica del cambiamento deve necessariamente essere transculturale e transnazionale.
Il secondo si palesa nelle trasformazioni della società stessa italiana degli ultimi vent’anni che nella sua mutazione non può più negare l’urgenza di riflessioni sulla questione razziale.
Un messaggio chiaro quello di bell hooks basta con i bla bla bla che non portano a nessun cambiamento:
Non mi limiterò a guardare, voglio che il mio sguardo cambi la realtà”

L'amico ritrovato di Fred Uhlman
“L’amico ritrovato”(1979) è una novella lineare nella sua struttura e palese nella sua trama.
Ciononostante, questo libro vanta negli anni molti lettori che hanno saputo apprezzarne lo spessore racchiuso in così poche pagine.
La voce narrante è quella di Hans Schwarz che, ormai adulto, racconta una serie di eventi importanti accaduti durante la sua adolescenza.
Erano gli anni ’30 in Germania e solo queste due coordinate ci spalancano le porte di un orrore che ben conosciamo.
” Entrò nella mia vita nel febbraio del 1932 per non uscirne più.”
La storia è quella di un’amicizia idealizzata che si concretizza.
Konradin è un nuovo compagno di scuola:
bello, elegante e, soprattutto, appartenente ad una casata di alto lignaggio.
Hans, che comunque, appartiene all’alta borghesia di Stoccarda, è di famiglia ebrea.
Detto ciò, la trama si fa da sé se non fosse per una prosa accattivante che riesce ad incuriosire nonostante si conoscano i risvolti di questa storia.
Uhlman, tuttavia, sa come sfumarne i contorni.
L’amicizia, da sempre, un gioiello inestimabile del periodo adolescenziale, si scontra con quella Storia che crediamo chiusa nei libri di scuola mentre scorre accanto a noi fino a sopraffarci...
"E venne il giorno in cui non rimase più spazio per i dubbi."

-->> La tregua di Primo Levi-
...poiché non è dato all’uomo di godere gioie incontaminate.
Un viaggio come reale sospensione delle convenzionali misure di tempo e spazio.
M’immagino quest’Europa ferita, brulicante di donne e uomini vestiti di stracci.
Ognuno con il suo pesante bagaglio di dolori: valigie che alcuni non riescono a chiudere, altri serreranno per anni, forse per sempre.
Donne e uomini che per motivi diversi (a volte opposti) si spostano e si incrociano su sentieri determinati dal caos.
Ognuno teso a ricollocarsi nel proprio spazio con l’ansia timorosa di scoprire che il ricordo non coincide più con il reale.
Sono pagine scritte con sorriso per la gioia di una nuova e insperata libertà.
Sono ricordi di una grande fame di incontri e relazioni con l’Altro dopo due anni di paralisi.
Un viaggio che è ”una piccola odissea ferroviaria entro la nostra maggiore odissea”.
Una grande opera storica, letteraria, umana.
https://www.goodreads.com/review/show...

Dalla biblioteca ho preso in prestito e letto il consiglio di @Federica:
Senza consenso di John Krakauer
Postumi di uno stupro
Missoula: Rape and the Justice System in a College Town, questo il titolo originale del reportage pubblicato nel 2015 da John Krakauer, (conosciuto dai lettori italiani per Aria sottile e Nelle terre estreme).
Si tratta di un’inchiesta che verbalizza, passo per passo, gli eventi che dal 2010 al 2012 portarono a galla un fenomeno tanto diffuso quanto taciuto, ossia, quello degli stupri all’interno del campus universitario di Missoula (Montana), per l’appunto.
Una prima parte del reportage è il racconto nudo e crudo (!!!!) dei fatti.
La seconda parte si concentra, invece, sulle trascrizioni degli atti processuali quindi un po’ ripetitivi, seppur necessari.
Ecco forse avrei fatto ameno di tutti dettagli dell’inevitabile risvolto politico di tutta la questione.
«A Missoula...
un ragazzo ubriaco che possa aver ‘commesso uno sbaglio quasi sempre ottiene il beneficio del dubbio.
Una ragazza ubriaca, invece, no».
E se quel ragazzo ubriaco fa parte della squadra locale di football allora tanto meglio perché questi studenti atleti hanno una fama talmente spropositata da essere divinizzati.
Il risulto è ovvio: un narcisismo all’ennesima potenza che li convince del fatto che a loro tutto è possibile e tutto sarà perdonato.
Attenzione, dunque, qui non si parla di stupratori che nascondono la faccia sotto un cappuccio e aspettano vittime casuali all’angolo di un vicolo buio:
sono amici d’infanzia, vicini di casa, compagni corso o tutt’al più amici di conoscenti che agiscono tra le mura domestiche.
Hanno un aspetto mansueto e rassicurante, sono gentili e simpatici a volte anche timidi, insomma, brave persone che non possono aver fatto queste cose: sei tu la bugiarda!!!
Lo stupro (...) è l’unico crimine in cui si presume che la vittima menta.”
Le donne che hanno avuto la fortuna di non vivere queste esperienze si meravigliano del numero esiguo di denunce rispetto all’elevato numero di stupri.
” Questo libro si prefigge di comprendere cosa dissuada un numero così alto di vittime di stupro dal rivolgersi alla polizia e di capire le ripercussioni delle aggressioni a sfondo sessuale dal punto di vista dei soggetti che le hanno subite.”
Vergogna, umiliazione, senso di colpa, rabbia, senso di impotenza, perdita di fiducia
Tante le sfumature emotive che parlano di vittime che tendono la mano in cerca di un aiuto negato.
Rimango sempre dolorosamente colpita dal fatto che spesso e volentieri siano altre donne le principali sostenitrici di questa visione.
Cieche perché hanno paura di guardare il lato oscuro degli uomini?
Sorde, perché forse non vogliono riconoscersi in quel grido di aiuto?
” cosa succede se è la persona di cui ti fidi a stuprarti?..
Meglio negare e negare con tutte le forze...
Non si tarda a comprendere come Missoula sia solo un paradigma di tutti quei comportamenti calcificati nella società.
Dal punto di vista narrativo, ho avuto la sensazione che Krakauer, ad un certo punto, si sia fatto sopraffare dalla mole di materiale a disposizione.
Un libro che, nonostante ciò, è importante per come ci racconta di un sistema legale che ha tradito la fiducia di moltissime donne negando giustizia e verità.
..e mi chiedo: il sistema giudiziario italiano a che punto è?
Chi sono le vittime chi sono i carnefici?

