Libri dal mondo discussion
Letture in gruppo
>
Aprile 2021 - Cuba
Io sono a caccia di suggerimenti per una storia scritta da un autore cubano ma mi piacerebbe anche sfruttare l'occasione per leggere Our Man in Havana
Pao wrote: "Io sono a caccia di suggerimenti per una storia scritta da un autore cubano ma mi piacerebbe anche sfruttare l'occasione per leggere Our Man in Havana"
Di autori cubani ho letto solo La viaggiatrice di Karla Suárez e Maschere di Leonardo Padura: non posso dire di ricordarmeli molto bene, ma ho dato 2 stelle al primo e 3 al secondo.
Io leggerò Passato remoto, che è il primo della serie di Mario Conde (Maschere è il terzo).
Comunque Our Man in Havana è stupendissimo e lo consiglio a tutti (per chi lo vuole leggere in italiano, è Il nostro agente all'Avana).
Di autori cubani ho letto solo La viaggiatrice di Karla Suárez e Maschere di Leonardo Padura: non posso dire di ricordarmeli molto bene, ma ho dato 2 stelle al primo e 3 al secondo.
Io leggerò Passato remoto, che è il primo della serie di Mario Conde (Maschere è il terzo).
Comunque Our Man in Havana è stupendissimo e lo consiglio a tutti (per chi lo vuole leggere in italiano, è Il nostro agente all'Avana).
Our Man in Havana è molto interessante, dalla sinossi sembrerebbe sulla scia de "L'americano tranquillo" che mi è piaciuto tantissimo.Io ho in wishlist da qualche mese L'angolo del mondo a cui credo darò la precedenza...
@Monica, non ho letto L'americano tranquillo, ma Il nostro agente all'Avana mi ha fatto innamorare della scrittura di Graham Greene :)
Intanto ho prenotato in biblioteca sia L'angolo del mondo che La mia rivoluzione e poi sto ancora rovistando tra gli scaffali alla ricerca de Il nulla quotidiano. Per aprile penso di essere a posto :-)
Anch'io, come Marina, leggerò Leonardo Padura. Ho letto da poco Passato remoto, che mi è piaciuto parecchio, quindi leggerò Venti di Quaresima: Un'indagine di Mario Conde. 😉
Comfermo che leggerò La mia rivoluzione e mi avete convinta pure a leggere Il nostro agente all'Avana. Arriveranno domani ma non ho idea di quando sarà il loro turno perché ho una sfilza di libri presi in prestito in anticipo per timore di non averne a disposizione in zona rossa!
Ho finito da poco Il vecchio e il mare di Hemingway.Breve ma intenso. Ce ne fossero di romanzi così!
Qui il mio commento: https://www.goodreads.com/review/show...
Grazie ad Antonella il mese dedicato a Cuba inizia nel migliore dei modi con un libro che ha lasciato il segno :)
Io sono a metà di Cadere. Trovo molto interessante la struttura, la storia si concentra su una famiglia tradizionale, madre, padre, figlia, figlio e ogni parte del libro contiene 4 capitoli uno per ogni componente della famiglia che racconta in prima persona.
Lato contenuti mi piace molto come attraverso la storia di queste quattro persone emerge la quotidianità del vivere nel regime comunista.
Tuttavia poiché la malattia (e in particolare l'impotenza di fronte a disturbi improvvisi e non curabili) sono un tema centrale del romanzo sconsiglio la lettura a chi NON vuole trovare anche nelle pagine di un libro preoccupazioni simili a quelle che stiamo già vivendo nella vita reale.
Io sono a metà di Cadere. Trovo molto interessante la struttura, la storia si concentra su una famiglia tradizionale, madre, padre, figlia, figlio e ogni parte del libro contiene 4 capitoli uno per ogni componente della famiglia che racconta in prima persona.
Lato contenuti mi piace molto come attraverso la storia di queste quattro persone emerge la quotidianità del vivere nel regime comunista.
Tuttavia poiché la malattia (e in particolare l'impotenza di fronte a disturbi improvvisi e non curabili) sono un tema centrale del romanzo sconsiglio la lettura a chi NON vuole trovare anche nelle pagine di un libro preoccupazioni simili a quelle che stiamo già vivendo nella vita reale.
Sto leggendo Il nostro agente all'Avana, che per me sarebbe una rilettura, perché lo lessi circa ai tempi della scuola in inglese. Della storia però non mi ricordo nulla, motivo per cui l'ho scelto.
