Attrazione Quotes

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Eugenio Scalfari
“In realtà si dovrebbe parlare di attrazione e non di gravitazione.
Ogni oggetto, microscopico o macroscopico, è attratto da altri oggetti secondo un rapporto tra la massa e la velocità.
Questa legge funziona anche per le persone, anzi soprattutto per le persone. Sono attratte da altre persone ma anche da oggetti, animali, panorami, natura, progetti.
[...]
Il pilastro è l'amore.
L'amore sorregge la nostra esistenza in tutte le sue pieghe, alimenta i desideri, scatena il furore delle passioni e la dolce tenerezza degli affetti.”
Eugenio Scalfari, L'amore, la sfida, il destino: Il tavolo dove si gioca il senso della vita

Henry James
“Dovunque arrivasse, in questa congiuntura, l’influsso dell’indefinibile sul contegno di Isabel, non si trattava certo del pensiero, anche se non formulato, di una sua unione con Caspar Goodwood; poiché, se aveva potuto opporre resistenza ad esser conquistata dalle grandi mani tranquille del suo corteggiatore inglese, era per lo meno altrettanto lontana dall’esser disposta a permettere al giovane di Boston di prendere esplicito possesso di lei. Dopo aver letto la sua lettera, il sentimento nel quale cercava rifugio era quello di considerare criticamente questo suo esser venuto all’estero; poiché parte dell’ascendente che egli aveva su di lei stava nel fatto che sembrava privarla del suo senso della libertà. C’era un impeto di sgradevole intensità, quasi una crudeltà fisica, in quel suo modo di ergerlesi di fronte. A volte era stata perseguitata dall’idea, dal pericolo, della sua disapprovazione e si era domandata - riguardo che mai per nessun altro aveva avuto in egual misura - se a lui sarebbe piaciuto ciò che lei faceva. La difficoltà stava nel fatto che, più di ogni altro uomo che avesse mai conosciuto, più del povero Lord Warburton (aveva cominciato ormai ad elargire a Sua Grazia il beneficio di questo epiteto) Caspar Goodwood adoperava con lei una energia - ed ella l’aveva già sentita come una forza - che era propria della sua vera natura. Non era per niente questione delle sue qualità; era questione dello spirito che stazionava nella chiara fiamma dei suoi occhi, come una persona che non si stancasse mai di guardar dalla finestra. Le piacesse o no, egli insisteva, sempre, con tutto il suo peso, con tutta la sua forza: anche nei rapporti più comuni con lui, bisognava tener conto di questo. L’idea di una limitazione della libertà era per lei particolarmente sgradevole, ora che aveva appena dato una sorta di risalto alla sua indipendenza guardando senza batter ciglio la grossa esca offertale da Lord Warburton, e riuscendo tuttavia a distoglierne lo sguardo. A volte era sembrato che Caspar Goodwood si schierasse dalla parte del destino di lei, che fosse il fatto più ostinato che ella avesse conosciuto; in tali momenti diceva a se stessa che poteva sfuggirgli per un po’, ma che alla fine doveva venir con lui a patti, e sarebbero stati senza dubbio patti a lui favorevoli. Il suo impulso era stato di valersi delle cose che potessero aiutarla a opporre resistenza a questa costrizione; e quest’impulso aveva avuto gran parte nel suo caloroso assenso all’invito della zia, giuntole in un momento in cui si attendeva di giorno in giorno di vedersi di fronte il signor Goodwood, e in un momento in cui era lieta di avere una risposta pronta per una cosa che lui, ne era certa, le avrebbe detto.”
Henry James, The Portrait of a Lady

Henry James
“C’erano cose intricate e spinose alle quali prendeva gusto; gli piaceva organizzare, contendere, amministrare; sapeva indurre la gente a fare la sua volontà, a credere in lui, ad aprirgli la strada e a difenderlo. Questa era l’arte, come suol dirsi, di saper trattare gli uomini, che in lui per di più posava su di una ardita, se pur latente, ambizione. A coloro che lo conoscevano bene faceva l’effetto di poter fare cose più grandi che non tirare avanti un cotonificio; Caspar Goodwood non era davvero come il cotone, e i suoi amici davano per certo che in qualche modo e in qualche luogo egli avrebbe scritto a più grandi lettere il suo nome. Ma era come se qualcosa di vasto e indeterminato, qualcosa di oscuro e spiacevole dovesse incombere su di lui: egli dopo tutto non era in armonia con quel suo stato, meschino e niente più, di tranquillità, avidità e guadagno, un ordine di cose il cui soffio vitale era l’onnipresente pubblicità. A Isabel piaceva figurarsi che lui avrebbe potuto affrontare, in sella ad un focoso destriero, il turbine di una grande guerra: una guerra come la Guerra Civile, che aveva gettato un’ombra sulla consapevole infanzia di lei, sulla gioventù in formazione di lui.
Le piaceva ad ogni modo l’idea che egli fosse, per temperamento e di fatto, un condottiero di uomini, le piaceva molto di più che non altri lati del suo carattere e del suo aspetto. Non le importava niente del suo cotonificio; il brevetto Goodwood lasciava assolutamente fredda la sua fantasia. Non desiderava in lui nemmeno un’oncia di meno della sua virilità, ma a volte pensava che sarebbe stato molto più carino se avesse avuto, per esempio, un aspetto un po’ diverso. [...]Si era ripetuta più di una volta
che questa era un’obiezione frivola, per una persona di quell’importanza; e poi aveva mitigato il biasimo col dire che l’obiezione sarebbe stata frivola soltanto se fosse stata innamorata di lui. Non era innamorata di lui, e perciò poteva criticarne i piccoli difetti così come i grandi; i quali ultimi consistevano nell’appunto complessivo di essere troppo serio, o meglio, non di esserlo, visto che non lo si è mai troppo, ma piuttosto di averne senz’altro l’apparenza. Mostrava i suoi appetiti e i suoi propositi con troppa semplicità e candore; a esser soli con lui, parlava troppo dello stesso argomento, e se erano presenti altre persone parlava troppo poco di ogni cosa. E tuttavia era fatto di una materia estremamente forte e pura; il che era molto: ella vedeva ben distinte le diverse parti di lui come, nei musei e nei ritratti, aveva visto ben distinte le diverse parti di guerrieri armati, nelle corazze d’acciaio splendidamente intarsiate d’oro. Era molto strano: dov’era mai in lei un qualche tangibile legame tra le sue impressioni e le sue azioni? Caspar Goodwood non aveva mai corrisposto al suo ideale di persona piacevole, ed ella supponeva che fosse questa la ragione per cui era così aspramente critica nei suoi confronti. Quando però Lord Warburton, che non solo vi corrispondeva, ma anche ampliava i limiti della definizione, impetrò da lei approvazione, ella si sentì tuttavia insoddisfatta. Era strano davvero.”
Henry James, The Portrait of a Lady