Lei e lui di George Sand
"...sento che vivrò tutta la mia vita
amandoti e maledicendoti..."

George Sand e Alfred de Musset
Lei: Thérèse Jacques
Lui : Laurent de Fauvel
Romanzo o confessione autobiografica?
Questa è la domanda ricorrente, dimenticando che, spesso e volentieri, la verità sta nel mezzo e, probabilmente, qui ci si trova di fronte all’una e l’altra cosa senza che nessuna delle due parti ne soffra.
In ogni caso, qui c’è in gioco la passione.
Un sentimento che dapprima striscia tra le parole, s’insinua negli sguardi e pian piano diventa fuoco che incendia.
Due caratteri opposti e soprattutto nel modo in cui si relazionano all’arte.
Lui impetuoso e vorace;
lei razionale e pragmatica.
La storia contiene le sfumature e le declinazioni sentimentali ma anche dei colpi di scena molto teatrali.
Come se non fosse già complicato portare avanti questa relazione di coppia s’inserisce un terzo personaggio: Richard Palmer, un vecchio conoscente di Thérèse...
Sono pagine intrise di amore e odio, luci ed ombre.

Leggere la biografia di Amandine Aurore Lucile Dupin –al secolo, George Sand- è già di per sé come assistere ad una rappresentazione, dove nascite illegittime, segreti, follie e contorte relazioni si susseguono come a rivendicare un’insaziabile fame del vivere.
Credo che questo romanzo vada inquadrato sotto questa luce perché essere consci del fatto che la scrittrice per prima fu protagonista del suo stesso eccesso.
Alla pubblicazione il romanzo fu molto chiacchierato proprio per il palese risvolto autobiografico.
de Musset era morto da poco stroncato dall’assenzio e il fratello Paul cercò di vendicarsi pubblicando un contro romanzo:" Lui e lei" ribattendo episodio per episodio al romanzo della Sand e capovolgendo i ruoli di vittima e carnefice.
In effetti, la narrazione è alquanto narcisistica.
Lei, Thérèse/Amandine/George si racconta come il simulacro della Bontà, del Giusto.
Come una crocerossina fa opera di salvataggio verso Colui che soffre di una profonda malattia dell’anima, cosa sicuramente vera per quanto riguarda la reale vita di de Musset ma, insomma, c’è quel troppo che, alla lunga infastidisce.
In breve: mi aspettavo qualcosa di più ma alla fine forse era meglio ci fosse stato qualcosa di meno...
Ps- Notevole la descrizione di La Spezia. Porto Venere e l’Isola Palmaria
«Invece sì! invece sì! – gridò Laurent. – Queste lacrime fanno bene, hanno annaffiato un terreno inaridito, forse il mio cuore si rianimerà!
Oh, Thérèse! mi avete già detto una volta che mi vantavo con voi di cose di cui dovrei arrossire, che ero come il muro di una prigione.
Avete dimenticato una cosa però: dietro a quel muro c’è un prigioniero!
Se potessi aprire la porta, lo vedreste. Ma la porta è chiusa, il muro è di bronzo e la mia volontà, la mia fede, il mio affetto e perfino la mia parola non possono attraversarlo. Dovrò vivere e morire così? A cosa mi sarà servito, vi chiedo, imbrattare i muri della mia prigione, se la parola amore non si trova scritta in nessun luogo?».
⭐⭐⭐½