Ho finito Cadere: confermo che l'aspetto che mi è piaciuto di più è stato avere la possibilità di avere un'idea di come era vivere in un regime. Ho apprezzato anche la riflessione sul fatto che non basta vivere insieme per conoscersi. L'elemento che invece mi ha lasciato un po' insoddisfatta è il finale che interrompe la narrazione senza che tutti gli elementi della trama siano sviscerati, se esistesse un seguito lo leggerei :)
Siccome non volevo ancora abbandonare l'isola ho cominciato Our Man in Havana: per ora ho letto solo l'introduzione in cui l'autore senza svelare la trama racconta la genesi del romanzo, alcune scelte e il perché non fu apprezzato dal regime castrista.
Siccome non volevo ancora abbandonare l'isola ho cominciato Our Man in Havana: per ora ho letto solo l'introduzione in cui l'autore senza svelare la trama racconta la genesi del romanzo, alcune scelte e il perché non fu apprezzato dal regime castrista.
Pao wrote: "Siccome non volevo ancora abbandonare l'isola ho cominciato Our Man in Havana: per ora ho letto solo l'introduzione in cui l'autore senza svelare la trama racconta la genesi del romanzo, alcune scelte e il perché non fu apprezzato dal regime castrista."La mia edizione questa introduzione non ce l'ha, ma ora sono curiosa di sapere perché fu osteggiato dal regime castrista!
Daria wrote: "Pao wrote: "Siccome non volevo ancora abbandonare l'isola ho cominciato Our Man in Havana: per ora ho letto solo l'introduzione in cui l'autore senza svelare la trama racconta la genesi del romanzo..."
L'autore dice che scegliendo di esagerare il lato grottesco/umoristico dei servizi segreti ha reso meno drammatico la dittatura di Batista che invece è stata costellata di violenze e soprusi di ogni genere quindi nella Cuba di Castro un romanzo che rendeva "meno duro" il regime precedente in cui molti avevano sofferto ed erano morti era un po' difficile da apprezzare. Lo scrittore racconta questo aspetto senza piangersi addosso e senza farne una colpa ai cubani, è invece molto lucido e onesto.
L'autore dice che scegliendo di esagerare il lato grottesco/umoristico dei servizi segreti ha reso meno drammatico la dittatura di Batista che invece è stata costellata di violenze e soprusi di ogni genere quindi nella Cuba di Castro un romanzo che rendeva "meno duro" il regime precedente in cui molti avevano sofferto ed erano morti era un po' difficile da apprezzare. Lo scrittore racconta questo aspetto senza piangersi addosso e senza farne una colpa ai cubani, è invece molto lucido e onesto.
Ho letto La mia rivoluzione. Bel libro per ragazzi (o per chi si sente ragazzo dentro, io!) per approcciarsi ad un mondo diverso. Subito dopo la rivoluzione, appena arrivato al potere Fidel Castro "arruola" chiunque sappia leggere e scrivere per andare ad insegnare ai campesinos o agli operai, insomma a chi ne aveva bisogno. Di questo esercito di insegnanti facevano parte anche ragazzi giovanissimi. La protagonista del romanzo ha 13 anni e non è la più piccola del gruppo. Interessante. Non sapevo nulla della campagna di alfabetizzazione voluta da Fidel Castro. Bello scoprire che, nonostante tutti i difetti che può aver avuto, il suo primo pensiero sia stato quello di alfabetizzare tutto il Paese. Nel 1961, a campagna di alfabetizzazione finita, i rappresentanti dell'ONU mandati a verificare il risultato, hanno dichiarato che Cuba aveva raggiunto l'alfabetizzazione universale. Praticamente non esistevano più analfabeti nel Paese. Evidentemente Castro aveva capito che un popolo ignorante non ha futuro e qui mi taccio anche se verrebbe spontaneo fare un confronto con i nostri governanti, ma non voglio intristirmi.
Per questo paese ho letto La niña alemana (versione italiana: La ragazza tedesca)Un bel libro che parla di una parte della storia per me sconociuta, la fuga di piú di 900 ebrei verso Cuba.
Finito Venti di Quaresima: Un'indagine di Mario Conde di Leonardo Padura Fuentes. Mi piacciono molto questi gialli di Mario Conde, soprattutto perché mi fanno percepire l'atmosfera dell'Avana alla fine degli anni '80. Non escludo di continuare a leggere la serie, ma non so se ce la farò per questo mese. Qui potete leggere una mia breve recensione:https://www.goodreads.com/review/show...
Sempre interessanti i libri che riuscite a scovare.
Sono al 40% di Our Man in Havana e mi sta piacendo molto il lato grottesco della vicenda.
Sono al 40% di Our Man in Havana e mi sta piacendo molto il lato grottesco della vicenda.
Pao wrote: L'autore dice che scegliendo di esagerare il lato grottesco/umoristico dei servizi segreti ha reso meno drammatico la dittatura di BatistaGrazie, è un punto di vista interessante, anche se non mi sembra che l'autore sminuisca la crudeltà del regime nel romanzo...
