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“La dimenticanza. Il tempo passava ed era la dimenticanza ad affliggere Marisa Ansaldo. Erano i momenti in cui il dolore si faceva più impalpabile e lasciava filtrare la normalità come luce attraverso i punti lisi di una stoffa. Il piacere spontaneo che arrivava da un profumo di pane appena sfornato, il conforto della tazza calda fra le mani in una mattina rigida d'inverno. La vita che chiamava.”

“Mi chiesi se ero morta e non sentivo nessun dolore, ero solo preoccupata per l'aldilà, temevo che fosse come qui, noioso. Se sono morta, pensai, che sia davvero la fine. Che stupida.”

“Ma cos'è la mente, in fondo? Se la guardi al microscopio è fatta di cose piccolissime, particelle subatomiche. Siamo spazio vuoto. Siamo fatti di nulla. E siamo tutti lo stesso nulla. Lei e io, non facciamo che riempire lo spazio con il nulla. Se ci si concentra si possono attraversare i muri, dice qualcuno. Quello che non si dice è che se sbatti contro un muro puoi ammazzarti. Non si dimentichi."

“Pagherei per essere una di quelle vite lì, una a caso, un'altra storia ma non la mia.
Ho un leggero giramento di testa e spero di svenire, forse morire. Non fare piú scelte né sforzi. Decidere è una forma di carcere duro. E allora cerco di chiudere gli occhi e lasciarmi andare. Purtroppo non si riesce a svenire con la volontà. Ci si può solo uccidere.”

"Spero tu sappia, però, che questa è una soluzione permanente a un problema temporaneo."

“Come siamo presenti, noi, nell'esistenza degli altri, nella loro memoria, nel loro modo di essere, persino nei loro gesti? Incredibile sproporzione tra l'influenza sulla mia vita delle due notti passate con quest' uomo e il nulla della mia presenza nella sua. Non lo invidio, sono io che scrivo.”

“lo non volevo, ma Tyler mi ha spiegato tutto, tutta la storia di non voler morire senza cicatrici, di essere stanco di vedere solo combattimenti di professionisti e di voler sapere di più di se stesso.
Mi ha raccontato dell'autodistruzione.
All'epoca la mia vita mi sembrava troppo completa e forse abbiamo bisogno di spaccare tutto per tirar fuori qualcosa di meglio da noi stessi.”

“L’ubriachezza aveva abbattuto momentaneamente le barriere consce che mantenevano celato nella mia mente il Charlie Gordon di un tempo. Come ho sempre sospettato, egli non è affatto scomparso. Nulla scompare mai realmente dai nostri pensieri. L'intervento chirurgico lo ha rivestito con uno straterello di educazione e di cultura, ma emotivamente egli è sempre presente… a guardare e ad aspettare.”

“Ma nel momento stesso in cui scrivo queste parole, qualcosa dentro di me grida che c'è di più. Sono una creatura umana. Ero una creatura umana prima di essere sottoposto al bisturi del chirurgo. E devo amare qualcuno.”

– Ho finito per smettere del tutto di annoiarmi da quando ho imparato a ricordare. Allora ho capito che un uomo che avesse vissuto soltanto un giorno avrebbe potuto facilmente vivere cent'anni in una prigione. Avrebbe avuto abbastanza ricordi per non annoiarsi.

“Il cielo era verde, mi sentivo contento. Però sono andato dritto a casa perché avevo voglia di farmi le patate lesse.”

– Uscivo, se così si può dire, con la stessa parola di prima. Per me non esisteva più un fuori, era prosecuzione del dentro, con le stesse preoccupazioni, il bambino, il burro e i pacchi di pannolini da comprare sulla via del ritorno. Né curiosità né scoperta, soltanto la necessità.

– La vera maternità non è scesa su di me sentendolo scalciare la sera, e nemmeno nel portarmi a spasso il pancione per strada, un genere di orgoglio che non vale più di quello per un’erezione.

– Tornavo dalla mamma nel weekend. Bastava un passo per rientrare nell’atmosfera di casa. Molti di più per uscirne.