Casa di giorno, casa di notte di Olga Tokarczuk
⭐⭐⭐⭐⭐
.”..storie inverosimili e assolutamente comuni.”
odori
silenzi
sogni
Storie, al contempo, legate e slegate
Un libro che non può certamente definirsi romanzo ma neppure raccolta di racconti.
Difficilissimo per me commentare questo libro.
(Mi chiedo se sia solo mio questo bisogno di trovare un nesso, qualcosa che riesca ad impacchettare tutto, un filo che conduca da una storia all’altra...)
Difficilissimo far capire a chi non ha letto il libro e vorrebbe leggerlo di cosa stiamo parlando.
Ci provo.
Uno: dove
Il grande contenitore è il territorio della Slesia nella zona dove la Polonia confina con la Germania e la Repubblica Ceca.
Boschi, fiumi e soprattutto quella linea immaginaria che solo gli uomini vedono.
In alcuni casi la natura si adatta, gli alberi ad esempio ma non gli animali:
” Il confine è molto vecchio, separa da secoli uno stato dall’altro. Non si è fatto modificare tanto facilmente. Gli alberi si sono abituati a crescere lungo il confine, come gli animali. Mentre gli alberi, però, tenevano conto del confine e non lasciavano il loro posto, gli animali nella loro stupidità se ne infischiavano.”
I confini, però, in queste storie sono anche baluardi metaforici delle donne e degli uomini che attraversano queste pagine.
Due: chi
Una pletora di personaggi che ruota attorno alla cittadina polacca di Nowa Ruda (vicino alla quale l’autrice realmente risiede e che si trova, per l’appunto al confine).
”E se esistessero persone senza biografia, senza passato e senza futuro, che si manifestano al prossimo sotto forma di un eterno adesso?”
R. Marta, Tal dei Tali, Marek Marek, Kummernis di Schonau, il monaco Paschalis, Peter Dieter, Agnieszka, Franz Frost, Lew il veggente...
Ognuno offre una storia.
Ad esempio c’è Marta , la vicina di casa che appare solo in primavera, riempie i silenzi con storie di altri non raccontando mai di sé
Oppure; l’altro vicino, Tal dei Tali, che ripete sempre lo stesso racconto, quello della morte suicida di Marek Marek un uomo che già dal nome ripete i suoi sbagli e perde la sua battaglia contro l’alcolismo.
C’è poi una narrazione parallela che trasporta in un passato remoto.
Si tratta di un'agiografia (“La vita di Kummernis di Schonau, redatta con l’aiuto dello Spirito Santo e della superiora dell’ordine delle benedettine a Kloster dal monaco Paschalis”) di una donna con il volto di Cristo e venerata come martire.
Leggenda che Olga Tokarczuk rielabora (https://it.churchpop.com/santa-vilgef...) aggiungendo la figura del monaco Paschalis che vuole essere riconosciuto come donna.
Tre: come
Il libro è suddiviso in paragrafi di diversa lunghezza e titolati in modo da rintracciarne il contenuto.
La voce narrante non ha nome.
A volte sono storie a sé, a volte non si concludono per poi essere riprese più avanti.
Quattro: Sognare
I sogni sono ricorrenti e centrali come si intuisce già dall’incipit:
” La prima notte feci un sogno immoto.
Sognai di essere pura vista, puro sguardo, e di non avere né corpo né nome.
Ero sospesa in aria al di sopra della valle, in un punto indefinito dal quale vedevo tutto, o quasi. All’interno di questa visione mi spostavo, ma senza muovermi da dov’ero.
O meglio, era il mondo che mi si sottometteva via via che il mio sguardo lo inquadrava, avvicinandosi e allontanandosi così da farmi vedere tutto o soltanto i dettagli più minuti.”
I sogni sono spesso un'occasione per dare un significato al nostro presente.
Infine: ricompongo. Riflessioni sul titolo
Qual é il luogo in cui ci sentiamo più sicuri se non la propria casa?
Se anche la intendiamo come metafora, la casa è il nostro Io, lo spazio dove abbassiamo le difese:
"A casa propria ci si limita a esistere, non bisogna lottare con nulla né conquistare nulla. Non bisogna controllare le coincidenze ferroviarie, gli orari dei treni, non c’è bisogno di entusiasmi e disillusioni. Ci si può mettere da parte, ed è allora che si vedono più cose."
Alla fine della lettura mi accorgo di avere tra le mani i pezzi di un puzzle che sta al lettore ricomporre facendo attenzione alla sfumature.
Sfumature chiare come il giorno e sfumature scure come la notte: bifronte come l’esistenza stessa.
”Solo il sonno chiude una realtà vecchia e ne apre una nuova, un uomo muore e se ne sveglia un altro.
È quell’indistinto spazio nero tra un giorno e l’altro il vero viaggio.”
------
Concludo condividendo due passaggi che mi hanno commossa perché questa Signori e Signore è Letteratura!
(nascondo con lo spoiler solo per questioni di spazio)
Essere un fungo
(view spoiler)
La cometa
(view spoiler)