Io l'ho finito nel fine settimana ed è stata una bella ri-scoperta, quando lo lessi la prima volta era stata più coinvolta dall'intrigo, ora invece ho apprezzato più la scrittura, l'ironia malinconica molto inglese che ci mette l'autore, attraverso cui filtra in modo discreto la sua visione del mondo e il suo giudizio sugli eventi mondiali di quell'epoca.
Letto oggi Il nulla quotidiano. Decisamente meno coinvolgente della mia lettura precedente. Ambientato in pieno regime castrista, con il resoconto della vita quotidiana della gente normale, con la corrente che va e viene, le medicine introvabili, alcuni generi per noi, di prima necessità, altrettanto introvabili. La narratrice/protagonista ripercorre la propria vita basata sul nulla. E lo trasmette bene, devo dire che forse è quello che più mi ha lasciato questo libro: il nulla, l'apatia, la rassegnazione, non potrei neanche dire la tristezza perchè per quella servirebbe uno sforzo ulteriore. Sinceramente non so cosa dire di questo libro, sarà che se penso a Cuba penso alla musica, alla Rivoluzione certo ma soprattutto alla musica, che ci sia (o ci fosse, non sono molto aggiornata) una povertà estrema lo sapevo ma qui è proprio l'apatia a farla da padrone, non tanto la povertà. Poi ammetto che, verso la fine, ci sono 2-3 pagine di sesso esplicito che, considerato che le ho lette in pausa pranzo, avrei anche evitato, ma vabbè, sorvoliamo. Ad ogni modo, secondo GR l'avevo già letto 3 anni fa, considerato che non me ne ricordavo e neppure leggendolo mi è tornato in mente qualcosa, non mi aveva lasciato niente allora esattamente come oggi.Andrà meglio con la prossima lettura.
Ho terminato oggi "Paradiso" di José Lezama Lima.È una lettura complessa. Un libro pieno di immagini e tante parole.
Affrontarlo mi è costata fatica, ma sono contenta di averlo letto.
Qui sotto la mia recensione completa:
https://www.goodreads.com/review/show...
In questi giorni possiamo dire di essere al passo con l'attualità, in questi giorni Cuba sta cambiando volto https://www.ilpost.it/2021/04/17/raul...
Georgiana wrote: "Ma grazie! Che belle!"Prego, è un luogo magico ma da quel che mi hanno detto è cambiato molto dopo che Raul ha succeduto Fidel.
Che splendide immagini Fabiana! Grazie per averle condivise con noi.
Oggi ho finito Our Man In Havana e mi è piaciuto molto, Graham Greene è bravissimo a costruire una vicenda grottesca ma credibile e a raccontarla con grande umorismo. Scena indimenticabile la visita notturna al professore.
Con questo libro si conclude, almeno per adesso, la mia permanenza a Cuba.
Oggi ho finito Our Man In Havana e mi è piaciuto molto, Graham Greene è bravissimo a costruire una vicenda grottesca ma credibile e a raccontarla con grande umorismo. Scena indimenticabile la visita notturna al professore.
Con questo libro si conclude, almeno per adesso, la mia permanenza a Cuba.
Anche io questo mese vorrei leggereIl nostro agente all'Avana, solo che sono stata e sarò parecchio occupata nelle prossime settimane. Se ce la faccio...
Finito L'angolo del mondo. Iniziato un po' in sordina, mi sembrava piatto e prometteva poche emozioni. Ma poi mi sono lasciata trasportare da altro, non tanto dalla storia della protagonista, scialba insegnante universitaria che, improvvisamente, vede stravolgere le proprie abitudini e la propria vita da un amore giovane e folle. Quello che mi ha attirato è stato l'amore di tutti i personaggi per il loro Paese ed ho pensato che è normale sia così per tutti, non solo per i cubani. Puoi vivere nel Paese più sgangherato del mondo, desiderare di andartene, di scappare e di farti un'altra vita altrove ma il tuo cuore rimarrà sempre là, in quel Paese sgangherato dove sono rimasti i tuoi amici, i tuoi parenti e tutti quelli che tu hai denigrato pensando fossero rimasti per paura. E quando capirai che non era paura ma amore, tornerai, fisicamente o solo con il cuore ma tornerai. E' stato bello vedere il diverso approccio dei vari personaggi all'idea di partire e alla giustificazione trovata per farlo o per rinunciarvi. Insomma sono partita con 2 stelle e alla fine ne ho date 4.Ammetto che le foto pubblicate da @Fabiana hanno contribuito a farmi apprezzare la storia. La terza foto è il Malecon, immagino. E' citato spesso nel libro, e ogni volta che la protagonista ci passava o si sedeva sul muretto, io visualizzavo quella foto :-)
Bene, la mia vacanza cubana è finita, torno a casa, giusto il tempo di cambiare valigia e ripartire. Cambiamo continente ma credo che la valigia non cambierà di molto. A maggio farà caldo anche in Algeria...la crema solare la tengo, sì? ;-)
@Stefania, io francamente concordo con te: magari denigriamo tanto il nostro paese di provenienza, ce ne andiamo sbattendo la porta, ma in realtà il nostro cuore rimane lì. Almeno, a me è successo così. E ammetto di essere stata fra quelli che hanno denigrato chi era rimasto pensando fosse solo paura o vigliaccheria. Ora invece denigro chi denigra 😂 O meglio, non denigro nessuno, ma col passare degli anni si capisce che non sempre le cose sono così facili.
