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Il buio oltre la siepe
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Graziano Fusilli | 277 comments Mod
Look over


Quote from the book:

Preferirei che sparaste ai barattoli in cortile, ma so già che andrete dietro agli uccelli.

Sparate fin che volete alle ghiandaie, se vi riesce di prenderle, ma ricordatevi che

è peccato uccidere un passero. - Era la prima volta che udivo Atticus dire che

era peccato fare una data cosa, così andai a informarmi da miss Maudie. –

Tuo padre ha ragione - disse. - I passeri non fanno niente di speciale,

ma fa piacere sentirli cinguettare. Non mangiano le sementi dei giardini,

non fanno il nido nelle madie; non fanno proprio niente, solo cinguettano.

Per questo è peccato uccidere un passero.


Look over

Immagina di ascoltare il suono pieno, pulsante e graffiante di Sweet Home Alabama dei Lynyrd Skynyrd, con i cieli così blu del profondo Sud degli Stati Uniti, poi il ritmo nostalgico e ripetitivo di note blues rese lente dalla chitarra di J.B. Lenoir o dall’armonica di Muddy Waters e infine la voce ostinatamente ancestrale di Nina Simone in Mississippi Goddam o in Pirate Jenny.

Potresti trovare la giusta playlist per accompagnare la lettura del libro scelto dal nostro gruppo nel mese di giugno ossia To kill a mockingbird ( Uccidere un usignolo), tradotto in Italia con il titolo Il buio oltre la siepe della scrittrice Harper Lee.

Pubblicato nel 1960 e premio Pulitzer per la narrativa l’anno seguente, è un romanzo molto popolare e importante per la cultura americana, nato sulla scia dei movimenti per i diritti civili degli afroamericani. Erano, infatti, gli anni in cui la giovane sarta Rosa Parks, sedutasi nella “sezione” dell’autobus riservata ai bianchi, veniva arrestata per non aver ceduto il posto, dando inizio al boicottaggio degli autobus. Erano gli anni della marcia da Selma a Montgomery, dei sit-in a Greensboro. Erano gli anni dei sogni e della resistenza non violenta di Martin Luther King contro le terribili discriminazioni razziali.

Il libro, in parte basato sul caso degli Scottsboro Boys, un gruppo di adolescenti afroamericani accusati ingiustamente di stupro, tuttavia è ambientato trent’anni prima, durante la “Grande depressione”, ai tempi della segregazione razziale, in una piccola e tranquilla cittadina dell’Alabama, Maycomb ( Si perdoni qui il mio tentativo fanta-etimologico tuttavia mi viene da suggerire che il may che inizia il nome della cittadina immaginaria - parrebbe nascondere varie probabilità di progresso ma la lettura italiana - mai- porterebbe a far naufragare quei tentativi in una mentalità statica e priva di possibilità di cambiamento. Se si pensa che comb in inglese significa – pettinare - aggiungerei che … nella storia tutti i nodi vengono al pettine!).

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Ne è protagonista Scout Finch, una bambina di otto anni, vivace e indipendente, che ama i giochi avventurosi con suo fratello Jem e il suo amico Dill. I fratelli, orfani di madre, sono cresciuti con grande sensibilità e affetto dal padre, Atticus avvocato molto impegnato, dalla mentalità aperta e dai saldi principi morali insieme alla domestica nera Calpurnia.

Dall’ottimismo e dall’innocenza i ragazzi comprenderanno lentamente le sfumature più fosche dell’animo umano. Sembra quasi che il libro da nutriti riferimenti a Le avventure di Tom Sawyer di Mark Twain passi alla migliore stagione di romanzi gialli giudiziari.

Così quando l’afroamericano Tom Robinson , viene accusato di aver violentato una ragazza bianca sarà difeso dal padre Atticus, che per questa ragione sarà inviso agli abitanti di Maycomb. I due ragazzi scopriranno che dietro l’idillio genuino di una cittadina quasi assonnata e indolente, si nasconde l’oscuro gotico, la minaccia di una malattia endemica quella dell’odio razziale più becero. Tom, condannato senza colpa, tenterà di scappare e sarà ucciso. Lui vivrà eternamente innocente come il docking-bird, uccellino molto diffuso in America che dà il titolo al libro della Harper, spesso vittima di “divertimenti” con il fucile.

Anche la giovane Scout, all’inizio del romanzo è ingannata da una forma di pregiudizio, che come un pacchetto d’immagine non le impedisce di vedere la realtà autentica. “L’usignolo” in questo caso è il vicino della bambina, Boo Radley , costretto a rimanere in casa dal padre, perché in gioventù ha dimostrato di avere una mente disturbata. I bambini ne sono spaventati e i loro atti di coraggio sono avventure per arrivare a vederlo di nascosto. Boo rappresenta Il buio oltre la siepe ossia l’ignoto di cui aver timore. Il recluso, colui che tutti ignorano, avrà in realtà un ruolo fondamentale nell’epilogo del romanzo.

Non ne svelo i particolari, per invitare chi non ha ancora letto il libro della Harper, a conoscerne le parole e la storia e magari a visionare anche il film omonimo di Robert Mulligan, con la magistrale interpretazione di Gregory Peck.

Dico solo che Boo come un southern bourbon distillato clandestinamente, saprà fondere in un timido silenzio e azione pronta, quel mix di tenace orgoglio, frustrazione, integrità e bisogno di giustizia presente nella sua Terra.


Scritto da Arianna Pascetta


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