El♥️ > El♥️'s Quotes

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  • #1
    Edmond Rostand
    “J'ai décidé d'être admirable, en tout, pour tout !”
    Edmond Rostand, Cyrano de Bergerac: nouveau programme (Classiques & Cie Collège (38))

  • #2
    Henrik Ibsen
    “I must make up my mind which is right – society or I.”
    Henrik Ibsen, A Doll's House

  • #3
    Charles Dickens
    “I loved her against reason, against promise, against peace, against hope, against happiness, against all discouragement that could be.”
    Charles Dickens, Great Expectations

  • #5
    Banana Yoshimoto
    “Se anche solo per un istante pensavo di essere strana, gli occhi di mia madre mi guardavano da sopra gli occhiali, e come due puntine da disegno mi fissavano saldamente al mio posto nel mondo.”
    Banana Yoshimoto, High & Dry. Primo amore
    tags: madre

  • #5
    Alexandre Dumas fils
    “Poi", continuò Marguerite, "tu eri l'unica persona davanti alla quale avevo subito intuito che potevo pensare e parlare liberamente. Tutti coloro che stanno intorno alle donne come me analizzano tutto quello che diciamo, cercano di trarre delle conclusioni dalle nostre azioni più insignificanti. Per natura, non abbiamo amici. Abbiamo amanti egoisti, che dilapidano il patrimonio non certo per noi, come dicono, ma per la loro vanità.
    Per questi amanti, dobbiamo essere gaie quando sono allegri, in buona salute quando vogliono cenare, scettiche come loro. Ci è proibito avere un cuore, per non essere beffate e perdere il nostro credito.
    Noi non ci apparteniamo più. Non siamo più esseri umani, ma cose. Siamo le prime nel loro amor proprio, le ultime nella loro stima. Abbiamo amiche, ma sempre del genere di Prudence, ex mantenute, che hanno conservato il gusto dello scialo senza poterselo permettere, data l'età. Allora diventano le nostre amiche, o meglio, le nostre commensali. La loro amicizia arriva fino al servilismo, mai fino al disinteresse. Mai ci daranno un consiglio, se non venale. A loro poco importa se abbiamo dieci amanti, purché ci ricavino qualche vestito, o un braccialetto, e possano ogni tanto passeggiare nella nostra carrozza o andare al teatro nel nostro palco. Prendono i mazzi di fiori che abbiamo ricevuto il giorno prima, e si fanno prestare i nostri scialle di cachemire. Non ci fanno mai il minimo piacere senza farselo pagare il doppio di quello che vale. L'hai visto tu stesso, la sera in cui Prudence mi ha portato i seimila franchi che l'avevo pregata di chiedere da parte mia al duca: se n'è fatta prestare cinquecento che non mi restituirà mai, o che mi pagherà in cappelli che resteranno eternamente nelle loro scatole.
    Noi non possiamo avere, o meglio io non potevo avere che una gioia, triste come sono talvolta, sofferente come sono sempre: trovare un uomo abbastanza superiore da non chiedermi conto della mia vita, ed essere l'amante dei miei sentimenti molto più che del mio corpo. Un uomo così l'avevo trovato nel duce, ma il duca è vecchio, e la vecchiaia non protegge né consola. Avevo creduto di poter accettare la vita che mi offriva, ma che vuoi? morivo di noia, e per finire con l'uccidersi è meglio gettarsi in un incendio che asfissiarsi col carbone.
    Allora ho incontrato te, giovane, ardente, felice, e ho cercato di fare di te l'amante che avevo invocato nella mia rumorosa solitudine. Ciò che amavo in te non era l'uomo che eri, ma quello che dovevi essere. Tu non accetti questo ruolo, lo respingi come indegno di te, sei un amante volgare; fai come gli altri: pagami, e non ne parliamo più.”
    Alexandre Dumas-fils, La dame aux camélias

  • #7
    José Saramago
    “Even death, faced with the option of death or life, she would choose life.”
    José Saramago, Death with Interruptions