Io ho resistito solo due anni all'estero, so che questo fa di me una pazza o una pappamolle agli occhi di moltissimi, ma non me ne curo poi molto. Ora non ho alcuna voglia di andarmene, anche se il futuro è cupo lavorativamente, ma ho le mie radici e i miei affetti qui.
Tuttavia devo anche dire che conosco parecchie persone che non sentono affatto quelle radici e che sono felicissime di essersene andate. Non solo non hanno rimpianti, ma molti addirittura non visitano il proprio paese di origine da anni, pur avendone la possibilità e avendo parenti in patria. A ognuno il suo, ma è un astio che non comprendo.
Io ho resistito solo due anni all'estero, so che questo fa di me una pazza o una pappamolle agli occhi di moltissimi, ma non me ne curo poi molto. Ora non ho alcuna voglia di andarmene, anche se il futuro è cupo lavorativamente, ma ho le mie radici e i miei affetti qui.
Tuttavia devo anche dire che conosco parecchie persone che non sentono affatto quelle radici e che sono felicissime di essersene andate. Non solo non hanno rimpianti, ma molti addirittura non visitano il proprio paese di origine da anni, pur avendone la possibilità e avendo parenti in patria. A ognuno il suo, ma è un astio che non comprendo.
Marina (Sonnenbarke) wrote: "@Stefania, io francamente concordo con te: magari denigriamo tanto il nostro paese di provenienza, ce ne andiamo sbattendo la porta, ma in realtà il nostro cuore rimane lì. Almeno, a me è successo ..."Astio o paura di provare nostalgia?
Scherzi a parte, io non credo che tu sia una pappamolle o una pazza, ci hai provato e hai deciso che non faceva per te. Ci vuole coraggio sia per partire che per tornare ;-)
Io non ho avuto l'opportunità di vivere all'estero anche se spesso ci ho pensato ma non ho mai cercato di concretizzare l'idea, per paura, per i legami che avrei perso andandomene e per mille motivi. Leggendo questo libro ho capito che forse alla fine il motivo è solo uno, il nostro è un Paese pieno di contraddizioni ma ci sono nata e cresciuta, ne conosco ogni sfumatura, fa parte di me e quindi, anche se spesso mi fa arrabbiare, resto qui.
Marina (Sonnenbarke) wrote: "@Stefania, io francamente concordo con te: magari denigriamo tanto il nostro paese di provenienza, ce ne andiamo sbattendo la porta, ma in realtà il nostro cuore rimane lì. Almeno, a me è successo ..."
Secondo me non sei né pazza né pappamolle: hai provato, ti sei data il tempo per capire come era la situazione e come stavi tu e poi hai deciso di tornare perché pensavi che fosse la scelta più giusta per te.
Non esiste un percorso stabilito per trovare il proprio equilibrio perché siamo tutti diversi quindi una cosa che per gli altri può sembrare pazzia è invece normale per altri. Persone diverse hanno bisogno di sperimentare cose diverse o reagiscono in modo diverso di fronte alla stessa opportunità.
Secondo me sei stata intelligente a capire che la permanenza all'estero non era la tua strada e ad agire di conseguenza: se ti fossi incaponita nel volerti realizzare lì quante energie e tempo avresti sprecato?
E sicuramente non avremmo questo gruppo su GR per leggere assieme: mi sembra EVIDENTE che la tua scelta sia stata giustissima :))))
Secondo me non sei né pazza né pappamolle: hai provato, ti sei data il tempo per capire come era la situazione e come stavi tu e poi hai deciso di tornare perché pensavi che fosse la scelta più giusta per te.
Non esiste un percorso stabilito per trovare il proprio equilibrio perché siamo tutti diversi quindi una cosa che per gli altri può sembrare pazzia è invece normale per altri. Persone diverse hanno bisogno di sperimentare cose diverse o reagiscono in modo diverso di fronte alla stessa opportunità.