La genialità dell’uomo comune
Questo è un libro che non conosce l’ultima pagina perché prima o poi lo si riapre, insomma, lo si può, a ragione, considerare un’opera di consultazione.
Un lavoro magistrale quello di Belpoliti che ha dedicato anni alla ricerca.
Da uno sporadico avvicinamento come lettore alla nascita di una passione: un lento e graduale processo di conoscenza che il professor Belpoliti ci racconta.
Primo Levi comincia ad essere oggetto di studio vero e proprio a partire dagli anni ’90:
” Sono vent’anni di una lunga fedeltà, se così la posso chiamare, in cui il mio rapporto con questo autore ha conosciuto alti e bassi, slanci e allontanamenti, perché Primo Levi, al di là della vulgata che lo semplifica e lo riduce sovente a un santino, è uno scrittore complesso e impervio, che contiene molteplici aspetti spesso non immediatamente visibili.”
Così Levi e le sue opere sono analizzate di fronte, ossia nel lato A, quello evidente, palese, pubblico.
Uno studio così approfondito, tuttavia, fa emergere anche le ombre, il lato B, meno immediato ma comunque presente.
Belpoliti lo paragona ad un ” poliedro dalle molte facce, per cui, mentre se ne mette in luce una, ne restano in ombra altre, e non meno importanti.”.
Solo a parlare di Levi scrittore si scoprono molteplici sfaccettature di una scrittura ora autobiografica, ora politica, ora di racconti ecc... Poi c'è il chimico, l'alpinista e tanto altro.
Radunando tutto il materiale, negli anni, si arriva, nel 2015, a questo libro che proprio per questa complessità insita in Levi assume la forma enciclopedica e come tale può essere letto in modo tradizionale o consultando le sezioni che più interessano.
Il volume è, difatti, strutturato in modo analitico e non sequenziale.
In questo libro troverete delle fotografie private che ritraggono un Primo Levi fin dalla più tenera età.
Sono immagini che danno modo di raccontare il suo lato privato e quindi la personalità, entrambi elementi fondamentali per capire le sue opere.
Di ogni libro o scritto * si ricostruisce la storia editoriale, l'origine dei titoli e l'analisi sia strutturale che dei contenuti.
Molto interessante è la sezione dei Lemmi.
Dopo aver presentato ed analizzato ogni scritto, Belpoliti elenca di questa alcune parole chiave che approfondiscono degli aspetti fondamentali collegandosi ad altre opere.
Faccio un esempio, della parola “Treno”, scrive:
”In Se questo è un uomo il treno è un simbolo negativo che s’impone nei primi capitoli (Il viaggio), un’immagine ossessiva che nel libro seguente, La tregua, si rovescia nel suo opposto, senza tuttavia mai perdere quel primo significato. In numerose interviste Levi ha confessato di provare ancora una sensazione di angoscia alla vista di un treno merci. Il treno, simbolo ottocentesco del progresso, diviene nelle pagine dello scrittore torinese anticamera dell’Inferno, strumento della sua bestializzazione.
Levi insiste sull’uso pratico, e insieme simbolico, dei carri bestiame da parte dei tedeschi per condurre gli ebrei e gli altri deportati ai campi di concentramento e di sterminio. In Violenza inutile (I sommersi e i salvati) descrive in modo dettagliato l’uso dei treni da parte dei tedeschi: «Quasi sempre, all’inizio della sequenza del ricordo, sta il treno che ha segnato la partenza verso l’ignoto» (p. 1075, vol. II). In una lettera-articolo a Rosanna Benzi, Quel treno per Auschwitz (in Pagine sparse I), torna a raccontare, a oltre trent’anni di distanza, il viaggio verso Auschwitz. Ha scritto anche una novella di ambiente ferroviario, Breve sogno (in Lilít), di tutt’altra atmosfera”
Insomma, un saggio mastodontico, non riassumibile.
Una ricchezza in cui immergersi a piene mani dove si scoprono le tante sfumature e la genialità dell’uomo comune.
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*Dall'indice:
Se questo è un uomo/La tregua/Storie naturali/ Vizio di forma/ Il sistema periodico/ La chiave a stella/ Lilit e altri racconti/ Se non ora quando? / Ad ora incerta / Poesie/ L’altrui mestiere / Racconti e saggi/ I sommersi e i salvati/ Pagine sparse