  • #7
    Fyodor Dostoevsky
    “Normalmente, gli artisti che affrontano questo soggetto fanno in modo di dare a Cristo un viso bellissimo: un viso che gli orrendi supplizi non sono riusciti a deformare. Invece, nel quadro di Rogožin, si vede il cadavere di un uomo che è stato straziato prima di essere crocifisso, un uomo percosso dalle guardie e dalla folla, che è stramazzato sotto il peso della croce e che ha sofferto per sei ore (secondo il mio calcolo) prima di morire. Il viso dipinto in quel quadro è proprio quello di un uomo appena tolto dalla croce; non è irrigidito dalla morte ma è ancora caldo e, starei per dire, vitale. La sua espressione è quella di chi sta ancora sentendo il dolore patito. Un viso di un realismo spietato. Io so che, secondo la Chiesa, fin dai primi secoli, Cristo, fattosi uomo, soffrì realmente come un uomo e che il suo corpo fu soggetto a tutte le leggi della natura. Il viso del quadro è gonfio e sanguinolento; gli occhi dilatati e vitrei. Ma, nel contemplarlo, si pensa: «Se gli Apostoli, le donne che stavano presso la croce, i fedeli, gli adoratori e tutti gli altri videro il corpo di Cristo in quello stato, come potevano credere all’imminente resurrezione? Se le leggi della natura sono così potenti, come farebbe l’uomo a dominarle quando la loro prima vittima è stato proprio Colui che, da vivo, impartiva i suoi ordini alla stessa natura, Colui che disse: “Talitha cumi!”, e la bambina morta resuscitò; Colui che esclamò: “Alzati e cammina!”, e Lazzaro, che era già morto, uscì fuori dal suo sepolcro?». Guardando quel quadro, si è presi dall’idea che la natura non sia altro che un mostro enorme, muto, inesorabile, una macchina immensa ma sorda e insensibile, capace di afferrare, lacerare, schiacciare e assorbire nelle sue viscere un Essere che, da solo, valeva come la natura intera con tutte le sue leggi e tutta la terra che, forse, fu creata solo perché potesse nascere quell’uomo! Il quadro dà proprio l’impressione di questa forza cieca, crudele, stupida, alla quale tutto è fatalmente soggetto. Dentro di esso, non c’è nessuno fra quelli che erano soliti seguire Gesù. In quella sera, una sera che annientava tutte le loro speranze e forse anche tutta la loro fede, coloro che seguivano Gesù dovettero provare un’angoscia senza nome. Atterriti, si dileguarono, sostenuti soltanto da una grande idea, un’idea che nessuno avrebbe più potuto togliergli o canccllargli: se il Maestro, alla vigilia del supplizio, avesse potuto vedere la propria immagine, sarebbe salito lo stesso sulla croce? Sarebbe morto nel modo in cui morì?”
    Fëdor Michajlovič Dostoevskij - L'Idiota

  • #8
    Henrik Ibsen
    “Helmer: I would gladly work night and day for you. Nora- bear sorrow and want for your sake. But no man would sacrifice his honor for the one he loves.
    Nora: It is a thing hundreds of thousands of women have done.”
    Henrik Ibsen, A Doll's House

  • #9
    Henrik Ibsen
    “I believe that before anything else I'm a human being -- just as much as you are... or at any rate I shall try to become one. I know quite well that most people would agree with you, Torvald, and that you have warrant for it in books; but I can't be satisfied any longer with what most people say, and with what's in books. I must think things out for myself and try to understand them.”
    Henrik Ibsen, A Doll's House

  • #11
    Edmond Rostand
    “My heart always timidly hides itself behind my mind. I set out to bring down stars from the sky, then, for fear of ridicule, I stop and pick little flowers of eloquence.”
    Edmond Rostand, Cyrano de Bergerac

  • #11
    Edmond Rostand
    “...But...to sing,
    to dream, to smile, to walk, to be alone, be free,
    with a voice that stirs and an eye that still can see!
    To cock your hat to one side, when you please
    at a yes, a no, to fight, or- make poetry!
    To work without a thought of fame or fortune,
    on that journey, that you dream of, to the moon!
    Never to write a line that's not your own...”
    Edmond Rostand, Cyrano de Bergerac

  • #12
    Edmond Rostand
    “I have a different idea of elegance. I don't dress like a fop, it's true, but my moral grooming is impeccable. I never appear in public with a soiled conscience, a tarnished honor, threadbare scruples, or an insult that I haven't washed away. I'm always immaculately clean, adorned with independence and frankness. I may not cut a stylish figure, but I hold my soul erect. I wear my deeds as ribbons, my wit is sharper then the finest mustache, and when I walk among men I make truths ring like spurs.”
    Edmond Rostand, Cyrano de Bergerac

  • #13
    Edmond Rostand
    “Cyrano: The leaves---
    Roxane: What color---Perfect Venetian red! Look at them fall.
    Cyrano: Yes---they know how to die. A little way
    From the branch to the earth, a little fear
    Of mingling with the common dust---and yet
    They go down gracefully---a fall that seems
    Like flying!”
    Edmond Rostand, Cyrano de Bergerac

  • #18
    Charles Dickens
    “Why didn’t you ever go to school, Joe, when you were as little as me?’
    ‘Well, Pip,’ said Joe, taking up the poker, and settling himself to his usual occupation when he was thoughtful, of slowly raking the fire between the lower bars; ‘I’ll tell you. My father, Pip, he were given to drink, and when he were overtook with drink, he hammered away at my mother, most onmerciful. It were a’most the only hammering he did, indeed, ‘xcepting at myself. And he hammered at me with a wigour only to be equaled by the wigour with which he didn’t hammer at his anwil. – You’re a-listening and understanding Pip?’
    ‘Yes, Joe.’
    ‘’Consequence, my mother and me we ran away from my father, several times; and then my mother she’d go out to work, and she’d say, “Joe,” she’d say, “now, please God, you shall have some schooling, child,” and she’d put me to school. But my father were that good in his hart that he couldn’t abear to be without us. So he’d come with a most tremenjous crowd, and make such a row at the doors of the houses where we was, that they used to be obligated to have no more to do with us and to give us up to him. And then he took us home and hammered us. Which, you see, Pip,’ said Joe, pausing in his meditative raking of the fire and looking at me, ‘were a drawback on my learning.’