Secondo me sei stata intelligente a capire che la permanenza all'estero non era la tua strada e ad agire di conseguenza: se ti fossi incaponita nel volerti realizzare lì quante energie e tempo avresti sprecato?
E sicuramente non avremmo questo gruppo su GR per leggere assieme: mi sembra EVIDENTE che la tua scelta sia stata giustissima :))))
Stefania wrote: " La terza foto è il Malecon, immagino.Si Stefania, quello è proprio il Malecòn, luogo centrale della vita a l'Avana, dove trovi persone che chiacchierano, che mangiano, che ballano...
Stefania wrote: "E' stato bello vedere il diverso approccio dei vari personaggi all'idea di partire e alla giustificazione trovata per farlo o per rinunciarvi.
Sebbene la mia esperienza cubana sia stata breve ho avuto modo di parlare con moltissime persone. Ai cubani piace tantissimo parlare, ti fermano continuamente per strada per farlo, il mio primo giorno a Cuba è andato via per percorrere a piedi 5 soli km, perché venivamo fermate ogni 200 metri e ovviamente la cosa ci piaceva tantissimo.
L'impressione che ho avuto è che la maggior parte dei giovani voleva partire per avere più possibilità e anche per poter avere tutte quelle cose che lo stato impediva loro di comprare (un'automobile o un cellulare ultima generazione per esempio), mentre le persone più anziane, quelle più legate alla rivoluzione, erano fiere e leali al governo.
Considera però che io sono stata lì 10 anni fa e so che le cose nel frattempo sono abbastanza cambiate.
Ti lascio una delle mie foto preferite scattate al Malecòn
Qualche altra foto! I luoghi della rivoluzione e memoriali.L'Avana - Piazza della rivoluzione


Santa Clara - Mausoleo di Che Guevara




Santa Clara - Dove si svolse l'ultima battaglia della rivoluzione cubana



Che belle le foto! Aiutano davvero a calarsi nell'atmosfera.Vado un pochino off topic per dire la mia sulla discussione emigrare vs. rimanere.
Non credo che rimanere sia un segno di debolezza o cordadia o quant'altro, anzi, ci vuole coraggio a decidere di stare nel proprio paese e rimboccarsi le maniche per renderlo un po' migliore, anche quando si sa che molte cose non cambiaranno se non forse nel corso di parecchie generazioni.
Lo dico da "emigrata", che vive all'estero stabilmente ormai da 8 anni, anche se ho sempre voluto trovarmi altrove da quando ero piccolissima. Però ora mi rendo conto che in tutti i miei spostamenti c'è sempre stata una componente di fuga, del volersi lasciare qualcosa alle spalle per non doverlo affrontare fino in fondo.
Ora ho moltissima nostalgia di casa e del modo in cui molte cose sono fatte e percepite in Italia, e ogni volta che mi è possibile cerco di tornare per vedere la mia famiglia e due o tre amici che mi sono rimasti là.
Con questo non voglio dire che mi penta della mia decisione o che farei diversamente, se potessi tornare indietro. La mia vita è qua e la nostalgia è solo una conferma del fatto che la mia strada ha preso questa direzione in via più o meno definitiva.
Ma non mi permetterei mai di giudicare qualcuno che invece non ha sentito la necessità di andarsene o che ha deciso di tornare dopo qualche tempo, perché, come avete detto anche voi, queste scelte sono il risultato di percorsi del tutto personali e unici. Così come anche i motivi per lasciare il proprio paese possono essere moltissimi, non è sempre e soltanto il desiderio di "avere una vita migliore" ma a volte anche solo la curiosità o la necessità di mettersi alla prova o...milioni di altri motivi. Insomma la divisione in fazioni "andare" vs "restare" non ha proprio senso di esistere.
Fabiana wrote: "Stefania wrote: " La terza foto è il Malecon, immagino.Si Stefania, quello è proprio il Malecòn, luogo centrale della vita a l'Avana, dove trovi persone che chiacchierano, che mangiano, che balla..."
Bellissime foto, Fabiana. Non sono mai stata a Cuba e mi piacerebbe prima o poi andarci. C'era stato un mio amico credo almeno vent'anni fa e mi aveva raccontato cose incredibili. Lui era già di suo un personaggio particolare. Aveva vinto un viaggio di 10 giorni ma poi là aveva fatto amicizia col tassista e praticamente si è fermato 2 mesi vivendo con e come loro. E' sempre stato un Paese che mi ha affascinato per la musica e per la gente però non ho ancora avuto l'occasione. Verrà anche il suo momento.
