Status Updates From Freeman's: The Future of Ne...

"Da' una voce a coloro che devono raccontare una storia" disse. "Theresa ha ricevuto questo dono perché deve prestare la sua voce alla gente della strada. Quando canta, non sta solo raccontando la sua storia, sta cantando i sogni e i dolori di tutti noi, che ci piaccia o meno."

Era come la politica: tutti ne riconosciamo l'importanza, ma ci pare sempre che riguardi un mondo diverso, separato dalla nostra quotidianità.

Un uomo dal cuore grande, generoso, che non desidera solo avere ragione ma che va incontro al mondo con la mente aperta.

"Leggere fa di tutti noi degli immigrati", scrive Hazel Rochman, riferendosi alle peregrinazioni mentali di chi legge. "Ci porta via da casa nostra, ma soprattutto trova per noi una casa ovunque". Nei libri trovavo nuove case che mi facevano dono della solitudine che bramavo, ricordandomi allo stesso tempo che non ero solo.

Tuttavia per fortuna si fece degli amici che alle sue storie si rifiutavano di credere, persone che insistevano nel rassicurarlo che poteva deluderle senza che ci fossero orribili conseguenze. La disapprovazione, mi ricordavano sempre, non era una cosa da rifuggire, in particolar modo quando farlo comportava nascondere la verità.

Per leggere non c'è luogo migliore di un tetto. Gli edifici dei sobborghi occidentali erano bassi, e anche la vita lì si manteneva rasoterra. Dalla mia postazione sopraelevata mi sembrava di avere tutto il mondo a portata di mano. Perfino un libro assumeva più significato, se letto lì invece che in un'aula scolastica.

La fragilità dell'uomo era patetica. Milioni di anni di evoluzione avevano prodotto creature del tutto inadeguate all'ambiente che le ospitava, [...] per non parlare dell'ancora più umiliante vulnerabilità della nostra mente dinanzi a sciocchezze quali l'ansia o la speranza. Eravamo semplicemente inadatti alla natura. Veniva da sé che volessimo distruggerla.

La domanda era se, oltre le lenti miopi della vanità umana, le nostre ambizioni diventavano veramente ingiustificate, futili, trascurabili, come in segreto sospettavo.

Dopo qualche anno ho lasciato definitivamente i miei genitori e il paesino dove sono nato. Se l'ho fatto è stato solo perché, per via di situazioni di quel genere, ho capito che il problema della famiglia non è solo che ti massacra e ti seppellisce sotto una coltre di violenza,ma anche[...]che ti trasforma in un ingranaggio di quella violenza,[...]instilla in te un desiderio di vendetta che non dovresti mai provare.

I cani, i gatti o i conigli non lo farebbero mai. Gli animali non si fanno maglioni e lampade con i cadaveri dei loro simili.

Mia madre mi ha dato una voce artistica. A volte penso che abbia sacrificato se stessa per permettere a me di fare ingresso nel mondo della letteratura. E a volte penso l'opposto, ossia che il mio ingresso nel mondo della letteratura richiedesse il sacrificio di mia madre.

È per questo che ho tenuto il manoscritto nel cassetto della scrivania per sei anni, pubblicandolo solo quando mi sono sentito sicuro di averlo scritto per me, di non aver barattato la tragedia della mia famiglia con della facile letteratura, di non aver sbandierato il mio dolore e la mia angoscia per conquistare un pizzico di gloria. E c'è voluto tempo per accettare come forma di espressione la poesia.

L'ictus ha reso mia madre una poetessa. [...] È stata lei a suggerirmi un'immagine dopo l'altra, a far fiorire le metafore. Lei mi ha dettato tutto, parola per parola, tamburellando il ritmo di ogni verso sul letto d'ospedale. Sono diventato la sua voce in un'altra dimensione. Non ho fatto altro che trascrivere; ero la carta carbone tra lei e il resto del mondo.

Il concetto di pazienza descrive non solo la portata e la qualità del mio amore per la mamma e il mio rapporto con i concetti di fato e divinità, ma anche il modo in cui affronto il mondo, specialmente il crudele e a volte inutile universo della medicina.

La pazienza è l'unità di misura del vero amore, specialmente quando c'è di mezzo la malattia.

Ho avuto solo fortuna, perché certi scrittori mi sono capitati tra le mani proprio quando avevo più bisogno di loro.

Suppongo che tutti abbiano in casa libri del genere, alcuni meglio conservati di altri, ma comunque talmente vecchi da non essere più nemmeno libri, bensì soglie sospese nel tempo che avete consumato a forza di attraversare.

È possibile combattere attraverso le nostre scelte di lettura? A mio parere, sì, e possiamo farlo senza perdere il gusto di leggere. È sufficiente tornare a considerarla come un'esperienza più ampia, quella da cui in così tanti siamo partiti: la letteratura come viatico per la sorpresa, la gioia, la complessità e la meraviglia, non come mappa immaginaria di ciò che sappiamo già.

Leggere è un atto politico, una questione etica; lo è sempre stata, ma più che mai adesso.

Da adulti leggiamo in maniera diversa. Il mondo che ci circonda e le persone che ne fanno parte hanno da tempo ricevuto un nome,un'etichetta. Col passare degli anni la nostra vita acquisisce peso,parte del quale, stranamente,deriva dalla perdita. Così molti di noi vanno in cerca di un altro tipo di libri. Non possiamo farne a meno. Volare,ormai lo sappiamo,è molto pericoloso. La vita va vissuta con i piedi per terra.