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“ Forse la natura di tutte le cose è la precarietà, l’esistenza è un vacillare in equilibrio su una capocchia di spillo, un allontanarsi dal centro un centimetro dopo l’altro come facciamo nella vita, mentre arriviamo a capire che la sconcertante enormità della nostra insignificanza è una tumultuosa offerta di pace sballottata dalle onde.”

Lo spazio fa a pezzi il tempo. Durante l’addestramento lo dicevano sempre: tenete il conto ogni giorno, appena vi svegliate, e ditevi, questa è la mattina di un nuovo giorno. Ricordatevelo sempre. Questa è la mattina di un nuovo giorno.

luce soffondeva l'intera carrozza come sciroppo, cancellando le rughe dalle loro fronti, tingendo d'oro i capelli ingrigiti, trasformando il luccichio aggressivo e fasullo dei tessuti da quattro soldi in qualcosa di davvero luminoso ed elegante. Poi il sole sfilava via, il treno piegava in un'altra direzione, indifferente, e il mondo tornava alle sue consuete e tristi forme e colori

L'altro aspetto del tragitto infrasettimanale che adorava era la luce: il modo in cui invadeva il suo vagone come qualcosa di vivo e vitale mentre il treno attraversava il ponte, e cancellava la stanchezza dai volti dei suoi compagni di viaggio, rivelandoli come dovevano essere stati al momento di fare il loro ingresso nel paese, quando erano giovani e l'America sembrava ancora una terra di conquista.

*Le femministe, in un certo senso, guastano davvero la festa: turbano la fantasia secondo cui in certi luoghi sia possibile trovare la felicità. Uccidere una fantasia può, allo stesso modo, uccidere un sentimento. Il problema è che le femministe non soltanto non sono rese felici da ciò che dovrebbe causare felicità, ma la nostra incapacità di essere felici viene interpretata come il sabotaggio della felicità altrui.”

“Essere dispostз a causare infelicità riguarda il modo in cui viviamo la nostra vita. Le reazioni dei genitori al coming out, per esempio, possono assumere la forma esplicita di essere infelici non per il fatto che il figlio, o la figlia, sia queer, ma di essere infelici per l’infelicità del figlio o della figlia.”