Daria wrote: "Non credo che rimanere sia un segno di debolezza o cordadia o quant'altro, anzi, ci vuole coraggio a decidere di stare nel proprio paese e rimboccarsi le maniche per renderlo un po' migliore, anche quando si sa che molte cose non cambiaranno se non forse nel corso di parecchie generazioni."Non so quando è stato scritto il libro che ha letto Stefania, va considerato che i cubani fino al 2012 non erano liberi di viaggiare all'estero, potevano farlo solo se era lo stato che li mandava da qualche parte per lavoro o per rappresentanza, chi decideva di partire, o meglio scappare, era per non tornare più.
@Fabiana, grazie mille per le foto, che sono bellissime, e per averci raccontato la tua esperienza. Alcune mia ex colleghe sono andate a Cuba, se non erro 6-7 anni fa, e mi hanno detto la stessa cosa che dici tu: che tutti avevano voglia di parlare ed erano molto cordiali e "amiconi", in senso più che buono. Sarebbe bello poter andare, un giorno.
@Daria, le cose che dici sono del tutto condivisibili, per me, e anche molto belle. Concordo che le fazioni non abbiano senso. Ognuno ha i suoi motivi per andarsene o per restare, e non è neppure giusto criticarli.
Anche per me nell'andarmene c'era stata una componente di fuga, che del resto c'era stata anche in precedenza nel trasferirmi in svariate città in Italia. Decisi di partire per il Lussemburgo nel 2011: facevo il lavoro dei miei sogni a Firenze, ma era uno stage, all'epoca non c'era l'obbligo di retribuzione quindi era del tutto gratuito. L'azienda mi offrì di restare, ma con un contratto assai svantaggioso, pagato pochissimo, e presi la decisione senza neanche stare a sentire. Non mi sono pentita, onestamente.
I miei due anni all'estero sono stati bellissimi, ho conosciuto centinaia di persone da qualsiasi paese del mondo, perfino una ragazza polinesiana! Il Lussemburgo è un crocevia di culture e credo che abbia alcune caratteristiche che lo rendono diverso per gli expats rispetto ad altri paesi. Di solito è visto come un paese di passaggio, infatti sono pochissime le persone che sono rimaste lì, tra quelle che conoscevo io. La maggior parte è andata altrove, alcuni sono tornati in Italia, ma perlopiù (contrariamente a me) per lavorare nella sede italiana della stessa azienda. Io ho fatto un salto nel vuoto buttandomi nel magico mondo dei lavoratori autonomi: un salto nel vuoto, lasciare un contratto a tempo indeterminato in una multinazionale. Non nego che a volte me ne sono vagamente pentita. Ma ogni esperienza che abbiamo fatto fa di noi quello che siamo, e ogni esperienza ha il proprio ruolo e la propria importanza nella nostra vita.
Me ne sono andata dopo tre settimane di ospedale: lì ho capito che gli affetti erano la cosa più importante per me, certo molto più della carriera. Magari per altri è diverso, per me è stato così.
@Daria, le cose che dici sono del tutto condivisibili, per me, e anche molto belle. Concordo che le fazioni non abbiano senso. Ognuno ha i suoi motivi per andarsene o per restare, e non è neppure giusto criticarli.
Anche per me nell'andarmene c'era stata una componente di fuga, che del resto c'era stata anche in precedenza nel trasferirmi in svariate città in Italia. Decisi di partire per il Lussemburgo nel 2011: facevo il lavoro dei miei sogni a Firenze, ma era uno stage, all'epoca non c'era l'obbligo di retribuzione quindi era del tutto gratuito. L'azienda mi offrì di restare, ma con un contratto assai svantaggioso, pagato pochissimo, e presi la decisione senza neanche stare a sentire. Non mi sono pentita, onestamente.
I miei due anni all'estero sono stati bellissimi, ho conosciuto centinaia di persone da qualsiasi paese del mondo, perfino una ragazza polinesiana! Il Lussemburgo è un crocevia di culture e credo che abbia alcune caratteristiche che lo rendono diverso per gli expats rispetto ad altri paesi. Di solito è visto come un paese di passaggio, infatti sono pochissime le persone che sono rimaste lì, tra quelle che conoscevo io. La maggior parte è andata altrove, alcuni sono tornati in Italia, ma perlopiù (contrariamente a me) per lavorare nella sede italiana della stessa azienda. Io ho fatto un salto nel vuoto buttandomi nel magico mondo dei lavoratori autonomi: un salto nel vuoto, lasciare un contratto a tempo indeterminato in una multinazionale. Non nego che a volte me ne sono vagamente pentita. Ma ogni esperienza che abbiamo fatto fa di noi quello che siamo, e ogni esperienza ha il proprio ruolo e la propria importanza nella nostra vita.
