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Olive comprese
Olive comprese
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Si Comprende Solo con l'Esperienza
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Avete mai immaginato, voi Lettori, come sia quel preciso istante, in cui uno scrittore decide che il suo libro è terminato e non debba aggiungere altro?
Avete mai provato a chiedervi che sapori instabili e repentini, l’autore di un libro, gusti in quell’attimo?
Io lo immagino, quel romanziere, dopo la sua fatica conclusa, pronto a sorseggiare un bicchiere di Lambrusco di Romagna ( ehm … forse un più esperto enologo avrebbe scelto uno Château Coutet Barsac 2014 o un Casanova di Neri Brunello di Montalcino 2012, ma mi sembra di aver letto in qualche carteggio letterario che il Lambrusco è fatto per annaffiare e meditar sapienza e... concordo con questa scelta antica e… frizzante!).
Lo guardo mentre mette su quel vecchio giradischi, un vinile con un finto-stanco jazz dal suono però pieno per poi aprire la finestra e comprendere se ad illuminarlo siano i raggi caldi del sole o ancora quelli riflessi e malinconici della luna.
Presuppongo poi che indugi sulla sua Olivetti lettera 35, color amaranto, quella con ben 43 tasti alfanumerici, barra spaziatrice, due tasti per impostare le lettere maiuscole, un tasto di blocco delle maiuscole, una levetta per poter oltrepassare i margini impostati e - dirà fra sé e sé di aver fatto un buon acquisto.
Lo scrittore inizierà a guardare l’intero testo con distacco, quasi non gli appartenesse, senza leggerlo. Lo guarderà solo, come si fa con una lingua che non si conosce. Ne vedrà i tratti stilizzati e sarà cosciente di trovarsi dinanzi a significati e significanti ma per un tempo infinitamente piccolo non li comprenderà o non vorrà comprenderli.
Resterà un momento fermo e ricorderà come quella narrazione sia cresciuta, parola dopo parola, paragrafo dopo paragrafo, cancellatura dopo cancellatura e… riderà. Riderà delle carte cestinate e appallottate, delle parole “naufragate” che non erano destinate a ciò che aveva pensato e le riutilizzerà in un’altra occasione.
Ora quelle parole sono lì a danzare e volteggiare come foglie d’autunno, come quelle dell’incipit eterno “Era una notte buia e tempestosa” di Snoopy.
Quanti momenti come questo avrà vissuto Andrea Vitali, classe 1956?
Di quest’autore nel mese di marzo, il nostro gruppo lettura, ha letto “Olive comprese” ma lui, medico di base e scrittore di Bellano sulla sponda orientale (quella "lecchese") del lago di Como, di libri, ne ha scritti ben 63, tutti fra l’altro molto amati da critica e pubblico, conseguendo diversi premi letterari. Per citarne qualcuno: il Montblanc, il Bancarella, il Boccaccio e il Premio Hemingway.
Ho dunque il sospetto che ad Andrea Vitali nessuno avrà augurato, come invece molte volte ha fatto il saggio ed ingenuo Linus allo scrittore incompiuto Snoopy: in bocca al lupo per la seconda frase!
Di frasi ne ha scritte tante ed è lui stesso a raccontare che dagli aneddoti, dalle chiacchiere, dalle storie ascoltate dalla viva voce delle persone, ne ruba l’essenza e la restituisce scritta su carta.
Ho la certezza che Vitali sia uno di quegli scrittori col sacro terrore di prendersi troppo sul serio e che divertito e divertendo, narri tante cose come cantastorie o giullari di altri tempi.
In “Olive comprese” i protagonisti sono tanti. C’è il responsabile della stazione dei carabinieri, il Maresciallo Ernesto Maccadò, di origini calabresi, che affronta i piccoli e grandi segreti dei paesani, dalla morte dell'anziana vedova Fioravanti e del suo gustoso gatto, alle millanterie di quattro ragazzotti ”imbecilli” di buona famiglia, che mettono a soqquadro l’intera cittadina di Bellano. Il maresciallo si confronta con la presunta capacità di rievocare i morti della signora Dilenia, moglie del podestà di Bellano e con la scomparsa nella guerra civile spagnola del giovane Girabotti.
Vi sono poi: il medico del paese ossia il dottor Lesti, il Crociati esperto cacciatore che non riesce più a prender piccioni, La Luigina Piovati da accompagnarsi sempre con l’articolo come nella migliore tradizione del Nord, conosciuta come l’uselanda registrata dalla burocrazia come ornitologa, e infine la famiglia Navacchi.
Sarà proprio la giovane e tenera Filzina Navacchi, che nel nome non porta per fortuna il destino, a sorprendere l’intera comunità e soprattutto il preoccupatissimo fratello. Segretaria perfetta, dedita nel tempo libero alle opere di carità, convoglierà a nozze con Evaristo Sperati il più dotato ragazzo del paese.
Nel libro letto, è la provincia italiana la vera protagonista, tratteggiata in modo leggero e ironico, con dialoghi vivacizzati da espressioni dialettali. Le storie d’epoca fascista di fine anni '30, di una Bellano dove la “ breva” soffia dai monti della Valsassina, sono anche un po' le nostre.
Sembra di averle tatuate nella nostra memoria; sembra di averle ascoltate fra risate calde, vin brûlé, caldarroste, caffè e lacrime nostalgiche. L’Italia in fondo è un intero pieno di microcosmi di quotidiana e provincia ed è davvero impossibile non ritrovarvi in questo romanzo gli Italiani del Nord come quelli del Sud, gli Italiani di ieri e di oggi, la nostra arguzia ed ironia venate anche a volte da un sottile e amaro umorismo ma con una insopprimibile voglia di vita.
Non svelo infine il segreto del titolo del libro ma dirò che non si tratta di uno sfizioso aperitivo!
Se per comprendere ci vuole l’esperienza, non resta per chi non lo avesse già fatto, di leggere questo romanzo di Vitali, davvero divertente.
Scritto da Arianna Pascetta