Per la Categoria A, task 2 (Libro il cui titolo sia composto da una sola parola)
ho letto -->>Crossroads di Jonathan Franzen
⭐⭐⭐⭐
"È impossibile sfuggire alle conseguenze della vita che ho costruito."
Torno a Jonathan Franzen dopo ben sette anni (!!) dalla lettura de “Le correzioni” che tanto mi era piaciuto.
Non posso fare a meno, da subito, di notare che entrambi i romanzi hanno un incipit simile.
Là, era:
"Un fronte freddo autunnale arrivava rabbioso dalla prateria. Qualcosa di terribile stava per accadere, lo si sentiva nell’aria.."
mentre qui:
"Il cielo spezzato dalle querce e dagli olmi spogli di New Prospect era pieno di una promessa umida, un paio di sistemi frontali che colludevano grigi per offrire un bianco Natale.."
I segnali di ciò che accadrà si possono leggere nel cielo. Se ne "Le correzioni" si annuncia da subito un dramma imminente qui l'avvio ci troviamo al bivio (come è chiaro dal titolo).
Ancora una volta protagonista è una famiglia disfunzionale così immersa nei propri ruoli conflittuali.
I collegamenti, tuttavia si fermano qui.
Siamo nei mitici anni ’70, quando tutti si sentivano spinti a fare nuove esperienze e ritrovare la libertà del corpo e della mente e i componenti delle famiglia Hildebrandt, ancora non lo sanno, ma sono sulla soglia di grandi cambiamenti.
“Crossroads” è, di nome e di fatto, l’incrocio da cui parte la storia di ognuno di loro.
Così, infatti, sia chiama, il centro di aggregazione giovanile.
“Crossroads” come il titolo della canzone blues di Robert Johnson (https://www.youtube.com/watch?v=Yd60n...).
Russ il padre, Marion la madre e i loro quattro figli, Clem, Becky, Perry e Judson, entrano in scena.
Cosa significa essere felici?
Aveva ragione Tolstoj nel dire che è l’infelicità a fare la differenza?
Qui, Franzen, ha scelto di mettere in campo un elemento chiave:
è la religione e saranno proprio i diversi modo di vivere la spiritualità o di negarla a fare la differenza...
Seicento pagine coinvolgenti, non da raccontare ma da leggere!
Concludo la Categoria C con un Libro di una trilogia > -->> Annientamento di Jeff VanderMeer-
⭐⭐⭐⭐
”In fondo cos’era una mappa,
se non un modo per mettere in luce alcune cose e renderne invisibili altre?”
“Annientamento” è il primo libro della Trilogia dell’Area X.
Un romanzo breve che contiene tutti gli ingredienti che mi affascinano in questo tipo di narrativa: l’insolito, l’ignoto diventa il mezzo attraverso cui l’umanità può riflettere su se stessa.
”Eravamo in quattro: una biologa, un’antropologa, una topografa e una psicologa. Io ero la biologa.”
Quattro donne senza nome proprio ma identificabili solo per loro professione perché ciò che conta avventurandosi in questa zona pericolosa sono le proprie conoscenze.
Il sapere di ognuna ha, tuttavia, dei limiti e presuppone che questa piccola spedizione si basi sul bisogno che ciascuna deve avere dell’altra.
”Un nome qui era un lusso pericoloso.
I sacrifici non avevano bisogno di nomi.
Le persone che svolgevano una funzione non andavano nominate.”
Si troveranno, da subito, ad affrontare l’ostilità di un paesaggio ma soprattutto sarà evidente che tutte le loro competenze non possono nulla di fronte ad un velo che casca...
Lettura che mi ha coinvolto nonostante sia, per me, al limite dell’horror per l’ambientazione raccapricciante.
”Non c’è nessuno con me.
Sono completamente solo.
Gli alberi non sono alberi gli uccelli non sono uccelli e io non sono io
ma solo qualcosa che cammina da tantissimo tempo…”

->> Drown di Junot Diaz
Dieci storie ai margini.
Periferie newyorkesi o favelas di Santo Domingo;
baracche col tetto di zinco o appartamenti due stanze infestati dalle blatte.
Cosa cambia?
Un posto vale l’altro; la miseria di chi si spacca la schiena tutto il giorno e l’ostentata ricchezza frutto di lavori disonesti.
Schegge di vita raccontate da bambini o adolescenti cresciuti troppo in fretta.
Machismo estremo, padri che si ricordano solo come padroni e traditori, madri destinate a disfarsi sotto la pressione di un lavoro da schiave..
Pubblicato nel 1996, “Drown”, è l’esordio di Junot Diaz rivela una scrittura potente nel saper riprodurre la realtà del ghetto latino.
Molto reale e molto amaro..
” Viviamo soli.
Mia madre ha abbastanza per pagare l’affitto e comprare la spesa e io copro la bolletta del telefono e a volte la televisione via cavo.
Lei è così silenziosa che la maggior parte delle volte mi viene un brivido trovandola in casa.
Entro in una stanza e lei si muove distaccandosi dalle pareti di gesso screpolato, dagli armadietti macchiati, e la paura mi percorre come un filo.
Lei ha scoperto il segreto del silenzio: versare il caffè senza un gorgoglio, passare da una stanza all’altra come scivolando su un cuscino di feltro, piangere senza far rumore.
Tu sei andata in Oriente e hai imparato molti segreti, le ho detto.
Tu sei come un guerriero ombra.
E tu sei un pazzo, ha detto lei;
un grosso pazzo.”
(dal racconto Drown)

-->>La zona morta di Stephen King
"Era scivolato nelle tenebre con la piena coscienza di sé e ora avvertiva che ne stava uscendo privo di identità, ma soltanto con un vago senso di esistenza."
Un uomo qualunque che non a caso si chiama John Smith (come dire Mario Rossi) sviluppa capacità preveggenti dopo quattro anni e mezzo di coma.
Basterebbe dire solo questo della trama per intuirne tutta la potenzialità ma, a ciò, si aggiunga una buona dose di drammi personali, crisi mistiche, serial killer e personaggi loschi nel mondo della politica...
Un prologo che dal 1953 ci proietta in tutto l’arco degli anni ’70 in un America credulona e conservatrice.
John Smith è un uomo condannato a vedere il male o ciò che accade è solo il volere di Dio?
Lui vorrebbe fare solo La Cosa Giusta (” La domanda era: se tu potessi salire su una macchina del tempo e ritornare al 1932, uccideresti Hitler? “) ma nella sua vita incombe un’ombra malefica:
la zona morta, la parte oscura...
Credo di non sbagliare affermando che la narrativa di Stephen King sia, generalmente, risucchiante.
Difficile non farsi trascinare in una storia così visiva come fosse già proiettata sul grande schermo.
Tuttavia mi è piaciuta molto di più la prima parte; la seconda l’ho trovata un po' tirata per i capelli e mi ha fatto sorridere un cameo autocelebrativo ((view spoiler) )di un autore che già nel 1979 sfornava Best Sellers.