Me ne sono andata dopo tre settimane di ospedale: lì ho capito che gli affetti erano la cosa più importante per me, certo molto più della carriera. Magari per altri è diverso, per me è stato così.
Fabiana wrote: "Daria wrote: "Non credo che rimanere sia un segno di debolezza o cordadia o quant'altro, anzi, ci vuole coraggio a decidere di stare nel proprio paese e rimboccarsi le maniche per renderlo un po' m..."Ho appena controllato e non sono riuscita a reperire la data di prima pubblicazione del libro ma si chiude con data e luogo: L'Avana - Montagnola ottobre 2006- settembre 2008 e immagino siano riferiti alla storia.
Ad ogni modo nel libro chi se ne va, lo fa effettivamente o per rappresentanza o riuscendo a rimediare un invito da enti culturali stranieri . Nessun viaggio di piacere.
Stefania wrote: "Fabiana wrote: "Daria wrote: "Non credo che rimanere sia un segno di debolezza o cordadia o quant'altro, anzi, ci vuole coraggio a decidere di stare nel proprio paese e rimboccarsi le maniche per r..."Quella era la politica del paese purtroppo. Ai tempi dell'università avevo un'amica nata da genitori cubani, i quali erano scappati molti anni prima e lei avendo passaporto italiano poteva andare a trovare i nonni ma i suoi genitori no, all'epoca non li vedevano da trant'anni.
Fabiana wrote: Non so quando è stato scritto il libro che ha letto Stefania, va considerato che i cubani fino al 2012 non erano liberi di viaggiare all'estero, potevano farlo solo se era lo stato che li mandava da qualche parte per lavoro o per rappresentanza, chi decideva di partire, o meglio scappare, era per non tornare più.Sì, la situazione è del tutto differente, non si può comparare chi fugge da un regime con le possibilità che abbiamo noi di andare all'estero, tornare a casa per le vacanze, decidere di tornare definitivamente ecc.
Quella che fu la mia insegnante di inglese per tantissimi anni, durante la mia infanzia e adolescenza, veniva dagli Stati Uniti ma di origine era cubana. Era scappata da piccola con suo padre su un'imbarcazione di fortuna, lasciandosi dietro la sua madre biologica che infatti non ha più, per tutta la sua vita, potuto rivedere. Credo appunto che fossero state differenze di tipo ideologico e dividere i suoi genitori, anche se non sono sicurissima su questo punto. Poi suo padre si è risposato negli Stati Uniti e lei è stata cresciuta da questa seconda moglie, che per tutta la sua vita ha considerato sua madre, anche se quando aveva lasciato l'isola era abbastanza grande da ricordarsi ancora la sua "prima" mamma.
Ovviamente odiava il regime, e non oso immaginare che tipo di ferita abbia portato dentro fino alla fine dei suoi giorni.
Marina (Sonnenbarke) wrote: Me ne sono andata dopo tre settimane di ospedale: lì ho capito che gli affetti erano la cosa più importante per me, certo molto più della carriera. Magari per altri è diverso, per me è stato così.Marina, grazie per avere condiviso la tua esperienza!
È proprio vero - anche se suona come un clichè - che sono gli attimi più bui e spaventosi a farci riconsiderare le nostre priorità e a determinare certe decisioni. L'importante è appunto vedere il buono nelle esperienze fatte, come hanno arricchito e colorato la nostra vita.
Certo, un conto è scappare da un regime (o da una guerra, o da persecuzioni per motivi politici o di altro tipo...), altro conto è l'agio che noi "occidentali" abbiamo di decidere dove trascorrere la nostra vita. Non sono assolutamente due cose paragonabili. Su questo non ci piove.
Daria, sono io che ringrazio voi per il confronto sempre interessantissimo, oltre che per avere la pazienza di leggere i miei lunghi papiri 😂
Daria, sono io che ringrazio voi per il confronto sempre interessantissimo, oltre che per avere la pazienza di leggere i miei lunghi papiri 😂
Ciao a tutti!Sono appena arrivato da queste parti e anche se aprile è quasi finito, siccome Cuba è un posto e un'idea che hanno un fascino particolare, mi piacerebbe segnalarvi questi libri:
la magistrale raccolta di saggi Il Terrorismo Degli Stati Uniti Contro Cuba, il bel saggio "Cuba - La rivoluzione imperdonabile" di Alessandro Hellmann (che non trovo su GR), e le biografie della Bianca Pitzorno: Le bambine dell'Avana non hanno paura di niente: Mercedes De Merlin, Renée Méndez Capote, Soledad Cruz raccontano la propria infanzia.
Buone letture!