    Chapter 7”
    Charles Dickens, Great Expectations

  • #22
    Jane Austen
    “I leave it to be settled, by whomsoever it may concern, whether the tendency of this work be altogether to recommend parental tyranny, or reward filial disobedience.”
    Jane Austen, Northanger Abbey

  • #23
    Haruki Murakami
    “Smettila di tormentarti tanto. Ogni cosa segue comunque il suo corso, e per quanto uno possa fare del suo meglio, a volte è impossibile evitare che qualcuno rimanga ferito. È la vita. Faccio un po' il grillo parlante ma è ora che tu cominci a imparare certi meccanismi della vita. A volte tu ti sforzi troppo di adattare la vita ai tuoi meccanismi. Se non vuoi finire anche tu in una clinica psichiatrica cerca di essere un po' più aperto e di abbandonarti di più alla vita così come viene. Anche una donna debole e imperfetta come me ogni tanto arriva a rendersi conto di quanto meravigliosa sia la vita.”
    Haruki Murakami, Norwegian Wood

  • #23
    Henry James
    “Aveva dell’amicizia, come del resto di parecchi altri sentimenti, un ideale che in questo caso non le sembrava - ma anche in altri casi non le era sembrato - che la presente amicizia esprimesse a pieno. Ma sovente rammentava a se stessa che esistono ragioni essenziali per cui gli ideali non riescono mai a concretizzarsi.
    Negl’ideali bisogna credere senza vederli; è questione di fede, non di esperienza. Tuttavia l’esperienza può fornircene imitazioni molto attendibili ed è saggio far loro buon viso. Il fatto è che in complesso Isabel non aveva mai incontrato un personaggio più simpatico e interessante di Madame Merle; non aveva mai conosciuto una persona che fosse priva come lei di quel difetto che forma l’ostacolo principale all’amicizia: quel riprodurre i lati più tediosi, stantii e troppo conosciuti del proprio carattere. La ragazza non aveva mai spalancato così le porte della sua confidenza; alla sua amabile ascoltatrice diceva cose che non aveva ancora mai detto ad alcuno. Talvolta si allarmava del suo candore: era come se avesse dato ad una persona quasi sconosciuta la chiave del suo cofanetto di gioielli. Queste gemme spirituali erano gli unici gioielli di qualche grandezza che Isabel possedeva, ragione di più per custodirli con ogni cura. Ma poi, sempre le tornava in mente che non ci si deve rammaricare per un generoso errore, e che se Madame Merle non aveva i pregi che essa le attribuiva, tanto peggio per Madame Merle. Non c’era dubbio che avesse grandi pregi: era attraente, simpatica, intelligente, colta. Più che questo (perché Isabel non aveva avuto la sfortuna di attraversare la vita senza incontrare numerose persone del suo sesso delle quali non si poteva onestamente dire di meno), era una donna rara, superiore, straordinaria. C’è tanta gente amabile nel mondo, e Madame Merle era lungi dall’avere un carattere volgarmente allegro, dal fare la spiritosa senza requie. Sapeva come si fa a pensare, dote rara nelle donne; e aveva pensato con molto costrutto. Naturalmente, sapeva anche come si fa a provare sentimenti: Isabel non avrebbe potuto passare una settimana con lei senza acquistarne la certezza. Questa era proprio la grande dote di Madame Merle, il suo dono più perfetto. La vita aveva lasciato il suo segno su di lei; ella ne aveva sentito tutta la forza, e faceva parte del godimento che dava la sua compagnia il fatto che, quando la ragazza parlava di ciò che si compiaceva di chiamare questioni serie, questa signora la comprendeva con facilità e subito. Le emozioni, questo è vero, oramai per lei appartenevano quasi alla storia; ella non faceva un segreto del fatto che la fonte della passione, per essere stata spillata con discreta violenza in un certo periodo, non scorreva più liberamente come un tempo. Per di più si proponeva, e insieme si aspettava, di diventare insensibile; ammetteva tranquillamente di essere stata un po’ pazza un giorno, ed ora ostentava di essere perfettamente savia.”
    Henry James, The Portrait of a Lady



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