Per la Task 2 (Libro scritto a quattro mani ) ho letto -->> I minatori della Maremma di Luciano Bianciardi e Carlo Cassola.
⭐⭐⭐⭐⭐
Prima della vita agra nelle stanzette ammobiliate milanesi dove traduceva a cottimo i grandi romanzi americani, molto prima delle tazze di vino che lo consumeranno assieme alle molte sigarette.
Sono gli anni ’50 quando il Bianciardi e Cassola s’incontrano.
Entrambi politicamente impegnati iniziano ad occuparsi delle condizioni di lavoro dei minatori della Maremma pubblicando, tra il 1952 ed il 1954, una serie di articoli sull’Avanti! e su Nuovi Argomenti, per arrivare, poi, alla pubblicazione di questo volume nel 1956.
La prima parte del saggio è volta a descrivere l’ambiente la seconda elenca 17 ritratti biografici di minatori.
Si parte dalla geografia e geologia della Maremma allentando l’immagine di una terra pianeggiante esclusivamente abitata da butteri e cinghiali.
Il territorio maremmano, infatti, è stata una zona di grande ricchezza mineraria fin dai tempi dei romani.
In questa sezione quindi si presenta anche la storia e la sociologia arrivando alla nascita delle aziende minerarie fra cui spicca la società Montecatini.
Una storia di monopoli, oculati investimenti e, soprattutto, l’intenzione di trarre il massimo guadagno con la minima spesa possibile.
Una storia di lotte per garantire il rispetto del lavoro in condizioni umane in un ambiente così pericoloso sia per la possibilità d’infortuni sia per le malattie respiratorie.

Una storia che ha il suo culmine segnato in rosso sul calendario al giorno 4 maggio 1954quando nella miniera di lignite della Montecatini a Ribolla avvengono due esplosioni di grisou (” Il grisou è un miscuglio gassoso, prevalentemente composto di metano, che è presente in tutte le miniere e particolarmente in quelle di lignite”), nella zona detta Camorra.
Nonostante i giorni precedenti alcuni episodi avrebbero dovuto mettere in allerta, la società della miniera è impreparata: i soccorsi tardano ad arrivare mentre regna il panico.
Il risultato? Quarantatré morti e di una morte orribile.
Oggi come ieri risuonano sempre e sempre le medesime parole:
«strage annunciata»,
«morte che si poteva evitare»,
«inadempienza»,
«tragico incidente».....
Sono parole che fanno male perché contengono il ghigno di chi sia prima e sia dopo ci guadagna in questa Repubblica fondata sul Profitto.
"Le responsabilità penali sono palesi, oggi, ma accanto a esse altre ne esistono di ordine umano e sociale, responsabilità che non è facile rapportare ad articoli del Codice."

ho letto -->> Il disprezzo di Alberto Moravia
⭐⭐⭐⭐
” Mi domandai ad un tratto:
“Perché mi sento tanto infelice?”
C’erano una volta gli anni cinquanta del Novecento.
Anni in cui ci si impegna fortemente a cancellare il passato recente.
Un colpo di spugna ed ecco che spariscono dalla memoria i lunghi anni di guerra (mondiale e civile) di soprusi e di violenze.
C’era una volta il boom economico dove l’onomatopea, questa volta, si riferisce all’esplosiva crescita delle ambizioni italiana.
Possedere è la parola d’ordine perché è imperativo dimostrare che si è agiati.
Sono i tempi dell’utilitaria, gli elettrodomestici americani e, soprattutto, della casa di proprietà.
C’era una volta l’Amore; quella parola che, oltrepassando le frontiere e resistendo nel tempo, può essere tanto fonte di gioia quanto di profondo dolore.
Lui è un cognome (il Molteni) che nella bocca di Lei diventa un nome (Riccardo) pronunciato senza amore.
Questo è il punto, Lei, Emilia non lo ama più e non fa niente per nasconderlo, anzi costretta ad ammetterlo confessa qualcosa di più:
“Io ti disprezzo... ecco quello che provo per te, ed ecco il motivo per cui non ti amo più... Ti disprezzo e mi fai schifo ogni volta che mi tocchi... Eccola la verità... ti disprezzo e mi fai schifo.”
Eppure lui sente di aver fatto di tutto a cominciare dall’abbandono del suo sogno poco remunerativo di scrivere per il teatro.
Accetta di sceneggiare per il cinema, ambiente infido che, tuttavia, gli permette di acquistare una casa.
Lui crede che Emilia desideri questo: una casa da mettere in ordine, con una bella cucina da far splendere e che le permetta di preparare gustosi pranzetti.
Riccardo vive così un periodo di “oscuramento o, se si preferisce, da quel silenzio della mente che in simili circostanze sospende ogni giudizio e si rimette al solo amore per ogni valutazione della persona amata.”.
Talvolta crediamo di conoscere una persona mentre in realtà scopriamo di aver creato un simulacro.
Così’ anche la convinzione di aver sacrificato le proprie ambizioni per amore risulta essere un inganno come ingannevole è il mondo del cinema.
Lui sceneggiatore, ossia, lo scrittore che rimane nell’ombra dello sfavillio del grande schermo.
Il germe di ciò che oggi è una cosa di fatto la cultura americana imperante che domina in tutto e genera l’dea che sia solo il Kolossal ad essere degno d’investimenti:
“Siamo tutti d’accordo che nel cinema bisogna trovare qualche cosa di nuovo... ormai il dopoguerra è finito e si sente il bisogno di una formula nuova... il neorealismo, tanto per fare un esempio, ha stancato un po’ tutti... ora, analizzando i motivi per cui il cinema neorealistico ci ha stancati, potremo forse arrivare a capire quale potrebbe essere la formula nuova.”
Romanzo, insomma, che ha diverse chiavi di lettura.
L’ambientazione che dalla capitale si sposta all’isola di Capri; la dimensione psicologica delle relazioni di coppia, l’ambiente cinematografico ma anche la rilettura di un mito dove Ulisse e Penelope si allontanano dal poema sull’eroismo e la fedeltà per diventare emblema di un profondo disprezzo.
” Un brutto sogno in cui io mi chiamavo realmente Riccardo e avevo una moglie che si chiamava Emilia, e io l’amavo e lei non mi amava, anzi, mi disprezzava.”