Io continuo la lettura di Padura. Oggi ho finito Maschere e ho iniziato Paesaggio d'autunno. Se vi interessa leggere un mio breve commento a Maschere, lo trovate qui:https://www.goodreads.com/review/show...
E sì, anche in questi libri si vede che chi viaggia lo fa solo per questioni culturali e diplomatiche.
Anzi, in Paesaggio d'autunno, che ho appena iniziato, la vittima è un ex funzionario governativo che, dopo aver deciso di rimanere a Madrid durante uno scalo di ritorno dall’Unione Sovietica, era rientrato a Cuba oltre dieci anni dopo - con mille autorizzazioni e controllato a vista, anche se poi se lo sono fatto sfuggire, perché l'assassino è riuscito a ucciderlo - per vedere un'ultima volta l'anziano padre malato. Il che sembra strano, visto che difficilmente veniva concessa l'autorizzazione, come avete detto voi (di nipoti che possono andare a trovare i nonni con un altro passaporto, ma i figli no)... a meno che qualcuno non l'ha fatto rientrare proprio per vendicarsi di qualcosa e ucciderlo. Torno a leggere, così vi dico. :)
Books mentioned in this topic
Il vecchio e il mare (other topics)Il potere e la gloria (other topics)
Il nostro agente all'Avana (other topics)
In viaggio con la zia (other topics)
Il nostro agente all'Avana (other topics)
More...
Authors mentioned in this topic
Graham Greene (other topics)Graham Greene (other topics)
Graham Greene (other topics)
Leonardo Padura (other topics)
Reinaldo Arenas (other topics)
More...
















Scaffale delle nostre letture.
Bandiera detta per saperne di più -> https://it.wikipedia.org/wiki/Bandier...
Emblema, per saperne di più -> https://it.wikipedia.org/wiki/Stemma_...
Motto ¡Patria o Muerte, Venceremos! traduzione Patria o Morte, Vinceremo!
Capitale: L'Avana (circa 2,1 milioni di abitanti)
Forma di governo: Repubblica socialista a partito unico
Lingua: spagnolo
Abitanti: circa 11,2 milioni
Valuta: peso cubano
Festa nazionale: 26 luglio
Inno: La Bayamesa -> per saperne di più https://it.wikipedia.org/wiki/La_Baya...
Premi
Questo paese non vanta premi Nobel in nessun campo e nessun premio Oscar in compenso ha ben 6 artisti che hanno vinto i Grammy tra cui Celia Cruz ma non i Buena Vista Social Club protagonisti dell'omonimo film di Wenders.
Molti sono anche gli artisti che si considerano esuli come Gloria Estefan che cantanto la speranza di poter tornare nella sua isola nella canzone Cuba libre
Letteratura
Ricordiamo il poeta nazionale Nicolás Guillén, la poetessa Dulce María Loynaz, Alejo Carpentier e Guillermo Cabrera Infante tutti vincitori del Premio Cervantes
Anche Italo Calvino è nato a Cuba (perché i genitori lavoravano nell'isola) ma ha sempre considerato la sua nascita in terra cubana uno scherzo del destino e si dichiarava sanremese.
Sport
Lo sport è sempre stato per lo stato uno strumento per affermare la bontà del modello cubano e per i cubani un ascensore sociale e un mezzo per scappare verso paesi più liberi.
Da questa combinazione nasce la tradizione di successi in campo sportivo soprattutto nell'atletica (Sotomayor è ancora il primatista mondiale del salto in alto), nella boxe, negli sport di lotta, nella pallavolo e nel baseball che è lo sport di stato.
Anche l'Italia ha giovato della diaspora degli sportivi cubani ricordiamo un paio di esempi fra i più recenti diventati italiani per amore: Taismary Agüero pallavolista capace di vincere 2 olimpiadi con Cuba e 2 europei con l'Italia, il lottatore Frank Chamizo medaglia d'argento a Rio 2016 e tra i favoriti anche per Tokyo 2021.
Questo paese ha ben 9 siti inseriti nella Lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO:
- L'Avana vecchia e le sue fortificazioni (1982)
- Trinidad e la Valle de los Ingenios (1988)
- Castello di San Pedro de la Roca, Santiago di Cuba (1997)
- Valle Viñales (1999)
- Parco nazionale sbarco del Granma (1999)
- Paesaggio archeologico delle prime piantagioni di caffè nel sud-est di Cuba (2000)
- Parco nazionale Alejandro de Humboldt (2001)
- Centro storico di Cienfuegos (2005)
- Centro storico di Camagüey (2008)
Se volete unirvi al GdL è sufficiente leggere un libro ambientato in questo paese o di un autore nativo di questa nazione.
Per aiutarvi nella scelta qui trovate la discussione sui libri per ambientazione e qui per autore.