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The Gustav Sonata
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The Gustav sonata > Forza e Fragilità

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Graziano Fusilli | 277 comments Mod
Forza e fragilità


C’è una frase che scrivevo spesso fra le consegne dei compiti e i testi delle canzoni sulla “smemo” del liceo:

Nel buio totale siamo tutti uguali, è solo la nostra coscienza e saggezza che ci separa dagli altri. Non lasciarti ingannare dalle apparenze.

Non ricordo chi fosse l’autore ma mentre leggevo l’ultimo libro scelto dal gruppo lettura, “”La sonata di Gustav” , quest’aforisma continuava a trovar parcheggio nella mia mente, quasi fosse un mantra da liberare, da proteggere e pronto per essere usato per filtrare la storia narrata.

Eh si … coscienza, saggezza, coraggio e viltà, fantasia e compromesso, apparenza … credo siano queste le parole chiave per comprendere il romanzo della scrittrice inglese Rose Tremain. Ne ha scritti molti di libri e tutti sono molto amati dal pubblico e dalla critica. Nel corso degli anni hanno ottenuto vari riconoscimenti e da alcuni suoi romanzi sono state fatte delle trasposizioni cinematografiche.

Anche La sonata di Gustav è stato libro finalista al Costa Novel Award e al Bayleys Prize, fra i più prestigiosi premi letterari inglesi.

La vicenda o meglio le vicende si snodano accanto ad un’amicizia, nata sui banchi di scuola, fra Gustav e Anton. Gustav orfano di padre, vive con Emilie, madre depressa e inacidita da sogni e speranze mai realizzate che lo educa severamente, condannandolo ad un’infanzia senza innocenza.

Anton di origine ebraica è fragile, autolesionista e musicista di talento.

I due bambini diventano subito amici e saranno legati per tutta la vita. Gustav sembra essere il più forte, quello che impara in fretta e cerca di farcela sempre imparando ben presto a trasformare l’esigenza del pianto in risata. Lo sarà sempre?

Sullo sfondo, l’Europa durante e dopo il conflitto mondiale. Tuttavia non è lo spazio dell’Europa che siamo stati abituati a studiare nei libri di storia. non è l’Europa di Parigi, Berlino, Londra, Vienna o Mosca. La vicenda si svolge in una piccola cittadina svizzera Matzilingen che ha accolto molti ebrei in fuga. E’ la Svizzera neutrale, quella che crede che si debba a tutti i costi evitare il conflitto e soprattutto che si debba evitare di essere trascinati nei conflitti altrui per proteggere ciò che si ha. Ma riuscirà ad essere davvero neutrale col marcio che le cresceva accanto?

Non svelo di più, dico solo che molti del nostro gruppo lettura hanno avvertito nella lettura la strana sensazione di guardare la storia attraverso una sorta di velo, come se ci fosse una leggera foschia che avvolge i protagonisti, le loro azioni, le parole dette e quelle non dette.

E’ sembrato che ci fosse quasi una sottile nebbia che non rende pienamente nitide le voci sembrano incastonate dentro come fossero abusi di solitudine che faticano a prendere sicurezza.

E’ probabilmente la fluidità degli spazi, l’alternanza delicata di presente e passato a dare questo senso al testo.

C’è inoltre una sorta di separazione fra il lettore e la storia che non permette di schierarsi dalla parte di un unico personaggio. La Tremain ci avvicina ai protagonisti che non sono mai completamente pieni, arrivati, con dolcezza e con cauta pazienza, lasciandogli pienamente il diritto di non essere giudicati e donando a noi lettori la capacità dell’empatia e del rispetto per le vicende umane.

Non bisogna affidarsi solo alle apparenze ma cercare di immedesimarsi nell’altro anche quando le azioni appaiono ingiuste, anche quando non si vive “la vita come si deve”. Perché a volte tutto dipende da chi si è e da dove si è, dal destino.

La Tremain sembra consigliarci di cercare di tentare di diventare le persone che avremmo sempre dovuto essere.


Salman Rushdie, uno degli autori contemporanei più affermati, ha definito l’opera di una bellezza estrema e dolorosa.

Noi del gruppo lettura siamo stati concordi e invitiamo chi non lo avesse fatto a leggere questo libro davvero notevole e dal finale non scontato.


Scritto da Arianna Pascetta


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