Categoria B, task 2 (Libro scritto a quattro mani) ho letto
-->> Morgana. L'uomo ricco sono io di Michela Murgia, Chiara Tagliaferri
Riflessioni farneticanti
(con un pizzico d'invidia?)
L’indipendenza economica delle donne è il punto di partenza che lega le storie di dieci donne (più o meno) note:
Oprah Winfrey, Nadia Comăneci, Francesca Sanna Sulis, J.K. Rowling, Helena Rubinstein, Angela Merkel, Madame Clicquot, Beyoncé, Chiara Lubich e Asia Argento
Non si tratta, in realtà, solo di avere un lavoro e un conto in banca proprio.
Chi per talento chi per occasioni fortunate, tutte sono arrivate ad occupare una posizione economica che le ha rese ai vertici delle rispettive professioni.
Ancora una volta, insomma abbiamo bisogno di modelli messi in alto così che le nostre mani non possano toccacciare.
Idoli a cui aspirare.
Dentro di me dico due anime.
Quella che esulta e grida: Brave!!
L'altra che sente la distanza abissale che mi separa da loro.
Queste donne sono eccezionali e come tutte le eccezioni confermano la regola e le regola qui giù tra noi mortali è che spesso ti fai un culo così (si può scrivere in francese, vero?) dal mattino alla sera ma con te non funziona (chissà perché?) quella formula che dice «se vuoi una cosa, alzati e prendila».
Insomma, mi sento più vicina alle schiere di donne con vite senza nessun wow tra le righe;
con corpi che esibiscono tutti quelli che gli altri ci dicono essere difetti e soprattutto con conti correnti che – quando va bene- rimangono ai limite del vivere.
Non fraintendetemi però.
Il libro è molto bello e lo consiglio.
Dieci storie interessanti.
Dieci Morgane che riesco ad ammirare a distanza.
Non sono favole ma storie di donne reali che sono riuscite a realizzare un sogno.
A volte succede (alle altre)

«Chi sei?».
«Onosnon», rispose una voce aspra, roca.
Quali corde riesce a far vibrare un romanzo così raccapricciante?
Quali sono le paure ancestrali che ognuno di noi, in epoche e paesi differenti, ha declinato a proprio modo?
Queste e tante altre domande sono alla base di un romanzo che comunemente e superficialmente è riassunto in un'immagine, quella di una bambina dal volto deformato con la testa rivolta a tergo.
Il terrore che ha tormentato i sonni di generazioni di spettatori è stato poi rielaborato in sequel e prequel ma anche in parodie così che dai brividi di paura si è passati alle risate tanto per esorcizzare (!)
Il fatto è che leggendo, il libro potreste scoprire che l’autore, William Peter Blatty, non solo scriveva molto bene ma che lo faceva con senso.
Non riuscite a togliervi dalla testa ancora quella testa girata verso la schiena?
Anche me rimase impressa l’immagine ma leggendo questa storia non ho potuto fare a meno di associare ben altre rappresentazioni.
Il demone che s’impossessa del corpo della giovane Reagan è preveggente e la mia associazione è stata con gli Indovini che Dante nell'Inferno sistema così:
”Come 'l viso mi scese in lor più basso,
mirabilmente apparve esser travolto
ciascun tra 'l mento e 'l principio del casso...”
(XX° Canto dell’Inferno- IV Bolgia dell'VIII° Cerchio)
Questa però è solo un’immagine (e un’associazione mia personale) di un romanzo che si basa s’una storia realmente accaduta (nel 1949 in Maryland) e che pone molte questioni.
” C’era qualcosa di terribilmente sbagliato, qualcosa…
Come la luce che filtra da sotto la porta di una stanza, un riverbero di terrore che si diffondeva nell’oscurità della sua mente.
Cosa succedeva dietro quella porta?
Cosa c’era?”
Tutto accade nella casa di una famosa attrice, Chris MacNeil.
Da un lato il mondo effimero del cinema dove regna la finzione; dall’altro l’incredibile susseguirsi di eventi che rendono reale l’impossibile.
Ogni personaggio, nessuno escluso, nasconde un profondo dolore esistenziale:
dalla dodicenne Reagan che soffre per l’assenza paterna al gesuita Damien Karras che è tormentato da sensi di colpa verso la madre e, soprattutto, verso una Fede di cui non sente più il richiamo.
Esiste un punto in cui la scienza si deve fermare perché non conosce (ancora) le risposte.
Esiste un punto in cui ci perde la speranza e ci si convince che l’angoscia esistenziale che tutti (consciamente o meno) proviamo per l’ignoto sia il Male.
«Io credo siano solo bugie, Damien, menzogne…
La possessione, ecco, non è nelle guerre, come tanti credono che sia, e molto raramente è in situazioni straordinarie come quella che stiamo vivendo noi ora, qui… in questa ragazzina, questa povera bambina.
No, io la vedo spesso nelle piccole cose della vita, Damien, nell’insensibilità, nei piccoli rancori, nelle incomprensioni, nelle parole crudeli e sferzanti che si dicono, spesso senza volere, nelle discussioni tra amici.
O tra innamorati.
Se mettiamo insieme tutte queste piccole cose, Damien», continuò con un filo di voce,
«non abbiamo più bisogno della figura del diavolo per capire le nostre guerre, per capire noi stessi… noi stessi…».
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Books mentioned in this topic
Morgana: Storie di ragazze che tua madre non approverebbe (other topics)L'esorcista (other topics)
Morgana: L'uomo ricco sono io (other topics)
La ventisettesima città (other topics)
Stradario aggiornato di tutti i miei baci (other topics)
More...
Categoria A
1) L'opera prima di un autore -->> La ventisettesima città Jonathan Franzen- 605 pag.
2) Libro il cui titolo sia composto da una sola parola -->> Arianna di Jennifer Saint- 384 pag.
✅ 3) Libro in cui ci sia l'unità di tempo o di luogo -->> Gli ospiti paganti- Sarah Waters- 530 pag. 10 punti
4) Romanzo nel quale venga utilizzata una di queste tecniche narrative: flusso di coscienza,.. -->> Stradario aggiornato di tutti i miei baci di Daniela Ranieri - 509 pag.
5) Libro con la copertina di un unico colore -->> Storie naturali di Primo Levi- 255 pag.
6) Libro (di un autore) con un protagonista maschile -->> Strade blu di William Least Heat-Moon – 510 pag.
Categoria B
✅ 1) Libro in cui ci sia il tema del doppio -->> L'abito da sposo Pierre Lemaitre- 335 pag.6 punti
2) Libro scritto a quattro mani -->> --Morgana: Storie di ragazze che tua madre non approverebbedi Michela Murgia - 256 pag.
✅3) Libro incentrato su un rapporto di -->> Una relazione di Carlo Cassola- 176 pag. 3 punti
✅ 4)
Libro che abbia come fulcro narrativo la lotta tra Bene e Male-->> - L'esorcista di William Blatty – 413 pag 8 punti✅ 5) Libro nel cui titolo ci siano due termini che sono l'uno il contrario dell'altro oppure in cui ci sia un termine omonimo -->> Il sole dell'avvenire. Vol. I: Vivere lavorando o morire combattendo di Valerio Evangelisti- 540 pag. 10 punti
6) Libro (di un'autrice) con una protagonista femminile -->> Radici bionde di Bernardine Evaristo- 314 pag
Categoria C
1) Libro in cui ci sia un triangolo -->> Uno di noi - Daniel Magariel- 180 pag.
2) Libro di una trilogia (anche ideale) -->> Cuore d'inchiostro di Cornelia Funke- 498 pag
3) Romanzo suddiviso in tre parti -->> Donne e uomini di Richard Ford – 264 pag.
4) Libro in cui si racconti la genesi di un'opera o una scoperta/invenzione -->> Lo strano caso del Dr. Jekyll e Mr. Hydedi R.L. Stevenson - 139 pag.
Categoria D
✅ 1) Un libro scelto tra quelli del Pozzo -->> Mr Gwyn di Alessandro Baricco- 160 pag. 3 punti
2) Un libro scelto tra quelli della Biblioteca -->> Il sistema periodico di Primo Levi- 261 pag.
3) Partecipare ad un gruppo di lettura della sfida dei classici (task facoltativa)
Il velocifero di Luigi Santucci- 418 pag.
-Totale Seconda Lista -->> 48 punti
Totale Prima Lista 341 punti
- Totale Categorie terminate - -->> XXX punti
MiniSfide
🔸 Giugno/ Agosto “Conosci te stesso” -->> 21 punti
🔸 Novembre/Dicembre "Ultima Sfida dell'Anno" -->>
Totale Complessivo 410 punti
(aggiornato il 02/11/2022)